Nel fine settimana, in Corea del Nord, è stato testato un nuovo “missile da crociera a lungo raggio”. L’agenzia di stampa ufficiale del Paese (KCNA) ha fatto sapere che le prove si sono concluse con successo. L’ultimo test di tiro da parte della Corea del Nord è stato effettuato a marzo nel Mar del Giappone, violando le scelte prese dall’ONU. Nonostante il Paese abbia ricevuto delle sanzioni per i propri programmi nucleari e balistici, la Corea del Nord continua a sviluppare arsenale, fatto che allarma la comunità internazionale.
Francia: quasi 200 manifestazioni contro la “dittatura sanitaria”
Sono quasi 200 le manifestazioni che stanno avendo luogo oggi in tutto il territorio francese. Il 15 settembre, in Francia, entrerà infatti in vigore l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario: chi non avrà ricevuto almeno una dose entro la data stabilita, non potrà più lavorare e non percepirà più alcun salario. Sono dunque circa 170 mila i manifestanti che stanno protestando contro l’obbligo vaccinale imposto al personale sanitario. «Ai piedi del Ministero della Salute a Parigi, un raduno di professionisti della salute e di pompieri contro la “dittatura della salute” e le “menzogne dello Stato e dei media”», come precisa Stéphane Mandard, giornalista de Le Monde.
Passi in avanti per un vaccino contro il cancro: al via la sperimentazione
Un vaccino a due dosi ha mostrato risultati promettenti nel trattamento dei tumori. Gli studi preclinici condotti sui ratti hanno infatti evidenziato una marcata efficacia del trattamento, tanto da portare la sperimentazione alla fase I del trial clinico vero e proprio. Questa avrà inizio entro la fine dell’anno e coinvolgerà 80 pazienti oncologici con cancro ai polmoni. I ricercatori del team Oxford-AstraZeneca e del Ludwig Institute for Cancer Research hanno raggiunto questo importante traguardo nel campo dell’immunoterapia utilizzando la stessa tecnologia a vettore virale del vaccino anti-covid Vaxzevria. Perché questa scelta? Semplice, i vaccini virali ricombinanti – come hanno dimostrato diversi studi – riescono ad indurre una potente risposta immunitaria attivando i linfociti CD8+ T. Cellule che, in determinate condizioni – come vedremo – possono bloccare la proliferazione tumorale. Inoltre, la stessa accelerazione alla ricerca scientifica, data proprio dalla condizione pandemica, potrebbe aver giocato un ruolo chiave nell’ottenere questo risultato.
La formulazione è eterologa, ovvero costituita da due principi sensibilmente diversi tra loro. Da un lato, contiene un poxvirus attenuato (vaccino Ankara modificato, MVA), dall’altro, come nel caso di Vaxzevria, consiste in un adenovirus che funziona da vettore virale, modificato di modo da bloccarne la replicazione per renderlo innocuo (ChAdOx1). Nel vaccino contro la Covid-19 quest’ultimo è impiegato per il trasporto della proteina Spike, mentre qui è stato combinato con una terapia immunologica già nota al fine di potenziare l’efficacia della stessa. Stiamo parlando del Blocco del checkpoint immunologico (ICB), ovvero, una strategia che punta a togliere il freno alle cellule del sistema immunitario, concentrando il loro potenziale ‘distruttivo’ verso le cellule tumorali. In assenza di patogeni, infatti, le cellule immunitarie vengono naturalmente inibite per evitare infiammazioni interne. Ma gli stessi tumori, sfruttando l’interazione tra due molecole – la proteina PD-1 e il suo sito di legame PD-L1 – si difendono impedendo alle cellule del sistema immunitario – i linfociti T in particolare – di attaccarli. Il vaccino contro il cancro formulato dai ricercatori, per l’appunto, contiene anticorpi in grado di bloccare questo processo. Lo scopo è stato quindi rendere le cellule tumorali maggiormente vulnerabili ai linfociti CD8+ T stimolati dai vettori virali.
Ma come fa la terapia a colpire selettivamente il tumore? Questo è possibile grazie al riconoscimento di due antigeni di tipo MAGE presenti sulla superficie di molte tipologie di cellule tumorali. Si tratta di molecole in grado di riconoscere una famiglia di geni, codificanti per delle proteine omonime, scoperti per la prima volta nel tumore della pelle. Da qui, l’acronimo che sta per Melanoma-Associated Antigen. Il vantaggio di sfruttare queste proteine come bersagli del vaccino è la loro presenza su numerosi tessuti tumorali, combinata alla loro assenza su tessuti sani, riducendo quindi anche il rischio di possibili effetti collaterali. D’altra parte, un limite c’è. Laddove queste molecole vengono a mancare, infatti, non è stato registrato alcun beneficio clinico. Ad ogni modo – spiegano i ricercatori – il vaccino contro il cancro, denominato ChAdOx1/MVA, genera una forte risposta immunitaria da parte dei linfociti CD8+ che si infiltrano nei tumori determinando un netto miglioramento nell’efficacia della terapia ICB precedentemente citata. Certo è che la strada è ancora lunga e tortuosa: una volta terminata la fase I, prima di arrivare ad un’eventuale approvazione, l’iter prevede infatti altre due fasi cliniche che sicuramente dureranno anni. In questo caso, non è prevista nessuna autorizzazione emergenziale.
[la Redazione]
Violenza crescente in Myanmar: almeno 20 morti
La cosiddetta “guerra difensiva popolare”, che sta avendo luogo in Myanmar, è segnata da una crescente violenza. Sono almeno venti le persone uccise negli scontri tra le milizie e le forze di sicurezza del Myanmar, come fanno sapere testimoni e media del Paese. Un altro violento combattimento che arriva dopo che sabato, gli attivisti e le forze anti-militari, hanno fatto appello alla comunità internazionale purché quest’ultima possa agire, visto che la resistenza armata è anche conseguenza della mancanza di interventi esterni significativi.
Viva la cucina! Pietra tombale degli oppressori
“Il diritto, il bisogno di pensare in termini diversi da quelli dell’uso comune“: è una affermazione di Herbert Marcuse, 1964. Ma oggi che cos’è l’uso comune? Quello che si impone nella televisione e nei social a fronte della vita di tutti i giorni? Oppure quello che si sta preparando all’orizzonte come omologazione planetaria dove di consapevolmente comune, anche in modo residuale, non rimarrà più niente? E sul terreno della alimentazione, del cibo, quali sono le condizioni?
Prendiamo alla sprovvista la logica del buon senso e non facciamoci domande sul futuro, sui rischi che corriamo ecc. ecc. Andiamo direttamente sul luogo del delitto, e poi chiediamoci quale può essere il movente. Eccoci dunque in cucina, il luogo più allegorico che ci è rimasto, l’ultima frontiera della produzione simbolica, il fronte bollente della difesa dall’invasione del cibo pianificato, il fortino della diversità, del bollente e del tiepido, dell’unto e del vapore, dell’umido e del secco. Il grande antropologo Claude Lévy Strauss intitolava il suo capolavoro, erano gli anni di Marcuse, Il crudo e il cotto. Da questo principio culinario e metafisico nessuna cultura del mondo transige. Nemmeno le capitalistiche microonde ci sottraggono al bisogno di trovare la giusta temperatura, ciò che il piatto e i commensali richiedono.
Nessuno dunque con successo speri di propinarci, qui o in qualsiasi contrada del mondo, lo stesso cibo preconfezionato, conforme ai profitti dei controllori mondialisti, sterile, neutrale papocchio della loro ipocrisia.
Dopo le straordinarie, molteplici iniziative, ad esempio di Slow Food e Eataly, non è pensabile ridurre l’umanità alle stesse porzioni e scatolette, con il pretesto dell’equa distribuzione. Il cibo è iniquo invece, è giustamente sintomo delle disuguaglianze, dei bisogni. Con tutto ciò saranno i pescatori e i contadini, con la loro fatica e le loro lotte a salvare il mondo, sempre che i consumatori non credano all’ignoranza e al credo distopico degli equalizzatori del mondo.
Viva le cucine etniche e multietniche, le prescrizioni religiose e le trasgressioni, viva le ricette delle più grandi tradizioni e quelle delle più eccessive contaminazioni.
Guardiamo pure i format culinari in tivù con il loro impietoso spirito competitivo, con le ansie e le lacrime, con le loro cucine chirurgiche e i loro giudici intolleranti. Seguiamo i food blogger più intelligenti ma anche quelli scemi, tutto purché in qualche parte oscura del mondo non si preparino le razioni per tutti come se la alimentazione fosse un problema di sopravvivenza. No, è la cucina che deve sopravvivere, la cucina, il tempio dell’oikos, dimora dell’incontro, con i suoi fumi e i suoi profumi, i suoi tempi e i suoi spazi, le sue sconfitte e le sue glorie. La cucina, luogo del sistema nervoso centrale periferico della civiltà, pietra tombale degli oppressori.
Tomaso Garzoni, il fantasmagorico scrittore cinquecentesco, così percorreva con la sua prosa immaginifica e roboante i tratti costitutivi della cucina: “I golosi del loro dio divoti corrono sovente al cerchio dell’Hostarie, come da una campana desti e svegghiati, alla cucina come al tempio, alla dispensa come all’altare; alla cantina come al lavello di sacristia, al pollaro come al luogo delle vittime; e si dilettano del fumo degli arrosti come d’incenso, del colar del grasso come di balsamo, dello stridor delle padelle come di suono d’organo e del friger delle teglie come di canto fermo e figurato insieme. Ebbe questa professione il suo principio in Asia…, e quindi come racconta Tito Livio le morbidezze forastiere… entrarono nella città di Roma, e fu la prima volta allora che le vivande s’incominciarono apparecchiare con maggior cura e spesa, e fu allora che i cuochi salirono in prezzo e, uscendo fuori d’una cucina tutta onta, bagnati ancora di brodo, tinti di fumo, sporchi di grasso, onti di olio, con le pentole, i piatti, il pestello, il mortaio e lo spiedo, entrarono nelle scuole e, drizzando un’Accademia di Leccardia, si cominciarono a far conoscere per maestri e dottori di quanto in tutta la lor arte si ritrova” (Della Piazza Universale di tutte le professioni del mondo, discorso XCIIII).
[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]
Talebani, Onu: uccisi almeno 4 manifestanti dalla presa del potere
Almeno 4 manifestanti sono stati uccisi dai Talebani dal giorno della presa del potere a Kabul. È quanto si legge in un rapporto dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani di Ginevra, all’interno del quale si condannano i Talebani a causa della «crescente repressione» del dissenso attuata attraverso l’uso, contro i dimostranti, di armi da fuoco, fruste e bastoni. A tal proposito, una portavoce ha affermato: «chiediamo lo stop immediato delle violenze contro i cittadini che esprimono il loro diritto a radunarsi pacificamente ed i giornalisti che seguono le proteste».
L’Italia armerà i suoi droni? Lo lascia intendere un documento della Difesa
Gli aeromobili militari a pilotaggio remoto, meglio noti come droni o UAV, sono ormai parte integrante delle strategie di sorveglianza e di difesa delle Forze armate occidentali in quanto rappresentano un enorme vantaggio nelle dinamiche di guerra, soprattutto in un panorama bellico asimmetrico.
Allo stesso tempo, i droni non mancano di sollevare parecchie perplessità, se non altro perché i modelli dotati di missili terra-aria sono noti per essere soggetti a un uso scriteriato che porta a un numero disarmante di vittime collaterali. Fino a oggi, l’Italia si è chiamata fuori da questo bagno di sangue e ha adoperato gli apparecchi incriminati solamente nell’ottica dello spionaggio, sembra tuttavia che le cose stiano per cambiare e che anche i militari nostrani siano in procinto di entrare nel settore dei bombardamenti hi-tech.
A suggerirlo tra le righe è il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2021-2023, il carteggio con cui la Difesa esplicita pubblicamente le previsioni di spesa del budget per gli anni venturi. Tra le più di duecento pagine digitali, emerge una rapidissima parentesi in cui si annuncia l’adeguamento del “payload” – il carico utile – dei MQ-9, droni colloquialmente detti MALE Reaper.
Cosa si intenda nel contesto per payload è motivo di dibattito. Ciò che sappiamo è che il dicastero sia convinto che tale aggiornamento renderà «disponibile una flessibile capacità di difesa esprimibile dall’aria» e che introdurrà «una nuova opzione di protezione sia diretta alle forze sul terreno che a vantaggio di dispositivi aerei durante operazioni ad elevata intensità/valenza».
Secondo RID, rivista specializzata del settore, non vi sono ambiguità: l’esercito italiano avrebbe accantonato ogni dubbio etico per abbracciare con convinzione l’uso degli UAV armati, strategia definitiva con cui minimizzare le proprie perdite. Un’interpretazione estrema, ma per nulla inverosimile, se si tiene conto che i principi etici del Bel Paese si siano già dimostrati flessibili nel momento in cui si è scelto di lasciar decollare MQ-9 dotati di missili dalla base americana di Sigonella, Sicilia.
Vista l’ambiguità della terminologia adottata dal Ministero della Difesa è altresì possibile che si tratti di un grande fraintendimento, che la modifica del carico utile abbia magari a che fare con strumentazioni non letali. Per risolvere l’arcano abbiamo provato a chiedere chiarimenti agli uffici ministeriali, ma siamo ancora in attesa di un opportuno riscontro.
[di Walter Ferri]
Pantelleria: tromba d’aria provoca 2 morti e 9 feriti
Due persone hanno perso la vita ed altre nove sono rimaste ferite: è questo il bilancio attuale della tromba d’aria che si è abbattuta nel tardo pomeriggio di ieri sull’isola di Pantelleria. Le condizioni meteo non hanno consentito, però, nella notte di trasferire negli ospedali di Palermo i feriti, quattro dei quali, secondo quanto affermato dalla Protezione Civile, sono in gravi condizioni. Il primo trasferimento, dunque, dovrebbe avvenire non appena le condizioni meteo permetteranno all’elisoccorso di partire in sicurezza.
Alitalia, Ue: “illegali aiuti da 900 milioni del 2017, Italia li recuperi”
La Commissione europea ha stabilito che i due prestiti statali concessi dall’Italia ad Alitalia nel 2017, relativi ad un importo complessivo di 900 milioni di euro, sono illegali ai sensi delle norme Ue in materia di aiuti di Stato. Nello specifico, come dichiarato dalla vice presidente della Commissione europea Margrethe Vestager, tali presiti «hanno conferito ad Alitalia un vantaggio sleale rispetto ai suoi concorrenti». L’Italia è perciò tenuta a recuperare gli aiuti dalla compagnia, maggiorati degli interessi.







