Sono almeno 145 i leader sociali o difensori dei diritti umani che sono stati uccisi in Colombia nel 2021: lo ha reso noto tramite un comunicato stampa l’ente pubblico che vigila sul rispetto dei diritti umani nel Paese. Il bilancio delle vittime del 2021 è stato inferiore a quello del 2020, quando sono state registrate 182 uccisioni. Tuttavia, secondo l’ufficio del Difensore del popolo, si tratta di una cifra che conferma la recrudescenza della violenza nel Paese dall’accordo di pace con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) del 2016. «Condanniamo questi fatti, principalmente dovuti alle azioni criminali di gruppi armati illegali», ha comunicato il difensore Carlos Camargo, che però non ha fornito ulteriori dettagli riguardo gli autori degli attacchi.
Beppe Grillo indagato per contratti pubblicitari illeciti con Moby
La Procura di Milano sta indagando Beppe Grillo e Vincenzo Onorato di Moby Spa con l’accusa di traffico di influenze illecite. Nel biennio 2018-19 sarebbero infatti stati sottoscritti accordi che prevedevano il pagamento di 120 mila euro all’anno da parte di Moby al blog di Grillo, in cambio dell’inserimento di messaggi pubblicitari nel sito. Nel 2018 Moby avrebbe sottoscritto anche un accordo con la società di consulenza Casaleggio Associati per il triennio 2018-20 del valore di 600 mila euro. Gli inquirenti sospettano una possibile influenza dell’azienda di Onorato sulle attività politiche del M5S, motivo per il quale sono state disposte perquisizioni negli uffici della Beppe Grillo s.r.l. e nella sede legale della Casaleggio Associati.
Il Governo impone per l’ennesima volta il voto di fiducia sul super green pass
Inizierà oggi l’iter di approvazione alla Camera del cosiddetto “super green pass”. La misura, già approvata come decreto da parte del governo, per rimanere in vigore dovrà essere convertita in legge dal Parlamento entro il prossimo 25 gennaio. Tuttavia il governo non intende nemmeno concedere una settimana di tempo per dibattere, emendare e votare il testo ai rappresentanti dei cittadini. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha infatti già posto a nome del governo la questione di fiducia. Come se non bastasse, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto ai gruppi parlamentari l’impegno di effettuare il voto finale sul provvedimento entro mercoledì sera con la giustificazione che serve tempo «permettere la riorganizzazione degli spazi in vista della seduta comune del Parlamento il 24 gennaio per l’elezione del capo dello Stato».
Ancora una volta, come in occasione di ogni precedente che ha riguardato le restrizioni introdotte durante la pandemia, i parlamentari non potranno emendare nessuno dei punti stabiliti dal Governo, nemmeno per modificare gli aspetti del decreto che hanno creato una evidente disparità per gli abitanti delle isole, ai quali è di fatto impedito di poter accedere a servizi primari di base se privi di vaccinazione, con conseguenza anche gravissime come nel caso della donna sarda malata di tumore alla quale è stato impedito di imbarcarsi per Roma, dove avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico urgente all’ospedale Gemelli.
Il decreto sulla certificazione verde rafforzata è già stato approvato dal Senato, quella della Camera sarà quindi la conversione definitiva. Inoltre, al Senato sono stati introdotti emendamenti che hanno reso ancor più restrittivo il testo, introducendo ad esempio l’obbligo vaccinale anche per gli studenti dei corsi di laurea impegnati nello svolgimento dei tirocini pratico-valutativi per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio delle professioni sanitarie sono obbligati a vaccinarsi entro il 15 febbraio. Senza inoculazione, booster compreso, questi non potranno infatti accedere alle strutture dove si svolgono i tirocini. Il tutto in sfregio anche alle osservazione fatte direttamente da Amnesty International, la principale organizzazione non governativa al mondo in tema di diritti umani, che ha richiesto al governo italiano di “permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni”.
Roberta Metsola è la nuova presidente del Parlamento europeo
È Roberta Metsola la nuova presidente del Parlamento Europeo, eletta con l’assoluta maggioranza di 458 voti a favore su 690. È la terza donna a ricoprire l’incarico. Originaria di Malta e membro del partito di centro-destra Ppe, Metsola è deputata del Parlamento europeo dal 2013 e dal 2020 ricopriva la carica di vicepresidente. Nelle ultime settimane aveva spesso sostituito l’ex presidente David Sassoli, assente a causa della malattia che lo ha portato al decesso. Metsola è stata eletta grazie al sostegno delle forze politiche Ppe, S&D (Socialisti e Democratici) e Renew Europe (centrista e liberale), che si sono accordati su di un programma le cui priorità sono la lotta per l’uguaglianza di genere, la riforma sulla tassazione europea e la creazione di una direttiva sul salario minimo.
Milizie Houti rivendicano l’attacco ad Abu Dhabi
Le milizie ribelli Houti avrebbero rivendicato l’attacco che ha avuto luogo ieri 17 gennaio ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti (EAU), causando 3 morti e 6 feriti. Il portavoce militare dei ribelli, Yahya Sarea, ha comunicato che l’operazione “Uragano dello Yemen” sarebbe stata condotta con “5 missili balistici e alati e un gran numero di droni” e che non si esiterà a ripetere attacchi simili contro obiettivi più importanti. Gli EAU sono infatti alleati dell’Arabia Saudita, che sostiene l’esercito dello Yemen nella repressione contro i ribelli Houti. Gli EAU hanno chiesto che il gruppo sia reinserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, mentre le Nazioni Unite e numerosi altri Paesi hanno condannato l’attacco.
Scozia, dove le rinnovabili hanno già sconfitto il nucleare
La Scozia non ha più bisogno del nucleare, grazie all’energia rinnovabile. Dopo la recente chiusura dello storico impianto nucleare di Hunterston B (nella contea dello Ayrshire), il Paese più settentrionale del Regno Unito sarà presto privo di impianti nucleari. Dal 7 gennaio 2022, giorno che ha segnato ufficialmente la fine di Hunterston B, in tutto il territorio scozzese è rimasto in funzione un solo impianto nucleare, Torness, il quale chiuderà nel 2028. C’è da ringraziare l’enorme aumento della capacità di generazione di energia rinnovabile nel Paese: basti pensare che nel 2020, ben il 98.6% dell’energia elettrica usata in Scozia è stato ottenuto dalle rinnovabili. Un risultato sorprendentemente vicino all’obiettivo ambientale prestabilito, quello del 100% di elettricità derivante da fonti rinnovabili entro il 2020.
Se il dibattito sul possibile utilizzo del nucleare abbinato alle energie rinnovabili (così da mettere fine ai combustibili fossili) è ora molto acceso, specialmente in Europa, la Scozia sembra “parlare” di meno e “agire” di più. Non attraverso stime e discorsi ma nella pratica, il Paese sta dimostrando quanto sia possibile fare quasi del tutto affidamento sulle energie rinnovabili. E, questo, nonostante l’apporto fondamentale di energia da parte di impianti quali Hunterston B, che dal 1976 ha prodotto ben 297,4 terrawattora di elettricità. Per 45 anni e 11 mesi, la centrale dello Ayrshire è rimasta in vita, quasi il doppio della durata inizialmente prevista, quella di 25 anni. Certo, non senza problemi. Per quanto la manutenzione continua abbia permesso un aumento della durata operativa della centrale, le crepe nei mattoni di grafite nei nuclei dei reattori hanno rappresentato un rischio da non correre. Vero è che Hunterston B è stata definita la risorsa energetica “pulita” più produttiva nella storia scozzese, con un risparmio di circa 103 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra rispetto alle fonti di combustibili fossili, motivo per cui alcuni già piangono la chiusura dell’impianto.
Preoccupazioni per le future forniture di energia, nuovi disoccupati, costi alti per le rinnovabili…questi alcuni degli argomenti di chi non si trova d’accordo con la fine del nucleare. Ma vale la pena correre gli ormai risaputi rischi quando basterebbe porre reale attenzione e investire al meglio sul mondo delle energie rinnovabili, visti li studi volti a dimostrare la loro convenienza su più fronti? E per quanto anche in Scozia si siano generati pareri contrastanti, intanto una storica centrale nucleare è stata chiusa e ciò non sarebbe di certo mai accaduto, senza il successo di altre fonti di energia. E poi non solo in Scozia, ma anche nel resto del Regno Unito il nucleare ha sempre meno popolarità: entro il 2025, si prevede la fine delle centrali di Hinkley Point B, Hartlepool 1, e Heysham 1. L’esempio scozzese dovrebbe essere tenuto presente a livello europeo per un reale dibattito su quanto valga la pena investire nelle centrali nucleari cosiddette di quarta generazione o di terza generazione e terza generazione avanzata (III+), quando si hanno già esempi di Paesi che, attraverso pianificazione e investimenti, ottengono il proprio fabbisogno dalle rinnovabili.
[di Francesca Naima]
Due casi di cronaca mostrano le assurde conseguenze del green pass sulla vita reale
Mentre in Italia si discute della recente estensione del super green pass ai mezzi di trasporto, con il governo che si è al momento limitato a prevedere una deroga a tali regole solo per determinati spostamenti da e per le isole minori fino al 10 febbraio, la realtà che al momento si trovano ad affrontare i cittadini non in possesso del lasciapassare sanitario è tutt’altro che agevole. Come testimoniato da alcuni casi di cronaca ultimamente riportati dalla stampa nostrana, le conseguenze del super green pass sulla vita delle persone sono infatti alquanto spiacevoli, in maniera particolare per coloro che vivono sulle isole.
In tal senso non si può non ricordare il caso di un ragazzino di 12 anni che, in Sicilia, negli scorsi giorni è rimasto bloccato in aeroporto proprio a causa delle nuove regole sul super green pass. Egli, figlio di genitori divorziati, infatti non è stato fatto salire sull’aereo che gli avrebbe permesso di tornare a casa dalla madre a Milano avendo compiuto 12 anni e non essendo vaccinato. A denunciare l’accaduto è stato il padre – di Noto – che appunto condivide l’affido del ragazzino con la madre di quest’ultimo.
«Dal 3 al 9 gennaio mio figlio è stato in Sicilia con me», ha affermato l’uomo, precisando che il 12enne proprio il 9 avesse compiuto 12 anni, giorno precedente al previsto «volo di rientro a Milano». «Quando il 10 gennaio siamo arrivati in aeroporto ho mostrato i documenti ed il risultato negativo del tampone molecolare ma l’addetto della Sac – ossia la società di gestione dell’aeroporto – mi ha detto che non poteva imbarcarsi. Il Dpcm, che era entrato in vigore proprio quel giorno, autorizza l’imbarco solo a 12enni vaccinati». Queste le parole dell’uomo, il quale ha sottolineato che il figlio non è stato fatto partire nonostante egli avesse fatto presente non solo che il tampone fosse negativo, ma che il ragazzino dovesse rientrare a scuola e soprattutto che ci fosse una sentenza del giudice sui giorni in cui il figlio sarebbe potuto stare con lui, violando la quale egli sarebbe andato incontro a conseguenze penali. Niente da fare dunque per il ragazzino, il quale si è poi sottoposto al vaccino ma potrà avere la certificazione che gli permetterà di partire solo dopo 15 giorni.
Altro caso da citare è senza dubbio quello verificatosi in Sardegna, ad Olbia, dove a due coniugi cagliaritani, entrambi vaccinati con la prima dose e in attesa dell’emissione della certificazione verde, sono stati messi i bastoni tra le ruote. Volevano infatti raggiungere Roma, dove la donna di 48 anni avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento urgente all’ospedale Gemelli: all’imbarco della nave Moby, con cui da Olbia i coniugi sarebbero arrivati a Civitavecchia, è stato però detto a questi ultimi che senza super green pass non fosse possibile imbarcarsi. «La legge è legge», sarebbe stato detto ai due secondo quanto affermato dal marito, il quale ha altresì ricordato che la sua presenza fosse necessaria essendo la moglie «invalida al 100%».
A tutto ciò si aggiunga anche il caso di Fabio Messina, una agente di commercio palermitano bloccato da lunedì 10 gennaio a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) essendogli stato impedito di prendere il traghetto per la Sicilia non essendo vaccinato. Egli ha per questo motivo deciso di dormire in un sacco a pelo prima di essere ospitato, nelle ultime due notti, da una famiglia di Villa San Giovanni. La vicenda si è poi però conclusa il 14 gennaio, giorno in cui è stato accolto dal Tribunale civile di Reggio Calabria il ricorso presentato dai legali di Messina. Ad ogni modo tale vicenda, seppur sia terminata in maniera positiva per l’uomo a cui era stato impedito di viaggiare, rappresenta solo l’ennesimo caso che testimonia come le persone prive di super green pass debbano fare i conti con delle difficoltà burocratiche importanti ad esso legate. Come dimostrato anche dalle due vicende sopracitate, infatti, sono diversi i casi di cittadini che testimoniano le tragiche conseguenze del lasciapassare sanitario sulla vita delle persone.
[di Raffaele De Luca]
Pechino 2022: annullata vendita biglietti al grande pubblico
I biglietti per le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali di Pechino 2022 non verranno venduti al grande pubblico. A comunicarlo è stato il comitato organizzatore, il quale ha riferito che la decisione è stata presa sulla base dell’attuale situazione pandemica al fine di garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e degli spettatori: le gare, infatti, potranno essere seguite solo dagli invitati. Quelli di Pechino 2022 saranno così i secondi Giochi Olimpici e Paralimpici che si svolgeranno senza la presenza di spettatori: la prima volta era successo nell’estate 2021, per le olimpiadi estive di Tokyo 2020.