La Commissione europea ha stabilito che i due prestiti statali concessi dall’Italia ad Alitalia nel 2017, relativi ad un importo complessivo di 900 milioni di euro, sono illegali ai sensi delle norme Ue in materia di aiuti di Stato. Nello specifico, come dichiarato dalla vice presidente della Commissione europea Margrethe Vestager, tali presiti «hanno conferito ad Alitalia un vantaggio sleale rispetto ai suoi concorrenti». L’Italia è perciò tenuta a recuperare gli aiuti dalla compagnia, maggiorati degli interessi.
L’improbabile guerra dei giudici contro i canali “no Green Pass” su Telegram
In Italia, ultimamente si sta intensificando l’azione degli apparati dello Stato nei confronti di coloro che i media mainstream definiscono “no vax”, termine generalmente utilizzato per indicare indistintamente tutti coloro che si oppongono non solo ai vaccini anti covid ma anche al Green Pass. Ad essere preso di mira è il social Telegram, e in maniera particolare il gruppo “Basta Dittatura”, ritenuto la base operativa da cui sono derivati alcuni episodi di violenza e descritto (erroneamente) dai media come il quartier generale di tutte le persone che si oppongono alle politiche post-pandemiche.
Come anticipato, però, non solo i giornali si stanno accanendo contro questo canale: basterà ricordare che recentemente la Procura di Torino ha emesso un decreto di sequestro nei suoi confronti. Come riportato dal quotidiano La Stampa infatti, che cita fonti del palazzo di Giustizia, il testo è stato inviato a una mail istituzionale di Telegram, utilizzata dall’autorità giudiziaria per fare presente la richiesta di chiudere la chat alla struttura legale del social. Il decreto fa seguito al fascicolo aperto nei giorni scorsi avente ad oggetto l’ipotesi dei reati di trattamento e diffusione illecita di dati personali e, come annunciato la settimana scorsa dalla direttrice della Polizia Postale Nunzia Ciardi, di istigazione a delinquere con finalità terroristiche aggravata dall’utilizzo di mezzi informatici. Tale reato, è appunto anche alla base delle indagini sui canali Telegram ad opera della Polizia Postale, le quali devono quindi aggiungersi all’operato della Procura di Torino.
Tornando ad essa, va detto che dalla struttura legale di Telegram, la cui sede è a Dubai, non è ancora arrivata una risposta ufficiale ed al momento la chat in questione è aperta e funzionante. In tal senso non è da escludere il fatto che, se nei prossimi giorni dovesse proseguire questa situazione di stallo, i magistrati potrebbero avviare una rogatoria internazionale.
Ad ogni modo, però, non ci si deve meravigliare dell’attuale indifferenza da parte di Telegram, che si propone come una piattaforma del tutto libera e priva di censura. La sua mancata risposta, inoltre, può essere meglio compresa soprattutto se si pone l’attenzione su vicende simili che hanno coinvolto il social in passato. C’è ad esempio il caso della Germania, con le autorità tedesche che negli scorsi mesi hanno avviato un procedimento contro l’app di messaggistica accusandola di non rispettare le leggi che impongono ai social media di controllare le azioni dei propri utenti e di vietare le chat con contenuti illegali. Anche quella volta, però, Telegram ha ignorato la richiesta delle autorità.
Da menzionare poi anche il caso della Bielorussia dove, come è risaputo, da oltre un anno si svolgono proteste contro il governo, le quali più volte sono state represse con la violenza. Ebbene, è all’interno di tale contesto che si colloca la richiesta della nota azienda multinazionale Apple, la quale nel 2020 ha invitato Telegram a chiudere 3 canali gestiti da manifestanti bielorussi in cui erano stati pubblicati i dati personali di individui appartenenti alle forze dell’ordine. A tale richiesta, però, il fondatore del social, Pavel Durov, ha risposto così: «Preferirei lasciare stare i canali, ma in genere Apple non offre molta scelta ad app come Telegram in tali situazioni. Sfortunatamente, presumo che questi gruppi finiranno per essere bloccati su iOS (sistema operativo sviluppato da Apple), ma rimarranno disponibili su altre piattaforme». Successivamente Apple ha dichiarato che la richiesta non fosse quella di eliminare i 3 canali in questione ma solo i messaggi specifici contenenti dati personali, al che Durov ha risposto ancora: «questi canali sono costituiti interamente da informazioni personali degli oppressori violenti. Nascondendo le loro richieste con un linguaggio vago, Apple sta cercando di non assumersi la responsabilità di quanto richiesto».
Dunque, alla luce di tutto ciò, l’attuale menefreghismo da parte di Telegram nei confronti della richiesta della procura di Torino non rappresenta di certo una novità, ed in base agli episodi sopracitati sembra alquanto improbabile che Telegram prenda in considerazione il decreto di sequestro.
[di Raffaele De Luca]
Napoli: protesta dei lavoratori della Whirlpool
Ancora una volta, gli operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli sono scesi in strada a protestare. Questa mattina, sono partiti in corteo dalla sede del sito in via Argine e si sono diretti verso il porto del capoluogo campano, dove hanno bloccato i mezzi in entrata ed in uscita. A fine settembre, infatti, scadrà il termine per i licenziamenti.
Contrordine, Erdogan secondo Draghi non è più un dittatore: “rapporti eccellenti”
Era l’8 aprile scorso quando il presidente del Consiglio Mario Draghi definiva in conferenza stampa il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan «un dittatore del quale abbiamo bisogno». Cinque mesi dopo le cose sono evidentemente cambiate. Quantomeno dal modo in cui il sito ufficiale di Palazzo Chigi riporta la notizia della conversazione telefonica intercorsa ieri tra i due leader. La nota della presidenza del Consiglio parla di «fruttuoso e amichevole scambio di vedute» sulla crisi afghana, di «rinnovato invito» fatto dal premier italiano ad Erdogan per partecipare al prossimo vertice del G20 a Roma, finanche di «eccellenti rapporti bilaterali» e delle «opportunità di ulteriore rafforzamento del partenariato italo-turco in tutti i settori». Una svolta completa, o forse solo una dimostrazione di come i binari dei rapporti tra stati si muovano ben al di fuori di certe dinamiche televisive, buone più per il consenso interno che per la realtà della geopolitica.
Nel discorso dell’8 aprile Draghi aveva anche avvisato che con questi “utili dittatori” sarebbe stato «franco nell’esprimere la diversità di vedute, di opinioni, di comportamenti e di visioni della società». Di tale franchezze però nel comunicato non vi è alcuna traccia. E non che la Turchia abbia mutato atteggiamento nella repressione dell’opposizione interna e nella guerra contro i curdi. Appena quattro giorni fa l’esercito di Erdogan ha bombardato con dei droni nientemeno che il campo profughi di Makhmur, nel Kurdistan iracheno, in una operazione contro i civili che lo stesso ambasciatore Usa presso le Nazioni Unite ha definito una violazione del diritto internazionale. Nient’altro che l’ultimo capitolo di una lunga scia di violazioni dei diritti civili e politici in Turchia, che passa dagli arresti degli studenti che si oppongono al regime, ai tentativi di messa al bando del partito filo-curdo, fino al controllo sui social media e al divieto di manifestare per la comunità Lgtb.
L’Iran attacca due villaggi Curdi
Il 9 settembre in Iraq, i villaggi curdi di Sidakan e Choman (al confine tra Iraq e Iran) sono stati colpiti dai razzi iraniani. I bombardamenti di artiglieria da parte dell’Iran hanno avuto inizio da ieri, alle 9:00 (ora locale) come hanno fatto sapere le forze di sicurezza a Erbil. Nell’attacco ci sono state diverse vittime, ma – come specificato dal sindaco di Sidakan – quest’ultime non sono state ancora identificate.
Stati Uniti: vaccino obbligatorio per due terzi dei lavoratori
Giovedì, il presidente Joe Biden ha parlato della necessità di accelerare la lotta contro il Covid-19. Dunque, tanto nei settori pubblici quanto nei settori privati, per gran parte dei lavoratori il vaccino diventa obbligatorio. Per quanto riguarda i lavoratori federali, sono circa quattro milioni coloro che dovranno vaccinarsi e hanno 75 giorni di tempo per farsi somministrare le dosi. Per i privati invece, le aziende con più di 100 dipendenti (per un totale di, circa, 80 milioni di persone), dovranno imporre l’obbligo di vaccinazione oppure saranno tenuti a sottoporre i dipendenti a un test ogni settimana.
Europa: 50 organizzazioni denunciano la svolta pro OGM di Bruxelles
Politiche accusate di non essere “conformi agli standard ambientali e di tutela dei consumatori”, portate avanti da un esecutivo europeo imputato di andare incontro alle “richieste dell’industria delle biotecnologie agrarie per deregolamentare nuovi prodotti OGM destinati al cibo, senza tener conto del principio di precauzione e delle norme ambientali e di tutela dei consumatori”. Sono i punti salienti di una lettera congiunta sottoscritta da 50 organizzazioni non governative per denunciare le proposte della Commissione Europea sulle nuove tecniche di modifica del genoma degli organismi. Tra i cinquanta firmatari c’è una sola organizzazione italiana: la Demeter, associazione privata di produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici.
Le proposte della Commissione riguardano le nuove tecniche genomiche (NGT) – i cosiddetti OGM di nuova generazione – basati sulle tecnologie di mutagenesi mirata e cisgenesi, che mirano a rendere le piante più resistenti alle malattie e alle intemperie. La Direzione generale della Salute della Commissione europea (DG SANTE) ha pubblicato un documento in cui descrive ormai vecchi e inadatti i regolamenti europei sugli organismi geneticamente modificati (OGM) e annuncia che produrrà un nuovo quadro legislativo aggiornato per le nuove tecniche genomiche (NGT) che servono ad alterare il genoma di un organismo e che – ritiene la Commissione – hanno il potenziale per contribuire a un sistema alimentare più sostenibile come parte degli obiettivi del Green Deal europeo. Secondo i loro difensori i prodotti NGT possono contribuire a sistemi alimentari sostenibili perché sviluppano piante più resistenti alle malattie e alle condizioni ambientali, e perché i prodotti realizzati a partire da questa tecnologia possono beneficiare di qualità nutrizionali più elevate.
Argomentazioni che non convincono le organizzazioni firmatarie della lettera di protesta, che chiedono invece che le colture NGT siano trattati esattamente come quelle OGM. Opponendosi fermamente ai piani di Bruxelles perché la deregolamentazione delle nuove tecniche OGM presenterebbe “rischi inaccettabili per la salute umana e animale”. “Le proposte della Commissione – hanno scritto – superano le linee rosse quando si tratta di biosicurezza, trasparenza delle informazioni e protezione dei consumatori. Per questo vanno respinte”.
È stata scoperta l’isola più a nord del pianeta Terra
È stata recentemente scoperta un’isola che potrebbe essere ufficialmente riconosciuta come quella più a nord del pianeta: il ritrovamento è avvenuto durante una spedizione nel nord della Groenlandia effettuata da alcuni studiosi, tra cui ricercatori dell’Università di Copenaghen. Proprio sul sito web dell’Ateneo danese, infatti, si legge che la scoperta di quella che «risulta essere l’isola più settentrionale della Terra» è avvenuta in realtà casualmente: gli scienziati si erano diretti in elicottero in Groenlandia con tutt’altro scopo, ovvero sia quello di «raccogliere campioni dalla remota ed estrema periferia settentrionale», e sono rimasti increduli quando hanno capito di trovarsi su un’isola dove nessuno aveva mai messo piede. Nello specifico, essi pensavano di essere sull’isola di Oodaaq, che rappresenta il punto più settentrionale della Groenlandia ed uno dei punti più a Nord del pianeta. Tuttavia si sono poi resi conto del fatto che, in verità, si trovavano su una nuova isola ancora più a nord rispetto ad essa.
Il capo della missione in Groenlandia, Morten Rasch, ha spiegato che i ricercatori hanno iniziato a dubitare del fatto che si trovassero sull’isola di Oodaaq in seguito alla pubblicazione sui social, da parte sua, di foto e coordinate dell’isola. Diversi “cacciatori di isole americani”, ossia coloro che ricercano isole sconosciute, hanno capito che ciò che fino a quel momento i ricercatori pensavano fosse probabilmente errato, e gli hanno quindi consigliato di contattare l’Università tecnica della Danimarca (DTU). Così, ha affermato il capo della spedizione, «insieme a DTU ci siamo resi conto che il mio GPS aveva sbagliato, portandoci a credere che fossimo su Oodaaq, mentre in effetti avevamo appena scoperto una nuova isola più a nord».
Detto ciò, l’isola appena scoperta si trova esattamente a 780 metri a nord di Oodaaq, è larga circa 30 metri, lunga 60 e sorge a 3-4 metri sul livello del mare. Essa è costituita da fango del fondale marino, terra e rocce lasciate dai ghiacciai. Secondo Morten Rasch, però, probabilmente essa rientra in una categoria nota come “isolotti di breve durata” e, per questo, «nessuno sa per quanto tempo rimarrà». C’è, tuttavia, anche chi ritiene l’opposto: Rene Forsberg, professore e capo della geodinamica presso l’Istituto spaziale nazionale danese, sostiene infatti che la nuova terra «risponda ai criteri di un’isola».
[di Raffaele De Luca]
Come i profitti delle banche europee vanno nei paradisi fiscali
Secondo quanto emerso dall’analisi pubblicata da Eu Tax Observatory (laboratorio indipendente di ricerca che ha sede nella Paris School of Economics) le banche europee – col fine di risparmiare sulle tasse – continuano a utilizzare in maniera significativa i paradisi fiscali per contabilizzare i loro profitti. Anche se è aumentata l’attenzione – tanto nel dibattito pubblico quanto nel mondo politico – rispetto a questi temi, gli istituti di credito non hanno ancora ridotto la loro presenza in Paesi a fiscalità agevolata. Il report pubblicato da Eu Vax Observatory (“Have European baks left tax havens? Evience from country-by-country data”) documenta quindi le attività delle banche europee nei paradisi fiscali e come quest’ultima si sia evoluta a partire dal 2014 fino a oggi.
Per ottenere trasparenza il più possibile, dal 2014 è stato reso obbligatorio il rendiconto finanziario (il documento in cui si attestano tutti i flussi di cassa avvenuti in un determinato periodo) Paese per Paese; nonostante la misura adottata sette anni fa, dal report sopracitato si apprende che le 36 banche prese in analisi – le quali sono tenute, appunto, a rendere pubblici i risultati delle loro attività Pese per Pese – hanno registrato circa il 14 per cento (dato rimasto pressoché stabile dal 2014 al 2020) dei loro profitti complessivi nei paradisi fiscali. Quindi, i principali istituti di credito europei hanno spostato un corrispettivo di circa 20 miliardi di euro in territori che possano permettere benefici fiscali. Eu Tax Observatory ha quindi esaminato le operazioni condotte dalla maggiori banche europee in 17 diversi paesi; tra questi emergono Bermuda, Panama, Isole Vergini britanniche e Isole Cayman, che hanno una tassazione pari a zero.
Sempre dal report si apprende che tra i primi dieci istituti di credito evasori, due sono italiani. Al secondo posto della lista si colloca infatti il Monte dei Paschi di Siena, con ben il 50 per cento dei profitti registrato nei paesi a fiscalità agevolata. Invece, al decimo posto si trova Intesa San Paolo che ha registrato nei paradisi fiscali il 10 per cento degli utili. Non solo, ma dallo studio di Eu Tax Observatory emerge che, addirittura, dal 2014 alcune banche abbiano aumentato la percentuale di utile registrata nei paradisi fiscali, piuttosto che diminuirla: anche in questo caso, c’è stato un incremento di un quinto da parte Monte dei Paschi di Siena e di un ottavo da parte della banca Intesa San Paolo.
[di Francesca Naima]









