martedì 11 Novembre 2025
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Ex Embraco: finisce cassa integrazione per i 377 lavoratori

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Finisce oggi formalmente la cassa integrazione per i 377 lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri: a riportarlo è l’Ansa, la quale ricorda che per questi ultimi resti solo la prospettiva Naspi, l’indennità di licenziamento. Lunedì dovrebbero tenersi due incontri presso l’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte: nel primo verrà sancito il mancato accordo sindacale sui licenziamenti che permetterà successivamente ai lavoratori di presentare la domanda di Naspi. Il secondo invece riguarderà le politiche attive del lavoro: si terranno colloqui con ciascun lavoratore, che potrà poi seguire i corsi di formazione a lui più adatti. Nel frattempo gli operai dovranno decidere se firmare l’accordo per il fondo Escrow, che determinerebbe per ogni lavoratore circa 7.000 euro lordi e la rinuncia a ogni rivendicazione. Esso, però, per essere valido dovrebbe essere firmato almeno dal 90%.

Caro bollette, Cgia: aiuti governo coprono solo 6% dei rincari

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«Sebbene il Governo per il primo trimestre abbia erogato ben 5,5 miliardi di euro di aiuti a famiglie e imprese per contrastare il caro bollette, questo importo rimane, purtroppo, del tutto insufficiente a mitigare i costi addizionali che dovranno subire quest’anno gli utenti domestici e non». È quanto denuncia la Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre), secondo cui a fronte di un rincaro di luce e gas che per l’anno in corso ammonta complessivamente a 89,7 miliardi (30,8 alle famiglie e 58,9 alle imprese), il tasso di copertura «supera di poco il 6%».

Cibo UMAMI: il primo inganno delle multinazionali del cibo

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Umami è una parola in lingua giapponese che significa "saporito, delizioso” e che identifica uno dei 6 gusti fondamentali percepiti dalle papille gustative presenti sulla lingua (gli altri sono il gusto dolce, salato, amaro, aspro e quello di recente scoperta, nel 2012, il gusto "grasso"). L'umami è stato identificato come un gusto fondamentale nel 1908 da Kikunae Ikeda, professore di chimica all'Università Imperiale di Tokyo mentre compiva ricerche sul sapore forte del brodo di alghe. 
Ikeda isolò una molecola chimica, il glutammato monosodico, come responsabile del sapore umami. La scoperta ...

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Usa: sospesi 44 voli cinesi in risposta a restrizioni imposte da Pechino a voli statunitensi

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Gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere 44 voli passeggeri di compagnie aeree cinesi, diretti in Cina dagli Usa, in seguito alla scelta di Pechino di cancellare voli di alcune compagnie statunitensi a causa della presenza a bordo di passeggeri positivi al Covid all’arrivo, risultati però negativi prima del decollo. I 44 voli in questione sono nello specifico gestiti da Air China, China Eastern Airlines, China Southern Airlines e Xiamen Airlines ed erano previsti tra il 30 gennaio e il 29 marzo. Il Dipartimento dei trasporti americano, illustrando la decisione, ha affermato che le compagnie americane che seguono tutte le regole cinesi sui protocolli pre-decollo ed in volo non dovrebbero essere sanzionate nel caso in cui i passeggeri risultino positivi al virus dopo il loro arrivo.

La Lombardia istituisce lo psicologo di base gratuito

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Il 18 gennaio 2022, il Consiglio Regionale Lombardo ha approvato all’unanimità la mozione in merito all’inserimento della figura dello psicologo di base, per tutti i cittadini, gratuitamente. Una scelta importante quella che la Lombardia ha preso muovendosi “da sola”, vista la notizia della bocciatura del Bonus Salute Mentale da 50 milioni di euro contenuto nella Legge di Bilancio 2022. Il Governo ha infatti evitato di inserire un Bonus che avrebbe aiutato economicamente chi decide di rivolgersi a una figura professionale. Allora, seguendo il modello introdotto dalla Regione Campania già dal 2020, la Lombardia ha fatto un primo importante passo per rendere il supporto psicologico un servizio della sanità pubblica. È la Giunta regionale, ora, a dover stabilire come e in che modo inserire la figura dello psicologo di base per tutti i cittadini in cerca di supporto. La mozione n. 682 impegna il governatore Attilio Fontana e la Giunta ad avviare “Sperimentazioni per l’introduzione dello 
psicologo delle cure primarie nei servizi offerti dagli erogatori pubblici e privati accreditati oltre che nelle equipe di medicina territoriale”. A livello pratico, il servizio dovrebbe prendere il via a partire dalle Case della Comunità (ovvero ospedali e strutture sanitarie locali), quotidianamente, per chiunque e in maniera totalmente gratuita. Rimangono ancora dei punti da definire più nel dettaglio; per ora, comunque, per avere diritto allo psicologo di base, sembra saranno utilizzati gli stessi criteri previsti per il medico di base.

La salute mentale è fondamentale e se ne parla da molto, ancor più da quando la pandemia ha reso palese l’importanza di un sostegno in questo senso. Ecco perché l’azione della regione Lombardia è di buon auspicio, visti e considerati i disagi sempre più evidenti, incrementati durante il periodo pandemico. Un recente studio del Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, ha infatti dimostrato quanto la pandemia da COVID-19 abbia avuto conseguenze significative sulla sfera psicologica ed emozionale degli individui. Rapporti interpersonali danneggiati, assunzione di ansiolitici, sonniferi, antidepressivi… delle 2.400 persone prese come campione per lo studio, il 20 per cento ha riportato sintomi clinicamente riconducibili al disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e il 28 per cento ha invece lamentato sintomi ossessivo-compulsivi. Nella mozione n. 682 approvata in Lombardia, vengono riportati altri preoccupanti dati: come i tentativi di suicidio e autolesionismo da parte dei giovani tra i 12 e i 18 anni, aumentati del 30 per cento rispetto alla situazione pre-pandemica. Senza parlare dei sempre più diffusi disturbi del comportamento alimentare, l’uso e l’abuso di sostanze e di altri comportamenti additivi.

La Lombardia non è l’unica regione ad avere “agito da sé”. Come citato in precedenza, la Campania è stata la prima, ormai quasi due anni fa, a capire l’importanza del preservare la salute mentale dei cittadini. La legge regionale n.35 per l’attivazione del “servizio di psicologia di base” (del 2020) era stata però bloccata da un ricorso del Governo, e, a fine dicembre 2021, la Corte costituzionale ha finalmente dato il via libera alla legge. Ora è quindi prevista la presenza di uno psicologo al fianco dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta in ogni Asl campana. La Campania ha già raccolto i frutti di tale importante scelta per il benessere dei cittadini, divenendo un modello da seguire per altre regioni italiane. Non a caso è proprio la Campania ad essere citata nel documento recentemente approvato in Lombardia, ma non solo. Anche in Lazio si stanno muovendo per prendere provvedimenti dopo la bocciatura del Bonus Salute Mentale: è stato recentemente istituito un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale dei giovani e delle persone più in difficoltà. Oltre alle regioni, anche molti cittadini hanno iniziato a mobilitarsi, indignati dalla scelta del Governo. Non a caso, la petizione online su change.org per rilanciare il Bonus Salute Mentale sta avendo molto successo, con ormai più di 300mila firme destinate ad aumentare.

[di Francesca Naima]

Covid, Irlanda verso l’eliminazione di quasi tutte le restrizioni

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Il Governo irlandese ha annunciato che, con il parere favorevole dei funzionari della sanità pubblica, a partire da sabato 22 gennaio verranno rimosse quasi tutte le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. L’unica eccezione sarà l’obbligo di mascherine nei luoghi al chiuso e sui trasporti pubblici, in vigore fino al 28 febbraio. L’Irlanda ha messo in atto alcune delle misure più restrittive e di lunga durata in Europa, in particolare dopo l’impennata di casi della variante Omicron al termine del 2021 che ha portato al secondo più alto picco di infezioni in Europa la settimana scorsa. Abolito l’obbligo di chiusura per bar e ristoranti alle 20 e la capienza limitata nei locali al chiuso, il Paese potrà aprire le porte al pienone per il torneo di rugby Six Nations che inizierà il 5 febbraio.

La scienza ai tempi del Draghistan

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Con le nuove regole emanate ieri in Italia ai non vaccinati sarà impedito non solo accedere a qualsiasi sembianza di vita sociale, ma persino assolvere a molte esigenze di base della vita quotidiana. Non potranno andare dal barbiere, a comprare vestiti e nemmeno alle pompe funebri. Potranno accedere ad alimentari e farmacie, ma su questo punto si attende un prossimo Dpcm che li autorizzi a pagare con i soldi del Monopoli, visto che quello attuale sancisce che “la riscossione presso gli sportelli di Poste italiane Spa e degli istituti di credito abilitati, di pensioni o emolumenti comunque denominati non soggetti ad obbligo di accredito non fa parte delle esigenze essenziali e primarie o di quelle attività indifferibili e urgenti”. Sono misure che si aggiungono alle enormi restrizioni già presenti, che impediscono ai non vaccinati di accedere a tutti i mezzi pubblici e obbligano di fatto al confino gli abitanti delle isole. Sono misure, bene sottolinearlo da subito, che non hanno pari in nessun altro Paese d’Europa. Nessuno. Anzi, le nuove restrizioni arrivano mentre molti stati stanno muovendo in direzione opposta.

Persino Israele, nazione che da inizio pandemia è stata considerata l’apripista delle restrizioni e delle vaccinazioni di massa (sono già alla quarta dose), sta facendo marcia indietro sul passaporto vaccinale, con il ministro delle Finanze che ha giudicato il green pass una misura che si è rivelata «senza alcuna logica medica ed epidemiologica». Lo stesso green pass che stanno abbandonando, insieme al grosso delle restrizioni, anche Regno Unito, Scozia e Irlanda. Mentre altri Paesi europei come la Spagna non lo hanno mai adottato, nemmeno nella sua forma base. Sono tutti fessi tranne noi? A giudicare dai dati non sembra proprio. Non vi è giorno nel quale la propaganda governativa non ripeta che green pass, super green pass ed obbligo vaccinale sono misure che hanno permesso di salvare migliaia di vite, eppure basta consultare i dati ufficiali messi a disposizione dalla John Hopkins University per constatare l’inganno: l’Italia è ad oggi il grande paese europeo con il maggior tasso di mortalità per Covid: 236,48 per centomila abitanti, contro i 194,57 della Spagna senza green pass e i 229,99 del Regno Unito di quel cattivone di Boris Johnson, spesso dipinto sui media nostrani come il principe del male perché non ha voluto saperne di reintrodurre le chiusure nemmeno durante il picco della quarta ondata. Lo stesso vale anche prendendo in considerazione la letalità, ovvero il tasso di decessi non sul totale della popolazione ma su quello dei positivi: 1,0% in Regno Unito e Spagna, 1,5% in Italia. Analizzando i dati si scopre che solo Romania, Polonia e Croazia hanno fatto peggio dell’Italia tra i 27 membri dell’Unione Europea.

I più accaniti sostenitori del governo potrebbero provare a ribattere che si tratta di dati che tengono insieme l’intero biennio pandemico e che l’introduzione del green pass sia servita proprio a invertire la rotta. Ebbene, anche di questo non vi è alcuna evidenza. Per settimane, mentre il picco della quarta ondata menava forte in Germania e negli altri paesi del nord Europa e pareva sotto controllo in Italia, la linea del governo Draghi e dei media compiacenti era stata quella di leggere il dato come la dimostrazione incontrovertibile del successo della certificazione verde. Poi è successo quello che chiunque guardasse i numeri senza paraocchi ideologici aveva immaginato. L’ondata si è spostata verso il sud Europa e l’Italia ne è stata travolta. Il confronto con la Spagna è ancora una volta illuminante: anche il paese iberico si trova ormai da una settimana abbondante nella cosiddetta fase di plateau (quella in cui la curva dei contagi non è più in ascesa ma nemmeno scende), ma vi si trova con meno casi positivi. In Spagna la media si è attestata attorno ai 130mila positivi giornalieri, il 2,75% della popolazione, mentre in Italia è attorno ai 180mila casi, il 3,02%. Ma il green pass non era quello strumento che ci assicurava di stare tra persone non contagiose? Nemmeno Draghi ha avuto il coraggio di ripeterlo nell’ultima conferenza stampa. Ora – visto che questa narrazione non è evidentemente sostenibile di fronte ai dati – dal governo accreditano la linea che il green pass serva a non riempire gli ospedali. In quale modo non è dato saperlo, ma almeno sarà vero? Spagna, senza green pass: media di 16.000 ricoverati positivi (8,9% dei contagiati) Italia, con green pass e super green pass: media di 21.000 ricoverati positivi (11,7% dei contagiati).

Questi sono dati, trasparenti, oggettivi, accessibili a tutti. Dal governo invece da mesi, si ottengono solo frasi ad effetto e la demonizzazione di chiunque osi mettere in discussione la narrazione dominante. Di fronte a questa nuova manovra di accerchiamento verso i diritti di milioni di italiani sarebbe ora che dal governo rispondessero ad una sola e semplice domanda, e che lo facessero dimostrando una volta tanto quanto affermano: in base a quali dati, ricerche scientifiche e statistiche in possesso dell’esecutivo si continua a sostenere che green pass e super green pass siano misure che si stanno dimostrando efficaci nel risolvere la crisi pandemica? Una sola domanda alla quale i cittadini meritano una risposta non propagandistica, o è chiedere troppo ai tempi del Draghistan?

[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]

Yemen, coalizione a guida saudita nega gli attacchi

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La coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che sostiene le forze governative nell’ambito del conflitto yemenita, ha negato di essere l’autrice dell’attacco che ha causato oltre 60 morti a Sanaa, nel Nord dello Yemen, il 21 gennaio. L’attacco è avvenuto in seguito agli attentati ad Abu Dhabi rivendicati dalle milizie Houti, che il 17 gennaio avevano causato almeno 3 morti e 6 feriti nella capitale degli Emirati Arabi Uniti (alleati dell’Arabia Saudita). A fronte della forte escalation di violenze, il segretario di Stato USA Blinken ha invitato le parti a raggiungere una soluzione “diplomatica”, ribadendo il proprio sostegno all’Arabia Saudita.

Nuovo Passante di Bologna: un’opera simbolo della finta transizione italiana

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Highway A9, toll station Como Grandate, Italy

Con un tocco di ‘green’ il dibattuto Passante di Bologna è stato approvato in via definitiva. L’allargamento dell’autostrada e della tangenziale che attraversano il capoluogo emiliano ha ottenuto il via libera dopo un dibattito durato anni ed entra ora nella fase esecutiva. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha salutato con entusiasmo l’approvazione dell’opera da parte della giunta comunale, parlando di «un’opera simbolo della transizione ecologica nel nostro Paese». Ed in effetti lo è, considerando come sta venendo declinata dal governo Draghi e dal ministro Cingolani la transizione in Italia, ovvero appaltando opere alle multinazionali Eni e Leonardo, approvando l’ampliamento di centrali impattanti e alimentando nuove trivellazioni petrolifere. Il problema è che la transizione italiana è l’esatto contrario di quanto dovrebbe essere una vera transizione ecologica. E questo vale anche per l’opera bolognese.

La delibera ha ottenuto 25 voti favorevoli (Sindaco, Partito Democratico, Coalizione civica, Lepore Sindaco, Anche tu conti) e 12 contrari (Fratelli d’Italia, Lega Bologna Salvini premier, Bologna ci piace, Forza Italia, Verdi). L’intera coalizione di centro-sinistra ha appoggiato l’opera, con l’eccezione del consigliere dei Verdi, e con l’appoggio della lista della sinistra movimentista Coalizione Civica, che per anni si era battuta contro l’opera. Un particolare che ha alimentato le critiche di movimenti e comitati ecologisti cittadini. I consiglieri di Coalizione Civica hanno dichiarano di aver «contestato il Passante con ogni mezzo necessario» ma di aver «ricevuto un mandato preciso: portare a termine la negoziazione per evitare che venisse votato senza alcuna mitigazione». Gli espropri partiranno in estate e i cantieri a inizio 2023. Per un totale di 55 mesi di lavori divisi in 4 lotti, il Passante – ‘verde’- verrà realizzato.

Progetto approvato Passante di Bologna (Città metropolitana di Bologna, 2021).

Cosa cambierà?

Il progetto prevede l’ampliamento del tracciato esistente (il semi anello viario a Nord) per un totale di oltre 13 chilometri e una corsia di marcia in più sia per la tangenziale che per l’autostrada, in entrambi i sensi di marcia, per un allargamento di 6,5 metri per lato. Dalle odierne 12 corsie, si arriverà quindi ad un totale di minimo 16. Previste inoltre diverse opere collaterali: la demolizione e ricostruzione di 7 sovrappassi, 5 chilometri di nuova viabilità locale, il restauro di 12 sottopassi e dei varchi di accesso alla città, il rifacimento dei ponti autostradali sul Reno e sul Savena e la creazione di 10 rotatorie. Insomma, un’alterazione profonda dell’urbanistica della città che, anche portasse a dei vantaggi, non potrebbe mai far contenti tutti. In 1.100, tra proprietari e comproprietari, hanno già ricevuto la lettera di esproprio. Dovranno quindi spostarsi per far posto alle ruspe. Ma non sono i soli. A doversi fare da parte sarà, ancora una volta, l’ambiente.

Il tocco ‘green’

Un’infrastruttura mastodontica, come prevede di essere il Passante di Bologna, non potrà mai avere un’accezione ‘verde’. Eppure, è proprio la retorica ‘green’ quella ad essere sbandierata dalla giunta e ad aver fatto cambiare idea a Coalizione Civica. A detta loro, meglio con queste misure di mitigazione piuttosto che senza. Ma è proprio qui che emergono i primi paradossi. In Italia, in Europa, nel 2022, in piena crisi climatica e nel corso di una transizione ecologica, come è anche solo possibile pensare di realizzare nuovi giganti di cemento senza le dovute accortezze in termini di sostenibilità? Quello che è stato approvato dovrebbe infatti essere la regola e non il compromesso. Peggio poi sarebbe realizzare – come temono e denunciano i comitati cittadini contrari – che la cornice ‘green’ sia solo l’ennesima presa in giro all’italiana.

La fase 2 ‘amica dell’ambiente’

Gli ex-oppositori decantano una serie di migliorie che farebbero dell’opera una colata di cemento ‘verde’. In primis, le nuove coperture con elettrofiltri che permetterebbero di abbattere le emissioni dell’85-95% sul tratto considerato. Peccato però che il tratto considerato interessi solo 3 chilometri su 13. Inoltre – come sottolinea Wu Ming foundation – uno studio dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR ne ha ridimensionato l’efficacia oltre ad aver evidenziato quanto queste tecnologie consumino suolo ed energia, nonché producano rumore ed impatto visivo. Discorso analogo per le vernici fotocatalitiche per l’abbattimento degli inquinanti, le quali, a detta di uno studio condotto in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, avrebbero benefici del tutto trascurabili. C’è poi l’installazione di pannelli fotovoltaici per un totale di 50 MW, di cui però solo una piccola parte verrà posizionata sul Passante. I restanti andranno ad occupare circa 10 terreni con superficie compresa tra 7,5 e 12,5 ettari. Seguono, poi, sistemi di ricarica dinamica per veicoli elettrici, una certificazione Envision (una sorta di certificato di sostenibilità) e il potenziamento delle comunicazione (ambientale? non è dato saperlo).

Nulla di nuovo e il buono respinto

Approvate poi tre misure che, in realtà, erano già previste dal progetto originario: la digitalizzazione dell’opera, dei punti di ricarica fast per veicoli elettrici e la tanto amata piantumazione di alberi. 160 ettari di verde e 35mila alberi faranno la differenza in uno dei settori più inquinati d’Europa? A patto poi che vengano messi a dimora correttamente e in modo ecologicamente coerente. Parzialmente previsto dal principio, invece, un Osservatorio ambientale, già necessario per legge per tutte le opere sottoposte a Valutazione d’impatto ambientale. Il Comune di Bologna, sebbene abbia respinto la possibilità di avviarlo prima dell’inizio dei cantieri, ha accolto di finanziarlo con un fondo di 300mila euro affinché monitori, per otto anni, la qualità dell’aria, sospendendo i lavori in caso di sforamenti. In ultimo, per compensare l’elevato consumo di suolo che l’opera inevitabilmente comporterà si è proposto di individuare determinate aree da “decementificare”. Idea, tuttavia, respinta. Una misura del genere sarebbe infatti già prevista, se non fosse che riguarda appezzamenti esigui in rapporto alla nuova area da impermeabilizzare. Respinta anche la proposta di riutilizzo dei fondi di compensazione delle alberature abbattute nei quartieri attraversati dal Passante. Lo scopo ultimo dell’opera, insomma, sarà quello di fluidificare il traffico. L’ennesimo incentivo all’impiego dell’automobile, quando il resto del continente va nella direzione opposta. Paradossale è infatti realizzare nuove infrastrutture, indubbiamente impattanti, per decongestionare la prima causa di inquinamento atmosferico. Convertire l’esistente in un’ottica realmente ed esclusivamente sostenibile sarebbe stato meno conveniente?

[di Simone Valeri]

L’Indipendente per il Pianeta: un impegno concreto e non solo a parole

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L’impegno per la salvaguardia dell’ambiente necessita di azioni decisive. Il nostro Pianeta, con la sua incredibile varietà ecologica e biodiversità, risulta già gravemente compromesso. Per porre rimedio a quanto già fatto, e limitare l’impatto di eventuali danni futuri, vanno messe in campo iniziative concrete. Nel nostro piccolo, cerchiamo dal primo giorno di fare qualcosa di concreto e dare il buon esempio.

La tematica ecologica è per noi de L’Indipendente di imprescindibile importanza sin dalla fondazione. Quando è stato creato il sito abbiamo da subito avviato una collaborazione con il progetto CO2web® di Rete Clima®, un’ente no profit che realizza iniziative a tutela dell’ambiente. Tra queste vi è quella di piantare alberi nelle zone urbane e periurbane di Milano, al fine di migliorare la qualità del territorio e della vita delle persone. L’inquinamento prodotto dal sito per l’inevitabile consumo di energia elettrica viene così compensato dagli alberi che vengono piantati, ciascuno in base al numero di visualizzazioni mensili degli utenti: sono già due quelli piantati grazie a L’Indipendente e i nostri lettori.

Per rimanere fedeli al nostro impegno dall’inizio dell’anno abbiamo aderito al programma Climate Stripe, grazie al quale lo 0,5% del ricavato di ogni nuovo abbonamento viene destinato alla realizzazione di progetti di alta tecnologia per la rimozione del carbonio. Il programma Climate Stripe si occupa infatti di promuovere tecnologie di ultima generazione in grado di catturare la CO2 e stoccarla nel terreno mediante l’utilizzo di tecniche all’avanguardia. Riteniamo che investire in aziende innovative che studiano e progettano metodologie di ultima generazione atte a contrastare il cambiamento climatico sia un passo fondamentale da muovere nella direzione di un futuro più verde.

Noi crediamo fortemente in questi obiettivi e nell’impegno fattuale per contenere il nostro impatto ecologico. Per tale ragione ci impegniamo a portare avanti iniziative concrete, di una portata che vada crescendo di pari passo con l’ampliarsi del nostro sito.