domenica 21 Dicembre 2025
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La fabbricazione perpetua dell’emergenza migranti

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In Italia la gestione dei migranti che attraversano le frontiere senza documenti è da sempre affrontata in un'ottica emergenziale. La retorica politica, attraverso una comunicazione mediatica costruita ad hoc, riporta da anni catastrofici scenari di invasione ed emergenza. Eppure se si dà un'occhiata ai numeri, l'intera narrazione crolla come un castello di carta, portando in superficie dinamiche ben diverse e interessi politici specifici.
La produzione politica della marginalità sociale
Un rapporto stilato dalla Fondazione Openpolis mostra come, nel triennio 2018-2020, la presenza di migranti...

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L’Unione europea ha prorogato il green pass fino a giugno 2023

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La Commissione per le libertà civili, afferente al Parlamento europeo, ha approvato l’estensione del certificato sanitario Covid europeo fino al 30 giugno 2023, affinché i cittadini non siano privati del loro diritto alla circolazione “indipendentemente dall’evoluzione della pandemia”. Nonostante l’attenuarsi della pandemia abbia portato diversi Paesi in Europa a non rinnovare lo stato di emergenza, il green pass si profila come uno strumento per il momento destinato a rimanere sul piatto ancora per qualche tempo.

La decisione della Commissione è stata presa, si legge sul sito del Parlamento europeo, “Per garantire che i cittadini dell’UE possano beneficiare del loro diritto alla libera circolazione indipendentemente dall’evoluzione della pandemia Covid-19“. La risoluzione è stata approvata con 48 voti a favore, 16 contro e nessun astenuto. La proposta era al vaglio già dall’inizio dell’anno, con la motivazione che non fosse determinabile “l’impatto di un possibile aumento delle infezioni nella seconda metà del 2022 o dell’emergere di nuove varianti”.

Gli eurodeputati hanno sottolineato che gli Stati membri dovrebbero “evitare ulteriori restrizioni alla libertà di movimento per i titolari dell’EUDCC [il Certificato Covid digitale dell’UE], a meno che non sia assolutamente necessario”. Il provvedimento sarà ad ogni modo riesaminato e “proporzionato” sei mesi dopo la sua estensione, in quanto l’intento sarebbe quello di “abbreviare il periodo di applicazione del regolamento non appena la situazione epidemiologica lo permetta”.

Si conferma così, da parte delle istituzioni europee, una certa riluttanza ad abbandonare le misure adottate durante la pandemia e la cui esistenza era giustificata unicamente dal sussistere dell’emergenza sanitaria. In Italia, d’altronde, il premier Draghi ed il ministro della Salute Speranza non hanno fatto segreto del fatto che quanto è stato studiato come strumento emergenziale diverrà presto ordinario, in previsione di una futura pandemia. I mezzi di controllo e gestione utilizzati, quindi, verranno semplicemente messi nel cassetto, pronti ad essere tirati fuori al bisogno.

[di Valeria Casolaro]

Francia, proteste per aumento prezzi: agricoltori scaricano letame davanti ai supermercati

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A Pau, in Francia, gli agricoltori hanno scaricato letame, pneumatici e rifiuti di fronte alla Prefettura e alle sedi dei supermercati Leclerc e Carrefour in segno di protesta contro l’aumento dei prezzi delle materie prime. Un gesto simile è stato compiuto nei pressi del deposito di una raffineria di Tolosa, per contestare l’aumento dei prezzi del carburante. “Se non saremo ascoltati, dovremo tornare” hanno dichiarato, al termine della giornata di mobilitazione.

Lontano da dove

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Il quotidiano era composto di 82 pagine e l’unica, piccola, notizia riguardante il Covid bisognava proprio andarla a cercare. Era il 29 ottobre 2021, il giornale era La Vanguardia, pubblicato in Catalogna e in Spagna. Si provava un senso gradevole di straniamento a sfogliarlo, il gusto di una rara normalità. La notizia inquietante era come custodita, ammortizzata, tra i commenti culturali e i soliti dibattiti. Provate a immaginare quel giorno La Stampa o La Repubblica o Il Giornale, abituati al bollettino di guerra della pandemia con i giornalisti alla caccia di nemici ignoranti, di stupidi oppositori. Mentre gli influencer di casa nostra rintronavano le folle dei seguaci che li imitavano come scimmiette addomesticate, adoranti e servili ai trend dominanti, tanto tanto democratici.

5 settembre 2021, parcheggiamo il camper a Neubrandenburg, Germania, ex DDR. La città, cinta da mura antiche, è quasi deserta, in centro si incontrano rari passanti senza mascherina e qualche distributore automatico di specialità alimentari locali. Una occasione simpatica con i prodotti della campagna. Poco prima, nel parco, a un busto di Karl Marx qualcuno aveva portato un mazzo di garofani bianchi, con una devozione politica che esprimeva una qualche lontananza ma anche un senso storico incancellabile. Avevamo lasciato la Germania del Nord, e il mare del Nord. Luci, sensazioni, alternarsi continuo del clima, splendidi panini con aringhe, scorci di pescherecci multicolori, piccoli fantasiosi ristoranti su barche. Flensburg, Warnemunde, l’isola di Rugen, Binz, Fehmarn, Rostock, turisti dappertutto, ristoranti e negozi aperti, nessuna richiesta di particolari certificati. L’unica volta, a Konstanz, Bodensee, prima di passare in Svizzera, facciamo un tampone per prudenza. Rigorosamente gratuito.

Aljubarrota, Portogallo. Agosto 2021, splendida festa medioevale, quest’anno però sotto tono, i portoghesi non sono gente particolarmente espansiva, anche se molto cordiale e corretta. Specialità artigianali di tutti i tipi, cucina rustica all’aperto, qui mi colpisce un tipo che raccoglie rametti in minuscole fascine, con quella concentrazione dei semplici che hanno un senso illimitato del tempo: ciò che li rende, come scriveva Cesare Pavese, custodi del mito. Passano dei cavalieri austeri, Tomar, il paese dei templari, è qui vicino e la gioia di oggi con i suoi canti ci strappa all’umiliante contemporaneità che ci vorrebbe tutti estranei.

Ma che cosa è il potere nel 2021? Uno schema repressivo, fondato sulla paura, che vorrebbe apparire autorevole perché controlla, perché governa le preoccupazioni che esso stesso ha generato. I governati diventano come operai minacciati di licenziamento se pensano con la loro testa. Ma al governo non ci sarebbe anche la sinistra?

Questi poco onorevoli signori esisteranno finché ci sarà un Covid o qualche cosa di simile, utile per opprimere l’umanità che non si allinea, quella troppo povera e/o quella troppo intelligente.

L’orizzonte si è rinnovato recentemente con le battaglie in Ucraina, dove giornali e telegiornali sono seriosamente alle prese con una campagna martellante. Il rischio della guerra atomica è l’attuale scenario inquietante, la paura domina un’altra volta la scena ma la politica non evoca più, come allora, la scienza quale soluzione di ogni male. Ora l’incontrovertibile sapere scientifico è stato sostituito dalla verità dal fronte, e guai a chi non si schiera, a chi non approva o condanna, a seconda dei casi, tutto quello che vede. Chi non sta con l’Ucraina, chi non critica quanto merita la Russia è un nemico della Nato. Non è lecito avere dubbi, farsi domande, confrontare le ipotesi. Dunque, le trattative per la pace sono tragicamente impossibili. La Storia ha finito di esistere.

Politica e teologia ormai sono un tutt’uno. Come Pfizer e la Nato: i più potenti attuali vaccini sul mercato.

[di Gian Paolo Caprettini]

Ecuador, stato di emergenza per violenza legata a droga

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Il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha imposto per la seconda volta in pochi mesi lo stato di emergenza per tentare di frenare la violenza legata alla droga. Lo stato di eccezione è stato dichiarato in tre province (Guayas, Manabi ed Esmeraldas) a partire dalla mezzanotte di venerdì 29 aprile e durerà due mesi. Circa 9000 poliziotti e militari saranno schierati per pattugliare le città. Le cifre ufficiali parlano di 1255 morti dall’inizio dell’anno in Ecuador per crimini legati alla droga.

Venerdì 29 aprile

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6.00 – Cosmonauti russi mostrano copia della “bandiera della vittoria” (issata a Berlino nel 1945) nello spazio.

7.00 – L’UE presenta piano per mettere al bando 12.000 sostanze chimiche: obiettivo tutti i beni di largo consumo privi di tossicità entro il 2030.

8.00 – Pau (Francia): agricoltori scaricano letame davanti ai supermercati contro l’aumento dei prezzi.

9.35 – Ucraina: al via l’evacuazione di civili dall’acciaieria Azovstal di Mariupol.

10.30 – ISTAT: Nel primo trimestre del 2021 il PIL cala dello 0,2% rispetto al periodo precedente.

11.00 – Individuato l’alpinista italiano disperso in Nepal:«Sto bene e per ora non ho bisogno di alcun supporto».

12:00 – Sicilia, recuperati due aquilotti del Bonelli: erano quasi estinti a causa del traffico illecito.

14:00 – Attacco hacker ad Associazione bancaria italiana: chiesto riscatto.

16.00 – La Commissione Europea ha prorogato il green pass per altri 12 mesi, fino al 30 giugno 2023.

18:00 – Kellogg’s fa causa al governo britannico contro la limitazione alla pubblicità di prodotti ricchi di grassi, zucchero e sale.

19:30 – Kabul, esplosione dentro una moschea durante la preghiera: 50 morti.

 

L’Africa è ormai terra di conquista per i soldati mercenari

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Sono sempre più i gruppi armati privati che agiscono in varie parti del continente africano. Non si tratta solamente dei russi del gruppo Wagner, sempre più nel mirino delle critiche dei governi occidentali. Ad operare negli Stati africani vi è una moltitudine di gruppi privati afferenti a diversi Paesi occidentali tra i quali anche Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Più facili da ingaggiare rispetto agli eserciti statali ufficiali, i quali per intervenire hanno bisogno della stipula di accordi bilaterali, questi gruppi vengono reclutati per affiancare gli eserciti locali, arrivando ad esercitare anche una certa influenza politica ed economica all’interno dei Paesi che ne richiedono l’aiuto e mettendo in campo azioni estremamente violente. A farne per prima le spese è, come sempre, la popolazione civile.

All’inizio di quest’anno la Francia ha iniziato a ritirare le proprie truppe dal territorio del Mali, dove era presente dal 2013, a causa del deteriorarsi delle relazioni diplomatiche tra Parigi e Bamako. A pesare sulla manovra francese sembra esservi, in particolare, la decisione del governo maliano di permettere ai mercenari russi del gruppo Wagner di installarsi sul territorio, mossa fortemente criticata da Parigi ed altri governi europei.

Alla fine di marzo nella città di Moura il gruppo Wagner ha condotto, insieme alle truppe militari maliane, un’azione che l’esercito ha definito come “pulizia sistematica dell’intera area” e che puntava a eliminare i membri dei gruppi jihadisti che controllano la città. L’operazione si è conclusa con l’esecuzione sommaria di almeno 300 civili, dei quali solo una parte era sospettata di essere affiliata ai gruppi armati. Nonostante il governo del Mali neghi con forza la presenza del gruppo Wagner nel Paese, le testimonianze della popolazione civile raccolte dall’associazione Human Rights Watch parlano della presenza di uomini bianchi non francofoni che partecipano a operazioni militari nel Paese.

Il numero dei soldati privati che operano in Africa non è conosciuto, perché non ufficialmente autorizzato dagli Stati. In Mali si stima siano almeno un migliaio i mercenari presenti, mentre nella Repubblica Centrafricana si stima che i combattenti del gruppo Wagner siano tra i 1200 e i 2000. Oltre ad assurgere a funzioni di sicurezza, il gruppo ha acquisito anche un elevato livello di influenza politica ed economica nel territorio, svolgendo operazioni di consiglieri dei funzionari statali, raccogliendo i dazi doganali alle frontiere e proteggendo aree di estrazione di diamanti ed oro. Di fatto, il gruppo Wagner è l’unico a controllare del tutto l’unica miniera d’oro industriale della Repubblica Centrafricana.

Per quanto sentito sia il biasimo dei governi occidentali nei confronti dell’operato del gruppo russo sul territorio africano, sono diverse le compagnie private europee ed internazionali presenti nella medesima forma in Africa. E il rispetto dei diritti umani è, come per il gruppo Wagner, l’ultima delle loro preoccupazioni. La francese Secopex ha operato per molti anni soprattutto in Somalia e Repubblica Centrafricana e si sospetta che uno dei suoi dirigenti, morto nel 2011 in Libia, lavorasse per l’ex leader Gheddafi. In quell’occasione il ministero degli Esteri francese aveva fatto riferimento all’episodio parlando di “un cittadino francese” che era stato “ferito da un proiettile ed è morto durante la notte nell’ospedale di Bengasi”. Similmente si possono poi citare il britannico Aegis Defence Services, la cui presenza è stata registrata in 18 Paesi africani, lo statunitense Blackwater, l’Omega Consulting Group ucraino e il tedesco Asgaard. E la lista è ancora lunga.

Rivolgersi alle compagnie private è spesso molto più semplice che richiedere l’aiuto delle truppe militari statali: tramite una semplice transazione economica si possono ottenere numerosi servizi di sicurezza e difesa. Sono questi i motivi per i quali molto probabilmente il Mozambico ha deciso di rivolgersi al gruppo Wagner e al sudafricano Dyck Advisory Group per contrastare l’avanzata dei gruppi di al-Shabaab, tuttavia senza successo. Secondo le denunce di Amnesty il Dyck Group ha fatto uso di mitragliatrici e ordigni esplosivi lanciati dagli elicotteri indistintamente su obiettivi civili e militari.

L’operato di questi gruppi privati è da tempo oggetto di preoccupazione per le Nazioni Unite, che denunciano come i mercenari operino mettendo in atto “violazioni dei diritti umani, tra cui sparizioni forzate, esecuzioni sommarie, uccisioni indiscriminate, sfruttamento e abusi sessuali”, ma spesso con scarsa conoscenza delle dinamiche profonde dei conflitti dei Paesi in cui operano.

Secondo quanto dichiarato dall’esperto di difesa della londinese Peccavi Consulting, Chidi Nwaonu, quando i mercenari si intromettono nelle questioni di sicurezza di un Paese disconnettono la classe politica e il popolo. “Usare gli stranieri per risolvere un problema nigeriano o proteggere i nigeriani è l’abdicazione a uno dei doveri fondamentali di un governo, ovvero difendere la popolazione e il territorio nazionale”, spiega Nwaonu.

[di Valeria Casolaro]

USA registrano primo caso di influenza aviaria nell’uomo

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In Colorado, Stati Uniti, è stato registrato un caso di contagio da influenza aviaria H5N1 in una persona (il secondo al mondo, dopo che un primo soggetto era stato contagiato dal un virus del ceppo specifico H5 nel Regno Unito). Il soggetto, risultato positivo dopo aver preso parte all’abbattimento di polli sospettati di aver contratto la malattia, è stato messo in isolamento e trattato con farmaci antivirali e ora starebbe meglio. Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitense ha iniziato a monitorare tutte le persone ritenute esposte al virus nel 2021.

Svezia, proteste contro una miniera di ferro svelano i paradossi della transizione

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Nell’Artico svedese sono in corso delle proteste che vedono riunite diverse associazioni ambientaliste e membri della comunità locale dei Sami. Le voci di opposizione insorgono contro la realizzazione di una miniera di ferro a Gállok, vicino alla città di Jokkmok. La Svezia ha già dato l’approvazione alle attività estrattive nonostante diverse polemiche sorte fin dal principio. Il governo, paradossalmente, ha però giustificato la decisione spiegando che la miniera è indispensabile per una produzione sostenibile di acciaio e che contribuirà a ridurre le emissioni di carbonio. Tuttavia, secondo gli attivisti – tra i quali figura anche la giovane Greta Thunberg (che è di nazionalità svedese) – l’approvazione è avvenuta senza il “consenso libero, preventivo e informato” del popolo indigeno Sami, le cui risorse potrebbero essere minacciate dal progetto. Ad esempio, la miniera potrebbe interferire con la migrazione delle renne, allevate dai Sami nonché loro principale fonte di sostentamento.

Il progetto estrattivo coinvolgerebbe la compagnia britannica Beowulf Mining e la sua filiale svedese Iron Mines AB. Due esperti indipendenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno però invitato il governo svedese a non rilasciare la licenza ai sostenitori industriali di cui sopra poiché la miniera, oltre ai problemi già citati, genererebbe grandi quantità di metalli pesanti e rifiuti tossici. Come è possibile quindi che tale progetto possa essere difeso in nome della transizione ecologica? Il motivo è tanto semplice quanto contorto: la miniera è necessaria per il decantato processo di trasformazione ‘green’ portato avanti dalla Svezia, la quale ambisce ad una posizione leader nella conversione alla sostenibilità in Europa e nel Mondo. L’acciaio che verrà prodotto a partire dal ferro estratto dalla miniera di Gallok sarà infatti indispensabile per la costruzione dell’uno o l’altro impianto energicamente pulito.

Non dovrebbe quindi sorprendere che si inizi a parlare di ‘colonialismo verde’, il caso fin qui descritto, infatti, è tutt’altro che isolato. Non che la transizione energetica non sia indispensabile ma certo è che questa, quantomeno per coerenza, non dovrebbe imporsi così come ha fatto per decenni l’industria fossile. A maggior ragione non dovrebbe imporsi laddove la sostenibilità è già di casa, come in terre abitate ancestralmente dai loro popoli nativi. Per i fautori del progresso tecnologico e della crescita economica senza confini potrebbero non esserci alternative al generare comunque degli impatti sul territorio anche se il fine è quello di puntare alla sostenibilità. Ovvero, per dirlo con le parole di Henrik Andersson, un pastore di renne del popolo Sami, «l’industria è industria, che sia verde o meno, il problema è che vogliono farci credere che la stessa industria che ci ha messo nella crisi ambientale ce ne tirerà fuori».

[di Simone Valeri]

Frontex, si dimette il numero uno Fabrice Leggeri

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Fabrice Leggeri, dal 2015 capo dell’agenzia europea di frontiera Frontex, ha presentato poche ore fa le proprie dimissioni. La decisione segue le numerose accuse mosse da varie ONG riguardo le violazioni dei diritti umani e i respingimenti illegali messi in atto dall’agenzia nel corso degli ultimi anni, i quali hanno anche portato ad un’indagine dell’agenzia antifrode europea OLAF. I risultati dell’indagine sono ancora riservati, tuttavia quanto emerso, secondo un portavoce di OLAF, potrebbe comportare “possibili procedimenti amministrativi e giudiziari”.