martedì 13 Maggio 2025
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Germania: esplosione in impianto chimico, 16 feriti e 5 dispersi

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In Germania, nella cittĂ  di Leverkusen, un’esplosione verificatasi in un impianto chimico ha provocato 16 feriti, di cui 4 in condizioni gravi, e 5 dispersi. A riferirlo sono state le autoritĂ  locali. L’esplosione, avvenuta precisamente alle 9:30 in un deposito dell’inceneritore di rifiuti situato nel quartiere di Buerrig, è stata classificata dall’Ufficio federale per la protezione civile come «una minaccia estrema», motivo per cui i residenti sono stati esortati a non lasciare le proprie abitazioni ed a tenere le finestre chiuse. Inoltre, la causa dell’incidente al momento non è ancora nota.

Contrordine Biden: gli Usa si sono ritirati ma continueranno a bombardare l’Afghanistan

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Entro il 31 agosto 2021, gli americani dovrebbero ritirare tutte le loro truppe (regolari e NATO, inclusi 800 militari italiani) dall’Afghanistan. Si tratta di una decisione ufficialmente sancita con il trattato di pace di Doha, risalente al 29 febbraio 2020 e firmato da Usa e talebani. In cambio della ritirata, i talebani hanno promesso negoziazioni con il governo afghano e azioni di arginamento del gruppo terroristico di Al-Qaeda. Nonostante l’impegno preso, gli Stati Uniti hanno dichiarato che continueranno a sostenere il governo con tanto di bombardamenti.

Quella del ritiro americano è stata una notizia non da poco. Si è trattato di una guerra sanguinosa, durata quasi 20 anni (e costata quasi 10 miliardi solo all’Italia). Dopo anni di forte ingerenza, Biden ha sorpreso il mondo intero dichiarando che «l’Afghanistan deve scegliere da sĂ© il proprio futuro.» Da quando gli Usa, nel maggio scorso, hanno iniziato a ritirare le truppe, la presenza talebana in Afghanistan ha però ripreso a consolidarsi. Ad oggi, il gruppo islamista sembrerebbe avere il controllo dell’80% del paese.

Ci sono anche questioni interne all’accordo stesso, per esempio il fatto che i firmatari rappresentano solo una parte del gruppo dei talebani (fortemente frammentato al proprio interno). Inoltre, il governo di Kabul non è stato coinvolto nell’accordo in maniera diretta. Ma la questione principale è che gli Usa non vogliono realmente lasciare la presa sul paese, per via di interessi strategici, geopolitici ed economici.

Con il malaugurato progetto “Over the horizon”, il Pentagono investirà 10 miliardi di dollari in operazioni di lotta al terrorismo volte a proteggere i suoi interessi in terra afghana. Il piano prevede l’invio di droni (a scopo di sorveglianza e di attacco) verso l’Afghanistan dalle basi americane localizzate in Qatar, nel Kuwait e negli Emirati Arabi. Durante la conferenza stampa del 6 luglio 2021, l’addetto stampa del Pentagono John F. Kirby ha dichiarato esplicitamente che gli Usa continueranno a dare supporto alle forze armate afghane. Alla domanda su come esattamente gli Usa abbiano in programma di farlo, Kirby ha risposto candidamente «nel modo in cui l’abbiamo sempre fatto in passato – con i bombardamenti».

Come evidenziano le voci critiche, questa nuova modalità di interferenza – invasione, spostata dalla terra al cielo – non solo continuerà a causare morti tra i civili, ma inasprirà le tensioni che esistono in Afghanistan, ritardando ulteriormente la pace e la stabilità politica nel paese. Insomma, la guerra più lunga combattuta dagli Stati Uniti continuerà a durare, anche se non sulla carta. L’Afghanistan continuerà ad essere un campo di battaglia statunitense, con l’ulteriore rischio di causare tensioni geopolitiche con le altre potenze che vi orbitano intorno, Russia in testa. Ma soprattutto si apre un nuovo capitolo di violenza, che come sempre va a colpire la popolazione locale più di chiunque altro.

[di Anita Ishaq]

La Francia ha definitivamente approvato il pass sanitario

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Il Parlamento francese ha approvato definitivamente, con 156 voti favorevoli, 60 contrari e 14 astenuti, il disegno di legge presentato dal governo di Emmanuel Macron che prevede l’estensione del Green pass e la vaccinazione obbligatoria per alcune categorie di lavoratori. Il via libera è arrivato nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 luglio, tramite una commissione parlamentare mista che è riuscita a raggiungere l’accordo nei confronti di un testo di compromesso. Le trattative infatti non sono state facili: il partito di Macron, La RĂ©publique en Marche, gode della maggioranza all’Assemblea nazionale (ramo del Parlamento), dove è riuscito a far approvare gran parte del disegno di legge originale, ma non al Senato, che ha introdotto una serie di modifiche allo stesso.

Il testo definitivo, dunque, prevede una serie di novitĂ : innanzitutto l’obbligo del pass sarĂ  valido fino al 15 novembre e potrĂ  essere esteso oltre tale data solo tramite un nuovo voto del Parlamento. Inoltre, esso entrerĂ  in vigore per la fascia di etĂ  12-17 anni a partire dal 30 settembre anzichĂ© ad agosto, mese in cui l’obbligo di munirsi del certificato verde è stato confermato per accedere a: bar, ristoranti, istituti medici, aerei, treni ed autobus a lunga percorrenza. Tali restrizioni si aggiungeranno a quelle giĂ  in atto che subordinano al possesso del lasciapassare sanitario l’accesso a musei, cinema ed altri luoghi culturali. Detto questo, un’altra modifica riguarda le sanzioni da applicare a coloro che non rispetteranno l’obbligo vaccinale: non vi sarĂ  il licenziamento, ma vi sarĂ  la sospensione dello stipendio. E per evitare ciò, entro il 15 settembre i soggetti obbligati dovranno essersi sottoposti alla prima dose del siero ed entro il 15 ottobre anche alla seconda. Questi ultimi precisamente sono: i sanitari, tutti coloro che prestano servizio in ospedali, case di cura e case di riposo ed i vigili del fuoco.

Infine, un’ultima modifica apportata al testo riguarda l’accesso ai centri commerciali: seppur essi siano aperti a tutti, le Regioni potranno richiedere il certificato verde qualora lo ritengano necessario. Il tutto grazie ad un emendamento dell’ultimo minuto del governo, che appunto dĂ  ai prefetti la possibilitĂ  di imporre il pass sanitario nei centri commerciali.

Detto ciò, il testo prima di diventare legge dovrà essere esaminato dal Consiglio costituzionale e la decisione dovrà essere comunicata entro il 5 agosto: si tratta di un passo in più che il primo ministro Jean Castex ha scelto di fare così da evitare eventuali accuse di violazione delle libertà civili. A tal proposito, va ricordato che in Francia non tutti i cittadini vedono di buon occhio tali misure. Infatti, negli scorsi giorni vi sono state massicce proteste nel Paese, ultime in ordine di tempo quelle di questo fine settimana, con più di 160mila persone che sono scese in strada ad esprimere il loro dissenso. E non sono di certo pochi i cittadini che ritengono giuste le manifestazioni: da un sondaggio recentemente pubblicato dal tabloid Le Journal du dimanche, si apprende che il 35% dei francesi «sostiene» o «prova simpatia» per i cortei.

[di Raffaele De Luca]

I cibi sani che si possono acquistare (anche) al supermercato

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Spesso associamo l’idea di supermercato a quella di cibo industriale e poco salutare, ma non sempre le cose stanno in questo modo. Con le giuste conoscenze sull’alimentazione corretta chiunque può acquistare alimenti di qualità anche all’interno di supermercati e centri commerciali. Non tutto è cattivo e da buttare via insomma, anche se mediamente il supermercato non è il luogo dove acquistare il cibo salutare. Se nello scorso articolo abbiamo parlato di come l'industria alimentare abbia cambiato i cibi che mangiamo, oggi invece affrontiamo il tema opposto: quali sono i cibi di qualità che pos...

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Migranti: naufragio al largo della Libia, almeno 57 morti

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Un naufragio al largo della Libia ha provocato la morte di almeno 57 persone, tra cui 20 donne e 2 bambini. A comunicarlo è stata Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). «Un’altra tragedia. Con questo naufragio la stima dei morti nel Mediterraneo Centrale si avvicina a quasi mille (oltre 980). L’anno scorso a fine luglio erano 272», ha scritto su Twitter il portavoce Oim per il Mediterraneo, Flavio Di Giacomo. «Non bisogna piĂą esitare e fare di tutto per rafforzare il sistema di pattugliamento in mare. Da subito», ha aggiunto.

Usa: quattro Big Pharma patteggiano 26 miliardi per aver alimentato l’abuso di oppiodi

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«L’epidemia di oppioidi è una crisi di salute pubblica nazionale che ha bisogno di una soluzione nazionale», ha dichiarato il Procuratore Generale della North Carolina, uno dei principali negoziatori della coalizione bipartisan di procuratori di stato USA che a questa soluzione sembra ci si stia avvicinando. Il 21 luglio, infatti, è stata annunciata una risoluzione che prevede il pagamento, a beneficio delle casse di diversi Stati americani, di 26 miliardi di dollari da parte di 4 grandi aziende farmaceutiche (tra cui la Johnson & Johnson) coinvolte nella distribuzione di oppioidi antidolorifici, nonostante dipendenze e morti da overdose stiano crescendo esponenzialmente.

Un oppioide è un composto chimico psicoattivo che ha effetti farmacologici assimilabili a quelli della morfina. Si va dunque dalla codeina al Fentanyl, dall’eroina al metadone. I dati del 14 luglio del National Center for Health Statistics evidenziano un’impennata di morti di overdose proprio in coincidenza con il picco dell’epidemia di covid-19. Tra il dicembre 2019 e il dicembre 2020 piĂą di 93.000 americani sono morti di overdose; circa il 29,4% in piĂą rispetto all’anno precedente. Dati impressionanti: stiamo parlando di circa 255 morti al giorno. PiĂą o meno la media attuale delle morti di coronavirus in USA. L’autorevole rivista scientifica The Lancet dice in proposito che «dalla metĂ  degli anni ’90 piĂą di mezzo milione di morti sono state attribuite agli oppioidi, alimentate da recessione economica, aviditĂ  aziendale e atteggiamenti mutevoli riguardo alla gestione del dolore». Evidentemente, la situazione di crisi economica, sociale e psichica innescata dalla pandemia ha funzionato da acceleratore di questo fenomeno. Si pensi solo alle interruzioni nei servizi di trattamento, all’accesso ridotto alle pratiche di riduzione del danno, e alla chiusura di siti di iniezione sicuri. Prevedibilmente, i numeri sono piĂą alti in aree urbane afflitte dalla depressione economica e tra la popolazione nera.

Purdue Pharma, uno tra i maggiori colossi del farmaco, nel 2020 si è dichiarato colpevole rispetto alle accuse circa la promozione di farmaci a base di Ossicodone, un oppioide che da grandissima assuefazione, disinformando riguardo ai potenziali rischi, influenzando l’educazione medica e garantendosi una legislazione meno restrittiva attraverso attivitĂ  di lobbying e contributi a campagne elettorali. Letitia James, Procuratore Generale dello Stato di New York, ha detto che aziende come Purdue e Johnson & Johnson «hanno soffiato sul fuoco della dipendenza da oppioidi per piĂą di vent’anni». Le aziende McKesson, Cardinal Health e AmerisourceBergen sono state accusate di aver ignorato le spedizioni di antidolorifici deviate verso canali illegali, mentre Johnson & Johnson avrebbe minimizzato il rischio di dipendenza nei suoi contenuti di marketing per gli oppioidi. Tutte le aziende hanno negato le accuse, ma hanno patteggiato un pagamento complessivo di 26 miliardi che verranno distribuiti proporzionalmente ai diversi Stati al fine di trattamenti di cura e prevenzione.

Certamente un importante passo avanti, sebbene alcune personalità istituzionali, come il procuratore di Washington, hanno dichiarato che un patteggiamento del genere non è abbastanza e che le aziende devono essere dichiarate penalmente responsabili in tribunale.

[di Jacopo Pallagrosi]

Presto avremo dispositivi elettronici indistruttibili?

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Un passo molto importante è stato da poco compiuto nella tecnologia. Si tratta dell’invenzione di un circuito elettrico resistente e flessibile che permetterĂ  di produrre dispositivi elettronici non solo indistruttibili e in grado di autoripararsi e riconfigurarsi, ma anche interamente riciclabili. Il circuito innovativo ha la particolare caratteristica di continuare a funzionare anche se estremamente danneggiato. Ad esempio, se questo dovesse subire un forte urto e bucarsi, non smetterebbe di funzionare, perchĂ© composto da goccioline di metallo liquido che, unendosi attorno al buco formatosi, fungerebbero da conduttori continuando a trasmettere energia. Queste gocce passano all’interno di un elastomero – un polimero “gommoso” – per far sì che siano isolate, particolaritĂ  la quale consente di separarle localmente per costruire nuovi circuiti o distruggere tutti i legami e ricostruirne di nuovi, riciclando del tutto i materiali.

I dispositivi attualmente in commercio, come smartphone e computer, sono dotati di cavi rigidi e saldati tra loro, i quali smettono di funzionare se subiscono guasti o recisioni. Per questo motivo si cerca di proteggere i beni tecnologici con cover e custodie particolarmente spesse. In molti casi, tuttavia, anche queste non riescono ad evitare guasti permanenti. Ecco quindi l’importante aspetto rivoluzionario dei circuiti flessibili: la loro resistenza. Stando agli esperti, con questa invenzione, saremo presto in grado di fabbricare dispositivi ultra moderni, ma dalla resistenza tipica dei modelli delle origini.

Insomma, la tecnologia per rendere potenzialmente quasi indistruttibili i dispositivi elettronici è a un passo. ResterĂ  ora da capire la disponibilitĂ  delle aziende ad utilizzarla, a meno che non intervengano le leggi ad obbligarle a farlo, visto che i modelli di prodotti tecnologici attualmente in commercio utilizzano sotto vari profili quella che viene chiamata “obsolescenza programmata”, obbligando i consumatori a cambiare spesso i dispositivi perchĂ© vi sono componenti secondari costruiti volontariamente in modo non resistente, o attraverso altri meccanismi, come il rilascio di aggiornamenti che servono a rendere obsoleti e non piĂą ben funzionanti i dispositivi dopo alcuni anni di vita.

[di Eugenia Greco]

Whirlpool: nuova protesta dei lavoratori a Napoli

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Questa mattina, gli operai della Whirlpool di Napoli hanno protestato al Molo Beverello, nel porto della cittĂ . Nello specifico, sono stati un centinaio i lavoratori del sito di via Argine che hanno manifestato esponendo striscioni e bloccando le operazioni di imbarco per le isole. Tale protesta fa seguito a quella effettuata la settimana scorsa a Napoli per lo stesso motivo, ovvero contestare la decisione della multinazionale americana, che negli scorsi giorni ha annunciato il licenziamento collettivo dei lavoratori impiegati nello stabilimento della cittĂ  partenopea.

Veneto, congelate sospensioni medici non vaccinati: “non basta il personale”

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Al contrario di quanto previsto dal decreto con cui in Italia è stato introdotto l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, in Veneto al momento non verranno sospesi i sanitari che non si sono sottoposti al siero anti Covid. Lo si apprende dalle parole pronunciate recentemente dal presidente della Regione, Luca Zaia, durante la tradizionale conferenza stampa presso la sede della protezione civile regionale a Marghera. «Non sono dalla parte della ragione, ma per ora non si procede con le sospensioni per i medici non vaccinati. Esse sono state congelate per un semplice motivo: ci vuole un coordinamento nazionale», ha affermato Zaia. «Dietro alle sospensioni c’è anche un altro problema, che giocoforza pesa su di noi: la mancanza di professionisti. Chi ha fatto questo decreto non ha tenuto conto del fatto che manca il personale», ha aggiunto. Il governatore ha inoltre specificato che le sospensioni per le quali la procedura è giĂ  stata avviata saranno portate a termine, facendo riferimento in tal senso ai 34 sanitari sospesi a Vicenza. Tutte le altre, però, al momento non verranno effettuate.

Detto ciò, le difficoltà legate alle sospensioni non riguardano esclusivamente la Regione Veneto: basterà ricordare che anche il Trentino-Alto Adige sta facendo i conti con i problemi derivanti da esse. Tuttavia, era prevedibile che ciò potesse andare ad influire sulla capacità di garantire prestazioni mediche adeguate in Italia. Si tratta, infatti, di un’ovvia conseguenza: come abbiamo recentemente sottolineato, impedire ai sanitari di svolgere il proprio mestiere produrrà inevitabilmente un ulteriore danno al sistema sanitario pubblico, già deteriorato dai tagli effettuati negli ultimi anni.

[di Raffaele De Luca]

Il Vaticano ha rivelato per la prima volta le sue proprietà immobiliari

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Il patrimonio della Santa Sede conta oltre 5000 immobili: lo si apprende dal bilancio relativo all’anno 2020 dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), pubblicato per la prima volta dalla sua costituzione nel 1967. Il documento, diffuso dal portale ufficiale del Vaticano, Vatican News, rivela nello specifico che attualmente sono 4.051 le unitaĚ€ immobiliari gestite in Italia, delle quali il 92% si trova nella Provincia di Roma (il 64% di esse nelle zone adiacenti alla CittĂ  del Vaticano), il 2% tra Viterbo, Rieti e Frosinone ed il restante 6% fuori dal Lazio. Sono poco piĂą di 1.200, invece, gli immobili gestiti all’estero tra Londra, Parigi, Ginevra e Losanna, e in Italia dalle societaĚ€ partecipate. Detto ciò, come affermato dal presidente dell’organismo della Santa Sede, Nunzio Galantino, il 14% delle unitĂ  è destinato al libero mercato mentre il rimanente 86% è «funzionale alle necessitĂ  istituzionali e/o per dipendenti e pensionati della Curia romana».

Venendo agli utili, poi, dal bilancio dell’Apsa emerge che essi sono stati inferiori di 51,2 milioni rispetto all’anno precedente, con un risultato gestionale di 21,99 milioni. Precisamente, la gestione immobiliare ha generato un risultato di 15,25 milioni (-8,3 rispetto al 2019), quella mobiliare di 15,29 milioni (-27,1) e le altre attivitĂ  un disavanzo di 8,56 milioni (con un calo di 15,8 milioni sul 2019). Inoltre, il contributo dell’Apsa alla copertura del deficit della Curia è stato di 20,6 milioni: si tratta però di un esito comunque positivo, in quanto c’è da tener conto degli effetti della pandemia.

In tal senso, nell’anno dell’emergenza sanitaria il deficit è salito a 66,3 milioni di euro, una cifra di gran lunga superiore rispetto agli 11,1 milioni del 2019. Lo si apprende dal bilancio consolidato della Santa Sede che padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, ha illustrato nella giornata di sabato. Anche in questo caso, però, si tratta di una cifra migliore rispetto a quella prevista a causa della pandemia. «Quando è apparso il Covid, le previsioni di deficit che abbiamo fatto nel migliore scenario sarebbero state di 68 milioni di euro e nel peggiore di 146 milioni di euro». Dunque, ha aggiunto, «abbiamo rivisto il bilancio in marzo accettando un deficit di 82 milioni di euro. Il risultato che si è invece verificato, con un deficit di 66,3 milioni di euro, è stato leggermente superiore al migliore degli scenari ipotizzati».

[di Raffaele De Luca]