giovedì 20 Novembre 2025
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Stop ai tamponi gratis in Veneto, la scelta di Zaia

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Per Luca Zaia l’accesso diretto e libero ai tamponi ha rappresentato per molti «L’occasione per uscire senza bisogno di vaccinazione».  Motivo per cui, il Presidente della Regione Veneto ha deciso che da oggi, 10 agosto, chi sarà intenzionato a fare il tampone dovrà tornare a pagare, con una spesa che va da 8 ai 22 euro. I cambiamenti rispetto alla gratuità del tampone in Veneto sono stati messi in atto dall’introduzione dell’obbligo del Green Pass. Infatti, Zaia ha sottolineato quanto il tampone fosse diventato una scusa per uscire comunque, anche senza essersi vaccinati. «C’è stato l’assalto alla diligenza», precisa Luca Zaia, che spiega «Venerdì abbiamo dovuto fare 52mila tamponi».

La Cina avvia la stretta sugli influencer: “sono diseducativi per il popolo”

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In seguito alle pesanti critiche mosse dal governo cinese, la piattaforma social Weibo ha bloccato la sua classifica delle celebrities più popolari del web. Questo episodio è in linea con una recente tendenza del governo cinese a voler mettere dei paletti a tutte quelle forme di intrattenimento, dai social ai videogiochi fino anche all’alcol e alle sigarette, che assoggettano i giovani e promuovono valori negativi per la comunità.

Weibo è la seconda piattaforma più popolare in Cina. È una sorta di mix tra Facebook, Instagram e Twitter, e funziona secondo una modalità comunicativa one-to-many, il che significa che le persone possono farsi seguire da un’audience, postando materiale foto e video. È il luogo favorito dagli influencer. Ultimamente, però, la Cina ha iniziato a stringere la presa sugli influencer, in quanto considerati vettori di una diseducazione che va a colpire soprattutto i più giovani e vulnerabili.

Tutto è iniziato quando il giornale di proprietà dello stato People’s Daily ha pubblicato un editoriale di pesante critica nei confronti delle piattaforme che mettono il loro traffico online davanti agli interessi dei giovani. In Cina, la cultura delle celebrità e degli influencer è cresciuta straordinariamente negli ultimi anni e ha presto iniziato a suscitare preoccupazione. Gran parte del culto gira intorno ai soldi, e i fan, anche giovanissimi, sono praticamente costretti a spendere (tempo e denaro) per dimostrare la loro devozione a queste personalità attive sui social. O comunque sono portati a forme estreme e “irrazionali” di adulazione.

Recentemente, l’app Douyin – nel resto del mondo conosciuta come TikTok – aveva vietato agli utenti di ostentare lusso e ricchezza, mentre WeChat ha proibito, più generalmente, i comportamenti volgari o che possano essere considerati diseducativi. Lo sfoggio di ricchezza volto secondo Pechino a coltivare l’ossessione per il denaro e ad umiliare i più poveri, come anche la volgarità (molto ampiamente intesa), sono considerate cattive influenze sui più giovani e fattori inquinanti per una società sana. Per queste ragioni, più di 4000 influencer hanno visto i propri account sospesi negli ultimi mesi.

Secondo alcune voci critiche si tratta in tutto e per tutto di censura, e sicuramente la Cina ha una certa consolidata tendenza a voler controllare verticalmente internet e in generale l’informazione. Ma non sono mancate voci, anche tra gli utenti, che hanno esaltato questi cambiamenti come positivi, se non addirittura necessari.

Ma la stretta cinese non riguarda soltanto celebrità ed influencer. Ultimamente, il paese ha preso posizioni molto decise anche rispetto ai videogiochi, accusati di causare dipendenza nei più giovani alla stregua di oppioidi, tanto che il paese ha imposto coprifuochi e quote giornaliere per i gamers minorenni. La Cina si è posizionata duramente, per simili ragioni, anche rispetto all’alcol e alle sigarette elettroniche. In tutti questi casi, le azioni delle aziende in questione hanno subito un pesante colpo.

[di Anita Ishaq]

Polonia: record di migranti arrestati al confine con la Bielorussia

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Numeri di migranti illegali mai visti prima che, da venerdì 6 agosto, hanno superato il confine polacco con la Bielorussia. Sono stati ben 349 i migranti illegali (provenienti soprattutto da Iraq e Afghanistan) posti in stato di fermo dai militari di Varsavia e arrestati mentre erano in procinto di attraversare il confine con la Bielorussia, come ha fatto sapere il Servizio di frontiera polacco. È stata Anna Michalska, portavoce del Servizio di frontiera polacco a informare sulla cifra da record, visto che è il numero di migranti illegali più alto mai registrato nel Paese.

Cadavere nel Bresciano: potrebbe essere la vigilessa scomparsa tre mesi fa

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Nel Bresciano è stato trovato il cadavere di una donna. Dalla Procura di Brescia si apprende che, molto probabilmente, il cadavere trovato a Tamù, in Vallecamonica, sia di Laura Ziliani. La donna è scomparsa lo scorso otto maggio e, per avere la certezza che quello trovato sia effettivamente il cadavere della vigilessa, è necessario attendere la giornata di domani. Infatti, per domani è previsto l’esame del Dna a cui seguirà l’autopsia. Le fonti investigative hanno comunque motivo di credere che il cadavere sia della Ziliani, perché sono «Molti gli elementi che fanno ritenere che sia la donna scomparsa tre mesi fa».

Mali: sospetti jihadisti uccidono più di 40 civili

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Nel nord del Mali, alcuni attacchi attribuiti ai jihadisti hanno provocato la morte di oltre 40 civili. Nello specifico, le imboscate sono state attuate nella giornata di ieri nei confronti di tre villaggi vicino al confine con il Niger, ossia Karou, Ouatagouna e Daoutegeft. Lo si apprende dalle parole rilasciate da un funzionario della sicurezza all’agenzia di stampa AFP, il quale ha appunto affermato che i terroristi sono entrati in questi villaggi e «hanno massacrato tutti».

Finalmente il Canada riconosce anche ai nativi il diritto all’acqua potabile

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Si sta per concludere un’importantissima battaglia legale che, con un patteggiamento da miliardi di dollari, ha sancito il diritto all’acqua potabile alle comunità indigene canadesi. Si tratta, nello specifico, delle First Nations, ovvero quei popoli indigeni, che vivono soprattutto tra l’Ontario e la Columbia Britannica, a cui è stato vietato bere acqua dal rubinetto, perché contaminata da batteri, parassiti o residui industriali nocivi. Eppure, il Canada è ricco di acqua dolce. Il suo territorio, caratterizzato da infinite distese verdi, vanta più di 31mila laghi con una superficie superiore a 3kmq; i bacini d’acqua più piccoli, sono talmente numerosi che è impossibile contarli. Questa particolarità fa del Canada il paese detentore del 7% delle riserve globali di acqua dolce. Nonostante ciò, dal 1995 a Neskantaga (nord dell’Ontario) e dal 1997 a Shoal Lake 40 (Manitoba), non si può bere l’acqua di rubinetto perché insalubre.

Nel 2015, durante la campagna elettorale per la candidatura a primo ministro, Justin Trudeau promise il suo impegno nel portare acqua potabile alle comunità delle First Nations. Ma se dopo allora in una settantina di queste il problema è stato risolto, il persistente divieto di consumazione dell’acqua in 32 comunità ha dato inizio alla contesa giudiziaria. Curve Lake First Nation, Neskantaga First Nation e Tataskweyak Cree Nation hanno fatto causa al governo per 2,1 miliardi di dollari canadesi (1,4 miliardi di euro) di danni, per i costi associati al trasporto di acqua in bottiglia e a un sistema di depurazione. Oggi la contesa sta volgendo al termine con un patteggiamento dal valore di 8 miliardi di dollari canadesi (5,6 miliardi di euro). Il piano stabilito, che potrebbe ancora subire delle piccole modifiche poiché ancora non avallato dalla Corte, stanzia 1,5 miliardi di dollari canadesi a favore di 142mila persone delle First Nations; l’ammontare preciso dei singoli risarcimenti verrà calcolato in base a quanto è remoto il paese in cui si vive, a quanto tempo è stato trascorso senza acqua bevibile, e alle conseguenze che la mancanza di questa ha apportato alla salute (eczema o malattie gastrointestinali). Inoltre, il governo istituirà un fondo da 400 milioni di dollari canadesi al fine di garantire a queste comunità l’accesso all’acqua potabile.

Un risvolto significativo per gli indigeni, ma arrivato solo ora, nonostante l’ingente presenza di acqua dolce nel Paese. Sicuramente, il fermento nato ultimamente per alcune questioni, può aver fatto la differenza nella decisione del governo. È recente la scoperta in Canada di ben 751 tombe di bambini indigeni, la quale ha riportato alla luce la storia delle Boarding School (scuole per l’assimilazione dei bambini indigeni), fenomeno simbolo delle violenze subite per secoli dalle tribù native.

[di Eugenia Greco]

Afghanistan: sesto capoluogo provinciale conquistato dai talebani

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In Afghanistan, i talebani hanno conquistato Aibak, la città capoluogo della provincia del Samangan. A riferirlo è stato il vice governatore della provincia in questione, Sefatullah Samangani, il quale ha dichiarato: «i talebani hanno catturato la città di Aibak e ne hanno il controllo completo». Si tratta del sesto capoluogo provinciale conquistato da questi ultimi in 4 giorni.

Primo weekend di Green Pass: in tutta Italia il caos è totale

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In Italia, come è ormai noto, dal 6 agosto il Green Pass è divenuto obbligatorio per poter svolgere diversi tipi di attività. Il debutto del lasciapassare sanitario, però, non è stato di certo impeccabile, ed in vari settori sono arrivate le critiche da parte delle relative associazioni di categoria per i disagi verificatisi a causa di tale strumento.

In tal senso, l’Associazione Guide Turistiche Abilitate (AGTA) ha pubblicato un comunicato stampa con cui sono state segnalate le difficoltà emerse nel primo giorno di applicazione del Green Pass per entrare nei siti culturali. «A Roma, la fila per il Colosseo è stata di circa 45 minuti nella prima parte della mattinata, ma è diventata di un’ora e mezza per quelli che si sono messi in fila alle 11.30, mentre alle 13:00 non era più calcolabile perché lunga 350 metri, su due corsie. E si noti che al Colosseo si può entrare solo con prenotazione, che è ad orario e che ha un suo costo in più oltre al biglietto». Nonostante ciò, dunque, i visitatori sono entrati «a tutt’altro orario da quello preventivato». Ovviamente vi sono state alcune eccezioni: ad esempio ai Musei Vaticani le persone con prenotazione «hanno fatto in tutto 10 minuti di fila». Tuttavia non si è appunto trattato della norma, infatti anche al Pantheon i visitatori hanno dovuto fare i conti con una «fila di 40-45 minuti», così come a Pompei nelle prime ore della mattina.

Ma quali sono state, nello specifico, le difficoltà connesse all’uso del Green Pass? La risposta a questa domanda è stata fornita da Isabella Ruggiero, presidente dell’AGTA, la quale ha elencato i motivi alla base di queste perdite di tempo, ossia la «assoluta insufficienza del personale preposto», la frequenza di «intoppi tecnici» nonché la pretesa delle persone di «entrare anche senza Green Pass». In molti «non sapevano che servisse anche per i monumenti», e ciò secondo Ruggiero è dovuto ad una campagna di informazione non impeccabile. Ad ogni modo, però, il problema principale non è tanto quello delle lunghe attese per i monumenti più importanti, ma quello dei gravi danni per i siti minori. «Al Colosseo oggi vedete le file, ma quasi nessuno di voi si accorgerà di quando chiuderanno singole sezioni e altri monumenti meno famosi».

Anche nel settore della ristorazione sono emersi problemi legati a tale strumento: Giancarlo Banchieri, il Presidente di Fiepet (associazione che riunisce ristoranti, bar ed altre imprese della somministrazione aderenti a Confesercenti), ha affermato che il Green Pass «si sta rivelando un disastro». Innanzitutto a causa dei «malfunzionamenti dell’app deputata a scansionare il certificato», per la quale bisogna avere «uno o più smartphone dedicati di ultima generazione o quasi». In più poiché «in questa situazione di incertezza i tavoli rimangono vuoti», in quanto le persone «preferiscono evitare complicazioni e scelgono di consumare solo all’aperto». Perciò, «la speranza è che la situazione si normalizzi presto, perché non sarebbe sostenibile proseguire in questo modo».

Da menzionare poi anche il settore scolastico: Udir, un sindacato dei dirigenti scolastici, ritiene infatti che l’obbligo del Green Pass per tutto il personale (che entrerà in vigore dal primo settembre) «non risolva assolutamente i problemi della sicurezza nelle scuole ma crei moltissimi problemi ai capi di istituto che si troveranno da soli ad affrontare una situazione molto complessa». Infine, critiche al lasciapassare sono arrivate anche dalle associazioni del settore turistico, le quali hanno emesso un comunicato in cui si legge che «numerose sono state le disdette di pacchetti per la norma sulla ristorazione al chiuso e per musei e luoghi della cultura».

Detto ciò, questa situazione è stata resa ancora più difficile nella Provincia autonoma di Trento, dove è stata imposta, tramite la circolare D337/2021 del Dipartimento Salute e Politiche sociali, l’obbligatorietà della certificazione verde anche per i senza tetto, che non potranno accedere alle mense pubbliche o alle strutture dove dormono senza di essa. Ciò, come sottolineato dal TGR Trento, potrebbe rendere impossibile la vita a qualche centinaio di senza dimora, che non avendo la residenza non potranno chiedere di essere vaccinati e, quindi, non potranno avere la certificazione. E per quanto riguarda i tamponi,  c’è da considerare che essi hanno un costo che queste persone non possono permettersi.

[di Raffaele De Luca]

Spedita una busta con tre proiettili a Papa Francesco

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I Carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese hanno sequestrato una busta con tre cartucce indirizzata a Papa Francesco; la busta è stata trovata dal personale delle Poste al Centro di Smistamento di Peschiera Borromeo. Dalle ultime informazioni pervenute, sembra che la busta con tre proiettili a pallino di tipo Flobert, di calibro 9 millimetri, provenga dalla Francia. Difficile da leggere la scritta a penna della busta indirizzata a «Il Papa – Città del Vaticano – piazza S. Pietro in Roma». Sono ora in corso le indagini da parte del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano.

Il Ministero dell’Istruzione si prepara a sostituire gli insegnanti non vaccinati

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Il Ministero dell’Istruzione ha allestito il piano che prevede la sostituzione degli insegnanti non ancora in possesso del Green Pass. Poiché la certificazione verde sarà obbligatoria, i docenti non vaccinati non potranno accedere nelle scuole. L’obbligo del Green Pass per il personale scolastico scatterà dal prossimo 1 settembre. Secondo le ultime stime dei sindacati, sono circa cinquantamila gli insegnanti che hanno preso la scelta di non vaccinarsi. Non avere il Green Pass è poi considerato assenza ingiustificata; a decorrere dal quinto giorno di assenza, i docenti senza certificazione verde non avranno diritto ad alcuna retribuzione e il rapporto lavorativo verrà sospeso. Questo ciò che emerge dal decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Nell’ultimo decreto legge pubblicato viene anche specificato che, nel caso in cui si verificasse l’assenza dei docenti a causa del mancato possesso del Green Pass, è autorizzata la spesa di 358 milioni di euro. Il nuovo decreto legge prevede dunque un corposo fondo stanziato col fine di retribuire i supplenti decisi a ricoprire i posti lasciati vuoti dagli insegnati non vaccinati. Nel considerare la cifra di 358 milioni di euro, la previsione mensile del guadagno ammonta a circa 2.350/2.400 euro. Il Ministero dell’Istruzione avrà in mano il monitoraggio delle giornate di assenza del personale scolastico. L’esito del suddetto monitoraggio sarà poi riferito al MEF – Ragioneria dello Stato, così da «Adottare misure compensative di bilancio per la copertura di eventuali ulteriori oneri derivanti dalla sostituzione del personale». Le misure adottate e esplicate nell’ultimo decreto legge sono da considerarsi valide fino al 31 dicembre 2021, ovvero la data in cui – per ora – è stato previsto l’ uscire dell’Italia dall’emergenza sanitaria.

Nel frattempo i docenti ancora convinti a non vaccinarsi, premono i sindacati purché possano tutelare i loro diritti e i loro posti di lavoro. La delusione provata dalla categoria degli insegnanti nei confronti dei propri sindacati – a loro dire rimasti lontani da loro e dalla tutela dei loro diritti – ha generato un vero e proprio domino di disdetta dai sindacati. Così, tra i docenti sono iniziate a circolare le giuste procedure da attuare nel momento in cui si vuole abbandonare il proprio sindacato. Per riuscire ad avere nuovamente iscritti e appoggio, i sindacati dovranno assicurare, a chi fa parte del personale scolastico e ha scelto di non ottenere il Green Pass, dei concreti cambiamenti. Ciò che chiedono gli insegnanti intenti a non farsi vaccinare, è di riaprire le scuole con ogni misura possibile ma senza un severo controllo reputato assolutamente irrispettoso per la privacy di ognuno.

[di Francesca Naima]