martedì 13 Maggio 2025
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Iraq: abbattuto elicottero militare, morti 5 soldati

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Un elicottero militare iracheno è precipitato nella giornata di oggi a nord di Baghdad causando la morte di cinque soldati, i quali si trovavano a bordo dello stesso. In base a quanto reso noto da una fonte della sicurezza irachena, però, il velivolo è stato abbattuto: nello specifico, esso è stato colpito da razzi lanciati da terra. L’elicottero era impegnato in una missione iniziata due giorni fa a sud della provincia di Kirkuk: si tratta dello stesso territorio in cui le truppe irachene in passato hanno effettuato diverse operazioni contro cellule dell’Isis.

Pfizer rivede le stime sui profitti al rialzo: 33,5 miliardi dai vaccini anti-Covid

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Pfizer, la nota azienda farmaceutica statunitense, ha rivisto al rialzo le stime dei ricavi per il 2021 derivanti dalla vendita dei vaccini anti-Covid: lo si apprende da un comunicato della società che riporta i risultati finanziari del secondo trimestre di quest’anno. Nello specifico, le entrate da vaccino attualmente previste per il 2021 sono pari a 33,5 miliardi di dollari, mentre in precedenza la cifra stimata corrispondeva a 26 miliardi. Ciò, si legge nel comunicato, è una conseguenza dei «2,1 miliardi di dosi che dovrebbero essere consegnate quest’anno». Inoltre, Pfizer si attende ricavi compresi tra 78 ed 80 miliardi di dollari per l’intero anno, ovvero tra i 3,95 e i 4,05 dollari per azione.

Detto ciò, nel secondo trimestre Pfizer ha registrato profitti e ricavi superiori rispetto a quelli previsti, con un utile netto pari a 5,56 miliardi di dollari, ossia a 98 centesimi per azione. In più, l’azienda statunitense ha registrato 19 miliardi di entrate. Esse «riflettono una crescita operativa dell’86%», tuttavia «escludendo il vaccino anti-Covid, i ricavi sono cresciuti del 10% a livello operativo: 11,1 miliardi di dollari».

Tali risultati sono stati commentati dal Albert Bourla, Presidente e Amministratore Delegato dell’azienda statunitense, il quale ha dichiarato:« Il secondo trimestre è stato notevole sotto diversi aspetti. In tal senso, la velocità e l’efficienza dei nostri sforzi con BioNTech per aiutare a vaccinare il mondo contro il Covid sono state senza precedenti, con ora più di un miliardo di dosi somministrate a livello globale». Inoltre ha aggiunto:« Guardando al futuro, rimaniamo molto fiduciosi nella nostra capacità di raggiungere un tasso di crescita annuo  pari almeno al 6% fino al 2025». Ma di questa forte speranza non c’è da meravigliarsi dato che, come dichiarato da Frank D’Amelio, direttore finanziario nonché vicepresidente esecutivo di Pfizer per la fornitura a livello globale, il Covid rappresenta una grande occasione per fare business. Secondo quest’ultimo, infatti, col tempo si passerà da una situazione pandemica ad una situazione endemica e le normali condizioni di mercato inizieranno a manifestarsi, il che costituisce «un’opportunità significativa per il nostro vaccino dal punto di vista della domanda e dal punto di vista dei prezzi».

Ad ogni modo, Pfizer non è di certo l’unica azienda farmaceutica ad aver registrato risultati positivi nel secondo trimestre. Infatti anche AstraZeneca, la multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese, ha pubblicato una nota da cui si apprende che nel primo semestre vi è stato un aumento dei ricavi del 23% mentre nel solo secondo trimestre del 31%. Ed escludendo il contributo derivante dal siero anti Covid, il fatturato è aumentato del 14% nel semestre e del 17% nel trimestre.

[di Raffaele De Luca]

Cosa sta succedendo in Tunisia: rinnovamento democratico o colpo di stato?

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La sera di domenica 25 luglio, il presidente tunisino Kais Saied ha sospeso i lavori del parlamento e licenziato il primo ministro Mechichi, dichiarando l’intenzione di assumerne uno nuovo di sua scelta. La mossa è stata percepita dall’opposizione come un colpo di stato, mirato a colpire una democrazia ancora giovane e fragile, e ha scatenato una serie di proteste. Sostenitori e oppositori del presidente si sono scontrati nei pressi del parlamento in quella che sembrerebbe la più grave crisi politica che la Tunisia abbia attraversato dalla rivoluzione del 2011.

Kais Saied, presidente dal 2019, è una figura popolare in Tunisia: è conosciuto come colui che non spese nulla in campagna elettorale, indipendente e quindi simbolo di integrità. Molto presto ha iniziato a manifestare il desiderio di rinnovare la costituzione tunisina, lamentando gli scarsi poteri del presidente, che ha influenza in maniera diretta solo sugli affari esteri e la difesa, dovendo invece sottostare al parlamento in quanto alle ordinarie questioni amministrative. Con un vastissimo appoggio popolare, alimentato dall’insofferenza verso il governo, Saied si è autonominato capo dell’esecutivo, sciogliendo il parlamento e radunandovi intorno l’esercito per impedire l’ingresso. Il gesto è stato accolto con entusiamo dai sostenitori, che sono scesi in piazza ad esprimere il loro sostegno.

Ad opporsi molto vocalmente alla mossa e a gridare al colpo di stato è stato invece Rachid Ghannouchi, presidente del parlamento e leader del partito islamico moderato Ennahda, il quale ha invitato i cittadini tunisini a protestare e a richiedere la restaurazione dell’ordine democratico. Nonostante Saied si sia giustificato facendo appello all’articolo 80 della costituzione tunisina, secondo cui il parlamento può essere congelato, in casi di emergenza, per un periodo di massimo 30 giorni, Ghannouchi ha dipinto il gesto come una svolta autoritaria. Anche la Turchia ha espresso dissenso, probabilmente per i suoi legami con il partito islamista di Ghannouchi.

La Tunisia è stato l’unico paese ad aver costruito una democrazia relativamente stabile in seguito alla Primavera araba. Da diversi anni, però, si trova in una crisi politica sempre più impellente: il parlamento è estremamente frammentato (nessun partito ha più del 25% dei voti) e le tensioni tra i partiti sono molto forti. A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’economia è stagnante e che la pandemia ha colpito duramente, facendo della Tunisia uno dei paesi con il tasso di mortalità da covid più alto del continente.

Non è ancora chiaro se le decisioni prese dal presidente siano dettate dalla volontà di approfittare dell’emergenza per accentrare i poteri nelle proprie mani o se si tratti di un genuino tentativo di migliorare il funzionamento della democrazia del paese. Sicuramente la decisione di Saied di imporre il coprifuoco, anticipare le elezioni e chiudere la sede tunisina di Al-Jazeera, vicina ai partiti islamici, sono eventi a cui guardare con una sana dose di sospetto.

[di Anita Ishaq]

Tunisia: presidente Kais Saied licenzia direttore televisione pubblica

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Il presidente tunisino Kaies Saied ha licenziato il direttore della televisione pubblica nazionale, Mohamed Lassaad Dahech, ed ha assegnato il suo posto al giornalista Awatef Dali. Tale scelta, resa nota tramite un comunicato della presidenza, è stata presa poiché ad un attivista dei diritti umani e ad una rappresentante del sindacato dei giornalisti, che erano state invitate ad una trasmissione, è stato impedito l’accesso alla sede dell’emittente. Si tratta dell’ennesimo licenziamento stabilito da Saied, che da domenica è anche a capo dell’esecutivo: in quel giorno, infatti, ha licenziato il primo ministro, Hichem Mechichi, ed ha sospeso il Parlamento.

Unesco: i portici di Bologna riconosciuti patrimonio dell’umanità

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I 38 chilometri di portici antichi della città di Bologna (53km se si contano anche quelli fuori dalle porte del centro storico) sono stati ufficialmente riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’Unesco. “Grazie alla loro grande diffusione e permanenza, i Portici di Bologna sono considerati eccezionale valore universale”, questa una delle motivazioni adottate dall’Unesco, che sottolinea come “la loro lunga permanenza ed uso (circa 1.000 anni) è dovuta all’importanza data a questi manufatti nella città di Bologna nel corso dei secoli”. Bologna è la città con il complesso di portici più sviluppato al mondo. 

Il Regno Unito progetta di controllare le abitudini alimentari per premiare i virtuosi

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frutta o junk food

Nel 2020, durante le prime battute della diffusione pandemica del coronavirus, il Regno Unito aveva preso straordinariamente sottogamba la minaccia che stava insediando i propri cittadini e aveva pertanto posto la loro sicurezza molto al di sotto degli interessi economici della nazione. Le cose sono cambiate nel momento in cui Boris Johnson, Primo Ministro britannico, ha rischiato la vita proprio a causa del Covid-1, o almeno questo è quanto ha raccontato.

Il premier inglese sostiene di aver capito che avrebbe dovuto fare qualcosa non solo per rallentare i contagi nazionali, ma anche intervenire su un ulteriore fattore sanitario: l’obesità. La sua stazza corpulenta lo ha reso infatti reso maggiormente vulnerabile alle complicazioni del Covid, cosa che a sua volta lo ha spinto a intraprendere una dieta. Ora, il Governo UK sta valutando di introdurre un sistema che premi quei cittadini che si impegneranno ad adottare uno stile di vita più sano ed equilibrato. Un sistema che muove da ragioni logiche e sensate, ma che ovviamente – come tutti i sistemi basati sul controllo delle abitudini dei cittadini e l’intervento nella loro privacy – genera ovvi possibili problemi.

Il lancio del programma é previsto per il gennaio del 2022 e prevede che gli inglesi, in via volontaria, scarichino un’applicazione per telefono con cui tenere traccia delle proprie compere alimentari, nonché dei passi eseguiti nell’arco della giornata. Coloro che si dimostreranno solerti verranno premiati con “punti fedeltà” che saranno poi convertibili in sconti, voucher e biglietti gratuiti per concerti e spettacoli.

L’idea britannica pare sia stata liberamente modellata su immagine e somiglianza della HPB Rewards Programme di Singapore, un’iniziativa – sponsorizzata tra le altre da Coca Cola – che prevede i partecipanti si dotino di un “passaporto digitale” con cui tener traccia dei propri modelli di consumo.

Il Regno Unito starebbe tuttavia valutando un approccio ancor più radicale di quello asiatico, ovvero starebbe considerando la possibilità di offrire i suddetti punti fedeltà anche a coloro che si sottoporranno a visite mediche quali check-up e mammografie. Una mossa neppure troppo sorprendente, considerando che l’intero progetto nasce dalla necessità di sviluppare comunità salubri che pesino meno sul sistema sanitario nazionale.

Il problema dell’obesità rappresenta d’altronde un’epidemia di cui fatichiamo ad ammettere la portata, basti pensare alla relativa noncuranza con cui se ne parla in Italia, nazione che é quarta nella classifica europea dei Paesi maggiormente portati all’obesità infantile. Allo stesso tempo, quando uno Stato elargisce benefit di questo tipo non é possibile evitare di pensare che la cosa possa finire con l’ampliare le disparità sociali, magari occhieggiando a quel tipo di sistema detto di “credito sociale” (largamente sperimentato in Cina) in cui i “cattivi” cittadini vengono relegati ai margini.

[di Walter Ferri]

I fiumi lombardi sono avvelenati dal glifosato: fino a 8 volte il limite di legge

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I fiumi lombardi sono letteralmente avvelenati a causa della elevata presenza dell’erbicida più utilizzato in agricoltura, il glifosato, la cui concentrazione nelle acque in alcuni casi supera di 8 volte il limite previsto dalla legge. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università Statale di Milano e coordinato da Caterina La Porta, docente di Patologia generale del dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, e Stefano Bocchi, docente di Agronomia del medesimo dipartimento. La ricerca è stata eseguita con lo scopo di monitorare lo stato delle acque lombarde superficiali e sotterranee e di investigare sugli effetti ambientali sinergici di pesticidi differenti. Per questo, gli studiosi si sono rifatti ai dati geolocalizzati ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione ambientale) del 2018, aventi ad oggetto le sostanze inquinati presenti nelle acque della Regione Lombardia, e li hanno poi elaborati così da individuare le più frequenti combinazioni di pesticidi.

Dunque, innanzitutto sono stati osservati «nove record relativi al glifosato che superano la concentrazione di 10 μg/l», mentre l’AMPA (un composto che deriva dalla trasformazione del glifosato) è stata trovata ad una concentrazione di 134 μg/l. Queste sostanze sono molto abbondanti soprattutto nelle aree coltivate: alti livelli di Glifosato (8 volte superiori ai limiti di legge) sono stati rilevati nella zona di Roggia Vignola, mentre «l’AMPA è accumulata nel territorio della provincia di Varese, dove troviamo Olona, ​​Seveso, Bozzente e Lura, quattro noti fiumi inquinati».

Inoltre non è raro che, soprattutto nelle acque delle zone agricole, insieme al glifosato si trovino anche altri pesticidi come Terbutilazina, Bentazon, 2,4-Diclorofenolo e Metolaclor. In più, gli insetticidi sono presenti nelle zone alpine e nelle valli, mentre gli erbicidi si trovano maggiormente nei fondovalle e nelle pianure con zone ad agricoltura intensiva.

Detto ciò, per studiare i possibili effetti ambientali sinergici di questi cocktail inquinanti è stata utilizzata, come biosensore, l’alga unicellulare “C. reinhardtii”. Alghe e microalghe, infatti, «rispondono rapidamente ai cambiamenti della qualità ambientale, permettendo di monitorare gli effetti sinergici e antagonistici dei vari inquinanti». Dunque, tali alghe sono state esposte per 7 giorni a quattro composti, «trovati presenti insieme ad alta concentrazione nelle acque superficiali», il che ha indotto uno stress in queste ultime. Ciò, spiegano i ricercatori, è testimoniato dalla presenza dei palmelloidi, degli aggregati cellulari. Ed a tal proposito, è stato scoperto che «l’esposizione all’AMPA e al Glifosato, da soli o in combinazione con Terbutilazina e Bentazon, nonché il mix dei quattro composti, porta ad un’ampia distribuzione dimensionale con la presenza di picchi nella distribuzione dimensionale maggiore, ovvero la dimensione tipica degli aggregati cellulari (forma palmelloide)».

[di Raffaele De Luca]

Vaccino Moderna: via libera dell’Aifa per fascia d’età 12-17 anni

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L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l’utilizzo del vaccino anti Covid Spikevax (Moderna) per la fascia di età 12-17 anni. Lo ha comunicato la stessa agenzia tramite una nota, nella quale si legge che la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’Aifa ha approvato tale estensione della somministrazione del siero «accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema)» in quanto «i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età».

Vittoria in Perù: il governo agisce per proteggere i popoli indigeni incontattati

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Dopo quasi trent’anni di richieste, è stata finalmente creata una cintura di protezione naturale per proteggere le terre del popolo incontattato Kakataibo, in Perù. Si tratta di circa 150mila ettari richiesti formalmente dall’Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana  (AIDESEP) già dal 1993 ed ora riconosciuti dal governo peruviano. Una svolta fondamentale per la preservazione dei diritti, dell’habitat e delle condizioni che garantiscono l’esistenza e l’integrità di questa comunità in isolamento, arrivata anche grazie all’intervento dell’associazione internazionale di protezione dei popoli indigeni Survival International, i cui sostenitori hanno inviato 7mila email ai ministri peruviani per spingerli a varare la misura. Con la creazione della riserva, il Ministro della Cultura del Perù attuerà un sistema di monitoraggio e sorveglianza degli accessi alla zona riservata agli indios incontattati, attraverso l’istituzione di posti di blocco, agenti di protezione e lo sviluppo di un pattugliamento fluviale, terrestre e aereo del territorio e delle aree limitrofe. 

Il Perù, dopo il Brasile, è il paese con la più alta concentrazione di tribù incontattate al mondo, ovvero popoli indigeni che non hanno contatti con la civiltà moderna e mantengono quindi uno stretto legame culturale e spirituale con l’ambiente in cui vivono e da cui traggono tutte le risorse necessarie alla loro sussistenza. Accettare e preservare la loro scelta di isolamento è l’unico modo per garantirne la sopravvivenza, visto che la stessa condizione di isolamento li rende particolarmente vulnerabili, specie a virus e batteri che potrebbero introdurre nella loro comunità persone che arrivano da fuori. Per questo motivo l’istituzione della riserva è tanto significativa, così come quella – risalente a pochi mesi fa nel nord-est del paese -, già concessa alla tribù Yavarí-Tapiche. Attualmente, altre quattro sono in attesa di protezione legale, specialmente dopo il recente aumento di violenze, invasioni dei coloni, taglio del legno e estrazioni minerarie sul territorio.

[di Eugenia Greco]

Tribunale di Modena: chi non si vaccina può essere sospeso dal lavoro

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Un datore di lavoro ha la facoltà di sospendere dal servizio e dalla retribuzione i dipendenti che non vogliono sottoporsi al vaccino anti Covid: è quanto stabilito da una recente sentenza del tribunale di Modena. Quest’ultima, senza dubbio destinata a far discutere, rappresenta un precedente giuridico sul trattamento da riservare alle persone non vaccinate nel mondo del lavoro privato.

Secondo il giudice emiliano, infatti, «il datore di lavoro si pone come garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all’interno dei locali aziendali e ha quindi l’obbligo, ai sensi dell’art. 2087 del Codice civile, di adottare tutte quelle misure di prevenzione e protezione che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei lavoratori». Tuttavia, questa non è l’unica motivazione alla base della sentenza, nella quale si fa appunto riferimento anche alla direttiva dell’Unione europea di giugno 2020 con cui è stato inserito il SARS-CoV-2 tra gli agenti biologici che possono causare malattie infettive nell’uomo e contro i quali è necessario tutelare gli ambienti di lavoro. Alla luce di ciò, il giudice sottolinea come il datore di lavoro abbia il dovere di proteggere il personale dal Covid e come la mascherina, però, rappresenti una misura di protezione non sufficiente. È proprio per questo, dunque, che il titolare dell’attività può decidere di sospendere i dipendenti dal loro lavoro e dalla relativa retribuzione se non si vaccinano.

Inoltre, nella sentenza viene precisato che il datore di lavoro non può applicare alcun tipo di sanzione disciplinare nei confronti di chi rifiuta il siero, e che gli eventuali provvedimenti sopracitati devono basarsi su una oggettiva valutazione circa l’idoneità del lavoratore a svolgere il suo dovere la quale assicuri, in pratica, che i principi alla base della decisione possano essere soddisfatti. Perciò, sono i dipendenti che lavorano a contatto con il pubblico o in spazi ridotti affianco ai loro colleghi a poter essere sospesi e non retribuiti.

In più, sempre in virtù dell’articolo 2087 del Codice civile, nonché del Testo unico sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, il giudice sottolinea che il datore ha il potere ed il dovere di far rispettare agli impiegati ogni misura finalizzata a garantire la sicurezza della mansione. Perciò, egli può conseguentemente anche imporre l’obbligo di munirsi del Green pass all’interno dell’azienda, in quanto da tali norme non emerge alcuna distinzione tra le classiche misure che tutelano i lavoratori (come ad esempio il dover indossare un casco) ed un trattamento sanitario quale il siero anti Covid.

Detto ciò, la conclusione a cui è arrivato il giudice del tribunale di Modena fa seguito a quelle precedenti dei giudici del tribunale di Belluno e di Verona, che anche nei loro casi avevano basato la decisione sull’art. 2087 del Codice civile e sulla direttiva europea. E mentre i tribunali si pronunciano a favore della possibilità di sospendere i lavoratori non vaccinati, in Italia si discute sulla introduzione di una norma specifica che imponga il Green pass obbligatorio nelle aziende.

[di Raffaele De Luca]