mercoledì 14 Maggio 2025
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Amazzonia, Bolsonaro elimina l’ultima agenzia indipendente che verifica il disboscamento

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Amazzonia

Monitorare l’Amazzonia da satellite, specie per quel che riguarda gli incendi, non sarà più compito dell’Agenzia brasiliana per la ricerca spaziale (Inpe). A farlo, su ordine dell’amministrazione Bolsonaro sarà invece l’Istituto Nazionale di Meteorologia subordinato agli interessi del Ministero dell’Agricoltura. E nonostante il governo affermi che la decisione non influenzerà il lavoro dell’Inpe, l’allarme di specialisti e ricercatori non si è fatto attendere. Di fatto, anche l’ultima Agenzia ambientale indipendente sopravvissuta è stata depotenziata.

Non dovrebbe sorprendere, d’altronde il presidente Bolsonaro è da sempre esplicitamente schierato a favore degli interessi del business agricolo. Così come lo è contro i diritti dei popoli indigeni e la salvaguardia dell’ambiente naturale col solo fine di conservarlo. Non a caso, è dal 2019 che il governo sta cercando di cambiare il sistema di diffusione dei dati sugli incendi e la deforestazione nel Paese. A quale scopo? Se i risultati delle analisi satellitari non fossero drammatici come lo sono in realtà non ci sarebbe motivo di limitare le attività di grandi aziende o quelle minerarie, ad esempio. Ma questa è solo un’ipotesi. È lecito chiedersi, tuttavia, che motivo abbia avuto Bolsonaro a esonerare il fisico Ricardo Galvão dalla carica di direttore dell’Inpe solo per aver difeso la veridicità dei dati diffusi dall’Agenzia. Due settimane prima del fatto, il presidente aveva affermato che le informazioni sulle azioni dei criminali in Amazzonia pubblicate dalla stessa erano false.

«La modifica della modalità di diffusione dei dati sugli incendi – ha dichiarato martedì scorso Galvão – è un altro modo per cercare di controllare le informazioni. L’Inpe, invece, è sempre stato un organo della scienza il cui unico scopo è quello di divulgare informazioni esatte». Pianificare azioni conservative e di ripristino, nonché agire direttamente sulle cause di incendio o deforestazione, non può infatti prescindere dalla disponibilità di informazioni precise e soprattutto fedeli alla realtà. Che l’Amazzonia sia sotto pressione non è però cosa nuova. L’ultimo rapporto del Science Panel for the Amazon, un ente Onu nato col fine di proteggere la foresta sudamericana, ha evidenziato come le specie amazzoniche a rischio estinzione siano oltre 10 mila e che più di un terzo della foresta pluviale è disboscato o degradato. Dati scoraggianti, confermati recentemente proprio dall’Inpe. Un loro articolo pubblicato su Nature ha dimostrato, avvalendo l’evidenza avanzata da una ricerca simile, che l’Amazzonia in alcuni settori emette più anidride carbonica di quanta ne assorba. Ogni anno – secondo lo studio – si stima che la foresta produca 1 miliardo di tonnellate nette di CO2.

Insomma, il quadro delineato dall’Agenzia sullo stato di salute dell’Amazzonia brasiliana è tutt’altro che roseo. Ma l’unico modo per agire e cambiare rotta è disporre di dati esatti. Solo un monitoraggio attento e non strumentalizzato potrà, infatti, tutelare la foresta tropicale più grande al mondo dal crescente rischio di incendi e disboscamento. Per fortuna, l’interesse nei confronti del ‘polmone verde’ del Pianeta è internazionale, non resta che confidare che eventuali manipolazioni vengano prontamente svelate.

[di Simone Valeri]

Scoperti microbi presenti nelle mucche che possono scomporre la plastica

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Uno dei mali del nostro pianeta è l’enorme quantità di plastica monouso gettata quotidianamente. I cittadini europei ne producono 25milioni di tonnellate, ma solo meno del 30% viene raccolto per il riciclaggio. Il resto dei rifiuti viene soprattutto incenerito. Per questo motivo, molti studiosi sono alla ricerca di processi di smaltimento più rispettosi dell’ambiente. Un passo in avanti in questo senso è stato di recente compiuto da un gruppo di ricercatori austriaci, il quale ha scoperto come alcuni microbi che vivono negli stomaci delle mucche, siano in grado di digerire alcuni tipi di plastica, compresi quelli utilizzati per la realizzazione di imballaggi monouso. 

Il tutto ha preso avvio da un’intuizione derivante dal fatto che la dieta di un bovino contiene poliesteri vegetali naturali: se questi microrganismi riescono a digerire materiali analoghi, perché non provare con la plastica? Così, gli scienziati hanno iniziato l’esperimento, esaminando i microbi in alcuni campioni di fluido proveniente dal rumine raccolto presso un macello austriaco. Dopodiché, hanno incubato il liquido con tre tipi di plastica – polietilene tereftalato, usato per la fabbricazione di bottiglie; polibutilene adipato tereftalato e polietilene furanoato, entrambi materiali biodegradabili e utilizzati per la realizzazione di sacchetti – sia sotto forma di polvere che di pellicola. Così facendo,  hanno appurato come i microbi presenti nello stomaco delle mucche siano riusciti a scomporre tutti e tre i materiali (la plastica in polvere è stata scomposta più velocemente della pellicola). Dati gli ottimi risultati, le ricerche stanno quindi proseguendo e, il prossimo obiettivo, vede l’identificazione dei microrganismi responsabili del processo, al fine di riuscire a coltivarli in laboratorio.

[di Eugenia Greco]

L’Università di Milano escluderà gli studenti non vaccinati dal diritto all’alloggio

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Come ogni anno le università stanno pubblicando i bandi attraverso i quali gli studenti che ne abbiano i requisiti di reddito possono richiedere di alloggiare negli studentati ad affitto calmierato. Tra queste anche l’Università di Milano “La Statale”, che ha però aggiunto un nuovo requisito: gli alloggi saranno disponibili solo per gli studenti che si siano vaccinati. Non chiede il possesso del passaporto vaccinale, ma esclusivamente l’avvenuta vaccinazione, facendolo diventare di fatto un obbligo da assolvere per tutti gli studenti che desiderino accedere al diritto della richiesta di alloggio.

A pagina tre del “Bando di concorso per il servizio alloggi per il diritto allo studio” si specifica infatti che è previsto «quale requisito di accesso al posto alloggio di essere muniti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid-19″. Un requisito ribadito laddove si elencano i requisiti di ammissione, specificando che «alla domanda deve essere allegata la certificazione di avvenuta vaccinazione Covid–19 per chi ne è già in possesso». E chi non ne fosse ancora in possesso? Potrà comunque accedere al bando, ma con l’impegno a presentare il certificato di avvenuta vaccinazione entro il 31/12, pena l’esclusione. Si specifica infatti all’art. 6.3 del bando che «Gli studenti sprovvisti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid–19 sono ammessi con riserva fino al 31/12 /2021. In caso di mancanza del requisito saranno esclusi dalla graduatoria e i posti rimasti vacanti saranno riassegnati mediante scorrimento».

Non è tutto, in assenza di vaccinazione verranno anche requisite le abitazioni a chi ne avesse ottenuto il diritto negli anni scorsi. Al punto 6.2 intitolato “Assegnazione per le riconferme” si ribadisce infatti che anche per la riconferma dell’alloggio la domanda debba essere completa di certificato di avvenuta vaccinazione e che «gli studenti che non compileranno l’accettazione saranno dimessi al 30 settembre 2021».

Quella dell’Università Statale appare non solo una decisione discutibile. Probabile infatti che possa prestare il fianco a ricorsi dal punto di vista della legittimità. Nei confronti della legge italiana, visto che si lega l’ottenimento del diritto alla somministrazione di un vaccino che non è obbligatorio per legge, ma anche nei confronti della normativa europea che all’art. 36 del regolamento sul cosiddetto “Green Pass” specifica che «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate» specificando che la norma anti-discriminazioni vada intesa anche per coloro che «hanno scelto di non essere vaccinate».

Sulle coste italiane ci sono sempre meno spiagge libere

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In Italia trovare una spiaggia libera dove potersi mettere senza pagare ingresso, ombrellone e lettino a stabilimenti privati è sempre più difficile. Oltre il 50% delle coste è ormai sottratto alla libera e gratuita fruizione. Una tendenza che continua a rafforzarsi tramite l’aumento esponenziali delle concessioni balneari in tutte le regioni: nel 2021 sono state 12.166, contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio, relativi al 2018. Significa un’aumento del 12,5% in appena tre anni. Lo rivela il rapporto “Spiagge 2021” realizzato la Legambiente.

Una situazione che tocca vette di privatizzazione quasi totale in diverse località. Secondo il rapporto Liguria, Emilia-Romagna e Campania hanno quasi il 70% dei lidi occupati da stabilimenti balneari. Altri decisi incrementi si registrano in Abruzzo con un salto degli stabilimenti da 647 nel 2018 a 891 nel 2021 e nelle regioni del sud a partire dalla Sicilia dove le concessioni per stabilimenti balneari sono passati da 438 nel 2018 a 620 nel 2021, con un aumento del +41,5%; seguita da Campania che registra un aumento del +22,8% e dalla Basilicata (+15%). Tra i comuni costieri, il record spetta a Gatteo (FC) che ha tutte le spiagge in concessione, ma si toccano numeri incredibili anche a Pietrasanta (LU) con il 98,8% dei lidi in concessione, Camaiore (LU) 98,4%, Montignoso (MS) 97%, Laigueglia (SV) 92,5%, Rimini 90% e Cattolica 87%, Pescara 84%, Diano Marina (IM) con il 92,2% dove disponibili sono rimasti solo pochi metri in aree spesso degradate.

Una privatizzazione che oltretutto porta anche benefici economici irrisori rispetto al valore delle concessioni stesse. «I canoni che si pagano per le concessioni – prosegue il rapporto – sono ovunque bassi e in alcune località di turismo di lusso risultano vergognosi a fronte di guadagni milionari. Ad esempio per le 59 concessioni del Comune di Arzachena, in Sardegna, lo Stato nel 2020 ha incassato di 19mila euro l’anno. Una media di circa 322 euro ciascuna l’anno». A pesare sulle poche spiagge libere italiane – conclude il rapporto di Legambiente – è anche il problema dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose e che si sta accentuando a causa della crisi climatica. E poi c’è la questione legata alle coste non balneabili: complessivamente lungo la Penisola il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale.

 

 

È morto l’attore Libero De Rienzo, aveva 44 anni

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È morto all’età di 44 anni, a causa di un infarto, l’attore napoletano Libero De Rienzo, che è stato ritrovato privo di vita all’interno della sua casa a Roma. Oltre ad aver vinto il David di Donatello nel 2002, l’attore è ricordato per la sua interpretazione, nel film “Fortapàsc” di Marco Risi,  del giornalista napoletano Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra nel 1985. Tra i suoi lavori più recenti, inoltre, i film “Smetto quando voglio” (2014) e “A Tor Bella Monaca non piove mai” (2019).

Grecia: in migliaia assediano il Parlamento contro l’obbligo vaccinale

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In Grecia, migliaia di manifestanti hanno protestato nella giornata di mercoledì contro le nuove misure anti covid annunciate negli scorsi giorni dal Primo ministro Kyriakos Mitsotakis. In particolare, quest’ultimo ha parlato dell’obbligo di sottoporsi al siero per determinate categorie e di usufruire del pass sanitario per accedere ai luoghi chiusi. Per questo, si sono tenute manifestazioni a Salonicco e, soprattutto, ad Atene, dove si è svolta la protesta più corposa. Più di 5000 persone hanno infatti espresso il loro dissenso davanti al Parlamento, invitando Mitsotakis a dimettersi al grido di «prendi i tuoi vaccini e vattene di qui». I manifestanti hanno anche esposto uno striscione con la scritta «Diciamo no al veleno del vaccino» ed hanno cantato «giù le mani dai nostri figli», schierandosi contro la somministrazione del siero nei confronti dei più giovani.

«Ogni persona ha il diritto di scegliere. Stiamo manifestando affinché il governo non scelga per noi», ha affermato Faidon Vovolis, un cardiologo a capo del movimento “Free Again”, che ha organizzato la protesta. Quest’ultimo ha infatti sottolineato come ognuno debba essere libero di fare ciò che vuole «con il proprio corpo».

Detto questo, le proteste in Grecia si aggiungono a quelle verificatesi sempre nella giornata di mercoledì in Francia, dove decine di migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade contro l’obbligo preannunciato dal presidente Emmanuel Macron di munirsi del green pass per accedere a diversi locali pubblici nonché di vaccinarsi per il personale sanitario. Si tratta di misure praticamente uguali a quelle di cui ha parlato il Primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Andando nello specifico, quest’ultimo nel discorso tenuto nella giornata di lunedì ha annunciato non solo l’introduzione della vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario e delle case di cura ma ha anche parlato della misura per cui, a partire da oggi, e fino alla fine di agosto, si dovrà mostrare il pass sanitario per poter accedere ai luoghi chiusi come centri di intrattenimento, bar, cinema e teatri.

Era inevitabile, dunque, una reazione della parte di popolazione che non vuole sottoporsi al vaccino, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che in Grecia i componenti del personale delle case di riposo che non saranno vaccinati almeno con la prima dose entro il 16 agosto, verranno sospesi dal lavoro, mentre i sanitari di ospedali, cliniche e centri diagnostici (sia privati che pubblici) dovranno effettuare la vaccinazione entro il primo settembre.

[di Raffaele De Luca]

Smaltimento rifiuti: in Sicilia arresti e sequestro beni per oltre 2,5 mln

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A Partinico, San Giuseppe Jato e San Cipirello, tutti comuni del palermitano, i Carabinieri e i finanzieri del comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza cautelare ai domiciliari per tre amministratori di imprese, che si occupavano della raccolta dei rifiuti. Sequestrati anche beni per oltre 2,5 milioni di euro. Inoltre, per un altro amministratore di diritto e socio delle società è scattato l’obbligo di dimora ed un dipendente del Comune di Partinico è stato sospeso dall’esercizio del pubblico ufficio. Gli individui sono tutti accusati, a vario titolo, di: bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Spagna: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il lockdown

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Il Tribunale Costituzionale spagnolo, con sei voti a favore e cinque contrari, ha stabilito l’incostituzionalità dell’articolo del decreto sullo stato di allarme approvato dal governo che imponeva il lockdown per far fronte alla pandemia. Secondo la sentenza il governo non avrebbe avuto l’autorità di imporre la misura senza passare attraverso l’autorizzazione del Parlamento.

Si tratta di una sentenza, quindi, che non dichiara illegittimo il lockdown in sé, ma il modo in cui esso è stato proclamato. Secondo il Tribunale Costituzionale (equivalente spagnolo di quella che in Italia è la Corte Costituzionale) il governo avrebbe dovuto imporre le limitazioni alla libertà di circolazione tramite lo “stato d’emergenza”, che prevede l’approvazione del Parlamento, e non attraverso lo “stato d’allarme” di iniziativa governativa.

La decisione, seppur il lockdown in Spagna non sia più in vigore, si presenta ricca di conseguenze. Innanzitutto perché rende nulle tutte le sanzioni pecuniarie emesse ai cittadini che hanno violato le restrizioni. Secondo una stima del quotidiano spagnolo Ok Diario si tratterebbe di circa 1,2 milioni di euro totali. Non solo. La legge spagnola prevedeva pene detentive per i cittadini che reiteravano la violazione. Ci sono state circa 9.000 condanne penali a cittadini colpevoli di aver violato più volte le restrizioni giudicate incostituzionali e alcuni di loro sono finiti in carcere. Probabile quindi un’ondata di cause risarcitorie alquanto esose per le casse pubbliche.

Un’altra conseguenza è politica. Nel caso in cui il governo spagnolo nel prossimo autunno volesse introdurre nuove restrizioni dovrebbe a questo punto procedere attraverso la dichiarazione dello “stato di emergenza” e ricevere l’approvazione del Parlamento. Ma questo non è affatto scontato, visto che il governo di coalizione tra PSOE e Unidos Podemos è un governo di minoranza, che non ha una maggioranza parlamentare solida.

I terribili maltrattamenti dei vitelli nell’allevamento del Grana Padano

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Una nuova investigazione dell’associazione Essere Animali ha documentato i maltrattamenti e gli abusi effettuati nei confronti dei vitelli in un allevamento intensivo di mucche da latte produttore del Grana Padano, formaggio DOP considerato una “eccellenza” italiana. L’allevamento in questione si trova in Lombardia ed ospita 2.700 mucche e circa 300 vitelli che, come testimoniano le immagini, appena nati vengono separati dalle madri e rinchiusi in piccole gabbie individuali. In mancanza di box liberi, alcuni vengono messi al loro interno in coppia, il che riduce in maniera ancora maggiore la loro già minima possibilità di muoversi. Inoltre, per portarli nelle gabbie gli allevatori li caricano brutalmente su una carriola e li immobilizzano in «una posizione innaturale, con una zampa accavallata attorno al collo».

Ma non finisce qui, vengono documentati anche gli insulti rivolti da un operatore ad un vitello nonché gli schiaffi ed i calci dati da un altro lavoratore durante l’alimentazione degli animali. Infine, uno di loro afferma di effettuare la bruciatura dell’abbozzo corneale nei confronti dei vitelli di 2-3 mesi di vita. Ma questo, scrive Essere Animali, «è in palese violazione della normativa che vieta l’operazione perché procura forte dolore». In tal senso, l’associazione ricorda che tale pratica possa essere eseguita solo da un medico veterinario, su animali con meno di tre settimane di vita e con l’utilizzo di anestesia e analgesia.

Per tutti questi motivi, Essere Animali ha «segnalato l’allevamento alle autorità, configurando la possibilità di illeciti e di comportamenti violenti degli operatori nei confronti degli animali». Inoltre, insieme a 77 Ong di tutto il mondo, sta «chiedendo alla Commissione Europea una completa revisione della legislazione sulla protezione degli animali da allevamento», la quale consente pratiche che provocano a questi ultimi stress e sofferenza. Si tratta precisamente della campagna “No Animal Left Behind”, che può essere firmata online dai cittadini, con cui le organizzazioni chiedono tra le altre cose che ai vitelli sia consentito il contatto con le madri per almeno le prime otto settimane di età.

Infatti, la separazione tra madre e figlio documentata in questo allevamento lombardo non è di certo un unicum: si tratta di una pratica che avviene abitualmente all’interno degli allevamenti intensivi. Ciò poiché le mucche, in quanto mammiferi, per produrre latte devono partorire, motivo per cui la nascita dei vitelli viene programmata appositamente ed al momento della loro venuta al mondo vengono allontanati dalle madri così da poter destinare ad uso umano il latte da esse prodotto.

È questo il prezzo nascosto dell’industria lattiero-casearia, di cui però probabilmente sono a conoscenza sempre più persone: dal rapporto annuale di Eurispes si apprende che rispetto allo scorso anno in Italia è aumentato il numero dei vegani, passando dal 2,2% al 2,4% della popolazione. A tal proposito, va ricordato che la scelta di alimentarsi in questo modo viene infatti spesso fatta proprio con lo scopo di non finanziare simili sofferenze.

Le immagini delle violenze, che preferiamo non pubblicare direttamente, sono visibili per chi lo desidera a questo link.

INTEGRAZIONE del 16/07/21 ore 13:20: In seguito alla pubblicazione del presente articolo il Consorzio Tutela Grana Padano ci ha inviato una replica a firma del direttore generale Stefano Berni che pubblichiamo di seguito per garantire al lettore completezza di informazione e in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948: «Stiamo lavorando a favore del benessere animale con grande partecipazione di tutto il nostro sistema e laddove si evidenzino comportamenti anomali avremmo piacere che ci venisse segnalato per poter intervenire al fine di bloccare attività difformi dalle regole e velocizzare pertanto il nuovo percorso dedicato al benessere animale»Il Consorzio specifica inoltre che definirà «l’adozione di un sistema che presto diverrà obbligatorio per misurare il benessere animale in modo oggettivo e definito, individuando criteri finalizzati alla cura, allo stato di salute, alla libertà di movimento, all’accesso al cibo e all’acqua adottando un protocollo finalizzato al benessere animale e all’aumento della sostenibilità». E che «Tutte le stalle sono e saranno periodicamente valutate sul benessere animale al fine che tutto il latte conferito a divenire Grana Padano DOP provenga da allevamenti sottoposti ai risultati positivi della valutazione e quindi all’eliminazione dal circuito Grana Padano del latte proveniente da stalle che non rispetteranno i requisiti necessari. Il Consorzio Tutela Grana Padano è stato tra i primi impegnato sul benessere animale e sulla sostenibilità perchè lo ritiene un obiettivo irrinunciabile e prioritario. I comportamenti maldestri di pochi non possono gettare ombre su tutti i 4000 allevatori che con impegno rispetto e attenzioni ogni giorno operano nelle stalle. Ci spiace, a causa di pochissimi, che sia stato messo in discussione il nostro impegno su questi temi che sono per noi da tempo una priorità e un obiettivo strategico irrinunciabile»

[di Raffaele De Luca]

Germania: almeno 21 morti ed oltre 70 dispersi per maltempo

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Sono almeno 21 le persone che hanno perso la vita, mentre oltre 70 risultano disperse a causa delle forti piogge e delle inondazioni che hanno colpito la Germania occidentale. Tra le vittime anche due vigili del fuoco, deceduti mentre prestavano soccorso. Inoltre, sei case sono state spazzate via da un fiume: a riferirlo è stata la polizia. Infine, si stima che circa 200.000 cittadini siano rimasti senza corrente elettrica.