Il primo ministro dell’Irlanda del Nord, l’unionista Paul Givan, ha annunciato le sue dimissioni nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi a Belfast. Tale decisione è da collocare nell’ambito della protesta del Partito Democratico Unionista (DUP) contro il Protocollo dell’Irlanda del Nord, il quale è legato agli accordi post-Brexit fra Regno Unito ed Unione europea ed ha lo scopo di garantire la libera circolazione degli scambi attraverso il confine terrestre irlandese. Le dimissioni di Givan costringeranno automaticamente Michelle O’Neill – la sua vice appartenente al movimento indipendentista “Sinn Féin” – a lasciare l’incarico, mettendo così l’esecutivo dell’Irlanda del Nord sull’orlo del collasso.
Zone umide: un tesoro in via d’estinzione (ma qualcosa sta cambiando)
Ieri, 2 febbraio, è stata la Giornata Mondiale delle Zone Umide. Una commemorazione simbolica istituita, nel 1997, allo scopo di ricordare l’importanza ecologica delle aree umide del Pianeta. In tale data, infatti, ricorre l’anniversario della Convenzione di Ramsar, tenutasi in Iran nel 1971, il primo documento intergovernativo atto a proteggere questi preziosi ecosistemi. Eppure, nonostante una normativa storica – le zone umide sono state tra le prime aree naturali sottoposte a protezione internazionale – in 120 anni, solo in Europa, ne è andato perso il 90%.
Allo state attuale, le zone umide coprono il 6% della superficie terrestre. Che siano torbiere, prati umidi, stagni, paludi o aree inondate, svolgono funzionalità ecosistemiche essenziali che non hanno eguali. Che si tratti di acque dolci, salmastre o salate, una cosa è chiara, non possiamo farne a meno. In primo luogo, sono tra gli ecosistemi più laboriosi della Terra, dal momento in cui, ogni anno, convertono dai 600 a 2000 grammi di carbonio per metro quadro. Si stima che contengano un terzo del carbonio immagazzinato nel suolo e nella biomassa della terra. Se scomparissero quel carbonio verrebbe rilasciato in atmosfera. Stiamo parlando, inoltre, di veri e propri scrigni d biodiversità. Basti pensare che il 40% delle specie, a livello globale, è legato a questi ambienti. Le zone umide, oltre ad ospitare una biodiversità particolarmente rilevante, forniscono poi servizi ecosistemici cruciali per il benessere delle società umane. Questi includono la regolazione della purificazione dell’acqua, la protezione dall’erosione del suolo e dagli effetti delle inondazioni, nonché un significativo potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici. Per rendere l’idea: sebbene le zone umide occupino meno del 10% della superficie terrestre, contribuiscono fino al 40% del rinnovo annuale globale di detti servizi.
Tuttavia, al contempo, stiamo parlando di ecosistemi particolarmente vulnerabili. Forse dei più fragili in assoluto. A minacciarle, da un lato l’antropizzazione, dall’altro, il più recente cambiamento climatico, comunque, di origine umana. Il risultato è che, dal 1900 ad oggi, ne abbiamo perse oltre la metà a livello globale. In Europa il 90%, in Italia il 66%. Dal 1971, anno in cui è stata firmata la Convenzione di Ramsar, oltre il 35% delle zone umide del mondo è stato prosciugato per lo sviluppo urbano o l’agricoltura, inquinato in modo irreparabile o perso per l’innalzamento del livello del mare. Nonostante uno stato di conservazione critico su più fronti, a far sperare è però il recente e rinnovato impegno internazionale finalizzato a tutelare le aree umide residue. Prima di tutto, ogni Paese ne ha ormai riconosciuto l’importanza, così, la protezione legale che queste ricevono è sempre maggiore. Al livello europeo, così come altrove, sono poi enormi gli investimenti dedicati a progetti di ripristino e conservazione focalizzati su questi ecosistemi tanto essenziali quanto vulnerabili. Ora, il passo successivo – come chiedono a gran voce diversi scienziati – è aggiornale la Convenzione. Per garantire una salvaguardia efficace delle zone umide, questa ha infatti bisogno di connettersi meglio con altri schemi di conservazione globale, spostare la sua attenzione dalla semplice catalogazione dei siti a una visione più olistica della loro ecologia ed idrologia che consideri, tra le altre cose, l’influenza del paesaggio circostante.
[di Simone Valeri]
Nella notte la Turchia è tornata a bombardare il Kurdistan
La notte scorsa le forze turche hanno effettuato un raid aereo contro le forze curde del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) in Iraq e Siria. Il governo di Ankara ha dichiarato che il raid era destinato a “neutralizzare” le posizioni tenute dalle truppe dal PKK e delle YPG (Unita di protezione popolare) a Derik,Siria, e nelle regioni di Sinjar e Karacak in Iraq. L’operazione militare turca, denominata Winter Eagle, è solo l’ultima dei numerosi raid aerei che negli ultimi mesi il governo di Ankara ha effettuato contro i curdi. Portavoce del governo hanno infatti dichiarato che Winter Eagle ha portato alla “neutralizzazione” di numerosi “terroristi” (questo il modo in cui il governo turco chiama i combattenti curdi), senza però specificare il numero esatto delle vittime. Ne se tra loro fossero presenti anche civili.
This footage shows the mass devastation of several Yezidi villages from last night's Turkish bombing of Sinjar #Shingal region #YazidiGenocide pic.twitter.com/1Enp58m3i3
— Zidan Ismail (@zidan_yezidi) February 2, 2022
Da ormai 40 anni, la Turchia è in guerra con il PKK e il fatto che sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea abbiano inserito il partito curdo nella lista delle organizzazioni terroriste, ha di certo facilitato le cose. Con la scusa di combattere il terrorismo la Turchia ha infatti portato avanti una vera e propria campagna militare volta alla cancellazione della resistenza curda in Siria e Iraq. Un’aggressione che forse ha visto anche l’utilizzo di armi chimiche da parte di Ankara, come denunciato in diverse occasioni dai curdi senza che la comunità internazionale si sia presa nemmeno carico di verificare. Va ricordato che le milizie curde (YPG e il braccio femminile YPJ)sono state tra i principali artefici della sconfitta dello Stato Islamico (ISIS) in Siria. Allora furono appoggiate dalla coalizione internazionale a guida statunitense, ben lieta di utilizzare i curdi contro l’Isis, e poi di fatto abbandonate dopo aver svolto il compito.
Con il pretesto della lotta al terrorismo, da mesi Ankara porta avanti queste operazioni militari, in totale contrasto con gli obblighi internazionali come denunciato in diverse occasioni anche dal governo iracheno. Ma la lotta al terrorismo appare più come un pretesto, per risolvere quelle che, in realtà, sono diatribe interne tra il governo e la minoranza curda presente in Turchia. La posizione turca sul terrorismo è quantomeno ambigua, numerose sono state in passato le denunce sui legami tra il governo di Ankara e i gruppi terroristi attivi in Siria, come il fronte al-Nusra. Nell’ottobre 2020, un gruppo di europarlamentari italiani aveva infatti richiesto un’interrogazione parlamentare sul fatto che il governo turco stesse attaccando indiscriminatamente i curdi, e offrendo supporto e addestramento ai miliziani islamici presenti nei territori sotto il suo controllo nel nord della Siria. Nell’interrogazione si sottolineava inoltre la possibilità di adottare sanzioni contro la Turchia, nel caso tali accuse fossero state confermate. Accuse di fronte alle quali sia il governo italiano sia la governance europea hanno fatto orecchie da mercante. Nel marzo 2021, l’Alto rappresentante per gli affari esteri europei, Jose Borrell, aveva risposto (eludendo ogni accusa) all’interrogazione degli europarlamentari italiani limitandosi a ribadire che la Turchia rimaneva un partner fondamentale per l’Unione Europea e candidato ad entrare a far parte dell’unione, nonostante i diversi atti “ostili” degli ultimi anni.
In soldoni, quello che Borrell forse voleva dire era: dato il ruolo strategico della Turchia nella gestione della crisi dei migranti, ed essendo questi uno dei principali partner della NATO (Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord), andava lasciata “in pace”. Ciò appare evidente dal fatto che, nonostante le numerose denunce, sia l’UE che gli Stati Uniti non abbiano mai voluto indagare sui collegamenti tra Ankara e i gruppi terroristi in Siria. Come allo stesso modo non si sia mai voluto mettere un freno al “massacro” degli ex alleati curdi.
[di Enrico Phelipon]
Quirinale: Sergio Mattarella ha giurato, al via secondo mandato
Sergio Mattarella ha giurato come presidente della Repubblica nell’aula di Montecitorio, dando vita al suo secondo mandato. «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione»: sono queste le parole pronunciate da Mattarella, che è stato accolto con una standing ovation. Un lungo applauso dei grandi elettori vi è infatti stato al momento dell’ingresso in Aula di Mattarella, che sta tenendo ora il suo discorso in Parlamento come presidente della Repubblica al suo secondo mandato. «Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica», ha affermato il presidente.
La Finlandia fissa il calendario di uscita dalla pandemia
La Finlandia prevede di rimuovere gradualmente le principali restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 a partire dal 14 febbraio, per arrivare a una completa eliminazione entro il 1° di marzo. È quanto ha comunicato il Primo ministro Sanna Marin al termine dei colloqui tenutisi mercoledì 2 febbraio con i partner di governo.
Nonostante l’alto numero dei contagi in diverse regioni del Paese, infatti, il numero dei pazienti che necessitano di ricovero in reparti di terapia intensiva è alquanto diminuito. Per tale ragione il governo ha optato per la graduale abolizione delle principali restrizioni introdotte in seguito alla diffusione della pandemia, in primis rinnovando la sospensione del Green Pass. La Finlandia aveva già sospeso l’uso della certificazione a partire dal 30 dicembre scorso fino al 20 gennaio, riconoscendone indirettamente la sua limitata utilità nel frenare la pandemia impedendo il diffondersi dei contagi, ora la sospensione viene prorogata almeno fino al 15 febbraio.
In aggiunta, ristoranti e rivenditori di bevande alcoliche potranno riprenderne la vendita fino alle 23 e restare aperti fino a mezzanotte, mentre viene eliminato il numero massimo dei partecipanti alle manifestazioni pubbliche e agli eventi sportivi e di tempo libero.
Non si esclude che in futuro, se la situazione tornerà ad aggravarsi, sia necessario reintrodurre alcuni tipi di certificazioni, ma questo dipenderà dall’evolversi delle circostanze. Il monitoraggio dei contagi è costante, ma sono numerose le Regioni che hanno ormai superato il picco della pandemia secondo i dati del governo.
[di Valeria Casolaro]
Usa, Biden annuncia: leader dell’Isis eliminato in un’operazione in Siria
Il leader dell’Isis, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, è stato «eliminato dal campo di battaglia» dall’esercito Usa, durante un’operazione condotta nel nord della Siria. Ad annunciarlo è stato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden tramite una nota, con cui ha specificato di aver ordinato egli stesso l’operazione in questione. Tutti i soldati americani «sono tornati sani e salvi», ha inoltre fatto sapere Biden, che nelle prossime ore si rivolgerà alla nazione. Secondo quanto comunicato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, però, almeno 13 persone sarebbero morte a causa del blitz americano, tra cui 4 bambini e 3 donne.
La Chiesa Cattolica costa ogni anno quasi 7 miliardi allo Stato italiano
Quanto grava annualmente la Chiesa Cattolica sul bilancio della spesa pubblica? Seppur apparentemente non abbiano alcuna attinenza reciproca, la Chiesa pesa sulle casse dello Stato in maniera tutt’altro che irrisoria. Secondo uno studio dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR), la cifra ammonterebbe addirittura a 7 miliardi di euro l’anno. Le singole voci a comporre la spesa totale vanno dai costi dell’educazione ai contributi dell’8×1000, dalle esenzioni IMU ai contributi di Comuni e Regioni sino ad arrivare agli sconti comunali per l’accesso alle ZTL e alla riduzione del canone TV.
Se sommate tutte insieme, il costo a carico dello Stato (e quindi dei contribuenti) della Chiesa Cattolica è ingente: poco meno di 7 miliardi di euro, secondo lo studio UAAR. Tra le quasi cinquanta voci identificate dallo studio, ve ne sono alcune sulle quali vale la pena soffermarsi.
Il costo annuale dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è stimato aggirarsi intorno a 1,25 miliardi di euro. La retribuzione dei docenti di religione (sono 13.675 quelli a tempo indeterminato in ruolo alla fine del 2010) è leggermente più cospicua di quella dei colleghi di altre materie, ragione per la quale l’Unione Europea nel 2008 ha aperto un’inchiesta su sollecito di Maurizio Turco, deputato del Partito Radicale. Ai costi degli stipendi vanno poi aggiunti i costi amministrativi e gestionali dei quali si fanno carico gli istituti scolastici, nonché la spesa per l’acquisto dei libri di testo.
Altra ingente spesa che figura nell’elenco stilato dall’UAAR sono gli oltre 1,13 miliardi di euro ricavati dall’8×1000 del gettito Irpef, che viene calcolato in base alle scelte compiute dai contribuenti nel momento in cui viene compilata la dichiarazione dei redditi. Si tratta di soldi che la Chiesa utilizza principalmente per pagare lo stipendio dei sacerdoti (350 milioni di euro circa) e in misura variabile per mettere in atto interventi caritativi sul territorio e nel Terzo mondo, per il restauro dei beni culturali ecclesiastici, la costruzione di nuove chiese e numerose altre attività. Costituisce un fattore degno di nota il fatto che il 60% delle donazioni 8×1000 alla Chiesa viene concesso a causa delle scelte non espresse, che si basano quindi sulle scelte effettuate dagli altri contribuenti. Tramite questo meccanismo le istituzioni religiose, tra le quali la Chiesa Cattolica in primis, ottengono la maggior parte dei fondi a disposizione.
Si aggirano poi intorno ai 620 milioni le esenzioni per la Chiesa dal pagamento dell’IMU, l’Imposta Municipale Unica, nella quale confluiscono l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) e le tasse sui rifiuti e altri servizi comunali. Ad oggi un gran numero di edifici commerciali, tra i quali alberghi, case di cura, pensionati, strutture sportive e ricettive e molto altro sono esenti dal pagamento dell’imposta, nonostante generino alla Chiesa introiti ben sopra al valore di mercato.
I contributi delle amministrazioni locali alle scuole costituiscono la successiva voce di spesa più ingente, aggirandosi intorno ai 500 milioni di euro, somma addirittura superiore a quella stanziata a livello statale, che si aggirano intorno ai 430 milioni di euro. Questi ultimi sono versati in conseguenza della legge n. 62/2000, che ha stabilito che le scuole paritarie fanno parte a pieno titolo del sistema di istruzione nazionale e vanno di conseguenza finanziate.
Spese di entità minore, ma comunque ingente, rientrano sotto le voci di servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche (300 milioni), contributi erogati dai Comuni (257 milioni, stima del 2010), contributi erogati dalle Regioni (242 milioni, anche questa stima riferita al 2010), fino ad arrivare a voci curiose quali gli sconti comunali per l’accesso a Zone di Traffico Limitato (1,5 milioni di euro) e le riduzioni del canone TV (370 mila euro).
Sono circa cinquanta le voci di spesa in totale, e la cifra finale è da capogiro. Buona parte di questi, come i contributi dell’8×1000, vengono molto probabilmente erogati all’insaputa dei contribuenti.
[di Valeria Casolaro]
UE inserisce definitivamente gas e nucleare nella tassonomia verde
L’Unione Europea ha approvato l’inserimento di energia nucleare e gas nella cosiddetta tassonomia verde, la classificazione in base alla quale si identificano gli investimenti considerati sostenibili. In questo modo finanza e operatori saranno portati a investire in questo tipo di risorse anziché nelle rinnovabili, gettando i Paesi al di fuori del percorso verso la sostenibilità climatica e la decarbonizzazione. L’eurodeputata Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde, definisce la manovra “una vergognosa operazione di greenwashing” che mette “seriamente in pericolo la credibilità dell’UE come mercato leader per la finanza sostenibile”. La decisione è stata approvata nonostante l’opposizione di numerosi tecnici, del comitato scientifico SCHEER e di almeno 4 Paesi membri.
Nuovo decreto Covid: le regole italiane imboccano definitivamente la via dell’assurdo
Nel corso del Consiglio dei Ministri svoltosi il 2 febbraio sono state adottate nuove misure in materia di Green Pass, scuola e generale gestione della pandemia da Covid-19. Queste prevedono l’introduzione di una sostanziale discriminazione tra studenti vaccinati e non vaccinati, che avranno diverso diritto di accesso alle lezioni in base al possesso o meno del Green Pass. Prevista poi l’estensione illimitata della durata della certificazione verde a chi abbia ricevuto la dose booster o chi abbia contratto il Covid dopo le prime due dosi. Escluso da tale misura sembra risultare chi, invece, abbia affrontato il percorso contrario, ovvero sia stato contagiato dal virus e a seguito abbia ricevuto l’inoculazione del vaccino.
Sembrano le regole di una nuova versione del celebre war game da tavolo Risiko e invece si tratta delle ultime disposizioni del Governo in materia di misure per il contenimento della pandemia da Covid-19. I principali focus di interesse sono la scuola e l’estensione della durata del Super Green Pass, ora divenuta illimitata. Se si possono sollevare dubbi sulla valenza scientifica di tale misura (non vi sono infatti ragioni scientifiche apparenti che lascino supporre che la dose booster sia la soluzione definitiva per avviarsi verso il termine della pandemia) non vi sono di fatto alternative, in quanto come lo stesso Speranza ha dichiarato “le nostre autorità scientifiche non hanno ancora individuato un percorso per la quarta dose, che sarà oggetto di un confronto sul piano tecnico-scientifico”.
Tuttavia, non è chiaro il principio per il quale, stando al comunicato del Governo, “Al regime di chi si è sottoposto alla terza dose è equiparato chi ha contratto il Covid ed è guarito dopo il completamento del ciclo vaccinale primario“. Cambiando l’ordine degli addendi, a quanto pare, il risultato cambia: se la contrazione del Covid precede le due inoculazioni del ciclo vaccinale, sembra si sia esclusi da tale misura.
Le discriminazioni più allarmanti, tuttavia, sono quelle messe in atto contro gli studenti della scuola primaria e secondaria: superato il livello massimo di casi positivi riscontrati nelle aule (5 per la scuola primaria, 3 per la secondaria) gli studenti vaccinati potranno proseguire con le lezioni in presenza, mentre i non vaccinati dovranno rimanere a casa in DAD (Didattica A Distanza). Anche in questo caso sfugge il criterio scientifico adottato dal Governo, dal momento che sono ormai numerosi gli studi che mostrano come se può essere vero che il vaccino riduca la gravità dell’infezione del soggetto che la contrae, non previene la diffusione del virus. Esenti da questa misura le scuole dell’infanzia, per le quali ancora non si è giunti a discriminare i bambini o a imporre coercitivamente la vaccinazione.
Per il Ministro della Scuola Bianchi la DAD “non è il male assoluto”, ma anzi “una grande risorsa per molti studenti”. Affermazioni che evidentemente ignorano i numerosi studi e resoconti di questi due anni di pandemia e gestione a singhiozzo dell’intero sistema scolastico, che hanno dimostrato quanto la mancanza di socializzazione e l’isolamento abbia influito sulle capacità di apprendimento e sulla salute mentale dei giovani.
[di Valeria Casolaro]









