venerdì 19 Aprile 2024

Hong Kong, il tracciamento sanitario si trasforma in sorveglianza

Ada Chung Lai-ling, Privacy Commissioner for Personal Data di Hong Kong, ci tiene a esplicitarlo: gli aggiornamenti previsti per l’app locale di tracciamento pandemico non violeranno le leggi sulla protezione dei dati. Una simile dichiarazione non rassicura più di tanto, se si considera che la sua formulazione è mirata a giustificare l’uso della geolocalizzazione governativa.

Chung faceva riferimento al software noto come “Leave Home Safe”, un omologo del nostrano Immuni che viene adoperato per tracciare la contagiosità del coronavirus e, parallelamente, custodisce i certificati digitali di vaccinazione a la “green pass”. Si tratta di un’app che non solo è essenziale, ma che è indispensabile per poter accedere a un’ampia gamma di strutture: ristoranti, centri commerciali, palestre e persino luoghi di culto. 

Nonostante tali limitazioni, i cittadini di Hong Kong hanno fino ad oggi avuto perlomeno la garanzia del fatto che i loro dati essenziali fossero registrati dal Governo aderendo a una certa deontologia di non invasività, cosa che però è presto destinata a cambiare. Aprendo la strada all’integrazione del più invasivo “pass vaccinale”, prevista per il 24 febbraio, Leave Home Safe viene aggiornato con una geolocalizzata che è progettata formalmente nell’ottica di sostituire il check-in tradizionale con un sistema automatizzato e immediato. Al posto di dover proporre e leggere il famigerato codice QR, insomma, i documenti degli individui potranno essere verificati in automatico via satellite.

Chung non manca di far notare che la geolocalizzazione venga già ampiamente utilizzata dalle app commerciali – social in primis – e che non sia espressamente vietata dalle leggi del posto, almeno qualora il gestore dei software sia trasparente nello spiegare funzionalità e scopi di un simile tracciamento. A differenza delle controparti private, tuttavia, non è chiaro se l’applicazione messa a disposizione dell’isola impedirà agli utenti di rinunciare alla funzione geolocalizzante in favore di un maggior controllo sui propri dati, ovvero se questi saranno di fatto forzati a segnalare la loro posizione in qualsiasi momento.

In generale, Hong Kong sta puntando sull’iniziativa “smart city” per massimizzare la raccolta dei dati urbani, una pratica che di per sé non sarebbe particolarmente controversa, se non fosse che questa è spesso stata tradotta in una soffocante sorveglianza poliziesca. Per quanto riguarda l’app Leave Home Safe e il futuro pass vaccinale, le autorità garantiscono che i dati siano comunque criptati, che la preservazione abbia una durata massima di 31 giorni e che questi siano utilizzati esclusivamente per scopi sanitari, evidenziando come lo strumento sia pensato per aiutare, non per controllare.

C’è da fidarsi di simili rassicurazioni? I presagi non sono certamente dei migliori: la Cina sta consolidando progressivamente il proprio controllo sulla regione, inoltre l’introduzione della geolocalizzazione in ambito di tracciamento sanitario è ampiamente promossa da Lai Tung-kwok, ex Segretario della sicurezza ed ex Direttore dell’immigrazione della città.

[di Walter Ferri]

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