martedì 13 Maggio 2025
Home Blog Pagina 1332

Le potenze alla sfida del computer quantistico, in palio l’egemonia tecnologica mondiale

0

Machine learning, intelligenza artificiale, razzi nucleari, riconoscimento facciale: i campi di battaglia tecnologici su cui si stanno sfidando Governi e aziende di tutto il mondo sono ormai molteplici, tuttavia uno dei rami più importanti del settore viene spesso relegato alle retrovie della conversazione pubblica.

Stiamo parlando dei computer quantistici, strumenti la cui presenza è attualmente confinata ai laboratori di ricerca, ma il cui consolidamento potrebbe stravolgere l’equilibrio globale per come lo conosciamo oggigiorno. Per comprendere la portata di un simile balzo tecnico – il cosiddetto “quantum leap” – bisogna comprendere che i computer attualmente in circolazione siano limitati da una programmazione in codice binario che i sistemi quantistici surclasseranno in maniera esponenziale. Equazioni che un supercomputer odierno risolverebbe in centinaia di anni verranno risolte in pochi secondi.

Questi strumenti potrebbero essere presenti negli uffici di aziende e istituzioni già a partire dal 2030 ed è chiaro che le conseguenze sulla medicina, sulle ricerche scientifiche, sui sistemi di comunicazione potrebbero essere epocali. Altrettanto chiaro è il come una simile risorsa possa anche rappresentare un’insidia su scala globale, definendo l’egemonia economica del futuro.

«Le conseguenze del padroneggiare la tecnologia quantistica, pur non essendo visivamente d’impatto come un’esplosione a fungo, non sono meno significative di quelle in cui sono incappati quegli scienziati che hanno acceso i cieli del New Mexico con la detonazione effettuata al sito di Trinity», aveva dichiarato senza mezzi termini nel 2017 Will Hurd, l’allora presidente della sottocommissione congressionale statunitense dedicata alla tecnologia informatica.

Una lettura drammatica della ricerca, ma tutt’altro che lontana dalla verosimiglianza. I computer quantistici e le Reti che li connetteranno sono ancora in uno stato embrionale, tuttavia le loro spiccate potenzialità potranno un giorno decifrare in pochi attimi qualsiasi sistema di codifica e difesa digitale. Volendo andare ancora più lontano, ci si potrebbe aspettare che il loro potere di calcolo andrà a impattare anche la genesi delle criptovalute e i già inquietanti meccanismi di sorveglianza automatizzata.

Governi di tutto il mondo stanno dunque iniziando a pensare a inediti sistemi di sicurezza che possano resistere ai contraccolpi endemici di un simile strumento e, nel frattempo, spingono per ergersi ad avanguardia del settore. Tra tutti, si sta facendo notare la Cina, la quale ha ultimamente messo in mostra il suo potentissimo Zu Chongzhi, frutto di un investimento di 10 miliardi di dollari.

L’apparecchio ha superato i già ragguardevoli traguardi raggiunti da Google e IBM, mentre, nel frattempo, il Governo USA ha stanziato 1,2 miliardi di dollari per il National Quantum Initiative Act. Un finanziamento a cui, peraltro, vanno affiancati i fondi messi a disposizione ad esercito e aeronautica a stelle e strisce per dominare con i computer quantistici lo spazio.

L’Europa riesce nel frattempo a tenere il ritmo delle altre potenze giocando tutto sulla collaborazione. Lo scorso marzo, sette Paesi Membri dell’UE si sono impegnati a discutere un sistema di comunicazione quantistico che possa consolidare un network “ultra-sicuro”, mentre il progetto Scale-Up Europe proposto dal Presidente francese, Emmanuel Macron, potrebbe dar vita a una miriade di nuove start-up assetate di successo.

[di Walter Ferri]

Migranti: 50 alla deriva soccorsi e portati a Lampedusa

0

La Guardia costiera italiana ha soccorso 50 migranti alla deriva al largo di Lampedusa e, secondo quanto riferito da Open Arms, ha assicurato il trasferimento delle persone nel porto sicuro dell’isola. L’imbarcazione, con a bordo almeno due donne incinte ed un bambino di 10 mesi, era stata infatti individuata proprio dalla Ong quando si trovava a 30 miglia da Lampedusa e, nel frattempo, ai migranti era stata fornita una prima assistenza.

Glifosato, la giustizia Usa salva la multinazionale Monsanto

0

La Bayer ha ottenuto una prima vittoria legata alla questione della sicurezza del diserbante al glifosato Roundup, prodotto dall’azienda Monsanto, di cui la multinazionale tedesca è proprietaria dal 2018. Gilbert Ochoa, giudice della Corte Superiore della Contea di San Bernardino, in California, ha infatti recentemente stabilito tramite una sentenza che la Monsanto non fosse tenuta ad inserire le avvertenze sui pericoli per la salute al di sopra della confezione dell’erbicida, in quanto l’Epa (Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) non ritiene che il glifosato sia un probabile cancerogeno. Alla luce di ciò, nella causa intentata da Donnetta Stephens (una persona ammalatasi di linfoma non Hodgkin che utilizzava abitualmente il Roundup da 30 anni) che partirà la prossima settimana in California, non sarà ammesso perseguire tale pretesa.

L’avvocato della querelante, Fletcher Trammell, si è però schierato contro tale decisione, che ha giudicato sorprendente. In tal senso, ha affermato che la tesi secondo cui la Monsanto avrebbe realizzato un prodotto non sicuro immettendolo consapevolmente sul mercato rimanga intatta, e che sarà ugualmente presentata durante il processo. Infine, ha aggiunto che in tutti gli altri tribunali che hanno esaminato questo problema è emerso che il “Federal Insecticide, Fungicide and Rodenticide Act”, ossia la posizione dell’Epa, non pregiudichi i tipi di reclami presentati dalla signora Stephens.

A tal proposito, quella di Donnetta Stephens non è di certo l’unica causa intentata contro Bayer-Monsanto per i danni causati dal glifosato: sono decine di migliaia i querelanti negli Stati Uniti. Anzi, in realtà in origine erano più di centomila le denunce depositate presso vari tribunali statunitensi. Infatti, l’anno scorso la multinazionale tedesca ha raggiunto un accordo per chiudere il 75% dei contenziosi sull’erbicida avviati per tale motivo. Nello specifico, si tratta del pagamento di oltre 10 miliardi di dollari effettuato per ottenere la chiusura di 95mila delle 125mila denunce ricevute.

[di Raffaele De Luca]

Green Pass e obbligo vaccinale: in Italia alcuni animali sono più uguali degli altri

23

George Orwell lo aveva scritto già nel 1945, nel romanzo distopico “La fattoria degli animali”: Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri. Un avvertimento che suona rivelatore oggi, di fronte alla partita politica che si sta giocando in Italia attorno al rafforzamento dell’utilizzo del passaporto sanitario e degli obblighi vaccinali per nuove categorie di lavoratori. Praticamente tutte, tranne una.

Ad aprire le danze Confindustria, con la sua direttrice generale Francesca Mariotti che si è occupata di rivelare la brillante idea: in fabbrica solo con il green pass, gli operai che non si adeguano saranno lasciati a casa senza stipendio. Ce lo si poteva anche aspettare, dopotutto l’associazione degli industriali è da sempre in cerca di nuovi appigli legali per poter licenziare a piacimento i lavoratori. Ma chi sperava che dal governo sarebbero arrivate risolute prese di distanza è rimasto prontamente deluso. Walter Ricciardi, ovvero il “consulente scientifico” del ministro della Salute Roberto Speranza, ha anzi raccolto la proposta con entusiasmo, esternando in una intervista: «Questa strada è assolutamente giusta. Faccio i complimenti a Confindustria per la proposta che mette in evidenza quanto sia importante tutelare la salute dei lavoratori».

Nella mattina di ieri è stata invece la volta della virologa Ilaria Capua a lanciare la sua proposta. La ricercatrice ed ex parlamentare, ripescata dai salotti mediatici dopo che appena sei anni fa era finita al centro di una inchiesta della magistratura (e poi assolta) per il reato di “traffico illecito di virus” al fine di alimentare il business dei vaccini sull’aviaria, dalle colonne del Corriere della Sera afferma: «chi non si vaccina, in caso di ricovero in terapia intensiva, dovrebbe risarcire i costi degli ospedali: tra 1.000 e 2.000 euro al giorno». A Ricciardi, neanche a dirlo, anche questa idea è piaciuta moltissimo: «Sono d’accordo assolutamente sul principio» ma ha poi dovuto considerare che sfortunatamente «non è un’opzione praticabile perché la Costituzione stabilisce che la salute è un diritto collettivo e individuale tutelato dallo Stato. In America sarebbe possibile, ma noi dovremmo fare una legge ad hoc».

In cotanto climax anche l’Associazione nazionale presidi non si è voluta sentire fuori dal grande concorso di idee volto a trovare nuovi modi per introdurre l’obbligo vaccinale di fatto. “Bisogna andare oltre le ipotesi sul green pass a scuola. Per riaprire gli istituti in presenza e in totale sicurezza serve l’obbligo del vaccino per il personale scolastico” ha scritto in un comunicato annunciando che in settimana presenteranno la proposta al ministro dell’Istruzione. Su questo non c’è stato bisogno di aspettare la risposta del solito Ricciardi, che sul tema si era espresso in anticipo, annunciando che i docenti e tutto il personale della scuola dovrebbero essere sottoposto allo stesso obbligo vaccinale del personale sanitario. Non si capisce con quale logica proprio i professori, che hanno a che fare con la fascia di età meno colpita in assoluto dal Covid, dovrebbero sottostare all’obbligo piuttosto che, ad esempio, le cassiere dei supermercati o gli impiegati delle poste, che con i pensionati sono a contatto quotidianamente, ma tant’è.

In mezzo a tanta rincorsa a nuove strette repressive per i non vaccinati alla parlamentare del PD Alessia Morandi è venuta in mente una proposta evidentemente un po’ ingenua: «la politica dovrebbe dare il buon esempio, rendiamo il green pass obbligatorio anche per entrare in Parlamento». Apriti cielo. Ricciardi questa volta non pervenuto. A rispondere per tutti ci ha pensato direttamente il presidente della Camera Roberto Fico: «Il nostro problema rispetto all’aula e alle tribune è il distanziamento. Non mi sento molto vicino alla posizione di dire qui dentro si entra solo con il green pass. È impossibile chiedere ai parlamentari chi si è vaccinato e chi no, è una questione che non c’è». Fine delle trasmissioni.

[di Andrea Legni]

Gli Usa si arrendono: il gasdotto tra Russia ed Europa si farà

1

Il gasdotto Nord Stream 2 che mira a incrementare il flusso di carburanti fossili russi in favore delle necessità energivore della Germania e dell’Unione Europea è stato motivo di tensioni tra Europa e Stati Uniti sin dai tempi di Barack Obama. Ora, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente USA Joe Biden hanno finalmente siglato un compromesso, con il risultato che l’opera potrà finalmente essere conclusa senza il timore di dover incappare nelle sanzioni d’oltreoceano.

Sia gli attriti passati che la soluzione odierna orbitano attorno all’incessante sfida di potere tra Stati Uniti e Russia: Washington non vuole che gli alleati atlantisti si leghino economicamente e strutturalmente al proprio avversario, tuttavia non vanta neppure quella forza che servirebbe a offrire un’alternativa appetibile agli europei.

Con il 90 per cento del gasdotto ormai già pronto per l’attivazione, Biden non ha potuto che rassegnarsi all’evidenza della situazione, preferendo cercare un accordo piuttosto che rischiare di compromettere i rapporti con la nazione più rilevante dell’UE facendo uso smodato di sanzioni, dazi e altri eventuali bullismi finanziari.

Alla Germania è stato di conseguenza concesso di accedere a una quantità maggiore di risorse energetiche russe senza dover incorrere in contraccolpi economici, tuttavia la nazione ha anche dovuto prendersi l’impegno di compensare questo sodalizio con il nemico versando non pochi contributi all’Ucraina, Paese in cui la sfida tra USA e Russia trova una concretizzazione materiale attraverso una guerriglia fomentata da ingerenze estere.

L’intesa bilaterale appena siglata prevede infatti che i tedeschi aprano a favore di Kiev un fondo dedicato alle energie “green” in cui dovranno versare immediatamente 150 milioni di euro, fondo che ha l’obiettivo di arrivare un giorno a contare un miliardo di dollari di investimenti. Parallelamente, 70 milioni di euro verranno concessi sull’unghia per sostenere le iniziative di sicurezza energetica ucraine.

Il compito della Merkel e dei suoi successori si estenderà anche sul piano diplomatico. La Germania dovrà “sponsorizzare” i negoziati energetici dell’Iniziativa dei Tre Mari e trattare con Mosca perché questa estenda il patto energetico siglato con l’Ucraina almeno fino al 2034, un impegno che foraggia Kiev con circa 3 miliardi di dollari annui.

Questa clausola dovrebbe essere in grado di proteggere Kiev dal più grande dei timori manifestati da USA e Paesi dell’Est Europa, ovvero che Mosca possa decidere di adoperare il Nord Stream 2 e il Nord Stream, entrambe strutture off-shore, per indebolire quei Governi che si reggono anche grazie alle tasse di transito versate oggigiorno dagli impianti russi che le attraversano con i gasdotti via terra.

Che l’energia sia una forte leva di controllo politico non è affatto un mistero. Gli USA lo sanno bene e sono convinti che quanto ottenuto sia un «cattivo risultato per la Germania, per l’Ucraina e per l’Europa». Non per nulla, come ulteriore tutela, gli Stati Uniti avevano domandato alla Germania di garantire l’esistenza di un “kill switch” che potesse fermare l’erogazione dei servizi russi senza preavviso, opzione prontamente cassata dai tedeschi, che hanno preferito piuttosto accettare il generico impegno ad approvare sanzioni verso Mosca nel caso dovesse compiere qualche passo falso.

In tutto questo resta sullo sfondo la Polonia, nazione di confine profondamente contraria al gasdotto e costantemente oppressa dai contrasti tra l’Occidente e la Russia. A quanto pare, una delegazione statunitense sarebbe pronta a fare visita a Varsavia per discutere della faccenda, con il rischio che il controverso Governo di Andrzej Duda possa allontanarsi ulteriormente dall’UE in favore di un legame più solido con gli USA.

[di Walter Ferri]

Capri: minibus esce di strada e precipita, 1 morto e 19 feriti

0

A Capri, questa mattina un minibus con a bordo una ventina di persone è uscito di strada e, dopo aver distrutto la barriera di protezione al lato della carreggiata, è precipitato per 5-6 metri. Secondo le prime informazioni disponibili, l’incidente ha provocato la morte di una persona, l’autista, mentre altre 19 sono rimaste ferite e sono arrivate all’ospedale Capilupi di Capri: quattro di esse sono in gravi condizioni.

Migranti: naufragio al largo della Tunisia, almeno 17 vittime

0

Un naufragio verificatosi nella giornata di ieri al largo della città di Zarzis, in Tunisia, ha provocato la morte di almeno 17 migranti. Lo ha comunicato all’agenzia di stampa Ansa il responsabile del Comitato della Mezzaluna Rossa tunisina di Medenine, Mongi Slim. Secondo quest’ultimo, a bordo dell’imbarcazione partita dalla Libia vi erano circa 400 persone, di cui 160 sono state al momento tratte in salvo dalla Guardia costiera e dalla Marina militare della Tunisia. Inoltre, mentre i sopravvissuti sono di varie nazionalità, tutte le vittime erano del Bangladesh.

Grecia: di nuovo in migliaia contro l’obbligo vaccinale, la polizia usa lacrimogeni e idranti

2

In Grecia, i cittadini sono scesi nuovamente in piazza per protestare contro la proposta del governo di rendere il vaccino anti Covid obbligatorio per alcune categorie di lavoratori. In particolare ad Atene migliaia di persone nella giornata di ieri hanno manifestato davanti al Parlamento: il clima, però, non è stato di certo mite e vi sono stati attimi di tensione con le forze dell’ordine. Infatti, secondo quanto riportato da alcuni media locali, dopo che la polizia ha esortato i manifestanti ad abbandonare il corteo, una parte di essi ha iniziato a lanciare bottiglie ed altri oggetti contro gli agenti, che hanno risposto utilizzando gas lacrimogeni, granate flash ed idranti, così da disperdere la folla. Inoltre, i quotidiani greci riferiscono che 5 persone sono state arrestate. Ad ogni modo, la repressione da parte delle forze dell’ordine è documentata anche da alcuni video pubblicati dagli utenti sui social.

 

Detto ciò, non solo ad Atene vi sono state proteste: anche in altre città, come ad esempio Salonicco, le persone hanno espresso il loro dissenso contro la politica sanitaria del governo. E non si tratta di certo della prima volta che in Grecia i cittadini scendono in piazza per tale motivo: già la settimana scorsa, infatti, vi sono state manifestazioni in diverse città, e la principale si è svolta sempre ad Atene, con più di 5000 persone che hanno gridato al Primo ministro Kyriakos Mitsotakis:«prendi i tuoi vaccini e vattene di qui».

Tuttavia, mentre quella protesta era stata organizzata a causa del fatto che quest’ultimo aveva annunciato la volontà di rendere obbligatori i sieri per alcune categorie, la manifestazione di ieri si è tenuta poiché tale possibilità si sta concretizzando sempre di più: infatti, è stato presentato al Parlamento il disegno di legge avente ad oggetto l’obbligo per il personale sanitario e delle case di cura di sottoporsi al siero, e coloro che non rispetteranno tale disposizione potrebbero essere sospesi nonché privati dello stipendio.

[di Raffaele De Luca]

Missioni all’estero: dove operano i militari italiani, perché e a quali costi

1

La Camera ha approvato il finanziamento delle missioni militari italiane all'estero per l'anno 2021. Sui media l'attenzione si è concentrata sul rifinanziamento alla cosiddetta guardia costiera libica, ma il quadro è molto più ampio e complesso. L'Italia sarà impegnata in 37 missioni in 22 diversi Paesi, con migliaia di effettivi e costi che superano il miliardo di euro. Dall'Albania, al Niger, dal Marocco al Pakistan, passando per Bosnia, Mali e Somalia. Abbiamo ricostruito la mappa delle operazioni all'estero e soprattutto gli scopi di ogni missione.
Europa
Non bisogna andare lontano per inc...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Covid: Cina boccia seconda indagine Oms su origine virus

0

Il vice ministro della Commissione sanitaria nazionale cinese, Zeng Yixin, si è opposto alla proposta dell’Oms di portare avanti una seconda fase dell’indagini sulle origini del Covid in Cina, la quale include l’ipotesi che esso possa essere fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan. Si tratta di «arroganza verso la scienza», ha affermato Yixin, il quale ha aggiunto che Pechino non accetterà «un tale piano di tracciamento delle origini» proprio perché in alcuni aspetti «sfida la scienza ed ignora il buon senso».