sabato 20 Settembre 2025
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Gli USA coprono coi soldi gli omicidi di innocenti provocati dai droni

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drone MQ-9 reaper

Il 29 agosto, nel pieno della fuga dall’Afghanistan, la situazione militare nell’aeroporto di Kabul era incandescente: un attentato di Daesh aveva causato una caotica carneficina e la tensione era alle stelle. In questo momento di panico, gli Stati Uniti non hanno saputo controllarsi e hanno applicato una strategia di attacco preventivo che li ha infine condotti a bombardare un dipendente di una no-profit pensando fosse un terrorista. Ora, col capo metaforicamente coperto di cenere, il Pentagono vuole compensare questa “svista” risarcendo le famiglie coinvolte con una cifra la cui entità non è stata rivelata, una risoluzione che però non risolve i problemi di fondo che sussistono nell’utilizzare i droni militari (UAV).

Nel caso specifico, il missile non ha mietuto il solo l’agente dell’ONG, ma anche tutta una serie di vittime collaterali, sterminando una famiglia di 10 persone che, comprensibilmente, ha premuto perché fosse portata avanti un’indagine e, soprattutto, che i responsabili venissero puniti. Ebbene, gli Stati Uniti sono disposti ad ammettere l’errore, ma non sono stati altrettanto aperti nel prendersi carico della colpa, ritenendo anzi che il loro attacco omicida fosse più che giustificato da una «ragionevole certezza» della pericolosità della situazione.

Non è colpa del comandante che ha dato l’ordine, dell’esecutore materiale e neppure dell’Intelligence che ha fornito i dati, semplicemente sono cose che capitano, sembra intendere il contesto. Un genere di incidenti in cui gli Stati Uniti incappano in maniera reiterata, se si considera che circa il 90% delle persone uccise dai droni siano vittime collaterali e non bersagli effettivi. La Difesa, d’altro canto, non nasconde il fatto di sentirsi innocente, anzi etichetta ufficialmente il risarcimento in questione come un «pagamento di condoglianza» effettuato «ex gratia», ovvero per mera benevolenza.

Si tratta di un modus operandi tipico degli Stati Uniti, i quali nel solo 2019 hanno coperto i loro errori pagando alle famiglie di 65 vittime innocenti cifre che si aggirano sui $6.000 a morto, un escamotage amministrativo che permette a Washington di rallentare i moti di sdegno che stanno crescendo attorno al controverso utilizzo dei droni bombardieri.

Non solo, nonostante la resa mediocre, l’uso letale degli UAV sta diventando velocemente un “must” per gli eserciti di tutto il mondo – anche l’Italia pare vi si stia conformando -, dettaglio che non può che venir fomentato dal fatto che ci si ostini a non considerare questi errori al pari di crimini di guerra e che anzi gli Stati escano dai loro massacri dipingendosi come generosi benefattori.

[di Walter Ferri]

 

Vendita farmaci online: 42 siti oscurati dai Nas

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Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ha oscurato 42 siti in un’operazione di contrasto al cybercrime farmaceutico. All’interno degli stessi, collocati su server esteri, venivano infatti pubblicizzati o offerti in vendita diversi medicinali anche contro il Covid-19. In tal senso, in 35 siti veniva tra l’altro venduta l’ivermectina, un antiparassitario per il quale l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha raccomandato di non utilizzare il principio attivo per la prevenzione o il trattamento del Covid-19 al di fuori degli studi clinici. Arrivano così ad essere 283 i siti oscurati quest’anno dai Nas, 244 dei quali legati all’emergenza pandemica.

Il Coordinamento 15/10 ribadisce al governo: la lotta contro il green pass continua

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«L’abrogazione del green pass e dell’obbligo vaccinale (attualmente previsto solo
per i sanitari), l’impegno ad astenersi da ogni forma di violenza nei confronti dei pacifici manifestanti e le formali scuse del Governo alla città di Trieste ed a tutti i manifestanti per i fatti del 18 ottobre»: sono queste le richieste presentate da Stefano Puzzer, per conto del Coordinamento 15 ottobre, nel corso dell’incontro tenutosi questa mattina a Trieste con il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. Lo si apprende da un comunicato rilasciato dal Coordinamento, all’interno del quale si legge che il ministro «si è impegnato a riferire tutte le istanze del Coordinamento nel corso del prossimo Consiglio dei Ministri che si terrà martedì 26 ottobre» ed ha inoltre «ringraziato Puzzer per il senso di responsabilità dimostrato con la decisione di annullare per questioni di sicurezza le manifestazioni previste per il 22 e 23 ottobre a Trieste». A Patuanelli, però, è stato anche comunicato che le manifestazioni proseguiranno pacificamente sia a Trieste che in tutta Italia finché il governo non accoglierà le richieste avanzate.

Quest’ultimo è un punto su cui si è poi soffermato nuovamente Stefano Puzzer, che in seguito all’incontro è intervenuto nella centrale Piazza Unità d’Italia ed ha dichiarato: «Dobbiamo manifestare ancora di più, ma sempre in maniera non violenta. Nel frattempo aspetteremo che ci arrivi la risposta dal governo e dopodiché se l’esecutivo ci snobberà di nuovo, ci troveremo in piazza martedì e decideremo il da farsi. Ne parleremo tutti insieme perché è il popolo a decidere, e se il popolo riterrà di essere in una dittatura allora dovremo fare in modo di ottenere di nuovo la nostra democrazia».

Puzzer inoltre ha specificato che le richieste sono state fatte poiché «la Costituzione italiana deve essere rispettata alla lettera» e che, ad esempio, «al suo interno c’è scritto che il popolo italiano ha il diritto di manifestare per qualsiasi cosa ritenga giusta ed a norma di legge, motivo per cui per cui è stato chiesto che non avvenga mai più in nessuna piazza italiana quello che è avvenuto lunedì a Trieste». «Abbiamo specificato al ministro che le istanze non sono solo dei triestini, ma sono di tutto il popolo italiano», ha infine concluso il portavoce del Coordinamento.

[di Raffaele De Luca]

Birmania: Onu teme maggiori atrocità dopo dispiegamento truppe a nord del paese

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A causa del massiccio dispiegamento di truppe nel nord della Birmania, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) teme che vi possano essere maggiori atrocità nel paese. Ad affermare ciò è stato infatti il relatore speciale dell’Onu per i diritti umani in Birmania, Tom Andrew, il quale ha precisato che le tattiche usate dalla giunta ricordano quelle utilizzate dalle forze militari contro i Rohingya nel 2016 e nel 2017.

Pensieri stupefacenti, l’avvenire di un’illusione

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Esattamente duecento anni fa, settembre-ottobre 1821, cominciavano a uscire sul “London Magazine” Le confessioni di un mangiatore d’oppio di Thomas De Quincey (ed. it. Rizzoli 1973), raccolte poi in volume, in una prima edizione, nell’anno successivo. Questo testo ha avuto una notevole fortuna e, assieme a L’assassinio come una delle belle arti, e altre opere dello stesso autore, ha costituito materia di ispirazione anche per la cinematografia, in Italia ad esempio, per l’opera di Dario Argento.

Il racconto non è troppo coinvolgente, si dilunga in polemiche intellettuali e in considerazioni autobiografiche di scarso interesse, a parte la cronaca della vita errabonda a cui si sottopone l’autore, già dipendente dall’oppio, con quell’atteggiamento misantropico tipico delle patologie psicologiche indotte dalla sostanza. In ogni caso, le osservazioni politiche sui “diritti di coscienza” e le diseguaglianze sociali hanno un certo peso, compresa la genesi di lui consumatore d’oppio, attribuita a un intollerabile mal di denti reumatico ma, come detonatore, allo stato di miseria. Le parti finali del libro sono invece davvero attraenti. Dall’incontro con lo speziale alla comparazione con gli effetti dell’ebbrezza, dalle sensazioni di grande autostima e di “particolare vivacità” generate dall’oppio (“alta, sopra ogni cosa, sfavilla la gran luce dell’intelligenza, in tutta la propria maestà”); una esaltazione e sublimazione delle facoltà intellettuali accresciute dalla musica e dalla frequentazione dei mercati, col rischio però di sentirsi soffocare dalla folla o precipitare nel torpore che interdice perfino la facoltà di tentare d’agire.

O giusto, sottile, onnipotente oppio che al cuore dei poveri e dei ricchi egualmente apporti il tuo balsamo, o giusto e imparziale oppio che al tribunale dei sogni… coi materiali fantastici del cervello costruisci città e templi che superano l’arte di Fidia” (p.253). L’invocazione riecheggia quella più nota di Faust: “Salve, mia fiala impareggiabile! In te io onoro l’arte, in te l’ingegno degli uomini. Tu sei compendio dei grati succhi del sonno, essenza di tutte le sottili forze della morte. Dimostra al maestro il tuo favore! S’io appena ti vedo, si attenua il mio dolore; s’io appena ti prendo, il mio desiderio si calma, e lenta lenta la marea del mio spirito discende. Io son respinto verso l’alto mare aperto, brilla ai miei piedi lo specchio delle onde, a nuova riva mi chiama un nuovo giorno” (W. Goethe, Faust, parte prima, 1774 circa). Le immagini del mare e della tempesta ricorrono anche in De Quincey, alternandosi con quel crudo realismo dell’autore che con sarcasmo britannico mette in guardia dalle società di assicurazioni che si guardano bene dallo stipulare polizze coi consumatori d’oppio.

Il richiamo è anche alla storia narrata da E.T.A. Hoffmann ne Gli elisir del diavolo (1815) e alla inquietante reliquia di sant’Antonio maneggiata da Medardo, una bottiglia nera, di forma strana che però appare con l’aroma e il gusto di un vino dolce di Sicilia: “Partiti i due stranieri e rimasto solo nella mia cella, avvertii un’innegabile sensazione di benessere, una stimolante gaiezza di spirito… E se questo liquore miracoloso, pensai, riaccendesse la fiamma languente delle tue facoltà intellettuali, la facesse divampare più viva di prima?” (ed. it. Einaudi 1969, p. 428).

Sono però soprattutto le visioni e i sogni con cui si chiudono le Confessioni ad avere un grande interesse estetico e anche, penso, clinico: le processioni di gente che sfila davanti ai suoi occhi, lo sprofondamento in voragini e “abissi senza sole”, il comprimersi o il dilatarsi stupefacente dello spazio e del tempo, sullo sfondo di comparazioni artistiche con la serie di incisioni dei sogni e delle carceri di Giovanni Battista Piranesi o con la pittura visionaria di J.H. Füssli. “Spesso, dopo aver fatto da sveglio, per così dire una prova sullo schermo delle tenebre, mi vedevo dinanzi una folla di dame; a volte una festa, una danza, e udivo una voce che diceva…”. Chi ha letto Doppio sogno di Schnitzler o ha visto Eyes Wide Shut di Kubrick intenderà ancora meglio tutto questo. Lo schermo delle tenebre, immagine preziosa.

“Nemici implacabili”, divinità egizie, animali esotici, carcerazioni oscure, alternate con siepi di candide rose e “cimiteri verdeggianti” accompagnano l’autore nel progressivo abbandono della sostanza sino alla “rigenerazione fisica” che però ancora deve fare i conti con visioni tetre, con lo “spaventoso turgore di una tempesta”.

È in gioco complessivamente il clima romantico dello Sturm und Drang, ‘tempesta e impeto, o passione’, unito alla speciale declinazione poetica del potere psicotropo e degli stati alterati di coscienza indotti da sostanze. Esemplare la produzione del poeta inglese John Keats, con la sua dipendenza dalla belladonna dimostrata nello splendido studio di Giampaolo Sasso, Il segreto di Keats (Pendragon 2006). La Belle Dame sans Merci (la bella signora senza misericordia), titolo di una sua ballata del 1814, non è nient’altro appunto che la belladonna, “ideale rischioso e oscuro” che il poeta segue “nello spazio infinito della mente dove il senso è ancora informe” (p.19). “Pallidi re vidi, e principi e guerrieri,/ tutti eran pallidi di morte: ‘La belle Dame sans merci’, mi dicevano,/ ha ormai in pugno la tua sorte!”. L’uso della belladonna da parte di Keats, farmacista oltre che poeta, costituì probabilmente la risposta a gravi sintomi infiammatori, e va collegato psicologicamente alla condizione della melancolia – celebre tema filosofico e iconografico – che insorge negli spiriti creativi, producendo stati alternati di euforia e depressione: “la fronte imperlata di angoscia e rugiada febbrile” di cui parla la poesia di Keats.

Keats muore, venticinquenne, nel febbraio 1821, a poca distanza dalla stesura delle Confessioni di De Quincey e in qualche modo inaugura una tradizione, nel suo paese, che arriverà sino allo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle (scrittore e medico): il celebre detective che, nei momenti di inattività, faceva ricorso alla morfina, la cosiddetta “soluzione sette per cento” contenuta “nel flacone che era sulla mensola del camino”, come si racconta ne Il segno dei quattro (1890): “Non posso vivere se non faccio lavorare il cervello…Guardi come la nebbia giallastra turbina nella strada e si sposta lentamente attraverso le case di un bruno grigiastro. Cosa ci può essere di più disperatamente prosaico e materiale? A che serve possedere delle facoltà…quando non si ha modo di esercitarle? Il crimine è una banalità, l’esistenza è una banalità, e sulla faccia della terra le uniche qualità che abbiano una qualunque funzione sono quelle più banali”.

Ecco ricongiungersi l’interesse alla droga e alla natura del delitto, come in De Quincey. Ma qui ormai siamo negli anni di Freud, ai capitoli centrali e determinanti di quella storia scientifica narrata mirabilmente da Oliver Sacks in Allucinazioni (ed. it. Adelphi, 2012): “Dobbiamo avere (o almeno illuderci di avere) la libertà di spingerci oltre noi stessi: non importa se con telescopi, microscopi e tecnologie in continuo sviluppo, oppure grazie a stati mentali che ci permettano di viaggiare in altri mondi e di trascendere la realtà immediatamente circostante… con una percezione più intensa del qui e ora, della bellezza e del valore del mondo in cui viviamo” (p. 94).
L’accenno dello psichiatra Sacks (anche lui coinvolto nell’uso di sostanze) al vaneggiare della mente errante, mediante strumenti della visione, ci porta giustamente alla considerazione che è il cinema l’approdo e insieme l’origine di nuove forme di visioni alternative, di quelle ombre e presenze, di quelle singole menti e di quelle moltitudini che abitano gli schermi. Relazioni fra cinema e ipnosi, fra visione e magia, similitudini fra mente e camera oscura che danno vita a una nuova storia del pensare e dell’osservare.

Tutto questo insomma ha preparato il cinema: l’incantesimo di un movimento che restituisce la realtà trasfigurata oppure che rappresenta i sogni rendendoceli veri . Il cinema che nasce con la psicanalisi, come l’avvenire di un’illusione.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

Siria, drone USA uccide un leader di al-Qaeda

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Un drone militare statunitense ha ucciso un importante leader di al-Qaeda, Abdul Hamid al-Matar, secondo quanto riportato dal portavoce del Comando Centrale USA. L’uccisione è avvenuta nell’ambito di un raid sulla città di Suluk, vicina al confine turco. “Al-Qaeda rappresenta ancora una minaccia per l’America e i suoi alleati”, afferma il maggiore Rigsbee, “e usa la Siria come luogo sicuro” per ricostruirsi e programmare futuri attacchi. L’offensiva è stata realizzata due giorni dopo un attacco a un avamposto statunitense nel sud della Siria, ma il maggiore afferma che le due vicende non siano correlate. Al momento non sono state registrate vittime tra i civili.

Riavvistata una lince sulle Alpi Sudorientali: un successo per il ripopolamento

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È stata avvistata una mamma lince con i suoi cuccioli nati in natura tra i boschi della Slovenia. Una splendida notizia che riguarda un animale a rischio per via della caccia, della perdita di habitat e della mancanza di prede. Queste dinamiche, infatti, avevano già causato la quasi estinzione della lince dinarica e di quella delle Alpi Sudorientali, nel secolo scorso tanto che, nel 1973, venne fatto un primo tentativo di ripopolamento. Questo ebbe successo ma, purtroppo, dopo alcuni decenni, i felini hanno iniziato a diminuire arrivando nuovamente sull’orlo dell’estinzione. Oggi, grazie al progetto LIFE Lynx – promosso da WWF e finanziato dall’Unione europea – è avvenuto il primo avvistamento sulle Alpi slovene, nella zona di Jelovica, di una femmina di lince – messa in libertà nella speranza che procreasse per la salvezza della specie – con tre cuccioli, da parte di due escursionisti. Un evento importantissimo, poiché è stato accertato che non si tratta di una riproduzione in cattività bensì di una riproduzione in natura.

Da anni LIFE Lynx, con l’obiettivo di salvare le due specie di linci, tenta di mettere in pratica tutte le misure necessarie per incrementare la popolazione di felini esistente nelle foreste slovene, puntando anche a migliorare le connessioni con altri gruppi sparsi sul territorio. Ed ecco finalmente un segnale che fa sperare nel ripopolamento di questo predatore. Non si esclude che anche altre due linci femmine liberate nella zona siano gravide o abbiano già partorito, anche se non è facile riuscire a individuarle e osservarle in libertà. La ragione risiede nell’istinto di sopravvivenza che nasce nelle “mamme linci”, le quali tendono a spostarsi e a cambiare ambiente spesso per proteggere i cuccioli.

[di Eugenia Greco]

Lussemburgo, il governo annuncia che verrà legalizzata autoproduzione cannabis

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Il governo del Lussemburgo annuncia di voler rendere legale l’autoproduzione di cannabis ad uso personale, autorizzando la coltivazione fino a quattro piantine per abitazione. Si tratterebbe del primo Paese europeo ad adottare tale misura: Portogallo e Paesi Bassi hanno infatti decriminalizzato, ma non legalizzato la cannabis. Anche le multe contro il trasporto di quantità inferiori ai 3 grammi saranno notevolmente ridotte, passando da 250-2500 euro a 25-500. La decisione rientra in un più ampio piano del governo per combattere i crimini legati alla droga, dopo che il proibizionismo si è dimostrata un’arma inefficace per contrastare il mercato illegale.

L’INPS ha deciso di togliere l’assegno di invalidità a migliaia di cittadini

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Sui tavoli dell’Inps c’è una comunicazione passata quasi sotto silenzio che rischia di rivelarsi una bomba sociale. Con il Messaggio numero 3495 del 14 ottobre 2021 l’Istituto dice che, a decorrere dalla data del messaggio, recependo l’orientamento di diverse pronunce della Cassazione, l’assegno di invalidità può essere erogato solo a chi non lavora. Anche se si tratta di una occupazione precaria, anche se porta a casa meno di 5.000 euro l’anno (che era l’attuale limite).

Il testo fa riferimento all’assegno di cui all’articolo 13 della legge 118 del 30 marzo 1971, quello per ridotta capacità lavorativa o inabilità al lavoro. Nello specifico, non potranno più usufruire della pensione, i possessori di invalidità civile dal 74% fino al 99%, tra i 18 e i 67 anni d’età. Resta il beneficio per gli invalidi al 100%, purché non superino la soglia reddituale annua dei 16.982,49 euro.

Secondo la giurisprudenza, spiega l’Inps nel messaggio: “il mancato svolgimento dell’attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d’ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio“. Si conclude: “Alla luce di tale consolidato orientamento, a fare data dalla pubblicazione del presente messaggio, l’assegno mensile di assistenza di cui all’articolo 13 della legge n. 118/1971, sarà pertanto liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario”. Il documento è a firma del direttore generale Gabriella Di Michele.

Dunque non verranno più considerati i limiti di reddito annuo entro i quali un invalido ha comunque diritto alla pensione anche se lavora. Attualmente 4.931,29 euro per gli invalidi parziali e 16.982,49 euro per gli invalidi totali (nel calcolo rientrano pure redditi derivanti da attività non lavorative, tollerati se non superano queste soglie). Secondo l’ente guidato da Pasquale Tridico, basta qualsiasi reddito, anche il più modesto che attesti la capacità di lavorare, per la decadenza del beneficio. Si tratta comunque, al momento, di un messaggio. Ovvero un tipo di comunicazione che non ha lo stesso valore di una circolare. I dipendenti Inps stanno aspettando la circolare per capire dettagliatamente come comportarsi. A ricevere aggiornamenti saranno anche uffici come i Caf e i Patronati, ora spaesati. L’attività o inattività verrà attestata consultando le liste di collocamento e altri archivi, come pure le auto-dichiarazioni sostitutive. Facilmente presumibile che alla luce di questa riforma vadano effettuate parecchie revisioni sui soggetti beneficiari, al fine di accertare il grado di invalidità attuale. Quindi non stupirebbe se passasse maggior tempo rispetto a quello indicato. Un messaggio esprime più una posizione in merito a qualcosa, piuttosto che una prescrizione esaustiva ed effettiva, che ci sarà non appena verrà emanata la circolare. Tuttavia l’ente pubblico non avrà certo la strada spianata. Si parla di proteste e ricorsi. Diverse associazioni per la disabilità hanno iniziato a protestare, ed il ministro per la Disabilità, Erika Stefani, le ha appoggiate affermando di essersi già attivata presso l’Inps per ottenere un ritiro del provvedimento.

Perché è una decisione sbagliata

Porre che il soggetto invalido non necessiti di una pensione siccome è in grado di lavorare, è un’idea ingenua. Bisogna considerare come, in qualche misura, tale individuo parta, e si trovi, ugualmente in una condizione svantaggiata. Data dal fatto che, al netto dell’attività svolta, diverse potenziali attività lavorative sarebbero a lui precluse, qualora ne avesse bisogno. Poi, va tenuto conto che le effettive condizioni di svantaggio, potrebbero aver condizionato la sua carriera lavorativa. Plausibile, che egli non abbia avuto modo e tempo per acquisire la migliore formazione possibile, tale da aspirare alle posizioni più gratificanti. Tempo e possibilità, ovviamente impiegate in cure mediche e terapie. Per le quali spesso spende cifre rilevanti. Che a tutto ciò consegua un reddito basso, è una supposizione ragionevole. Infine, non va sottovalutata l’istigazione al lavoro nero o a non lavorare, che la norma recherebbe. Per questi motivi, un attacco così palese ai diritti dei più fragili pare un’assurdità.

[di Giampiero Cinelli]

Moldavia, stato d’emergenza per aumento prezzi gas

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La Moldavia ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 20 novembre a causa della carenza di gas dovuta all’aumento dei prezzi in tutto il mondo. Il Paese riceve le forniture dalla Russia attraverso l’Ucraina e la Transnistria, regione moldava separatista filorussa. La crisi deriva dall’aumento del prezzo delle forniture Gazprom, da 550 a 790 dollari per mille metri cubi, cifra “non realistica” per il Paese più povero d’Europa secondo il vice primo ministro Spinu. La Moldavia, a lungo divisa tra lo stringere legami più stretti con l’UE o mantenere quelli con la Russia, cercherà ora approvvigionamenti di gas a prezzi inferiori dai Paesi europei.