martedì 13 Maggio 2025
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La Commissione parlamentare non indagherà sulla gestione della pandemia in Italia

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La Camera dei deputati ha recentemente dato il via alla discussione generale sulla proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia, la quale però non indagherà sulla gestione dell’emergenza da parte del governo italiano. Tramite una serie di emendamenti presentati da alcuni deputati nelle Commissioni affari esteri e affari sociali, ed approvati lo scorso 8 luglio, è stato infatti modificato il lavoro del collegio endorganico, che avrà ad oggetto esclusivamente il periodo antecedente alla dichiarazione di emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell’Oms (30 gennaio 2020). In pratica, sarà preso in considerazione solo l’operato della Cina, l’unico Paese in cui il Covid si è manifestato prima di tale data. Inoltre, tramite queste modifiche è stata anche abolita la valutazione da parte della Commissione delle misure predisposte dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Si tratta di un vero e proprio stravolgimento dei compiti che il testo istitutivo prevedeva per la Commissione d’inchiesta. Quest’ultima infatti avrebbe dovuto indagare «sulle cause dello scoppio del Sars-CoV2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitare la propagazione nel mondo», il che avrebbe permesso di fare luce, tra le altre cose, sull’operato dello Stato italiano. Ora, però, non sarà più possibile indagare sulla gestione italiana della pandemia a causa del limite temporale stabilito tramite gli emendamenti, di cui non vi era traccia nel vecchio testo.

È per questo, quindi, che si è scatenata l’ira dei familiari di alcune delle vittime da Covid, che pretendono chiarezza. Si tratta di uno «schiaffo morale e indecente ai familiari», ha affermato a tal proposito Consuelo Locati, l’avvocato che guida il pool dei legali dei parenti delle vittime, i quali sono impegnati nella causa civile contro il Governo, il ministero della Salute e la Regione Lombardia e stanno cercando di dimostrare che molte vite si sarebbero potute salvare se si fosse agito diversamente. Inoltre, anche il consulente legale dei familiari delle vittime, Robert Lingard, si è espresso a riguardo parlando di una «ingegnosa operazione di propaganda per gettare fumo negli occhi dei cittadini, un’operazione di omertà spacciata per verità».

Infine, una reazione vi è stata anche da parte dei deputati di Fratelli d’Italia, l’unico partito a non approvare i correttivi in questione. «Una vera e propria farsa per impedire di indagare sulle responsabilità politiche di quanto avvenuto», ha affermato Giorgia Meloni, che ha condiviso sui social un video in cui un altro deputato di Fdi, Galeazzo Bignami, definisce la vicenda «un insabbiamento istituzionale» finalizzato ad evitare che si indaghi nei confronti del governo per questioni come la non valorizzazione delle cure domiciliari o il mancato aggiornamento del piano pandemico. A tal proposito, va infatti ricordato che alle terapie domiciliari si è opposto proprio il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, mentre il piano pandemico non viene aggiornato dal 2006. Ad ogni modo, però, si tratta solo di alcuni degli interrogativi che sono destinati a rimanere senza risposta.

[di Raffaele De Luca]

Tra mafia, Stato ed equilibri politici: cosa sappiamo dell’attentato a Borsellino dopo 29 anni

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Gli effetti della strage di via D'Amelio, consumata il 19 luglio 1992

19 luglio 1992, ore 17 circa. Un’autobomba esplode in via D’Amelio, prima periferia di Palermo, assassinando il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traiana.

Sono passati appena 57 giorni dall’attentato di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

A 29 anni da quei tragici fatti ancora ci si chiede perché Cosa Nostra abbia compiuto due attentati così clamorosi e ravvicinati che innescarono l’inevitabile intervento repressivo – approvazione di leggi antimafia, invio dell’esercito in Sicilia, numerosi processi e condanne ai boss – da parte dello Stato, che almeno inizialmente, metterà in ginocchio l’organizzazione criminale, minacciando seriamente di cancellarla. La mafia scelse autonomamente la strategia stragista o come in altri fatti di sangue precedenti fu solo la mano che si lasciò guidare da una mente esterna, anche a scapito dei propri interessi? Su questi temi si è espresso il 16 giugno scorso anche il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo Roberto Scarpinato, durante un’audizione presso la commissione Antimafia siciliana presieduta da Claudio Fava. Paolo Borsellino forse aveva capito che c’erano dei pezzi esterni a Cosa Nostra invischiati nella strage di Capaci. Lui capisce che sarà la mafia a ucciderlo, ma che al contempo ci sono entità superiori che lo decideranno prima. Acquisisce altre notizie con cui capisce che c’era un continuo colloquio tra mafia e parti infedeli dello Stato.

A tal proposito significativa è la posizione del giudice Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione, scomparso nel gennaio del 2018, che per molti anni si è occupano della lotta a Cosa Nostra, Camorra e terrorismo e degli intrecci tra questi fenomeni criminali e centri di potere nazionali e internazionali, massoneria, servizi segreti e Gladio, la propaggine italiana della vasta operazione atlantista Stay Behind, volta ad arginare il pericolo della diffusione del comunismo negli anni della guerra fredda. Una struttura paramilitare voluta dalla Cia, la cui esistenza è stata resa nota al popolo italiano da Andreotti solo nel 1990, in una fase in cui, col tramontare della contrapposizione tra Usa e Urss, veniva meno anche la sua principale funzione storica, ma che avrebbe avuto un ruolo centrale per traghettare il paese dalla “prima” alla “seconda” Repubblica. Proprio su Gladio e sui suoi legami con mafie, destra eversiva e massoneria – affermava Imposimato – si concentrarono le indagini di Falcone dal 1990 in avanti.

La chiave di lettura della strage di via d’Amelio – continua Scarpinato – sta in eventi che hanno preceduto e seguito la vicenda. Isolare la strage è un errore metodologico che può portare a risultati fuorvianti e che potrebbe far pensare che ci siano stati solo interessi di Cosa Nostra in ballo. Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 si tennero in Italia e in Sicilia in contemporanea riunioni tra i massimi vertici di Cosa nostra e ‘Ndrangheta per discutere di un progetto di destabilizzazione del Paese. Si temeva un avvento al potere della sinistra e che in questo tipo di governo alcuni ruoli chiave potessero essere affidati a Borsellino e Falcone. Si temeva anche una regolazione di conti con il passato che avrebbe colpito i vertici delle associazioni criminali come la massoneria deviata, la destra eversiva e le mafie. In alcune riunioni si prese atto che i vecchi referenti politici avevano voltato le spalle e non potevano più garantire nulla. Servivano per questo stragi e altri atti eclatanti per destabilizzare il vecchio ordine politico e impaurire la popolazione. Il nuovo soggetto politico che sarebbe nato era una ‘Lega meridionale’ che poteva allearsi con la Lega Nord per dividere l’Italia in tre macroregioni. Il progetto era quello di creare una secessione, la Sicilia doveva essere autonoma in tutto e diventare una specie di Singapore. Nacquero tanti movimenti indipendentisti che dovevano fondersi in una unica Lega sotto la regia di Licio Gelli (Gran Maestro della loggia massonica P2, ndr)”, con il coinvolgimento di personaggi come il terrorista nero Stefano Delle Chiaie e mafiosi come Vito Ciancimino. Un ruolo “era esercitato anche da apparati dei Servizi legati a Gladio”.

I progetti indipendentisti però sfumarono velocemente per lasciare spazio ad una nuova creatura politica, il movimento Forza Italia che ebbe tra i suoi fondatori principali Marcello Dell’Utri, braccio destro dell’imprenditore Silvio Berlusconi, che di lì a poco sarebbe sceso in campo direttamente e nel 1994 avrebbe ottenuto la carica di capo del governo. Come noto Dell’Utri verrà poi condannato a sette anni di carcere in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e a dodici anni in primo grado nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Lui e Berlusconi sono ad oggi anche indagati dai magistrati di Firenze per concorso nelle stragi mafiose del 1993. Forza Italia invece continua a quasi trent’anni dalla sua nascita ad essere protagonista della scena politica nostrana, tanto da trovare posto anche nell’attuale governo Draghi, che gli riserva tre ministeri.

[di Massimo Venieri]

Kenya: esplode cisterna di carburante, 13 vittime

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In Kenya, precisamente nei pressi della città di Malanga, l’esplosione di una cisterna di carburante ha causato la morte di 13 persone. Queste ultime al momento dello scoppio stavano attingendo al suo contenuto, in seguito ad un incidente stradale. Si tratta, però, di un disastro che avviene spesso nel Paese a causa delle diffuse condizioni di povertà in cui vivono i cittadini: in tal senso, nel 2009 si verificò uno degli episodi più drammatici, con almeno 120 persone che persero la vita tra la folla che cercava di prelevare carburante da una cisterna che si era ribaltata.

Violente frane a Mumbai: almeno 30 morti

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Almeno 30 persone sono morte in tre diversi sobborghi di Mumbai a causa dei crolli provocati dalle frane provocate dalle violente piogge che stanno colpendo il paese. La conta è provvisoria e i soccorritori stanno scavando alla ricerca di eventuali superstiti. Diverse aree di Mumbai sono state colpite da inondazioni a causa delle forti piogge delle ultime 24 ore, che hanno paralizzato la capitale finanziaria dell’India.

Il Green Pass è già un fallimento? Molti paesi europei non lo adottano

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La stretta decisa dal presidente francese Macron ha rilanciato negli ultimi giorni la discussione sul passaporto sanitario e l'obbligo vaccinale. Il presidente francese ha annunciato l'intenzione di rendere obbligatorio il pass per entrare in diversi locali pubblici, usufruire dei trasporti (aerei, treni, pullman di lunga percorrenza) ed accedere alle strutture mediche, nonché di introdurre l'obbligo vaccinale per il personale che lavora nelle strutture sanitarie. Scatenando ondate di proteste in tutto il Paese.
Eppure, analizzando l'uso del green pass in Europa si scopre che sono molti i paes...

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G8 Genova 2001, Strasburgo: inammissibile ricorso poliziotti scuola Diaz

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La Corte europea dei dei diritti dell’uomo ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da alcuni poliziotti condannati per l’irruzione e il pestaggio dei manifestanti che dormivano alla scuola Diaz durante il G8 di Genova la sera del 21 luglio 2001. Secondo la Corte non è emersa nessuna violazione dei diritti degli agenti condannati, che hanno avuto un processo equo. I ricorsi sono stati giudicati “manifestamente infondati”. Non è la prima volta che la Corte interviene sui pestaggi avvenuti alla scuola Diaz. Nel 2015 condannò lo Stato italiano al risarcimento di un manifestante, evidenziando come durante l’operazione fossero avvenuti eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo alla tortura e alle condizioni e punizioni degradanti e inumane. Il 22 giugno 2017 la stessa Corte ha nuovamente condannato l’Italia, riconoscendo che le leggi dello Stato risultano inadeguate a punire e a prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell’ordine.

Italia, presentata una nuova proposta di legge per la legalizzazione della cannabis

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Alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati è stata depositata una proposta di legge che mira a rendere legale la coltivazione di cannabis a uso personale. La proposta punta quindi non a realizzare anche in Italia i coffee shop sul modello olandese e di alcuni stati americani, ma più semplicemente ad evitare che semplici consumatori possano rischiare il carcere, come avviene oggi, solo per aver coltivato alcune piante in casa per il proprio fabbisogno. Una pratica, quella dell’autoproduzione di cannabis, che sempre più italiani praticano, non solo per essere certi di non consumare cannabis piena di additivi chimici nocivi come può essere quella acquistata in strada, ma anche per non essere complici delle mafie che ne detengono buona parte della produzione.

La proposta di legge, secondo quanto spiegato dalla campagna di supporto “Meglio Legale”, prevede le seguenti modifiche alla legge:

  1. Per il reato di produzione detenzione e spaccio (art 73) verrebbe introdotta la fattispecie di lieve entità, per punire meno severamente i casi meno gravi;
  2. Sarebbe consentita la coltivazione di 4 piante per uso personale;
  3. Cadrebbe anche la sanzione amministrativa (art 75);
  4. Se a commettere il reato di spaccio è persona tossicodipendente non è punita con il carcere ma con i lavori socialmente utili;
  5. Le pene sarebbero aumentate nei casi di associazione a delinquere, nei casi in cui il reato sia commesso nei confronti dei minori, e nel caso di reato commesso da chi è in possesso di un’autorizzazione a produrre per fini medici e di ricerca.

Negli ultimi anni sono state numerose le proposte di legge per la legalizzazione della cannabis depositate in Parlamento e neppure mai approdate in aula per essere votate. Ma questa volta trapela maggiore ottimismo. La scelta di produrre un testo che mira non alla legalizzazione vera e propria, ma ad una depenalizzazione della coltivazione punta a superare le resistenze di alcuni partiti del centro, mentre rimane scontata la contrarietà di Lega e Fratelli d’Italia. Inoltre nel suo discorso programmatico la ministra della Giustizia Marta Cartabria ha elencato tra i punti quello di ampliare la non punibilità per i fatti di lieve entità, tra i quali ricade anche la coltivazione di cannabis per consumo personale.

Rapporto Invalsi: gli studenti sono peggiorati durante la pandemia

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Le prove INVALSI del 2021 hanno avuto luogo in condizioni molto particolari: è la prima volta che si misurano le competenze degli studenti dopo più di un anno di sospensione delle attività didattiche. INVALSI, ovvero l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, è l’ente che si occupa di misurare quantitativamente la qualità dell’istruzione italiana, e quest’anno mostra risultati poco rassicuranti. La pandemia ha avuto un effetto negativo sull’apprendimento degli studenti italiani.

Le prove sono state svolte da più di 2 milioni di studenti distribuiti su tutto il territorio nazionale e hanno riguardato tre materie: la matematica, l’italiano e l’inglese. Dal rapporto elaborato al termine delle prove si traggono una serie di conclusioni. Prima di tutto il fatto che con la pandemia (e la conseguente sospensione o modifica di molte attività didattiche) le performance scolastiche sono, in media, peggiorate rispetto al 2019. Il peggioramento, poi, riguarda soprattutto la matematica e l’italiano, ma non l’inglese. Le difficoltà, infine, riguardano soprattutto le scuole secondarie, mentre le scuole elementari non hanno registrato risultati peggiori rispetto all’ultima rilevazione.

A livello regionale, la provincia autonoma di Trento (parte del non più esistente Trentino Alto Adige) è l’unica regione che ha riportato risultati migliori nel 2020 rispetto al 2019, e in tutte e tre le materie esaminate. Si conferma un sospetto precedentemente espresso e fondato, ovvero che la pandemia ha inasprito disuguaglianze già esistenti: nel panorama generale di peggioramento, il Sud e le isole sono peggiorate più del Nord, e le scuole professionali più dei licei. Anche i ragazzi stranieri hanno ottenuto risultati peggiori rispetto ai loro compagni italiani, ma la forbice è più ampia in matematica che non in italiano. Si conferma poi la differenza di genere tra i ragazzi, più bravi in matematica, e le ragazze, che ottengono risultati migliori in italiano.

grafico tratto dal rapporto INVALSI

Insomma, le difficoltà legate alla pandemia si sono fatte sentire di più presso gli strati più vulnerabili: il rapporto dà prova di un divario territoriale ancora esistente e di una forte disparità tra i ragazzi di condizioni socio-culturali favorevoli rispetto ai più svantaggiati. Gli alunni delle scuole professionali, ancora di più se meridionali, sono quelli che più hanno sofferto, da un punto di vista didattico, del Covid.

La pandemia, inoltre, ha aumentato la frequenza della cosiddetta “dispersione scolastica”, ovvero il fenomeno di studenti che formalmente terminano gli studi ma senza di fatto avere le competenze necessarie ad un normale inserimento nella società e nel mondo del lavoro. Questo dato, che si attestava al 7% nel 2019, è salito nel 2020 al 9,5%, arrivando fino al 22,4% in Calabria.

[di Anita Ishaq]

 

Maltempo: 153 morti in Europa

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È salito ancora il numero delle vittime causate dal maltempo che in questi giorni si sta verificando in Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera. In totale, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali tedesche, le persone che hanno perso la vita in Europa sono 153. Nello specifico, 20 di loro sono morte in Belgio, mentre le restanti 133 sono decedute in Germania. La polizia di Coblenza ha inoltre comunicato che, in base alle ultime informazioni disponibili, 90 individui hanno perso la vita nella regione della Renania-Palatinato. Ad essi si aggiungono altre 43 persone morte nella Renania Settentrionale-Westfalia.

Cuba, Biden conferma le sanzioni approvate da Trump

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In campagna elettorale Joe Biden aveva promesso che avrebbe rimosso le misure contro Cuba che vennero approvate da Donald Trump. Ora il presidente Usa si rimangia la parola ed anzi annuncia nuovi provvedimenti atti a cercare di limitare la sovranità cubana. Tra queste annuncia che “gli Stati Uniti sono pronti ad inviare una quantità significativa di vaccini anti-Covid a Cuba”, ponendo come condizione che “un’organizzazione internazionale amministri la distribuzione dei vaccini” e non il governo cubano. Cuba in verità è l’unico paese non del G20 che è stato in grado di produrre propri vaccini, già approvati e con efficacia dimostrata oltre il 90%, tuttavia a rallentare la campagna vaccinale è il fatto che l’embargo rende difficile al Paese acquistare sul mercato le siringhe, oltre a molti altri beni di prima necessità.