mercoledì 12 Novembre 2025
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Codacons: “Draghi rettifichi affermazioni su decessi Covid, altrimenti denuncia”

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Il Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori, ha invitato il premier Mario Draghi a rettificare le informazioni circa il numero di decessi da Covid rilasciate il 22 dicembre scorso. In tale data infatti il premier aveva affermato che tre quarti dei decessi da Covid fossero persone non vaccinate, mentre Codacons afferma che i dati rilasciati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) “smentiscano” tali affermazioni: tra il 22 ottobre e il 21 novembre, su 1755 morti totali in Italia per Covid, “il 58,9% dei morti aveva ricevuto almeno una dose e il 41,1% non era vaccinato”. Per tale motivo il Codacons “invita oggi il premier Draghi a rettificare le errate informazioni fornite ai cittadini, altrimenti sarà inevitabile una denuncia per procurato allarme”.

Colombia, uccisa portavoce organizzazione ONU contro droga

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Natalia Castillo, portavoce dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) è stata uccisa a Bogotà. La donna, 32 anni, ha ricevuto un colpo di pistola da soggetti non ancora identificati che hanno tentato di sottrarle il telefono mentre usciva da un ristorante. Castillo è stata immediatamente portata in un ospedale, dove è stato impossibile salvarle la vita. Mentre la polizia di Bogotà ha aperto subito le indagini per risalire ai responsabili, le autorità della Colombia hanno offerto una ricompensa di 20 milioni di pesos, equivalenti all’incirca a 4400 euro, per chiunque possa riferire dettagli utili alle ricerche.

Le mani di Eni e Leonardo sulla “transizione ecologica” italiana

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In Europa, tra il 2015 e il 2021, sono stati accertati almeno 71 casi di 'revolving door' - letteralmente 'porte girevoli' - che collegano la politica all'industria fossile. Stiamo parlando del fenomeno secondo cui i dipendenti di un'industria passano a ricoprire incarichi politici e viceversa, o perfino in contemporanea. Particolarmente allarmante è il caso di Eni, interessata da ben dieci casi. Un sistema colluso che, a dirla tutta, non interessa solamente le industrie petrolifere. Già poi ampiamente noto per quanto riguarda la finanza, a quanto pare non risparmia nemmeno le politiche ambien...

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Morto Desmond Tutu, simbolo della lotta contro l’apartheid in Sudafrica

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È morto all’età di 90 anni Desmond Tutu, simbolo, insieme a Nelson Mandela, della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. Lottò strenuamente e in maniera non violenta per l’abolizione della segregazione razziale e per questo, nel 1984, fu insignito del Nobel per la Pace. Il suo ruolo di vescovo di Johannesburg (fu la prima persona di colore insignita di tale carica) e poi di arcivescovo di Città del Capo gli permise di portare la denuncia di quanto accadeva in Sudafrica all’attenzione della comunità internazionale. Fu lui a ideare e presiedere, nel 1995, la Trc, Truth and Reconciliation Commission, che tentò di ricucire gli strappi di una società lacerata dagli orrori dell’apartheid.

Le aree marine protette stanno aumentando in tutta Europa

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In Europa, le aree marine protette stanno aumentando considerevolmente, come attesta il nuovo rapporto dell’Eurostat. Nel 2020, le aree marine Natura 2000 (una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’UE introdotta con una direttiva del 1992) hanno ricoperto una superficie di oltre 451.000 chilometri quadrati. Un aumento del due per cento dal 2019 al 2020, dato che fa ben sperare se messo a confronto alla crescita, in ben cinque anni (dal 2015 al 2020) del 58 per cento. Merito dell’impegno di tutti i Paesi dell’Unione, anche se nel periodo che va dal 2019 al 2020 gli unici Paesi ad avere visto un incremento molto significativo sono stati l’Italia (80 per cento) e il Belgio (4 per cento).

Fonte di dati: env_bio1 (fonti: EEA / Centro tematico europeo sulla biodiversità)

Nello specifico, in Italia le aree marine protette hanno raggiunto una superficie di 20.716 chilometri quadrati nel 2020 (Istat). Un’area di 9.716 chilometri quadrati più vasta rispetto al 2019 e triplicata se messa a confronto con il 2018. La richiesta avanzata dalla Commissione Europea è quindi stata esaudita dall’Italia, in grado di trovare nuovi siti marini Natura 2000 dopo l’apertura di una procedura di infrazione (EU-Pilot 8348/16/ENVI). L’Italia si posiziona così al sesto posto tra i Paese europei per tutela marina e marittima, anche se quasi la metà delle aree marine Natura 2000 dell’Unione Europea sono “merito” di soli due Stati membri. La più grande rete nazionale di aree marine protette (che copre una superficie di 132.688 chilometri quadrati) si trova infatti nelle acque costiere intorno alla Francia e insieme alla seconda rete nazionale più grande (quella spagnola, di 84.405 chilometri quadrati) fanno il 48 per cento delle aree marine Natura 2000 dell’UE.

Considerando che le aree marine protette rappresentano uno strumento essenziale della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità, l’impegno dei Paesi membri è e deve essere concreto. Motivo per cui l’aumento delle aree marine protette in specifici Stati è un’importante conquista a prescindere dalla “tempistica”. Infatti, è proprio l’ Ufficio statistico dell’Unione europea a sottolineare quanto l’identificazione delle aree preziose da proteggere sia ben più difficile in mare che a terra. Ecco come la designazione dei siti Natura 2000 marini risulti meno avanzata rispetto ai siti Natura 2000 terrestri, andando anche a spiegare i presunti ritardi ma anche gli importanti aumenti annuali delle dimensioni delle aree marine protette in alcuni Stati membri dell’Unione Europea.

[di Francesca Naima]

NASA, lanciato nello spazio il telescopio più potente mai creato

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Il James Webb Space Telescope, il telescopio più potente esistente al mondo, è stato lanciato nello spazio. La sua missione: scoprire le origini dell’universo e se vi sia la vita su altri pianeti. Progettato dalla NASA congiuntamente con le agenzie spaziali europea e canadese (ESA e CSA), è dotato di una tecnologia talmente potente da poter captare l’impronta termica di un calabrone alla distanza della Luna. Le prime immagini arriveranno tra sei mesi, quando il telescopio sarà arrivato al suo punto di osservazione finale, a circa 1,5 milioni di km dalla Terra, e avrà fatto le prime rilevazioni. L’amministratore della NASA Nelson ha affermato che il telescopio getterà luce sui fenomeni “che ancora non comprendiamo” dell’universo.

Il media è uno specchio sfuocato

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Il principio antropologico di base è sempre valido: l’utensile è il prolungamento del braccio, il potere di intervento sul mondo circostante deriva dalla capacità di andare oltre se stessi, oltre i limiti imposti dalla corporeità e dalla fisica. Sotto questo aspetto anche il pensiero è un utensile che convoca orizzonti lontani, possibilità a venire oppure decisioni immediate, interventi meditati o azioni da eseguire quasi senza riflettere. “La rete dei pensieri umani guida azioni e comportamenti e può incatenarci al nostro passato o favorire un cambiamento culturale emergente” (D.S. Bassett).

Il sognare o l’azionare in sincrono pedale della frizione e innesto della marcia discendono ambedue da un lavoro mentale. 

L’utensile poi, che raccoglie in sé le capacità del braccio che impugna qualcosa e del pensiero che lo dirige, è il linguaggio: strumento di pensiero e di azione, di rappresentazione e di relazione con altri soggetti. Maurice Merleau-Ponty, da filosofo, ha parlato dello spazio come luogo della percezione dell’altro e delle relazioni interpersonali, determinante per l’esistenza della vita interiore del soggetto.

Potrebbe sembrare del tutto inutile, o quanto meno superfluo, cercare parole nuove sui media, una volta che li definiamo come utensili, come strumenti disponibili a veicolare decisioni e concetti, e a favorire i contatti. Ma i media sono diventati qualcos’altro, spazi in cui l’utensile, la mente e il linguaggio si sono fusi rendendosi indipendenti dalle volontà e dalle attese, dove mittente e destinatario fanno fatica a convivere se escono dagli schemi prestabiliti, dalle regole imposte.

Ma è bene fare un passo indietro e risalire alla teoria dell’origine del linguaggio che, insieme alla spiegazione biologica, ha bisogno di una spiagazione sociale. Questa vede il linguaggio formarsi a partire dalla chiacchiera, dal pettegolezzo, in una linea quasi comica che va dallo spidocchiamento o, se preferite, dalla pulizia comunitaria della pelle di scimmie antropomorfe, alle chiacchiere del caffè e della bottega del barbiere, su cui Carlo Goldoni ha edificato brillanti e incisive pagine teatrali: “- Venite qui, sedete, beviamo il caffè…A che giuoco giuochiamo, signor Eugenio? Si prende spasso dei fatti miei? – Avete saputo della ballerina? – Come l’avete saputo, caro amico? – Eh, io so tutto. Sono informato di tutto. So quando vi va, quando esce. So quel che spende, quel che mangia, so tutto…” (La bottega del caffè). 

Dichiarazioni, queste, da uomini, non diverse da quelle delle donne che sparlano del vicinato… Babula skazala, “nonnina diceva” significa in russo, “corre voce che…”. Sono dunque le chiacchiere della vita quotidiana a fare andare avanti il mondo, più che le perle di saggezza, e questo lo hanno imparato da subito i media, trasformando le dicerie in notizie. Goldoni nasce negli anni di fondazione del trisettimanale britannico di cronaca leggera, “Tatler” (Il pettegolo), e il gossip ha da sempre le sue forme sceniche, come ora avviene nelle soap operas; esso è una sorta di “voyeurismo verbale” (S. Benvenuto) potenziato all’ennesimo grado negli attuali social.

In una situazione del genere come si fa ad esigere oggettività e freddezza nella comunicazione? La diceria e il pettegolezzo si sono amplificate, irradiate nelle teorie del complotto. È fuorviante parlare di correttezza nell’informazione quando le condizioni di esistenza stessa del linguaggio lo vedono immerso nell’equivoco, nell’ambiguità, nel fraintendimento, nell’insinuazione. Il richiamo alla pura razionalità nel linguaggio sa di Illuminismo mal digerito. E il marketing non basa forse gran parte della sua efficacia nel pilotare la customer satisfaction? La psicologia infantile ha studiato come, verso i quattro-cinque anni, ci si comincia a rendere conto che gli altri possono vedere le stesse cose in un altro modo e che si può perfino adottare il loro punto di vista. Pluralità dei modi che l’educazione può esaltare o comprimere, valorizzare o strumentalizzare. Il marketing conosce benissimo il potere che il bambino, ancora in età prescolare, ha nell’orientare i consumi, nel trasformare il suo gesto ammiccante con l’acquisto del prodotto dolce da banco. 

Il problema non sta tanto nel tipo di ordine economico quanto piuttosto nella gamma di stili e finalità espressive e comunicative, nella varietà delle intenzioni, e se queste sono esplicite o quanto meno ricostruibili. Gli spot pubblicitari erano un tempo annunziati in televisione da un richiamo in sovraimpressione o da un innalzamento di un paio di decibel del livello sonoro. Altrettanto è richiesta una marcatura del messaggio promozionale, come per i titoli di testa di un film o la sigla di un programma. Ma è inevitabile che il medium televisivo produca commistione di generi, così come è inevitabile, è connaturato che i social producano intolleranza e odio. Ci siamo dimenticati del savoir faire nel traffico automobilistico?

Ogni medium ha la sua psicologia, la sua conformità di specie. L’etica non consiste in una algida e ipocrita intelligenza puritana che ci faccia scegliere in base a pregiudizi che devono rimanere occultati. Ecco allora gli intellettuali razionalisti che pontificano contro la disinformazione, che mettono in ridicolo chi teme il Nuovo ordine mondiale, altri che continuano a sostenere che ogni atteggiamento ecologico è velleitario, altri ancora che puntano sul catastrofismo

Ricordo ai tempi della New Age di trent’anni fa, i detrattori, come se nuovi atteggiamenti di pensiero (e conseguentemente di marketing) comportassero di per sé minacce per il mondo. Ci dovremmo allora stupire se nel 2013 il World Economic Forum individuava come tema cruciale e pericoloso, insieme al terrorismo, “la viralità legata a informazioni infondate o false”? Ma il problema, diciamolo una volta per tutte, non è eliminarle, il che è del tutto impossibile, ma saperle riconoscere, insegnare a svelarle, il che però non a tutti conviene. Molto è spiegato dall’uso figurato delle parole. Un capitolo a parte meriterebbe, ad esempio, l’introduzione del termine ‘virus’ per una minaccia legata al funzionamento dei computer o dei sistemi esperti. Una metafora che spiega quanto una diceria o una verità infondata possano creare danni analoghi.

Ha scritto Kapferer nel suo libro Le voci che corrono (Longanesi, 1987): “Per credere a un’informazione riportata da altri, qualunque sia il nostro desiderio di credervi, occorre che sembri plausibile a quanti l’ascoltano. Gli abituali commenti sulle voci infondate non mancano di stigmatizzare severamente chi ha creduto l’incredibile. In realtà le voci possono svilupparsi perché vengono percepite come verosimili. Ogni voce è necessariamente realistica all’interno del gruppo in cui circola” (p. 70). Aveva forse ragione McLuhan quando sosteneva che i paesi europei fanno fatica a muoversi sulla base delle informazioni, come se avessero temuto l’invenzione della stampa e la diffusione del sapere. Si tratta in effetti di una rivoluzione culturale che viene da lontano, dal formarsi della città come nuovo luogo sociale, e dal nuovo ordine economico che metteva a disposizione i prodotti manifatturieri mediante il loro trasporto materiale e la loro circolazione simbolica. Siamo nell’undicesimo secolo, c’è una lingua comune, il latino, come premessa essenziale all’esplorazione immaginativa di se stessi e dell’universo. Una volta riconosciuta la molteplicità degli affetti e dei desideri, l’individuo scopre di avere un ruolo particolare nella società, di non farsi riconoscere semplicemente nell’obbedienza, nell’anonimato.

Siamo in un lontano preannuncio umanista, appannaggio allora di pochissimi. “Nessuna predica mi sembra più utile di quella che rivela un uomo a se stesso, e ricolloca nel suo essere più profondo, cioè nella sua mente, ciò che è stato proiettato fuori; e che in modo convincente lo pone, come in un ritratto, di fronte ai suoi stessi occhi. Chiunque ha il compito, per prima cosa, di imparare su se stesso, e dopo insegnare con profitto agli altri, ciò che l’esperienza delle sue lotte interiori gli ha insegnato”: Guiberto di Nogent (In Genesim, 1110 circa). In un nuovo alternarsi di interiorità ed esteriorità, in effetti, penso si potrà giocare un prossimo futuro: rimodellando quelle “estensioni della coscienza dell’uomo”, che erano i media secondo McLuhan. Conservando, come lui suggeriva, il nostro sangue freddo, cioè una nostra autonomia, ma anche immaginando originali forme di alleanza. Ad esempio, si potrebbe partire dall’affermazione paradossale di Jean Baudrillard: “Perché non dovrebbero esserci tanti mondi reali quanti sono i mondi immaginari? Perché un solo mondo reale, perché una simile eccezione? A dire il vero, il mondo reale, tra tutti gli altri possibili, è impensabile, tranne che come superstizione pericolosa…” (Il delitto perfetto, Raffaello Cortina, 1996). In effetti, noi semiologi abbiamo chiamato ‘mondo possibile’ quello generato da una qualsiasi forma narrativa, ammettendo che realtà e romanzo si superino di continuo scambievolmente. 

Pertanto, sarebbe necessario che qualsiasi media venisse sempre preso, per poterlo tollerare, con un margine di irrealtà, di infedeltà. Come uno specchio sfuocato. Come qualcosa che contiene un germe del (suo) fallimento. Da cui noi siamo in grado, sempre, in qualche modo, di venirne fuori.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

Cosa è successo nelle carceri italiane durante la pandemia?

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L’emergenza Covid-19 nelle carceri italiane come è stata affrontata e quali effetti ha avuto riguardo la criticità cronica del sovraffollamento? A due anni, ormai, dall’inizio della pandemia si possono estrarre alcuni dati significativi. Ai primi provvedimenti emergenziali – sospensione dei colloqui con i familiari, stop agli ingressi esterni di persone con cui i detenuti svolgevano attività lavorative, educative, formative e ricreative e perfino interruzione della ricezione di pacchi e lettere - si sono registrate proteste e vere e proprie rivolte.
Tra il 7 e il 10 marzo 2020 sono scoppiati t...

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Caso Cucchi, richieste condanne a 8 carabinieri per depistaggio

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Il pubblico ministero Giovanni Musarò, della Procura di Roma, ha chiesto la condanna per otto carabinieri accusati di depistaggio in relazione alle vicende che portarono alla morte di Stefano Cucchi nel 2009. Le accuse, in particolare, sono di falso, favoreggiamento, omissione di denuncia e calunnia, per le quali sono state richieste condanne che vanno in misura variabile da 1 a 7 anni di detenzione e interdizione dal pubblico ufficio. Una «complessa opera di depistaggi», afferma il pm, giunta finalmente al termine.

Dodici anni: tanto è stato necessario affinché potesse essere fatta giustizia nella vicenda di Stefano Cucchi. Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati del mortale pestaggio avvenuto nel 2009 sono stati finalmente accusati di omicidio avvenuto “lucidamente” e per “futili motivi” il 7 maggio passato. La difficoltà nello svolgimento delle indagini è dovuta anche alla forte omertà e ai depistaggi, avvenuti in questi anni per coprire quanto avvenuto nel comando dei carabinieri, accompagnati dalle intimidazioni nei confronti di coloro che hanno collaborato con la giustizia, per i quali la Procura di Roma ha individuato i responsabili.

Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Luca De Ciani, Tiziano Testarmata, Francesco Di Sano, Lorenzo Sabatino e Massimiliano Labriola Colombo sono stati accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omissione di denuncia e calunnia, con pene che vanno da 1 a 7 anni di detenzione a seconda della carica ricoperta all’epoca dei fatti e l’interdizione dai pubblici uffici, perpetua nel caso di Casarsa, Cavallo, De Ciani e Soligo. A Casarsa la pena detentiva maggiore, 7 anni, in quanto all’epoca dei fatti era comandante del Gruppo Roma.

Nella requisitoria, il pm Musarò dichiara come ci sia stata «un’attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva. I fatti che oggi siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un’opera complessa di depistaggi durati anni».

[di Valeria Casolaro]

Cosa contiene il nuovo pacchetto di restrizioni anti-covid

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Il Governo ha approvato un nuovo pacchetto di restrizioni per le festività, il cui testo definitivo verrà pubblicato nei prossimi giorni, per contenere la diffusione della variante Omicron. La decisione segue la scia di numerosi altri Paesi europei, nei quali sono state varate restrizioni di vario genere nonostante l’ampia percentuale di popolazione vaccinata (che in tutte si aggira intorno all’80%).

Obbligo di mascherine all’aperto, divieto di festeggiamenti in piazza, rafforzamento del super green-pass e riduzione delle tempistiche per la somministrazione della dose booster: queste le principali misure varate dal Governo con il nuovo decreto legge, il cui testo ufficiale verrà pubblicato nei prossimi giorni. Interventi di natura restrittiva adottati in vista dell’aumento dei casi, nonostante i dati degli studi sulla variante Omicron provenienti dal Sudafrica siano molto rassicuranti. Lo stesso Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, afferma che a fronte della maggiore contagiosità della variante Omicron il tasso di ospedalizzazione in terapia intensiva è di quasi tre volte inferiore all’anno scorso, come anche il numero di decessi è inferiore «di tre volte abbondantemente» rispetto allo stesso periodo, quando i contagi erano «appena un terzo» di quelli odierni.

Nonostante ciò, le misure che il Governo ha ritenuto di dover adottare sono le seguenti:

  • obbligo di utilizzo delle mascherine chirurgiche anche all’aperto e delle FFP2 per trasporti a lunga percorrenza, trasporto pubblico locale, cinema, teatri, musei, eventi spoetivi al chiuso e stadi. In questi luoghi, se al chiuso, è fatto divieto di consumo di cibi e bevande;
  • divieto di festeggiamenti in piazze e spazi aperti fino al 31 di gennaio;
  • sospensione, fino al 31 gennaio, delle attività di discoteche, sale da ballo o attività assimilabili;
  • a partire dal 1° febbraio, riduzione del tempo di vigenza del green-pass, con un passaggio dagli attuali nove mesi ai sei mesi di validità. Allo stesso modo il tempo di intercorrenza tra il completamento del ciclo vaccinale e la somministrazione della dose booster sarà ridotto da cinque a quattro mesi (le tempistiche, in questo caso, sono ancora da definire);
  • rafforzamento del super green-pass, che ora sarà necessario anche per accedere a musei, mostre, parchi tematici, centri ricreativi e sociali, sale gioco, sale scommesse e bingo. Per quanto riguarda la ristorazione, sarà necessario il super green-pass anche per consumare cibi e bevande al banco (nel decreto precedente l’obbligo era esteso solo a coloro che si sedessero al tavolo);
  • l’accesso alle RSA sarà possibile solamente per coloro che abbiano ricevuto la dose booster o che abbiano completato il ciclo vaccinale (due dosi o dose unica) e l’esito di un tampone negativo;
  • aumento dei controlli nelle aree di frontiera, soprattutto gli aeroporti, e nelle scuole, dove verranno impiegate anche risorse del Ministero della Difesa per effettuare lo screening in fase di rientro.

Il “dl festività” arriva alla vigilia delle feste, momento in cui, sottolinea il Ministro della Salute Speranza, «È particolarmente importante che i comportamenti individuali siano adeguati alla fase complessa che stiamo attraversando». Un passo indietro che contraddice la narrativa del Governo stesso circa l’efficacia della campagna vaccinale e delle misure adottate sino ad ora.

[di Valeria Casolaro]