sabato 20 Settembre 2025
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Usa, Facebook patteggia con autorità: 14,3 mln per discriminazioni sul lavoro

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Dopo che le autorità statunitensi hanno accusato Facebook di aver riservato illegalmente posti ai lavoratori immigrati invece di attingere dalla forza lavoro americana, l’azienda ha optato per il patteggiamento. Quest’ultimo ha ad oggetto il pagamento di 14,3 milioni di dollari: 4,75 milioni andranno al governo, mentre fino a 9,5 milioni saranno destinati alle vittime della presunta discriminazione.

No, il Senato non ha approvato un emendamento contro la libertà di espressione

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Ultimamente sulle app di messaggistica, come WhatsApp e Telegram, sta circolando un messaggio in cui viene affermato che il Senato avrebbe approvato un emendamento «del senatore Gianpiero D’Alia (UDC)» al «cosiddetto pacchetto sicurezza (DDL 733)», in base al quale verrebbe punito «qualunque cittadino che dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o ad istigare (cioè criticare?) contro una legge che ritiene ingiusta». Si tratta però, per due motivi, di una vera e propria fake news: da un lato, infatti, abbiamo a che fare con una notizia vecchia di oltre 10 anni e, dall’altro, l’emendamento incriminato – ovvero la proposta di modifica n. 50 – non è alla fine mai stato convertito in legge.

Per quanto riguarda il primo punto, infatti, bisogna innanzitutto ricordare che D’Alia è stato un senatore della Repubblica, ma dal 2008 al 2013. Inoltre, egli non fa più parte dell’UDC dal 2016, fatto di cui si può venire facilmente a conoscenza consultando Wikipedia. In maniera coerente rispetto a tutto ciò, dunque,  il «pacchetto sicurezza» a cui si fa riferimento, ovvero il disegno di legge n.773, venne approvato definitivamente nel lontano 2009, ma l’emendamento di D’Alia non fu convertito in legge. Infatti anche se, come riportato nel testo del messaggio, il Senato approvò effettivamente questa proposta di modifica, essa fu successivamente abrogata.

L’emendamento, avente ad oggetto la «repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet», fu infatti ampiamente criticato, e si arrivò alla sua abrogazione grazie ad un ulteriore emendamento proposto dal deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli, il quale tra l’altro affermò che l’ordinamento italiano fosse «già dotato delle norme atte ad impedire e punire l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato».

[di Raffaele De Luca]

Il Regno Unito appalta la transizione ecologica a Bill Gates

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Il Regno Unito ha annunciato l’intenzione di dare il via ad un pacchetto di investimenti da 400 milioni di sterline insieme al plurimiliardario Bill Gates. L’obiettivo sarà quello di promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie verdi. La collaborazione – ha annunciato il governo – riguarderà progetti di cattura e stoccaggio del carbonio, i sistemi di accumulo energetico, l’aviazione a zero emissioni e l’idrogeno verde. Per sancire l’accordo il magnate americano è stato ricevuto con tutti gli onori alla presenza della famiglia reale, mentre nelle strade non sono mancate le dimostrazioni di protesta.

Lunghi e densi di retorica gli scambi di complimenti e buone intenzioni ambientaliste del primo ministro britannico e del fondatore di Microsoft. Il primo ha definito l’accordo «essenziale ad alimentare una rivoluzione industriale verde e a sviluppare tecnologie emergenti essenziali per raggiungere gli obiettivi climatici del governo» mentre il magnate americano ha sottolineato che la cooperazione con il governo inglese abbia come obiettivo la creazione di soluzioni climatiche «convenienti e accessibili».

La transizione ecologica ha bisogno di soldi, chiaro, ed investire per realizzarla è giusto e doveroso. Tuttavia sulla conversione ambientalista di alcuni multimiliardari è lecito dubitare, tanto più se diversi indizi lasciano sospettare che si tratti di evidenti atteggiamenti di facciata. Al riguardo di Bill Gates, ad esempio, giusto qualche mese fa è emerso come abbia finanziato un vasto progetto estrattivo in Groenlandia dalle conseguenze ambientali potenzialmente gravi.

Da tempo i colossi dell’economia estrattiva stanno riconvertendosi alla causa climatica. Il rischio però è che la palla passi esclusivamente ai soliti colossi del settore energetico, i quali, da un lato, si impegnano per la transizione ma, dall’altro, portano avanti i loro interessi. Per dimostrare questa tesi non serve nemmeno uscire dai nostri confini. Basti pensare alle pressioni esercitate da Eni sulle istituzioni governative italiane per assicurarsi una cospicua fetta dei fondi destinati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Oppure, all’intensa partecipazione di questa ed altre multinazionali analoghe alla Pre-Co26. Veicolate su comunicati stampa e giornali come iniziative in favore dell’ambiente, quello a cui stiamo assistendo appare sostanzialmente come il progressivo passaggio da un capitalismo nemico dell’ambiente ad un capitalismo “green”. Una transizione obbligata all’interno della quale le aziende che fino ad oggi hanno provocato il problema cercano di accreditarsi anche come risolutrici.

C’è poi da dire, in ultima analisi, che la transizione ecologica non può passare solo da una trasformazione del settore industriale. Di fatto però, a livello globale, le transizioni in atto di ecologico hanno ben poco. Investire in nuove impianti, seppur sostenibili, conviene. Tra l’altro, ora come non mai. Mentre finanziare progetti di riqualificazione ambientale, no. Motivo per cui i fondi destinati alla tutela e al ripristino degli ecosistemi, alla conservazione della biodiversità, alla promozione e valorizzazione del paesaggio agricolo tradizionale, passano sempre in secondo piano. Il tornaconto economico, quindi, appare sempre più requisito essenziale per far sì che la via della sostenibilità venga percorsa.

[di Simone Valeri]

Roma: flash mob hostess Alitalia in Campidoglio

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Nelle scorse ore, presso il Campidoglio di Roma, si è tenuto il flash mob delle hostess di Alitalia, che sono scese in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti della condizione lavorativa di colleghi e colleghe in seguito all’acquisizione di Alitalia da parte di Ita Airways. Le donne si sono spogliate delle proprie divise in segno di protesta ed hanno poi gridato lo slogan «noi siamo Alitalia». Hanno così espresso la loro solidarietà ai colleghi che, hanno dichiarato le manifestanti, «sono stati costretti a firmare un contratto aziendale umiliante e mortificante».

Assalto alla CGIL e agenti infiltrati: le risposte evasive del ministro Lamorgese alla Camera

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I poliziotti infiltrati? Assolutamente non c’erano. L’agente in borghese ripreso mentre spinge una camionetta con i manifestanti? Ne stava controllando la forza ondulatoria. I fascisti lasciati irrompere nella sede della CGIL per alimentare una strategia della tensione? Inaccettabile anche solo pensarlo. Questa la linea tenuta dal ministro degli Interni Luciana Lamorgese in Parlamento, negando ogni addebito sui fatti del 9 ottobre a Roma, quando un gruppo di militanti di Forza Nuova ha guidato uno spezzone della manifestazione contro il green pass ad assaltare la Camera del Lavoro. Un intervento, quello del ministro, caratterizzato da evidenti lacune e diversi balbettii, specie in occasione delle maldestre argomentazioni circa la presenza di un agente in borghese immortalato al fianco dei manifestanti durante l’assalto a un furgone delle forze dell’ordine.

In particolare l’informativa del ministro Luciana Lamorgese lascia molti dubbi su due punti chiave: l’irruzione alla sede della CGIL e l’attività dell’agente in borghese. Ma non solo.

L’agente in borghese e la forza ondulatoria

Lamorgese ha negato con sdegno la presenza di agenti infiltrati, ammettendo la sola, e usuale in tutte le manifestazioni, presenza di agenti della Digos in borghese con “compiti di osservazione, monitoraggio e mediazione con i manifestanti”. Ha dovuto ovviamente ammettere la presenza di un agente in borghese al fianco dei manifestanti mentre una parte di questi assaltava a spintoni una camionetta della polizia, ma su questo punto l’argomentazione è stata la seguente: «In realtà l’operatore stava verificando anche la forza ondulatoria scaricata sul mezzo e che non riuscisse effettivamente ad essere concluso». Una spiegazione (come si evince dal video) data in mezzo ad evidenti balbettii e che ha scatenato le proteste di parte dell’opposizione parlamentare.


In primo piano con maglietta grigia e occhiali da sole l’agente in borghese controlla “la forza ondulatoria” del mezzo


In questo secondo video si vede il medesimo agente in borghese impegnato a pestare un manifestante steso a terra o, per dirla con il ministro Lamorgese, a verificarne la resistenza agli urti.

L’assalto alla CGIL

Per quanto riguarda le accuse di non aver predisposto una adeguata protezione alla sede sindacale della CGIL, nonostante dal palco uno dei leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, ne avesse preannunciato l’assalto e in riferimento alla ipotesi che la scelta sia stata figlia di una scelta premeditata sul modello della “strategia della tensione” (ovvero lasciare accadere fatti violenti e poi utilizzarli per giustificare svolte autoritarie) la risposta del ministro è stata sdegnata nella forma («accusa ingiusta e inaccettabile che insinua il dubbio che le forze di polizia si prestino ad essere strumento di oscure finalità politiche») quanto lacunosa nella sostanza.

Lamorgese ha infatti affermato che la scelta del corteo di dirigersi alla Camera del Lavoro abbia colto di sorpresa gli agenti e non gli abbia lasciato il tempo di schierarsi. Ma nessuna risposta esaustiva è stata data sul fatto che oltre un’ora di tempo non è stata sufficiente per approntare una forza di protezione alla sede sindacale. Il ministro ha rivelato che alla manifestazione erano presenti 840 unità tra polizia, carabinieri e finanza, ma a protezione della sede sindacale al momento dell’arrivo dei manifestanti vi erano appena 20 agenti. Questo nonostante dal palco della protesta i militanti di Forza Nuova avessero preannunciato le loro intenzioni con oltre un’ora di anticipo.

Non solo, Lamorgese aggiunge anche un altro dato che, se possibile, getta ancor più discredito sulle giustificazioni adottate dinnanzi al Parlamento. Infatti, il ministro ha rivelato che un quarto d’ora prima che Castellino lanciasse il proclama dell’assalto alla CGIL dal palco, un altro personaggio di spicco dell’organizzazione fascista Forza Nuova (Luigi Aronica) aveva chiesto agli agenti della Digos il permesso di muovere un corteo fino alla sede sindacale. L’autorizzazione – sostiene il ministro – non è stata data. Tuttavia quando alle 16:45 (30 minuti dopo la richiesta e 15 minuti dopo l’annuncio sul palco) un corteo non autorizzato è partito con l’esplicito intendo di raggiungere la Camera del Lavoro nessuna contromossa è stata messa in campo. Al momento dell’assalto mancavano ancora 47 minuti (l’irruzione avviene alle 17:32) ma nonostante il preavviso e nonostante l’evidenza delle intenzioni appena 20 agenti vengono messi a protezione della sede sindacale, limitandosi nei fatti ad assistere all’assalto gestito dai leader di Forza Nuova.

Insomma, il ministro, non ha apportato giustificazioni realmente plausibili ai fatti di Roma, come nessuna risposta circostanziata è stata data sul mancato fermo del leader di Forza Nuova Castellino (che era sottoposto a sorveglianza speciale e non avrebbe potuto essere presente). Inoltre sono state ammesse ulteriori mancanze, come quella da lei definita una evidente sottostima del numero di persone che avrebbero partecipato alla manifestazione di protesta. Se non vi è stata premeditazione allora è evidente che vi sia stata inadeguatezza nella gestione dei fatti.

 

Attacco hacker alla Siae: rubati 60 gigabyte di dati sensibili

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La Siae, l’ente a base associativa che si occupa della protezione e dell’intermediazione del diritto d’autore in Italia, ha subito un attacco hacker. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Adnkronos, 60 gigabyte di dati sensibili degli iscritti sono stati rubati e pubblicati sul dark web. È stata così fatta una richiesta di riscatto in bitcoin che però la Siae non ha intenzione di pagare. Quest’ultima, inoltre, ha informato dell’attacco il Garante della Privacy ed ha presentato una denuncia alla polizia postale, che sta indagando.

“L’origine del virus”: Paolo Barnard dimostra la fuga di laboratorio del Sars-COV-2

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“L’origine del virus” è il nuovo libro del giornalista d’inchiesta Paolo Barnard, che ha coordinato il lavoro dei due ricercatori internazionali Steven Quay e Angus Dalgleish. All’interno del testo, edito da Chiarelettere, si dimostra come il coronavirus abbia caratteristiche di aggressività anomale ed estremamente patogene, che sarebbero state ottenute tramite tecniche di manipolazione genetica in laboratorio. Il libro rivela che innumerevoli vite umane si sarebbero potute salvare, se solo le caratteristiche del virus (secondo l’autore modificato tramite la pratica della Gain of Function, della quale abbiamo parlato in questo articolo) fossero state rivelate immediatamente dalla Cina.

In tal senso, la tesi che emerge dal volume è quella secondo cui esse potessero essere divulgate. Infatti, si legge nell’introduzione al saggio, «i letali segreti biologici del coronavirus, causa del COVID-19, era­no già noti ai virologi di Wuhan ed ai loro amministratori politici nei primi giorni del contagio in Cina». Tuttavia, essi «sono stati coperti da un muro di reticenza e conflitti d’interesse, com­plici alcuni settori pubblici americani e gran parte dei media, anche scientifici». Insomma, sarebbe stata fornita una versione ufficiale dei fatti fasulla, utile ai cinesi quanto agli americani, che «li avevano finanziati per condurre sperimentazioni genetiche scellera­te e prive di adeguate misure di sicurezza». La ricerca effettuata a Wuhan era infatti finanziata direttamente anche dagli Usa ed in particolare dal virologo Anthony Fauci, un fatto confermato anche da documenti riservati recentemente rivelati.

Paolo Barnard ha alle spalle una lunga e coraggiosa carriera giornalistica. Dopo essere divenuto giornalista pubblicista nel 1989, è diventato noto al pubblico come giornalista di punta del programma Report della Rai, per il quale ha condotto inchieste dall’Italia e dal mondo per 14 anni prima di andarsene per non essere stato difeso in occasione di una causa intentatagli a seguito di una inchiesta sulle multinazionali farmaceutiche.

Barnard ha iniziato ad indagare sul Sars-COV-2 già nei primi mesi del 2020 e la stampa de “l’origine del virus” segue una fase di indagine protrattasi per oltre un anno e mezzo. Secondo l’autore è fondamentale stabilire se il virus sia nato in laboratorio o derivi dalla natura, in quanto c’è una netta «differenza tra un omicidio colposo di massa ed un incidente naturale come uno tsunami». A tal proposito, però, l’opinione dell’autore è chiara: «Senza alcun dubbio possiamo dire che il SARS-CoV-2 è nato in laboratorio». Ciò in quanto «vi sono oltre il 99,99% delle prove» a supporto di tale tesi: queste ultime, che sono racchiuse all’interno del libro, sono «soprattutto di tipo scientifico», ma sono «anche fatti». Proprio per questo, dunque, egli afferma: «La Cina ha compiuto un crimine sanitario contro l’umanità».

Queste parole sono state pronunciate da Barnard in un’intervista rilasciata a Matteo Gracis, fondatore de L’Indipendente. Di seguito, riportiamo la versione integrale della stessa per chi volesse approfondire ulteriormente il tema.

[di Raffaele De Luca]

Germania, si dimette Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank

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Dopo 10 anni trascorsi nel ruolo di presidente della Bundesbank, Jens Weidmann ha rassegnato le proprie dimissioni, con decorrenza a partire dal 31 dicembre di quest’anno. Weidmann adduce “motivi personali” alla propria decisione, senza fornire ulteriori dettagli. In una lettera indirizzata allo staff della Bundesbank, il presidente ha scritto che “più di 10 anni sono una buona misura di tempo per voltare pagina – per la Bundesbank, ma anche per me personalmente”.

Corte d’Assise: Stefano Cucchi è stato “ucciso con lucidità”

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Stefano Cucchi è stato ucciso “con lucidità”: così afferma la Corte d’Assise, motivando la sentenza che il 7 maggio 2021 ha portato alla condanna a 13 anni di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri autori del mortale pestaggio.

A parere della Corte la violenza è stata “ingiustificata e sproporzionata” rispetto al tentativo di Cucchi di colpire gli agenti, gesto che la Corte ha decretato essere stato “solo figurativo” e “inserito in un contesto di insulti reciproci inizialmente intercorsi dal carabiniere Di Bernardo e l’arrestato, che, nel dato contesto, esprime il semplice rifiuto di sottoporsi al fotosegnalamento”. La reazione di Di Bernardo e D’Alessandro è stata quindi definita “sproporzionata”.

L’aggravante dei “futili motivi” è stata poi motivata dalle “violente modalità con le quali è stato consumato il pestaggio ai danni dell’arrestato, gracile nella struttura fisica”, le quali “esprimono una modalità dell’azione che ha trasnodato la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta dall’arrestato alla esecuzione del fotosegnalamento”.

La sentenza dello scorso maggio aveva portato anche alla condanna per falso, rispettivamente a quattro anni e due anni e mezzo, dei carabinieri Roberto Mandolini e Francesco Tedesco. Quest’ultimo si è rivelato essere un supertestimone chiave nelle indagini per far luce su quanto realmente successo la sera del pestaggio di Cucchi durante la custodia cautelare nella caserma dei carabinieri a Roma.

[di Valeria Casolaro]

Corea del Nord conferma il lancio di un missile di nuova concezione

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La Corea del Nord ha confermato di aver testato con successo un nuovo tipo di SLBM (missile balistico lanciato da sottomarino), secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa di Stato KCNA. Si tratta del quinto test da settembre e del primo su un SLBM dal 2019. KCNA ha affermato che il missile è dotato di tecnologie avanzate e “contribuirà notevolmente a portare la tecnologia di difesa del Paese a un livello elevato e a migliorare la capacità operativa subacquea della nostra marina”. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite terrà nel pomeriggio di oggi una riunione d’emergenza per discutere del test nordcoreano.