domenica 16 Novembre 2025
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Come si è arrivati al colpo di stato militare in Sudan

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Sudan

Ieri in Sudan, un vasto paese nordafricano che conta quasi 45 milioni di abitanti, c’è stato un colpo di stato messo in atto da alcuni militari. Nelle prime ore della giornata l’esercito ha arrestato il primo ministro del paese, Abdalla Hamdok, poi il ministro dell’Industria, Ibrahim al Sheikh, e quello dell’Informazione, Hamza Baloul. Oltre a loro, i militari hanno preso di mira anche un consigliere del primo ministro, Faisal Mohammed Saleh. Poche ore dopo il loro arresto, il generale Abdel Fattah al Burhan ha detto che il governo era stato ufficialmente sciolto e che i militari avevano preso...

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L’Italia una volta tanto è virtuosa: sul riciclo della carta è avanti di 15 anni

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Buone notizie sul fronte italiano di riciclaggio della carta: il Belpaese ha raggiunto, con ben quindici anni di anticipo, l’obiettivo europeoSecondo il Rapporto Unirima 2021 sull’economia circolare presentato a Roma, nel 2020 in Italia l’87,3% degli scarti provenienti dalle industrie cartarie ed editoriali e da uffici, attività commerciali, di trasporto e di rifiuti domestici, è stato lavorato affinché potesse essere recuperato e riutilizzato. Un risultato ottimo, considerando il periodo da cui stiamo uscendo. La crisi pandemica, infatti, ha determinato un calo delle attività produttive del 4,1% nel 2020 che ha portato la filiera a sostenersi – e poi riprendersi – con la produzione di imballaggi derivanti dal boom dell’e-commerce e del delivery, segnando un incremento del 45% rispetto all’anno precedente.

Nello specifico, l’obiettivo – il quale prevede il riciclo dell’85% dei rifiuti urbani entro il 2035-, è stato raggiunto dai 600 impianti distribuiti sul territorio nazionale, i quali hanno prodotto 6,8 milioni di tonnellate di carta da macero e comportato un aumento del 3,2% della produzione di materia prima rispetto al 2020. Un incremento che ha risposto in modo più che adeguato alle esigenze del mercato, confermando come l’Italia abbia puntato al recupero e al riuso della carta, sviluppando un comparto più che efficiente. Questo, infatti, oltre a ottenere materiale per l’uso interno, esporta annualmente circa 1,8 milioni di tonnellate di materia prima di qualità, considerando che il totale della raccolta di carta e cartone italiana – la quale avviene attraverso i canali domestici e industriali -, è pari a circa 7 milioni di tonnellate. Ruolo fondamentale nella regolamentazione del settore è stato giocato anche dall’End of Waste (Cessazione della qualifica di rifiuto)- regolamentato nella direttiva 2008/98/CE  e dal piano d’azione “Pacchetto Economia Circolare” . In più, il PNRR prevede 58,47 miliardi di euro finalizzati all’attuazione di alcune iniziative nell’ambito ecologico, di cui 1,5 miliardi sono desinati sia alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti, sia all’ammodernamento di quelli esistenti.

[di Eugenia Greco]

Blitz antimafia a Latina, 33 misure cautelari

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All’alba di oggi la Polizia di Stato ha condotto a Latina, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, un blitz contro il clan di etnia rom che faceva capo a Giuseppe Di Silvio, detto Romolo. I 33 sospettati contro cui sono state eseguite le misure cautelari sono accusati di associazione a delinquere a stampo mafioso, furto, sequestro di persona, traffico e spaccio di droghe e porto abusivo di armi. L’indagine ipotizza l’esistenza di un nuovo sodalizio di tipo mafioso a livello locale, organizzato su base familiare e territoriale, radicato nel territorio e dedito ad attività di estorsione e spaccio.

Il Green Pass e l’immunità naturale confrontata con quella indotta dai vaccini

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L’11 Marzo del 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha dichiarato la pandemia del SARS-CoV-2. Da quel momento i cittadini del mondo, chi più chi meno a seconda del paese di residenza, hanno visto attuare dei provvedimenti unici nella storia, nonostante questa non sia né la prima, né la più mortale delle pandemie che hanno colpito l’umanità.

Dal punto di vista scientifico, quello che mi ha fatto riflettere è stata la mancanza di dialogo all’interno della comunità degli scienziati e la stretta dipendenza di quello che viene ritenuto scientificamente valido da fattori non sempre correlabili alla salute pubblica. Per affrontare la pandemia è stata scelta una linea pressoché univoca e tutte le opinioni diverse alla retorica sono state messe in disparte. Tuttavia, le fondamenta stesse della scienza si basano sul dialogo, sul confronto e sul dibattito; la curiosità e il sano scetticismo, sono sempre stati il carburante che ha fatto muovere la scoperta e il progresso scientifico (basta pensare a Galileo Galilei). Ciononostante, durante l’ultimo anno e mezzo, a qualsiasi ricercatore dell’ambito medico-scientifico abbia avuto un punto di vista diverso nei confronti della “linea guida generale”, è stata “cucita addosso” la lettera scarlatta del nemico della salute pubblica, del cospirazionista, del no-vax ed è stato totalmente screditato. Una scienza univoca però, rischia pericolosamente di diventare sterile e condizionabile da altri fattori, piuttosto che dalla verità scientifica che dovrebbe essere un movente incondizionato per qualsiasi ricercatore, come una sorta di giuramento ad Ippocrate. Proprio in difesa della verità scientifica ho deciso di scrivere questo articolo, dato che la mia obiettività e il mio raziocinio non riescono a conciliarsi con alcuni provvedimenti.

Il periodo di validità del Green Pass

Con il D.L. n. 52 del 22 aprile 2021, convertito con modificazioni dalla L. n. 87 del 17 giugno 2021, è stato introdotto l’utilizzo del Green Pass. In rispetto della lingua italiana, fornita di un vocabolario ricchissimo e bellissimo, mi piacerebbe evitare l’utilizzo del termine anglosassone, preferendo la traduzione italiana: lasciapassare verde. Probabilmente a molti non piace questo termine, perché evoca brutti ricordi dal passato; tuttavia il Green Pass è a tutti gli effetti un lasciapassare, senza il quale non si accede a lavoro, all’università, ai ristoranti, alle palestre, ecc. Comunque, per correttezza lessicale utilizzerò la nomenclatura ufficiale riportata nel D.L., e cioè Certificazione Verde (CV).

Questo provvedimento ha suscitato numerose obiezioni dal punto di vista del diritto civile, della bioetica e dell’uguaglianza sociale, tuttavia, non essendo questi i miei settori di ricerca, mi limiterò a parlare di studi scientifici. Potrei cercare di analizzare l’utilità generale della CV come strategia per affrontare la pandemia, i motivi che hanno spinto paesi come la Norvegia o la Danimarca ad abolirla e paesi come la Svezia a non adottarla mai, ma preferisco focalizzarmi su un argomento specifico. Alcune volte infatti, quando si vuole demolire un muro, bisogna battere sui mattoni più deboli e barcollanti per riuscire a fare breccia. Di questi tempi bisogna prestare particolare attenzione a cosa si afferma, perché basta una singola parola non ponderata per rischiare di passare da no-vax e venire immediatamente screditati dall’apparato di diffamazione. Dunque, visto che nel mio lavoro bisogna sempre citare dati affidabili che provengano da ricerche pubblicate su riviste scientifiche peer-reviewed (termine che indica una valutazione paritaria effettuata da parte di esperti del settore), ho intenzione di utilizzare questa forma.

Discriminazione tra vaccinati e soggetti guariti

La CV in seguito a vaccinazione ha validità di un anno, mentre in seguito a guarigione ha validità di sei mesi. Questa decisione equivale a considerare due volte più efficace l’immunità fornita dalla vaccinazione rispetto a quella naturale. In parole povere, Pfizer, Moderna, AstraZeneca e J&J (le quattro aziende produttrici dei vaccini disponibili al momento in Italia) sarebbero più brave ad immunizzarci rispetto ad un meccanismo che si è sviluppato in circa 600 milioni di anni di evoluzione [1] [2].

Qualcuno potrebbe controbattere che il progresso ha fatto salti da gigante; tuttavia le ultime ricerche scientifiche confermano ciò che chiunque conosca l’immunologia, l’epidemiologia, la microbiologia o la biologia molecolare sapeva prima ancora che i vaccini contro il covid-19 venissero somministrati su scala mondiale. Attenzione. questo non è un discorso sulla validità dei vaccini in generale, ma un discorso che mette a confronto l’immunità acquisita naturalmente con quella indotta dalla vaccinazione contro un virus a RNA con le caratteristiche replicative del SARS-CoV-2. I quattro vaccini sopracitati, sia quelli a vettore virale (prodotti da AstraZeneca e J&J), sia quelli a mRNA (prodotti da Pfizer e Moderna) inducono la formazione di anticorpi diretti contro la proteina Spike del capside virale del SARS-CoV-2 [3]; mentre l’immunità naturale, venendo a contatto con l’intero virus, produce anticorpi diretti anche contro altre proteine che lo compongono [4]. Di conseguenza, se in seguito ad una mutazione genetica la sequenza amminoacidica della proteina Spike cambia, compromettendo il legame degli anticorpi indotti dalla vaccinazione [5], l’immunità naturale può contare su un ventaglio di immunoglobuline dirette contro epitopi diversi della proteina Spike [6] [7], ma anche contro altre proteine del virus [4]. L’efficacia superiore dell’immunità naturale rispetto a quella indotta dai vaccini è stata confermata dalla realtà clinica.

Gli studi di implementazione nel mondo reale

Purtroppo, quando i vaccini anti covid-19 sono stati somministrati su scala mondiale, hanno dimostrato un efficacia diversa rispetto a quella dei trials iniziali, durante i quali il BNT162b2 della Pfizer per esempio, aveva mostrato un’efficacia del 95% [8]. Un report del Ministero della Salute israeliano ha riportato che l’efficacia del vaccino contro la variante Delta scende al 39% nel prevenire l’infezione, e al 41% nel prevenire la comparsa di infezioni sintomatiche, mantenendo comunque un’efficacia dell’88% nel prevenire l’ospedalizzazione e del 91% nel prevenire il decesso [9]. Uno studio effettuato sempre in Israele su soggetti vaccinati con due dosi del vaccino della Pfizer, ha evidenziato una diminuzione sostanziale della risposta umorale sei mesi dopo la vaccinazione, specialmente in soggetti maschi superiori ai 65 anni [10]. Analogamente, uno studio svolto in Qatar, ha dimostrato che l’efficacia del vaccino della Pfizer diminuisce al 20% tra il quinto e il settimo mese dopo la seconda dose, mantenendo tuttavia la protezione contro il rischio di ospedalizzazione e decesso oltre il 90% durante questo arco temporale [11].

Tramite un commentario pubblicato sulla rivista The Lancet Microbe, alcuni ricercatori hanno cercato di spiegare la ragione della differenza di efficacia tra i trials iniziali e quella riscontrata quando i vaccini hanno incontrato il mondo reale. Gli autori spiegano che per determinare l’efficacia nei trials iniziali è stato considerato il parametro della riduzione del rischio relativo (RRR), che ammonta a 95% per Pfizer, 94% per Moderna, 67% per AstraZeneca e J&J. Tuttavia, non è stato considerato il parametro della riduzione del rischio assoluto (ARR), che ammonta a 1.3% per AstraZeneca, 1.2% per Moderna e J&J e 0.84% per Pfizer. Attenzione. Le percentuali di ARR non vanno assolutamente confuse con l’efficacia dei vaccini, ma sono un parametro statistico utile per avere una visione più completa dell’efficacia reale, dato che come spiegano gli autori, utilizzando solo il parametro RRR si introduce un bias (distorsione).

I dati sull’immunità naturale

Per quanto riguarda l’immunità naturale invece, uno studio svolto in Francia ha dimostrato che pazienti guariti dal covid-19 continuavano ad avere anticorpi circolanti 13 mesi dopo l’infezione e presentavano un rischio diminuito del 96.7% di contrarre nuovamente il virus [12]. Uno studio finanziato dall’Istituto Nazionale della Sanità americano (NIH) e uno studio dell’università del Texas, hanno dimostrato che i soggetti guariti possiedono anticorpi pluripotenti i quali sono in grado di riconoscere epitopi diversi della proteina Spike, dimostrandosi efficaci anche contro varianti virali [6] [7]. Un ulteriore studio ha dimostrato che i pazienti guariti possiedono anticorpi specifici anche per altre proteine del virus, come la proteina N [4]. Non c’è dunque da meravigliarsi se uno studio israeliano (ancora in fase di validazione), condotto analizzando dati provenienti da 673.676 persone, ha dimostrato che i soggetti vaccinati hanno 13 volte più probabilità di contrarre la variante Delta e 7 volte più probabilità di sviluppare infezione sintomatica, rispetto a soggetti precedentemente guariti [13]. Ci sono evidenze che anche i soggetti con infezione asintomatica hanno sviluppato un’immunità altrettanto funzionale [14].

È corretto sottolineare che tutti gli studi sopracitati concludono unanimemente che la vaccinazione rimane un’importante strategia per combattere il covid-19, efficace nel ridurre il rischio di ospedalizzazione e decesso.

Epilogo

Ci sono evidenze a sufficienza che dimostrano come l’immunità naturale, sia più efficace nel diminuire il rischio d’infezione, ospedalizzazione e decesso per un periodo di tempo superiore rispetto alla vaccinazione. Attenzione. Ciò non significa assolutamente che bisogna perseguire l’infezione per ottenere l’immunità naturale; una tale azione sprovveduta potrebbe avere sviluppi imprevedibili, specialmente in soggetti con comorbilità. Resta il fatto che non esiste alcuna ragione logica e scientificamente valida che giustifichi la durata di soli sei mesi della CV per i soggetti guariti, dal momento che i dati indicano un’efficacia maggiore e più duratura dell’immunità naturale.
Trascorsi i sei mesi, i soggetti guariti si devono sottoporre ad una dose del vaccino per prolungare la validità della CV. Questa strategia toglie una dose ad un soggetto che potrebbe averne reale bisogno, per darla ad una persona già immunizzata. Inoltre, i risultati di due studi di farmacovigilanza hanno indicato che i soggetti con immunità naturale presentano un tasso di rischio più elevato di manifestare reazioni avverse gravi in seguito alla vaccinazione, a causa di reazioni iperimmuni e di effetti di immunogenicità [15] [16]. Anche questo non dovrebbe essere un concetto nuovo per chi conosce veramente l’immunologia e non è da rimandare al prossimo appello d’esame. Per concludere, spero vivamente che il fatto che soggetti vaccinati da pochi mesi possono sviluppare infezione sintomatica, non sia dovuto alla presenza di anticorpi non-neutralizzanti, che potrebbero causare fenomeni di potenziamento anticorpo-dipendente (ADE), riscontrati negli studi precedenti su SARS-CoV e MERS-CoV [17].

I mass media non presenterebbero facilmente i risultati degli studi che ho riportato in questo articolo. Difatti, qualsiasi cosa possa interferire con la campagna vaccinale viene offuscata: non si può toccare argomenti come efficacia, effetti collaterali e terapie alternative. Tuttavia, l’obbiettività scientifica dev’essere salvaguardata. Un matematico ad esempio, ha l’obbligo scientifico e morale di continuare a sostenere che la somma di 1+1=2, anche se tale risultato potrebbe non essere gradito alla retorica del momento.

Chiunque volesse provare a screditare la validità di questo articolo è invitato al sano confronto scientifico e soprattutto dovrà riuscire a confutare i risultati degli studi citati.

[di Panagis Polykretis – Biologo, PhD in Biologia Strutturale]

Elenco citazioni
1. Bailey, M., Christoforidou, Z. & Lewis, M. Evolution of immune systems: Specificity and autoreactivity. Autoimmunity Reviews 12, 643–647 (2013).
2. Danilova, N. The evolution of immune mechanisms. Journal of Experimental Zoology Part B: Molecular and Developmental Evolution 306B, 496–520 (2006).
3. Mascellino, M. T., Di Timoteo, F., De Angelis, M. & Oliva, A. Overview of the Main Anti-SARS-CoV-2 Vaccines: Mechanism of Action, Efficacy and Safety. Infect Drug Resist 14, 3459–3476 (2021).
4. Hachim, A. et al. ORF8 and ORF3b antibodies are accurate serological markers of early and late SARS-CoV-2 infection. Nat Immunol 21, 1293–1301 (2020).
5. Wang, P. et al. Antibody resistance of SARS-CoV-2 variants B.1.351 and B.1.1.7. Nature 593, 130–135 (2021).
6. Wang, L. et al. Ultrapotent antibodies against diverse and highly transmissible SARS-CoV-2 variants. Science 373, eabh1766.
7. Voss, W. N. et al. Prevalent, protective, and convergent IgG recognition of SARS-CoV-2 non-RBD spike epitopes. Science 372, 1108–1112 (2021).
8. Thomas, S. J. et al. Safety and Efficacy of the BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine through 6 Months. New England Journal of Medicine 0, null (2021).
9. Ministry of Health Israel. Two-dose vaccination data. Government of Israel; 2021. doi:https://www.gov.il/BlobFolder/reports/vaccine-efficacy-safety-follow-up-committee/he/files_publications_corona_two-dose-vaccination-data.pdf.
10. Levin, E. G. et al. Waning Immune Humoral Response to BNT162b2 Covid-19 Vaccine over 6 Months. New England Journal of Medicine 0, null (2021).
11. Chemaitelly, H. et al. Waning of BNT162b2 Vaccine Protection against SARS-CoV-2 Infection in Qatar. New England Journal of Medicine 0, null (2021).
12. Gallais, F. et al. Evolution of antibody responses up to 13 months after SARS-CoV-2 infection and risk of reinfection. EBioMedicine 71, (2021).
13. Comparing SARS-CoV-2 Natural Immunity to Vaccine-Induced Immunity: Reinfections versus Breakthrough Infections | NCRC. 2019 Novel Coronavirus Research Compendium (NCRC) https://ncrc.jhsph.edu/research/comparing-sars-cov-2-natural-immunity-to-vaccine-induced-immunity-reinfections-versus-breakthrough-infections/ (2021).
14. Le Bert, N. et al. Highly functional virus-specific cellular immune response in asymptomatic SARS-CoV-2 infectionSARS-CoV-2–specific T cells in asymptomatic. Journal of Experimental Medicine 218, (2021).
15. Menni, C. et al. Vaccine side-effects and SARS-CoV-2 infection after vaccination in users of the COVID Symptom Study app in the UK: a prospective observational study. The Lancet Infectious Diseases 21, 939–949 (2021).
16. Mathioudakis, A. G. et al. Self-Reported Real-World Safety and Reactogenicity of COVID-19 Vaccines: A Vaccine Recipient Survey. Life (Basel) 11, 249 (2021).
17. Karthik, K., Senthilkumar, T. M. A., Udhayavel, S. & Raj, G. D. Role of antibody-dependent enhancement (ADE) in the virulence of SARS-CoV-2 and its mitigation strategies for the development of vaccines and immunotherapies to counter COVID-19. Human Vaccines & Immunotherapeutics 16, 3055–3060 (2020).

Sudan, 7 morti e 140 feriti durante le proteste

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In Sudan le proteste contro il colpo di Stato militare avvenuto ieri sono proseguite per tutta la notte: sono già state registrate 7 vittime e oltre 140 feriti. I cittadini hanno barricato le strade nella capitale e nella città di Omdurman, con il rischio che si verifichino anche qui scontri violenti. Nella giornata di ieri il generale dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan ha annunciato lo stato di emergenza e sciolto il governo di transizione del Paese. L’accesso a Internet è bloccato e anche tutte le strade di accesso a Khartoum. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite terrà oggi una riunione straordinaria per discutere dello sviluppo dei fatti.

Myanmar escluso dal summit annuale ASEAN

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L’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN) ha cominciato oggi il summit annuale senza il Myanmar, escluso il 15 ottobre dopo che il capo militare Min Aung Hlaing ha fallito nell’attuazione di un processo di pace. Si tratta di una decisione storica in quanto l’ASEAN è nota per non interferire nelle questioni interne dei singoli Stati. Il più alto diplomatico veterano del Myanmar è stato invitato come rappresentante non politico, ma non ha partecipato. Inoltre i militari hanno impedito a un rappresentante dell’ASEAN di incontrare Aung San Suu Kyi e altri leader detenuti dopo il golpe. Dal colpo di stato, i militari hanno ucciso più di 1000 persone e ne hanno detenute a migliaia.

Cortina d’Ampezzo: cittadini e associazioni protestano contro le olimpiadi del 2026

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Tutela del territorio e delle montagne, contrasto di ogni nuova struttura che causi consumo di suolo, una Valutazione di Impatto Strategico (Vas) a norma di legge dei progetti approvati. Sono queste le richieste principali ribadite con forza, a Cortina d’Ampezzo da oltre 50 comitati e centinaia di singoli cittadini durante una manifestazione svoltasi per denunciare le criticità legate alle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. Il comunicato delle associazioni ribadisce che «i grandi eventi sportivi internazionali sono incompatibili con una corretta gestione del territorio tanto fragile di tutte le Alpi» e che «le Olimpiadi sono l’occasione per imporre ai territori altre infrastrutture incompatibili con i cambiamenti climatici in atto e con la necessità di salvaguardare ogni lembo di territorio rimasto libero».

Hanno giudicato poi «inconcepibile che un evento come quello di Milano Cortina 2026, dichiarato a costo zero e sostenibile, ad oggi non abbia portato a conoscenza dei cittadini l’entità dei progetti in corso, la loro qualità, i loro costi e il loro impatto e gestione sui territori interessati», denunciando la mancanza di una VAS (Valutazione di impatto strategico) con il fine di determinare «l’incidenza complessiva di tutte le opere sui territori, sul sociale e sulla economia». Essa tra l’altro era stata negli scorsi mesi anche richiesta ufficialmente da diverse associazioni ambientaliste, ma ad oggi non è stata presa in considerazione dalle amministrazioni.

In armonia con i tempi, le olimpiadi di Cortina ’26 sono un trionfo della comunicazione green. Dal logo alle dichiarazioni di organizzatori e politici, ogni narrazione sull’evento è infarcita di concetti come “sostenibilità”, “economia circolare”, “impatto zero”. Una retorica che appare ben lontana dalla realtà dei fatti e causa le proteste della popolazione locale, che vede con i propri occhi gli effetti dei cantieri sulle montagne. È stato il caso, nelle scorse settimane, del progetto di ristrutturazione della pista da bob “Eugenio Monti”, a Cortina, che causerà ulteriore consumo di suolo in un’area già molto antropizzata. Quando, se si avesse avuto a cuore la preservazione ambientale, secondo le associazioni sarebbe bastato spostare le gare nella vicina Innsbruck, già dotata di strutture adeguate.

[di Raffaele De Luca]

Usa: nuovo cyber attacco da agenzia intelligence russa

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Secondo quanto riportato dal New York Times, che cita funzionari Microsoft ed esperti di sicurezza informatica, un nuovo cyber attacco è stato lanciato dalla principale agenzia di intelligence russa nei confronti delle reti informatiche del governo, delle aziende e dei think-tank degli Usa. Sul quotidiano statunitense si legge che funzionari del governo hanno confermato che l’attacco, apparentemente finalizzato all’acquisizione di dati archiviati nel cloud, sembra provenire dalla SVR, i servizi segreti russi per l’estero che entrarono nelle reti del Comitato nazionale democratico durante le elezioni del 2016. Esso arriva a pochi mesi dalle sanzioni americane contro Mosca per una serie di operazioni di spionaggio condotte in tutto il mondo.

Europa: come le lobby agroalimentari ostacolano le riforme per l’ambiente

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Con 452 voti a favore, 170 contrari e 76 astenuti, nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato il testo della strategia chiamata “Farm to Fork” (letteralmente dal produttore al consumatore), ritenuta il fulcro del Green Deal che mira a fare dell’Europa il primo continente a zero emissioni entro il 2050. Ciò significa che da ora in poi si potrà concretamente lavorare sugli obiettivi previsti, presentando proposte di legge, nonostante la forte opposizione di decine di lobby agroalimentari.

Per capire il motivo della loro disapprovazione è necessario fare un passo indietro e spiegare in cosa consiste la Farm to Fork. Si tratta di un piano che ruota principalmente attorno a sei macro-obiettivi, elencati nell’inchiesta condotta di Irpimedia. Fra questi: riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici; il dimezzamento della perdita di nutrienti e quindi la riduzione di almeno il 20% dell’uso di fertilizzanti; la riduzione del 50% di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura; un aumento del 25% dei terreni agricoli destinati all’agricoltura biologica e infine la riduzione del 10% del suolo utilizzato per gli allevamenti intensivi. E ancora: una nuova etichettatura nutrizionale, un miglioramento del benessere degli animali e l’inversione della perdita di biodiversità.

È più facile, adesso, intuire le preoccupazioni delle lobby. Diminuire l’uso di pesticidi, ad esempio, e ridurre la quantità di fertilizzanti significherebbe perdere una grossa fetta di produzione. Motivo per cui le lobby stesse hanno chiesto a gran voce alla Commissione europea una valutazione sull’impatto che il piano avrebbe su di loro, in particolar modo sulla perdita di competitività delle aziende europee sul mercato agroalimentare. Insomma, tentano, di fatto, di giocare al ribasso, schierando coalizioni formate da grossi agricoltori e produttori di carne, a cui si sono aggiunti i colossi dell’industria dei pesticidi.

In particolare, le lobby lamentano un ipotetico aumento dei costi di produzione e dei prezzi del prodotto finale, che spingerebbe il consumatore a rivolgersi altrove, per risparmiare. A sostegno della loro tesi hanno anche commissionato diversi studi (giudicati da molte associazioni imparziali e di parte) e finanziato diverse campagne informativa online. Negli studi si parla quasi sempre dell’aumento dei prezzi, tema centrale e di vitale importanza per i grandi produttori. Di fatto, niente a che vedere con la salvaguardia dell’ambiente e nessun aspetto positivo citato. E ce ne sarebbero molti, oltre a quelli strettamente legati alla riduzione di anidride carbonica, ad esempio. Diminuire la produzione delle grandi “catene” significa fare spazio alle piccole aziende che già producono e vendono a prezzi più alti.

Infatti la gran parte degli agricoltori e degli allevatori intervistati da Irpi ha detto di non conoscere la F2F, perché “Per noi piccole aziende con poca manodopera è difficile essere informati su cosa accade in Europa e su tutti gli incentivi”. Ma in ogni caso, per loro non sarebbe un problema adeguarsi a nuove e più rigide normative, visto che la maggior parte di loro lo fa già. «Se fanno costare il pomodoro due euro al chilo io sono felice perché tanto comunque a cinque li vendo. Il piccolo produttore non ha nessun problema con questa iniziativa»

Eppure un’azione urgente è necessaria, proprio da parte di quelle lobby che tanto lottano per tenersi strette i loro pesticidi. La sola industria agroalimentare è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra. Nello specifico, 17 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, di cui il 29% deriva dalla produzione di alimenti di origine vegetale e il 57% dai cibi di origine animale.

[di Gloria Ferrari]

Hong Kong: Amnesty International chiuderà uffici per legge su sicurezza nazionale

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Amnesty International, l’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, ha comunicato che chiuderà i suoi uffici ad Hong Kong: tale scelta è stata presa a causa della minaccia posta al personale dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino a Hong Kong lo scorso anno. Nello specifico, essa «ha reso impossibile alle organizzazioni per i diritti umani nella città di lavorare liberamente e senza timore di gravi rappresaglie da parte del governo», ha fatto sapere tramite una nota Anjhula Mya Singh Bais, la presidente del board di Amnesty.