venerdì 21 Novembre 2025
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Allevamenti: la Commissione agricoltura dell’Ue vuole vietare le gabbie

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La Commissione agricoltura del Parlamento Europeo ha invitato la Commissione Europea a muoversi in direzione del divieto dell’uso delle gabbie negli allevamenti. Nello specifico il progetto di risoluzione, approvato con 39 voti favorevoli, 4 contrari e 3 astensioni, chiede una proposta di legge su una agricoltura equa e sostenibile nonché di proporre una revisione delle norme dell’UE sulla protezione degli animali d’allevamento, il tutto con l’obiettivo di dismettere l’uso delle gabbie in Europa entro il 2027. Inoltre, i deputati chiedono che tutti i prodotti di origine animale importati nell’Ue siano realizzati nel totale rispetto della legislazione di quest’ultima (incluso l’uso di sistemi di allevamento senza gabbie) e che siano rivalutati gli accordi commerciali esistenti per garantire che lo stesso benessere animale sia assicurato anche negli altri paesi. Infine, sottolineano la necessità di una politica alimentare più completa che permetta di eseguire il passaggio ad un sistema alimentare maggiormente sostenibile e che si concentri non solo sulle dimensioni ambientali, ma anche economiche e sociali. In tal senso, essa dovrebbe tutelare le piccole e medie aziende agricole durante questo periodo di transizione ed impedire che la produzione si concentri ulteriormente nelle mani di una cerchia ristretta di grandi produttori.

Tale richiesta probabilmente sarà esaminata dal Parlamento nel suo insieme durante la sessione plenaria del 7-10 giugno. Essa è stata redatta in seguito all’audizione tenutasi lo scorso 15 aprile in Parlamento sull’iniziativa dei cittadini europei denominata “End the Cage Age”. Si tratta di un appello, registrato presso la Commissione UE nel 2018, con cui è stato appunto chiesto di vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti «dal momento che esistono sistemi alternativi senza di esse». Ha raccolto 1,4 milioni di firme in un anno ed ha ricevuto anche il supporto dei rappresentanti delle principali istituzioni dell’Unione europea.

[di Raffaele De Luca]

‘Ndrangheta: arrestato in Brasile il boss latitante Rocco Morabito

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Il boss della ‘Ndrangheta Rocco Morabito è stato arrestato in Brasile grazie ad una operazione congiunta dei carabinieri italiani del ROS e del Servizio di cooperazione internazionale di polizia, con la collaborazione del dipartimento di giustizia statunitense e delle agenzie federali statunitensi di polizia e antidroga (la Fbi e la Dea). Morabito faceva parte della lista dei 10 latitanti più pericolosi del Viminale ed era ricercato dal 1994. Già nel 2017 era stato arrestato in Uruguay, ma era poi riuscito a scappare dal carcere di Montevideo. Insieme a lui è finito in manette Vincenzo Pasquino, anch’egli inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi.

Israele continua gli arresti di massa ai danni dei palestinesi

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La tregua militare con Hamas al momento regge, ma la repressione israeliana ai danni dei palestinesi non si ferma ed anzi si intensifica. La polizia ha annunciato l’operazione “legge e ordine” con l’obiettivo di arrestare centinaia di cittadini arabo-israeliani per la loro partecipazione a proteste a Gerusalemme est occupata e nella Striscia di Gaza. Dal 9 maggio sono 1550 i cittadini arabo-israeliani arrestati, secondo una dichiarazione rilasciata domenica 23 maggio dalla polizia israeliana.

Nell’operazione, che consiste in un’ondata di arresti di massa, sono impiegati migliaia di soldati provenienti da tutte le unità delle forze armate israeliane: polizia, guardia di frontiera, servizi segreti e forze in borghese. Questi faranno raid in tutte le città e villaggi in cui abitano un numero consistente di Palestinesi. Si farà irruzione nelle case se necessario, e si condurranno investigazioni, tutto affinché si mandino in galera dei colpevoli. Secondo Al Jazeera, tra gli arrestati ci sono anche persone che hanno svolto attività assolutamente pacifiche, come raccogliere fondi per aiutare i feriti.

Il 6 maggio del 2021 è scoppiata una crisi tra Israele e Palestina nel quartiere Sheikh Jarrah, situato a Gerusalemme Est e abitato principalmente da palestinesi. Per 15 giorni, fino al cessate il fuoco del 21 maggio, ci sono stati scontri molto violenti che, per quanto provenienti da entrambe le parti, hanno asimmetricamente colpito la popolazione palestinese. L’esercito israeliano spicca per modernità, grandezza e mezzi tecnologici all’avanguardia, mentre la Palestina dispone di forze piuttosto esigue. Oltretutto, nonostante la causa palestinese sia riconosciuta dalla comunità internazionale, i media non hanno realmente condannato la brutalità dell’esercito israeliano. Gli scontri si sono conclusi con 12 civili e 1 soldato israeliani uccisi da una parte e 275 militanti e civili palestinesi uccisi dall’altra. I feriti, tra i palestinesi, sono più di 2000.

In questo contesto piuttosto teso si inserisce l’operazione “legge e ordine”, il cui scopo è riprendere il controllo della situazione e creare un clima intimidatorio. L’operazione intende punire i palestinesi che hanno sostenuto Gaza, ma non intende fare giustizia tra gli israeliani: si tratta, ancora una volta, di un approccio pesantemente asimmetrico.

[di Anita Ishaq]

Stop proroga licenziamenti: sindacati all’attacco

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Sindacati all’attacco sui licenziamenti dopo il dietrofont sulla proroga del “blocco” fino ad agosto. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, parla di «soluzione debole, non in grado di arginare il rischio di uno tsunami sociale e occupazionale che arriverà con l’uscita dal blocco dei licenziamenti». «Non vogliamo trovarci di fronte a migliaia di licenziamenti», sono invece le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

L’era della carne coltivata in laboratorio si avvicina?

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Basta carne di allevamento, arriva la carne coltivata. O almeno è quanto fanno pensare i sempre più cospicui investimenti nel settore. Il 2020 è stato infatti l’anno d’ascesa di questo alimento rivoluzionario: i fondi destinati al settore sono moltiplicati di sei volte rispetto al 2019 e sono sorte dozzine di aziende specializzate nella produzione di proteine alternative. È stato Singapore il primo paese al mondo a dare il via alla vendita di carne coltivata, e il feedback dei consumatori è promettente. Il 70% di questi ha dichiarato di apprezzarla anche più della carne vera, e il 90% di poter addirittura fare a meno di quest’ultima. Situazione diversa in Europa, dove i primi ad essere contrari alla carne coltivata sono gli allevatori, i quali temono la chiusura delle proprie imprese. In Italia la contrarietà non deriva solo dall’aspetto economico, ma anche da quello culturale, per via di una concezione diversa di cibo, fattore di gusto e di tradizione, non solo di nutrimento.

Ma che cos’è la carne coltivata? Chiamata anche “clean meat”, carne sintetica o carne in vitro, viene creata in laboratorio tramite le cellule animali le quali, nutrite con sieri di origine vegetale o animale, crescono fino a diventare tessuto muscolare all’interno di bio-reattori. Si tratta di carne vera e propria che, al contrario di quella convenzionale, si ottiene senza macellazione. Un prodotto che, essendo creato in laboratorio, può essere lavorato in modo particolare, tanto che molte realtà specializzate mirano a renderla priva di colesterolo, grassi saturi e antibiotici. I pregi della “clean meat” sono principalmente due: essere più salutare della solita carne e non gravare sull’ambiente. Good Food Institute ha rivelato che, nelle sette settimane necessarie a un allevatore per crescere 20mila polli, un laboratorio di carne potrebbe produrre una quantità di “clean meat” mille volte maggiore, senza il consumo  di acqua e le emissioni di gas serra tipici degli allevamenti. 

Il difetto principale – forse ancora per poco – di questo alimento è l’elevato costo per via delle componenti animali. A tal proposito, l’azienda europea di tecnologia alimentare Mosa Meat, ha intenzione di eliminarle dal processo nutritivo delle cellule adipose. Scelta che ridurrebbe di 66 volte il costo del grasso che compone la “clean meat”. Così facendo, sarà possibile introdurre il prodotto nel mercato, come vera e propria alternativa competitiva alla carne convenzionale. A quel punto sarà principalmente una questione di gusto: i produttori assicurano che il sapore è molto molto vicino a quello delle carni tradizionali, i consumatori saranno da convincere.

[di Eugenia Greco]

Afghanistan: l’Australia chiude ambasciata

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Scott Morrison, Primo Ministro australiano, ha comunicato che per i crescenti timori per la sicurezza nella capitale Kabul per il ritiro delle truppe alleate (comprese quelle australiane), dal 28 maggio la sede diplomatica di Kabul verrà chiusa. La sede riaprirà «quando le circostanze lo permetteranno», ha affermato Morrison.

Caso Lukashenko: le democrazie hanno sempre dirottato chi volevano

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La Bielorussia è sotto il fuoco diplomatico di tutto l’Occidente dopo l’arresto di Roman Protassevitch. Secondo le ricostruzioni più recenti, mentre l’aereo della compagnia irlandese Ryanair stava sorvolando la Bielorussia è stato costretto dalle autorità nazionali ad atterrare per un allarme bomba. Una volta che il velivolo è atterrato a Minsk, la polizia bielorussa ha arrestato uno dei passeggeri: Roman Protassevitch, un blogger ventiseienne che ha partecipato in maniera attiva alle proteste contro il Presidente bielorusso Lukashenko.

Nel giro di poco tempo, la Bielorussia si ritrova sotto il fuoco della potenza diplomatica occidentale. L’UE ha subito congelato 3 miliardi di euro di aiuti previsti per Minsk e ha vietato alle compagnie aeree bielorusse di entrare nello spazio aereo europeo ed ha inoltre istituito una no-fly zone sulla Bielorussia per tutte le compagnie aeree europee. Sono previste ulteriori sanzioni economiche, da qui ai prossimi giorni, da parte dell’Unione; durissime le parole di Ursula Von der Leyen che tira anche in ballo la Russia, incolpandola di un clima ostile creato con il suo comportamento per danneggiare l’Unione europea. Dalla Casa Bianca, Biden si unisce al coro della diplomazia europea e chiede immediatamente un indagine internazionale sull’accaduto.

Senza addentrarci nelle questioni particolare, vorremmo sommessamente far notare, ancora una volta, il doppio pesismo occidentale nel valutare i fatti. E tale modo di fare, dimostra una disonesta ipocrisia: ciò che succede nel proprio paese, diventa scandaloso e intollerabile se accade in un altro (specie se non alleato o schierato con i propri interessi e/o con quelli dei padroni). Due casi su tutti, analoghi a quanto accaduto in Bielorussia e per cui l’Occidente è stato responsabile.

Il primo in ordine di tempo riguarda Evo Morales e – indirettamente – Edward Snowden. Il 2 luglio del 2013, l’aereo dell’allora Presidente boliviano, Evo Morales, di rientro da un vertice internazionale in Russia fu bloccato per 14 ore all’aeroporto di Vienna dopo che Francia, Spagna e Portogallo, su pressione statunitense, si sono rifiutati di far volare l’aereo presidenziale all’interno del proprio territorio. L’ipotesi di Washington era infatti che sull’aereo vi fosse anche il ricercato politico Edward Snowden, ex agente della NSA, e che fosse quindi necessario far scendere a terra e bloccare l’aereo di Morales. Nessuno ebbe niente da dire sul trattamento riservato al Presidente di una nazione sovrana e sulla caccia all’uomo statunitense per poter catturare la “bocca larga” di Snowden, reo di aver denunciato il programma di spionaggio segreto statunitense nei confronti dei propri stessi cittadini e anche dei leader europei.

L’altro caso, un po’ più datato, riguarda la cattura di Abdullah Öcalan, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il 15 febbraio 1999 Öcalan fu catturato dagli agenti dei Servizi Segreti turchi durante un suo trasferimento dalla sede della rappresentanza diplomatica greca in Kenya all’Aeroporto di Embakasi di Nairobi. Il suo arresto fu la conclusione di un lungo peregrinare del leader curdo per i vari Stati europei, scortato dai servizi segreti greci, alla ricerca di asilo politico. Soggiornò anche a Roma ma il Governo dell’allora Primo Ministro Massimo D’Alema, per evitare ritorsioni da parte di Ankara, non accolse tempestivamente la richiesta di Öcalan. Oggi, seppur l’aiuto e il sostegno fornito ai curdi in Siria con tanto di campagne mediatiche in funzione della guerra al Presidente siriano al-Asad e anche dell’ostilità celata con l’alleato turco, il PKK è ancora inserito nella lista dei gruppi terroristi di Stati Uniti e Unione europea, anche se nel 2018 la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che non erano stati soddisfatti i requisiti per includere il PKK nell’elenco e che quindi l’inserimento del 2002 deve ritenersi nullo. Öcalan sta sempre scontando l’ergastolo nelle carceri turche.

[di Michele Manfrin]

Mali, ancora crisi: i militari prelevano Presidente e Premier

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Il Presidente Bah Ndaw e il Primo Ministro Moctar Ouane sono stati portati con la forza in una base militare vicino a Bamako, a Kati, la stessa dove lo scorso 18 agosto 2020 il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keïta era stato portato con la forza dai colonnelli golpisti per annunciare le sue dimissioni.

No, lo stato non finanzierà l’esoterismo in agricoltura

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Nonostante buona parte delle testate affermi il contrario, lo stato non finanzierà pratiche agricole esoteriche. O meglio, non le finanzierà in quanto tali. Stiamo parlando della biodinamica e del disegno di legge recentemente approvato in materia di agricoltura biologica (Ddl s. 988). La norma, finalizzata a tutelare e a sviluppare la competitività delle pratiche agricole biologiche, ha presto dato vita ad un accesso dibattito. Le accuse avanzate sostengono che la legge supporti, per l’appunto, l’agricoltura biodinamica, un insieme di metodi agronomici privi di fondamento scientifico. Ma le cose non stanno affatto così. «La biodinamica è finanziata – come ad esempio afferma Maurizio Gily, consulente in viticoltura sostenibile e biologica, docente e divulgatore scientifico – solo se dotata di una certificazione di agricoltura biologica (e diverse aziende biodinamiche non ce l’hanno)».

Senza entrare nel merito dell’attendibilità scientifica delle pratiche biodinamiche, a far discutere, in particolare, sarebbe stato il comma 3 dell’articolo 1 del disegno di legge in questione. Il punto, che ha spinto 20 scienziati a scrivere una lettera aperta ai senatori prima del voto, effettivamente sembrerebbe equiparare i metodi biodinamici a quelli biologici. Tuttavia, questo è vero solo nel caso in cui i primi siano applicati – si legge nel testo – «nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica». Insomma, le pratiche biodinamiche, per quanto discutibili, sono una realtà, e neanche trascurabile in termini numerici. Pertanto è bene che vengano regolamentate qualora si basino anche su metodi biologici. D’altra parte affermare, senza contestualizzare, che il governo stia finanziando il cornoletame e altra ‘stregoneria’ in agricoltura, è solo disinformazione.

 

 

Dirottamento aereo Ryanair: Ue convoca ambasciatore della Bielorussia

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Dopo che nella giornata di ieri le autorità bielorusse hanno costretto un aereo civile ad effettuare un atterraggio di emergenza a Minsk per arrestare l’oppositore Raman Pratasevich, è arrivata la reazione da parte delle istituzioni dell’Unione europea. «Su richiesta dell’Alto Rappresentante Josep Borrell, il segretario generale del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Stefano Sannino, ha convocato l’Ambasciatore della Repubblica di Bielorussia presso l’Unione Europea, Aleksandr Mikhnevich» È quanto si legge in una nota del servizio di azione esterna della Ue. La decisione è stata presa «per condannare il passo inammissibile delle autorità bielorusse».