martedì 8 Ottobre 2024

Gli USA non giudicheranno i soldati autori della strage di civili a Kabul

Il New York Times ha riportato lunedì scorso, che il segretario del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, avrebbe deciso di non intraprendere nessuna azione disciplinare nei confronti dei due soldati americani responsabili per l’attacco con un drone all’aeroporto di Kabul lo scorso 29 agosto. Attacco che portò alla morte di 10 civili afgani, di cui 7 bambini. Secondo un’indagine interna del Pentagono, l’attacco con il drone non avrebbe violato alcuna legge di guerra internazionale e non sarebbe il risultato di negligenza o di cattiva condotta

Austin si sarebbe infatti raccomandato per garantire che i due militari americani, responsabili dell’attacco, non fossero soggetti ad alcuna azione disciplinare. Nonostante il fatto che poche settimane dopo l‘accaduto, l’amministrazione Biden avesse riconosciuto il proprio errore. Il Generale Frank McKenzie, a capo del Commando Centrale dell’esercito statunitense, aveva dichiarato che “era improbabile” che le persone uccise fossero associate allo Stato Islamico nella provincia di Khorasan, (ISKP). In contrasto con quanto invece venne originariamente affermato dall’esercito americano subito dopo l’attacco. Il generale McKenzie aveva inoltre offerto condoglianze ai famigliari delle vittime, dicendo che l’attacco con il drone era stato effettuato a seguito della “quasi certezza” che avrebbe impedito un imminente attacco all’aeroporto dove le forze americane stavano evacuando i civili. A seguito di indagini interne, lo scorso 3 novembre, Sami Said, alto ufficiale dell’aviazione militare americana, aveva affermato che l’attacco con il drone sarebbe stato un “honest mistake” (errore in buona fede) causato da una serie di errori di esecuzione, a seguito dell’interruzione delle comunicazioni tra le truppe. Secondo una stima effettuata dalla ONG britannica AirWays, che analizza gli attacchi aerei dichiarati dagli Stati Uniti dal 2001 ad oggi (circa 91.000 in 7 maggiori aree di conflitto, Siria, Afghanistan, Iraq, Libia, Yemen, Pakistan e Somalia), questi “errori in buona fede” avrebbero portato alla morte di almeno 22.679 civili, ma che potenzialmente la cifra potrebbe essere molto più altra arrivando fino a 48.308

Ancora una volta il pentagono, nonostante abbia ammesso le proprie responsabilità per l’attacco, si è trincerato utilizzando il “segreto militare” e la “sicurezza nazionale” come scusa per non rendere pubbliche le indagini. Gli USA negli anni hanno aumentato significativamente l’utilizzo di droni per operazioni militari e antiterroristiche. Durante la presidenza di Barack Obama, a seguito delle richieste di maggior trasparenza da parte dell’opinione pubblica, era stata introdotta una legge che obbligava gli ufficiali dell’intelligence a pubblicare una lista dei civili uccisi negli attacchi con i droni al di fuori delle zone di conflitto. L’obbligo di pubblicare una lista dei civili uccisi, considerato come “superfluo e inutile” venne tolto nel 2019 durante la presidenza di Donald Trump. In quegli anni, venne inoltre modificata la legge che regolamentava gli attacchi con i droni, ampliandone significativamente la possibilità di utilizzo. In breve, le nuove regole di Trump garantivano agli Stati Uniti la possibilità di uccidere praticamente chiunque venisse considerato come una “minaccia terrorista”, in qualsiasi parte del mondo, senza dover far riferimento alle norme che vietano l’uccisione extragiudiziale ai sensi delle leggi sui diritti umani

Le modifiche apportate da Trump, di fatto hanno semplificato il programma di uccisioni extragiudiziali degli Stati Uniti, che dal 2001 in avanti, era stato utilizzato in maniera più o meno intensiva da tutti i presidenti in carica come mezzo principale della “guerra al terrorismo”. Nel primo giorno del suo mandato, il 20 gennaio 2021, il neoeletto Presidente Biden aveva sospeso la legge di Trump promettendo di modificarla in modo restrittivo. Dopo quasi un anno, appare evidente come l’utilizzo di questi droni da parte degli stati uniti non sia in alcun modo diminuito. Allo stesso modo, risulta chiaro che anche l’assunzione di responsabilità (liability) in caso di errori continui ad essere tranquillamente evasa. 

[di Enrico Phelipon]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria