domenica 6 Ottobre 2024

Al ministero dell’Economia ora piace il MES, il governo Meloni tentenna

Dal Ministero dell’Economia e delle Finanze fanno sapere che la ratifica alla riforma del MES non produrrebbe “nuovi o maggiori oneri”, che non si intravede “un peggioramento del rischio” ed anzi, che addirittura la ratifica potrebbe “portare a un miglioramento del rating dell’Italia” sui mercati internazionali. È praticamente entusiastico il parere “tecnico” trasmesso alla commissione Esteri della Camera dal ministro Giancarlo Giorgetti, che ha gelato il suo partito: la Lega. La corrente maggioritaria del Carroccio si oppone infatti alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES), la cui entrata in vigore dipende esclusivamente dall’Italia, rimasto l’unico Paese dell’Unione a non aver ratificato il testo. Giorgia Meloni per ora non si pronuncia, avendo già specificato che l’approvazione dipende dal Parlamento e non dal governo, una mossa che pare più che altro volta a non far ricadere su di lei – che all’opposizione aveva sempre tuonato contro il MES – la responsabilità di una possibile approvazione. Per ora, alla Camera, Fratelli d’Italia si limita a guadagnare tempo, rinviando la votazione. Nel frattempo proseguono le trattative tra Roma e Bruxelles per ottenere qualcosa in cambio. Diverse le partite che si stanno giocando sul fronte economico, come il nuovo Patto di stabilità o le modifiche al PNRR: tavoli su cui si potrebbe trovare un compromesso politico capace di far digerire alla maggioranza di governo la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità e delle sue pesanti condizionalità.

Le forze politiche contrarie alla ratifica del “Fondo salvastati” fanno leva sulle insidie riguardanti le condizioni stringenti a cui andrebbero incontro i Paesi membri in caso di difficoltà finanziarie, tanto da giudicarle una sorta di commissariamento mascherato. La concessione dei fondi sarà sotto forma di prestiti per la cosiddetta linea «a condizionalità rafforzata» che prevede un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum. Il parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha «la firma di un tecnico che fa un altro mestiere ma la politica dice che il MES non si ratifica. La posizione della Lega è sempre stata chiara: non serve quindi, noi rimaniamo nella posizione contraria alla ratifica del MES», ha dichiarato il vicesegretario Davide Crippa.

In Commissione Esteri si doveva decidere quale tra i due (PD e Terzo Polo) disegni di legge a favore della ratifica del MES portare in Aula il prossimo 30 giugno. Tuttavia, a seguito della lettera di Giorgetti, il governo si è preso un giorno di riflessione, aggiornando la Commissione. “Sulla base di riscontri avuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del MES, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l’Italia”, si legge nella lettera inviata dal MEF. Su quest’ultimo effetto si sono levate più voci, che hanno criticato le promesse su un fumoso miglioramento del rating per il nostro Paese, dunque una rivalutazione dell’affidabilità dei suoi titoli. Ciò che è certo è “la remunerazione del capitale versato per gli Stati membri azionisti” (Italia compresa), che guadagnerebbero grazie ai tassi pagati dai Paesi debitori, in ossequio al classico spirito di solidarietà europeo di fronte alle crisi.

[di Salvatore Toscano]

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