sabato 20 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 1350

Etiopia, combattenti del TPLF si ritirano dalla regione di Afar

0

Un portavoce del TPLF (Fronte di Liberazione Popolare del Tigrè) ha riferito a Reuters che i combattenti si sono completamente ritirati dalla regione etiope di Afar. La polizia di Afar parla tuttavia di una ritirata solo parziale. La regione era dal 2021 teatro dei combattimenti tra TPLF e governo etiope, nell’ambito della guerra scoppiata nel novembre 2020 nella regione del Tigrè. Il TPLF spera che in questo modo gli aiuti alimentari, attesi dopo il cessate il fuoco del mese scorso, possano finalmente giungere nel Tigrè, dove la carestia ha colpito oltre il 90% della popolazione.

Lunedì 25 aprile

0

02:00 – Macron vince le elezioni presidenziali francesi, sconfitta la candidata di estrema destra Le Pen

04:00 – Slovenia, il premier populista Janša è sconfitto alle elezioni dal liberale Golob

08:00 – Covid, dopo Shanghai anche Pechino a rischio lockdown per l’aumento del numero di positivi

09:00 – Russia, incendio in un deposito di carburante a Bryansk: è il quarto rogo sospetto in quattro giorni

12:00 – Scomparso in Ucraina l’italiano Ivan Vavassori, ex calciatore, arruolato nella brigata internazionale con le truppe di Kiev

14:00 – Ucraina, Kiev smentisce il raggiungimento di un accordo per un corridoio umanitario che consenta l’evacuazione dei civili da Mariupol

15:00 – Norvegia, attivisti di Greenpeace ed Extintion Rebellion bloccano la consegna di petrolio russo: “finanzia la guerra di Putin”

16:00 – 25 aprile, Letta contestato durante il corteo a Milano: “sei un servo della NATO”

18:00 – Turchia, l’attivista per i diritti civili e filantropo Osman Kavala è stato condannato all’ergastolo

Turchia, l’attivista Osman Kavala condannato all’ergastolo

0

L’attivista per i diritti umani e filantropo Osman Kavala è stato condannato all’ergastolo da un tribunale turco. L’accusa è di aver dato sostegno alle proteste di massa antigovernative che avevano avuto luogo a Istanbul nel 2013. Kavala si trovava in regime di carcerazione preventiva da oltre 4 anni, misura ritenuta illegittima dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Numerosi Paesi occidentali, tra i quali USA, Francia e Germania, avevano mostrato solidarietà nei confronti di Kavala, motivo per il quale il presidente turco Erdogan aveva minacciato di espellerne i diplomatici. Secondo gli avvocati di Kavala il caso è “politicamente motivato”.

In Brasile la crisi ucraina è un pretesto per sfruttare le terre indigene

2

Il governo brasiliano ha visto nella crisi ucraina un’opportunità per appropriarsi delle terre indigene, manipolando l’essenza di un problema reale così da avere il via libera sullo sfruttamento minerario in Amazzonia. Più del 90 percento dei fertilizzanti vengono importati nel Paese del Sud America, con la Russia tra i partner principali. Ma con la guerra e le sanzioni, il viaggio dei fertilizzanti fino al Brasile è stato interrotto. Un problema colto come un’eccellente scusa dal governo Bolsonaro, che ne ha approfittato per chiedere l’approvazione del disegno di legge volto a implementare le attività minerarie nell’Amazzonia, con l’obiettivo di estrarre potassio per i fertilizzanti nei territori indigeni. In verità c’è solo l’11 percento delle riserve di potassio nelle terre prese in considerazione e perché il mercato brasiliano possa coglierne i frutti sarebbe necessario attendere anni, tra l’adattamento delle infrastrutture e le varie licenze.

Per il presidente la soluzione da proporre rimane comunque l’estrazione dalle terre indigene e per farlo Jair Bolsonaro è tornato a chiedere l’approvazione della PL191. Ma il controverso disegno di legge, in lavorazione dal 2020 e redatto dai ministeri delle Miniere e dell’Energia e della Giustizia, è stato giudicato come incostituzionale dalla magistratura brasiliana visto come questa eliminerebbe ogni forma di tutela del territorio. Se e quando approvato, le tribù indigene non avrebbero più il diritto di veto e invasive attività di sfruttamento del territorio prenderebbero il via. Bolsonaro ha quindi giocato la carta della “Sicurezza alimentare a rischio”, una narrativa ingannevole che il presidente spera porti a coronare l’obiettivo di sfruttare massivamente i territori dei nativi. Anche se nella scarsità dei fertilizzanti legata alla guerra in atto Bolsonaro ha visto un’occasione da cogliere al volo per accedere alle terre indigene senza essere più ostacolato, per ora la riforma rimane bloccata. La camera bassa non ha votato e sembra non voterà almeno entro il prossimo anno, visto anche l’opposizione stessa dell’Istituto brasiliano di estrazione mineraria. Il mese scorso infatti, il disegno di legge è stato giudicato come “Non adatto agli scopi previsti”.

Per quanto il ritardo nelle votazioni e il poco appoggio ricevuto diano speranza, i leader indigeni vivono sotto una continua minaccia. Non è una novità quanto Jair Bolsonaro opti per lo sfruttamento economico dei territori indigeni, mettendo a rischio la vita di persone innocenti, oltre a minacciare interi ecosistemi. Le terre di cui Bolsonaro cerca di appropriarsi sono essenziali tanto per l’uomo quanto per la natura e gli indigeni stessi combattono da anni contro il severo disboscamento che fa tanto gola al loro presidente, contro le miniere e lo sfruttamento intensivo delle loro terre. Le organizzazioni brasiliane hanno già segnalato i circa 20.000 minatori d’oro illegali che hanno recentemente invaso le terre del popolo Yanomami, così come le 442 miniere d’oro identificate nel territorio Munduruku. Eppure, il presidente più che rispettare le richieste e i diritti dei nativi e salvare territori tanto importanti, cerca di atterrarli sempre di più, sfruttando ogni pretesto.

[di Francesca Naima]

25 aprile: contestato Letta a Milano, “servo della NATO”

0

Nel corso della manifestazione svoltasi a Milano nella giornata di oggi 25 aprile per celebrare la festa della Liberazione, il segretario del PD Enrico Letta è stato contestato con slogan quali “Letta servo della NATO” e “Fuori i servizi della NATO dal corteo”. Letta aveva infatti preso parte al corteo nello spezzone dei democratici. Il segretario del PD ha risposto alle critiche affermando che “La Costituzione, l’antifascismo sono casa nostra”.

Norvegia, attivisti bloccano consegna di petrolio russo

0

Alcuni attivisti di Greenpeace ed Extintion Rebellion hanno bloccato la consegna di circa 95 mila tonnellate di petrolio russo in Norvegia, incatenando una delle loro imbarcazioni alla petroliera Ust Luga. La mossa costituisce una forma di protesta contro la guerra in Ucraina, secondo quanto dichiarato da Greenpeace. “Il petrolio è alla base non solo della crisi climatica, ma anche delle guerre e dei conflitti. Sono scioccato che la Norvegia operi come porto franco per il petrolio russo, che sappiamo finanziare la guerra di Putin” ha detto Frode Pleym, capo di Greenpeace Norvegia. La polizia locale ha riferito di aver proceduto con l’arresto di diversi attivisti.

Pace o aria condizionata? Draghi ha scelto: Palazzo Chigi compra 57 condizionatori nuovi

6

«Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre». Con queste drammatiche parole, pronunciate all’inizio di aprile per rimarcare l’adesione alle posizioni di Bruxelles riguardo la guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio Mario Draghi faceva appello al senso di responsabilità e solidarietà degli italiani. «Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace» aveva dichiarato il premier. Ad appena un paio di settimane di distanza da queste sentite affermazioni, il Governo opta per un rinnovamento dei propri impianti e ordina 57 condizionatori per gli uffici in via della Stamperia n.8, a Roma. Qui ha sede il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie nel quale lavora il ministro Mariastella Gelmini.

Tra il drammatico aut-aut di Draghi e l’acquisto degli apparecchi per la sede di via della Stamperia (il cui prezzo è di poco superiore ai 39 mila euro) non vi è certo un collegamento diretto. Tuttavia non può non saltare agli occhi l’ironia delle tempistiche. La manutenzione degli impianti dovrebbe di fatto consentire un risparmio energetico rispetto al passato. Solamente pochi giorni fa il Governo ha varato l'”operazione termostato”, che si pone l’obiettivo di risparmiare 4 miliardi di metri cubi di gas nel solo 2022 per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Tuttavia, visto l’inesorabile e progressivo aumento delle temperature, il condizionatore si profila come un apparecchio al quale sarà difficile rinunciare del tutto. Anche all’interno delle sedi governative.

[di Valeria Casolaro]

Spesa militare mondiale ai massimi storici: oltre 2 mila miliardi nel 2021

0

Secondo un rapporto del think-tank svedese della difesa SIPRI la spesa militare mondiale ha per la prima volta superato i 2000 miliardi di dollari nel 2021, raggiungendo il massimo storico. Tra i primi cinque Paesi per spesa maggiore vi sarebbero USA, Cina, India, Regno Unito e Russia, i quali rappresentano complessivamente il 62% della spesa globale. L’aumento delle spese militari si è verificato nonostante la pandemia da Covid abbia inflitto un duro colpo alle economie di tutto il mondo. Secondo alcuni ricercatori del SIPRI, si tratta di cifre destinate a crescere in futuro.

Le bufale di guerra confezionate dai media mainstream

10

La verità è la prima vittima della guerra. Ne era già conscio Eschilo quasi 2500 anni fa e probabilmente si trattava di un concetto chiaro a molti prima di lui. Tuttavia è proprio nell’era della comunicazione di massa che tale concetto si esplicita con più forza. I mass media sono mezzi determinanti nella creazione del senso comune, proprio in quanto mediatori tra la complessità della realtà e il singolo individuo. Nel contesto della guerra in Ucraina, la deontologia e il rispetto per la professione giornalistica sembrano essere andati in fumo in tutti i principali mezzi di informazione italia...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Le manifestazioni anti islamiche stanno infiammando la Svezia

1
svezia scontri

Negli ultimi giorni la parte meridionale della Svezia ha vissuto tra le sue strade momenti di grande violenza. Ci sono stati infatti numerosi scontri in alcune città per via dell’annuncio, da parte del partito di estrema destra Stram Kurs, di manifestazioni anti islamiche. Nello specifico, il leader del movimento Rasmus Paludan aveva dichiarato che avrebbe bruciato in pubblico diverse copie del Corano. In risposta alle sue parole, sono scesi in strada migliaia di contromanifestanti, indignati per le affermazioni di Paludan e dal rifiuto delle autorità di cancellare i comizi islamofobi. I manifestanti si sono scontrati con la polizia, che li ha accusati di attacchi ingiustificati: i reciproci assalti hanno provocato almeno 40 feriti tra civili e forze dell’ordine.

Ma andiamo nel dettaglio degli eventi. La prima manifestazione di Stram Kurs era stata prevista per giovedì 14 aprile nella città di Linköping. Ma prima ancora che Paludan potesse parlare o radunare i suoi seguaci, gli scontri con la polizia erano già cominciati. I presenti raccontano di vetture date alle fiamme, sassi lanciati contro le forze dell’ordine e gomme d’auto bruciate. In serata ci sono stati scontri simili anche a Norrköping, nonostante il comizio di Stram Kurs fosse già stato sospeso. Qui un gruppo composto da circa 200 persone ha aggredito la polizia, devastandone i suoi mezzi di trasporto, e gli agenti hanno sparato colpo di avvertimenti in aria.

 

Venerdì lo stesso scenario si è ripetuto anche nella città di Orebro, dove dieci agenti di polizia sono stati feriti, e sabato a Landskrona, dove 100 persone hanno lanciato pietre, bruciato auto e cestini della spazzatura. Alcuni giornali locali hanno riferito di scontri anche nel sobborgo di Rinkeby, a Stoccolma, dopo l’incenerimento di una Copia del Corano da parte di Paludan.

Anche se gli scontri fisici si sono arrestati nella serata di sabato, la situazione rimane ancora molto tesa. Il capo della polizia di Stato, Anders Thornberg, ha riferito di non aver mai visto scontri così violenti.

Ma chi è Rasmus Paludan? E cosa rappresenta il suo partito?

Mentre i disordini proseguivano violenti per le strade, Paludan ha spiegato di non essersi presentato a nessuna delle manifestazioni programmate perché “le autorità svedesi hanno dimostrato di essere completamente incapaci di proteggere se stesse e me”. Di lui si è iniziato a parlare nel 2017, anno in cui ha cominciato a realizzare video YouTube anti-musulmani. Una delle sue azioni più famose è stata quella di bruciare il Corano avvolto nella pancetta di maiale (animale le cui carni sono vietate per chi professa la religione musulmana). Paludan ha più volte definito i suoi gesti “un tributo alla libertà di parola”.

 

In un video risalente a dicembre del 2018, si era rivolto ai suoi spettatori dicendo che “il nemico è l’Islam e i musulmani. Se non fosse rimasto un solo musulmano su questa Terra, avremmo raggiunto il nostro obiettivo finale”. Per questo motivo è stato condannato nel 2019 a scontare 14 giorni di carcere in Danimarca, per discorsi razzisti. L’anno successivo, per la stessa accusa (a cui si aggiunge quella di diffamazione), ha dovuto affrontare un altro mese di reclusione.

Il suo partito, Stram Kurs, al momento non è riuscito a vincere nemmeno un seggio alle ultime elezioni nazionali danesi nel 2019, ma Paludan prevede di candidarsi alle prossime. Molti esperti sostengono infatti che la sua trovata di riproporre lo “sketch” del Corano dato alle fiamme ha l’obiettivo di raccogliere sostegno prima delle elezioni.

[di Gloria Ferrari]