giovedì 12 Dicembre 2024

Sovrano e indipendente dagli USA: il Messico prosegue sulla strada tracciata da Obrador

Con le ultime elezioni presidenziali in Messico, svoltesi il 2 giugno insieme a quelle per il rinnovo del Parlamento, i messicani hanno deciso di proseguire sulla strada tracciata dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador, orientata a perseguire una politica estera e nazionale sovrana e indipendente dagli Stati Uniti. Hanno votato, infatti, in maggioranza Claudia Sheinbaum, la candidata del suo partito di sinistra – il Movimento Rigenerazione Nazionale, meglio conosciuto con l’acronimo di Morena – destinata ad essere la prima presidente donna del Paese: secondo il conteggio rapido pubblicato dall’Istituto nazionale elettorale, Sheinbaum avrebbe registrato, infatti, un dato tra il 58,3% e il 60,7% dei voti, staccando di quasi trenta punti percentuali la sua principale rivale, Xóchitl Gálvez, che rappresenta una coalizione di partiti di centro e di centrodestra. Il candidato del Movimento Cittadino (MC) dell’opposizione, Jorge lvarez Maynez, si attesterebbe, invece, tra il 9.9 e il 10.8 per cento. La vittoria dell’esponente di Morena dovrebbe garantire la prosecuzione di una politica estera indipendente come quella che ha caratterizzato il Messico di Obrador, ispirato al progetto della Patria Grande hiberoamericana.

Il governo di Obrador è diventato un riferimento e un baluardo per  tutti i governi non allineati a Washington della regione: è stato, infatti, il grande alleato di Cuba, sotto sanzioni statunitensi, e l’“ancora di salvezza” di diversi presidenti sudamericani. Quest’anno, ad esempio, l’ambasciata messicana ha dato rifugio all’ex vicepresidente “correista” dell’Ecuador, Horge Glas, vittima di una persecuzione giudiziaria ordita dai poteri filoccidentali ecuadoriani. La vicenda ha suscitato clamore, in quanto il neopresidente di Quito, filo-occidentale e filo-americano, Daniel Noboa, ha violato il diritto internazionale ordinando ai suoi uomini di fare irruzione nell’ambasciata messicana, innescando così una grave crisi diplomatica. Allo stesso modo, quando in Perù il governo Castillo è stato rovesciato, nel dicembre 2022, da un golpe sostenuto dagli USA, il Messico di Obrador è stato il primo a rompere i rapporti diplomatici con Lima. Similmente, in Bolivia, dopo il golpe del 2019, quando i gruppi paramilitari di estrema destra hanno cominciato a perseguitare Evo Morales, a offrirgli riparo è stata sempre l’ambasciata messicana di La Paz. Segno di come, per la prima volta, il Messico si è reso protagonista di una politica di sovranità e indipendenza dagli USA mai verificatasi prima e che ci si aspetta verrà proseguita anche da Claudia Sheinbaum.

Ex sindaca di Città del Messico dal 2018 al 2023, fisica e ingegnere energetico, fin dalla sua entrata in politica nel 2000, la carriera di Sheinbaum è stata legata a quella di Obrador, tanto che alcuni analisti ritengono che il suo governo sarà caratterizzato dalla forte influenza dell’ex presidente, sebbene ciò sia negato da entrambi. Le principali sfide che dovrà affrontare la neopresidente riguardano un’economia che cresce ma non quanto sarebbe necessario, la violenza del narcotraffico, che negli ultimi anni con Obrador è aumentata, e l’immigrazione. Mentre, infatti, la politica del presidente uscente – che lascia dopo sei anni, con un indice di popolarità uguale o addirittura più alto di quando era stato eletto, nel 2018, col 53% dei voti – era riuscita a ridurre la povertà grazie ad una razionalizzazione delle risorse pubbliche e una lotta alla corruzione istituzionale dei partiti storici, non è riuscita a migliorare la sicurezza nelle periferie e nelle campagne né a contrastare il narcotraffico. La politica tracciata da Obrador – e che intende proseguire anche Sheinbaum – sintetizzata dallo slogan «Abbracci e non proiettili», ossia tesa a intervenire più sul piano sociale che non su quello dell’intervento armato contro i trafficanti – ha infatti fatto precipitare il Paese in un vortice di violenza. Nonostante ciò, la popolazione messicana ha scelto la candidata di Morena, la cui linea – anche su questo piano – si pone in continuità con quella di Obrador.

Ricercatrice ed esperta di ambiente e sviluppo sostenibile, nonché vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2007, Sheinbaum da sindaca si è concentrata molto sulle questioni ecologiche e su una forte politica sociale, creando infrastrutture e distribuendo aiuti nei quartieri più poveri. Durante il suo mandato ha promosso importanti progetti come il Metrobús e il programma di riforestazione urbana. Come presidente del Messico, invece, ha garantito riforme economiche per rafforzare lo Stato sociale, lo sviluppo di una politica “sulle energie rinnovabili” e un impegno sul contrasto alla violenza, soprattutto contro le donne. Con la sua elezione, il Paese ha confermato di voler proseguire nel solco tracciato da Obrador, non solo per quanto riguarda gli aspetti di gestione interna della nazione, ma anche e soprattutto per la politica estera, sancendo il ruolo del Messico come riferimento e sostegno dei Paesi non allineati a Washington.

[di Giorgia Audiello]

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