lunedì 24 Novembre 2025
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La Corte penale internazionale vuole indagare sui possibili crimini di guerra di Israele

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La Corte penale internazionale (ICC) ha stabilito di voler indagare sulla situazione nei territori palestinesi occupati, aprendo un’indagine sui possibili crimini di guerra commessi da Israele. Sono stati proprio i gruppi palestinesi a sostegno dei diritti umani a chiedere a gran voce alla procuratrice capo Fatou Bensouda che la ICC investigasse. Dopo la decisione, la ICC ha ribadito che non si tratta di un tentativo di determinare i confini legali del territorio di Israele, ma di dare giustizia alle centinaia di civili uccisi in tutti questi anni. Non è della stessa opinione Israele. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha infatti affermato che: “Laddove la ICC investighi Israele per falsi crimini di guerra, si tratterebbe di anti-semitismo puro”. Netanyahu ha anche accusato la Corte di aver adottato un metro di giudizio non equo, essendosi rifiutata, ad esempio, di aprire indagini su “brutali dittature” quali quelle in Siria e Iran.

I crimini di guerra di cui si parla comprendono, ad esempio, il conflitto israelo-palestinese, iniziato l’8 luglio 2014. In quel periodo morirono 2.251 palestinesi, per lo più tra i civili, e 74 israeliani, prevalentemente appartenenti alle forze armate. Nel mese di dicembre 2019, Bensouda aveva affermato che vi fossero basi “ragionevoli” per ritenere che in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est (i territori occupati da Israele) sono stati e siano tutt’ora commessi crimini di guerra.

Tennis: Sinner batte Travaglia a Melbourne e conquista il secondo titolo Atp

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Il derby azzurro Sinner-Travaglia, nella finalissima di Melbourne, se lo aggiudica Jannik 7-6, 6-4 dopo due ore e 8 minuti di gioco. Il 19enne altoatesino conquista quindi il secondo titolo Atp della propria carriera.

Per la settima volta nella storia del tennis italiano, si è giocato un derby tricolore in una finale Atp. L’ultima volta risaliva al 1988 con Massimiliano Narducci che si aggiudicò il torneo di Firenze battendo Claudio Panatta.

 

Birmania: ripristino parziale di Internet

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L’accesso ad Internet è stato parzialmente ripristinato in Birmania. Lo ha dichiarato NetBlocks, l’organizzazione non governativa che controlla la sicurezza informatica e la governance di Internet.

La connessione è stata ripristinata al 75% dei livelli ordinari, dopo essere stata interrotta per diversi giorni, a seguito del colpo di stato contro il governo civile di Aung San Suu Kyi. Il blocco nazionale, infatti, non è riuscito a frenare l’indignazione pubblica e le proteste contro il golpe.

Ghiacci Himalaya precipitano in un fiume, distrutta una diga: si temono 150 morti

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Una parte di un ghiacciaio dell’Himalaya si è staccato ed è precipitato in un fiume indiano, provocando l’innalzamento delle acque che hanno travolto ponti e strade, superando una diga. Sono tre le vittime accertate ma se ne temono molte di più, infatti i 150 operai che lavorano nella centrale elettrica attigua alla diga travolta nello stato di Uttarakhand risultano dispersi. Il distaccamento del ghiaccio è stato provocato dal caldo anomalo che attanaglia anche le vette himalayane.

Cile: poliziotto uccide un giocoliere, residenti inferociti

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Un agente di polizia ha ucciso un giovane giocoliere a Panguipulli In Cile. Lo ha riferito Radio BioBio di Santiago, affermando che il ragazzo avrebbe opposto resistenza a una richiesta di identificazione formale. Per l’indignazione suscitata, una folla di persone ha incendiato l’edificio sede del Comune.

In un comunicato, i vertici dei Carabineros hanno sostenuto che l’agente Juan Guillermo González “ha agito per legittima difesa”. Tuttavia, un magistrato ne ha disposto la carcerazione preventiva con l’accusa provvisoria di “omicidio con arma da fuoco”.

Il comune di Torino ha dichiarato guerra ai senzatetto

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Via i clochard dai portici del centro. Giovedì mattina i vigili sono intervenuti in alcune zone del torinese, in quella che viene definita operazione “antidegrado”. La polizia, in collaborazione con i vigili urbani, ha identificato almeno 7 clochard. L’intervento è scattato a seguito degli esposti di alcuni residenti, che avrebbero denunciato episodi di molestie da parte degli stessi senzatetto. A quanto si apprende, il blitz ha interessato in particolare i portici di corso Vinzaglio, via Cernaia, piazza Castello e via Viotti. Tre persone, irregolari sul territorio nazionale, sono state accompagnate in Questura per gli accertamenti del caso. Gli altri, sono stati identificati e allontanati dai loro giacigli per liberare gli spazi e procedere con la sanificazione delle strade.

L’operazione arriva dopo che, nei giorni scorsi, il comandante dei vigili di Torino, Bezzon, è finito al centro delle polemiche per un’intervista nella quale avrebbe invitato i cittadini a non dare soldi ai clochard della città.

Ma ora sul blitz è polemica: a Torino “c’è una strategia mai annunciata ma evidente di costringere i senza tetto a lasciare la strada”. È l’accusa dei segretari del Pd, Paolo Furia e Mimmo Carretta. Tra queste, le dichiarazioni di Bezzon e l’introduzione del divieto di avere qualsiasi specie animale per chi pratica l’accattonaggio. Il che ha come conseguenza il sequestro dell’animale”.

Danimarca, proteste contro passaporto sanitario

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A Copenaghen circa 600 persone ieri sera hanno protestato contro le misure anti-Covid adottate dal governo danese. In particolare, per il cosiddetto “passaporto corona“, necessario per poter viaggiare o andare in bar e locali. Capeggiati dai “Men in Black Danemark”, un gruppo attivo su Facebook che da oltre un mese organizza raduni simili. I manifestanti si sono dati appuntamento davanti al parlamento per sostenere la “libertà di scelta” e denunciare la “dittatura” del semi-lockdown in vigore in Danimarca.

Birmania, decine di migliaia in piazza contro il golpe

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Decine di migliaia di persone stanno manifestando nelle strade della Birmania per denunciare il colpo di stato militare e chiedere la liberazione della leader eletta Aung San Suu Kyi, attualmente costretta agli arresti domiciliari. Le proteste si sono sviluppate nonostante il blocco di Internet imposto dai militari. Per ora non ci sono notizie di incidenti e i manifestanti hanno annunciato che le proteste proseguiranno nei prossimi giorni.

I cosmetici di 11 grandi marchi sono pieni di microplastiche

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Rossetti, lucidalabbra, mascara, ciprie e fondotinta sono pieni di particelle in plastica inferiori ai 5 millimetri. È quanto è emerso da un recente rapporto di Greenpeace, “Il trucco c’è ma non si vede”. Analizzando gli ingredienti e attraverso analisi di laboratorio, l’indagine è stata condotta su 672 trucchi di undici noti marchi. Nel 79% dei prodotti verificati sono state rinvenute materie plastiche di cui il 38% costituito da particelle solide. Lush, Maybelline, Deborah, Sephora e Wycon sono, nell’ordine, i cinque marchi con le più alte percentuali di plastica. Mentre solo i prodotti dell’azienda Purobio ne sono risultati privi. Le analisi di laboratorio hanno evidenziato, invece, la presenza di polietilene (in 6 prodotti), di polimetilmetacrilato (in 2 prodotti), di nylon (in 2 prodotti) e di polietilene tereftalato (in 1 prodotto).

In Italia dal 1 gennaio 2020 è stata vietata la messa in commercio di prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche. E a gennaio 2018, nell’ambito della European Plastic Strategy, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha elaborato una proposta di restrizione relativa all’immissione di microplastiche in numerose tipologie di prodotti. Tuttavia, detta proposta riguarderebbe solo le particelle solide (le microplastiche propriamente dette). Sarebbero invece esclusi i polimeri in forma liquida, semisolida e solubile, comunque abbondanti nei prodotti per il make-up e non solo. A causa della loro difficile biodegradabilità, inoltre, queste sostanze sarebbero impossibili da rimuovere dall’ambiente.

In Libia c’è un nuovo governo di transizione: strada per la pace?

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Venerdì, durante un incontro a Ginevra nell’ambito del Forum di dialogo politico organizzato dall’ONU, un gruppo di rappresentanti libici ha eletto un nuovo governo di transizione. Il governo ad interim è incaricato di guidare la Libia fino alle elezioni del 24 dicembre 2021. A ricoprire la carica di capo del consiglio presidenziale sarà Mohammed al Menfi, mentre Abdulhamid Dbeibeh sarà il primo ministro. Il forum di 75 membri – che rappresentavano le tre principali regioni della Libia – era tenuto a esprimere il proprio voto su diverse liste. In un primo turno, svoltosi la mattina del 5 febbraio, nessuna delle quattro liste presentate aveva ottenuto la percentuale di voti richiesti. Durante il conseguente ballottaggio, la terza lista è risultata vincitrice, ottenendo 39 voti. Il prossimo passo sarà il voto di fiducia al nuovo governo da parte della Camera dei Rappresentanti.

Stephanie Williams, inviata speciale dell’ONU per la Libia, ha definito l’elezione un “momento storico” per il Paese. L’elezione di un’amministrazione unificata mira a porre fine alle divisioni in Libia. Dal 2015 la Libia ha due governi, uno a ovest in Tripolitania e uno a est in Cirenaica. Nell’aprile 2019, il maresciallo Khalifa Haftar (Cirenaica) aveva tentato, fallendo, di prendere il controllo del governo di Tripoli, l’unico considerato legittimo dall’ONU. Ad ottobre, l’ONU aveva convinto le due parti a firmare un cessate il fuoco e ad intraprendere un dialogo politico.