Il governatore dell’Arizona, Doug Ducey, ha firmato il provvedimento che vieta le interruzioni di gravidanza sulla base di anomalie genetiche, come ad esempio la sindrome Down. La nuova norma prevede il carcere per chi effettua gli aborti. «C’è valore in ogni vita, a prescindere dalla genetica», ha affermato Ducey.
Cannabis medica: assolto Walter De Benedetto
Il tribunale di Arezzo ha assolto Walter De Benedetto, l’uomo di 58 anni malato di artrite reumatoide imputato in un processo poiché coltivava cannabis nel giardino della propria abitazione. Egli aveva sempre sostenuto di utilizzare la pianta a scopo terapeutico in quanto, come dichiarato anche dal suo legale, «le dosi fornitegli dall’Asl non bastavano alla sua cura». «Sono soddisfatto, non solo per me ma anche per tutti coloro che hanno le mie stesse difficoltà, perché è stato affermato il principio del diritto di cura con la cannabis», ha affermato De Benedetto.
Mauro Morandi abbandona la sua casa: dal 1989 era l’unico abitante di un’isoletta sarda
Mauro Morandi, l’uomo che dal 1989 vive da solo nell’isola di Budelli (appartenente all’arcipelago di La Maddalena, a nord della Sardegna), ha annunciato che la lascerà nei prossimi giorni e si trasferirà in un piccolo appartamento nel vicino comune di La Maddalena. La vicenda ha catturato l’attenzione anche del The Guardian, che ha dedicato un articolo alla fine inaspettata della storia di quello che viene definito «il Robinson Crusoe italiano». La decisione, però, non è stata presa volontariamente da Mauro: egli si è semplicemente arreso dopo aver subito diverse minacce di sfratto da parte delle autorità del Parco Nazionale di La Maddalena, che gestiscono l’isola di Budelli dal 2016 e vogliono trasformarla in un «centro per l’educazione ambientale». «Dopo 32 anni passati qui, sono molto triste per il fatto che me ne debba andare. Mi hanno detto che devono fare dei lavori a casa mia e questa volta sembra che sia vero. Spero che qualcuno possa proteggere l’isola come ho fatto io», ha affermato l’eremita, che infatti oltre ad essere l’unico abitante del luogo ne è anche il custode.
Mauro arrivò sull’isola nel 1989 a bordo di un catamarano comprato insieme ad alcuni amici con l’obiettivo di andare in Polinesia, nel Pacifico meridionale. Una volta passato per l’arcipelago della Maddalena, però, decise di fermarsi nell’isola di Budelli per lavorare lì e mettere dei soldi da parte, dato l’elevato numero di turisti. Successivamente scoprì che il custode di Budelli stesse per andare in pensione, così abbandonò l’idea del viaggio in Polinesia e decise di diventare il nuovo guardiano. Da allora, l’eremita non ha più lasciato l’isola e, oltre a prendersene cura, col passare del tempo ha potuto conoscere ogni roccia, albero e specie animale lì presente.
[di Raffaele De Luca]
“Il più grande fiasco della storia medica”: professori di Harvard e Stanford contro il lockdown
Due autorevoli epidemiologi hanno recentemente redatto un articolo per il quotidiano britannico The Telegraph in cui viene denunciata la strategia del lockdown, che secondo questi ultimi avrebbe causato il «più grande fiasco della salute pubblica della storia».
Si tratta di Martin Kulldorff, professore di medicina all’Università di Harvard, biostatistico ed epidemiologo e di Jay Bhattacharya, professore alla Stanford University Medical School nonché medico, epidemiologo, economista sanitario ed esperto di politica sanitaria pubblica. I professori hanno affermato che il lockdown non solo sia stato inutile per contenere l’epidemia, ma che abbia provocato anche gravissimi danni per tutta la società. «Un anno fa non c’erano prove che i blocchi avrebbero protetto le persone anziane ad alto rischio. Ora le prove ci sono. Non l’hanno fatto. Con così tante morti per Covid-19, è ovvio che le strategie di blocco non siano riuscite a proteggere gli anziani». Inoltre, gli epidemiologi ritengono che la quarantena abbia causato danni di vario tipo nei confronti di persone di ogni età. La didattica a distanza, ad esempio, avrebbe danneggiato «non solo l’istruzione dei bambini ma anche la loro salute fisica e mentale», mentre la salute pubblica sarebbe peggiorata a causa dei «mancati screening e trattamenti per il cancro e del peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari». Ma, secondo gli epidemiologi, molti di questi danni si svilupperanno nel tempo e «dovremo conviverci – e dovremo morire a causa loro – per molti anni a venire».
Dopodiché, i professori hanno sottolineato che alcuni scienziati, politici e giornalisti abbiano giustificato il fatto che tali misure non abbiano funzionato affermando che le persone non abbiano rispettato sufficientemente le regole, ma «incolpare il pubblico è sbagliato», in quanto «mai nella storia dell’umanità la popolazione si è sacrificata così tanto per ottemperare ai mandati di sanità pubblica». Inoltre hanno aggiunto che, come dimostrato dai fatti, il ragionamento secondo il quale «più restrizioni portino automaticamente a meno morti», sostenuto dai «pro-lockdown», mostri «un’incredibile ignoranza dell’epidemiologia di base delle malattie infettive».
Dunque, per tutti questi motivi, già ad inizio ottobre gli epidemiologi scrissero la Dichiarazione di Great Barrington, un documento nel quale venne descritto un modo di operare differente per contenere la pandemia così da «evitare il ripetersi del disastro primaverile». Il metodo indicato fu chiamato «Protezione Focalizzata» e si basò sul fatto che l’incidenza della mortalità da COVID-19 fosse «più di mille volte superiore negli anziani e nei malati rispetto ai giovani» e che con l’aumento dell’immunità nella popolazione, il rischio di infezione per tutti, compresi i più vulnerabili, sarebbe poi diminuito. In tal senso, gli scienziati ritennero che «l’approccio più umano, in grado di bilanciare i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge», fosse quello di permettere alle persone meno vulnerabili di «vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale», così da proteggere in maniera migliore i soggetti più a rischio. Tali indicazioni, però, non furono prese in considerazione e dopo qualche settimana fu reimposto il lockdown e ciò produsse un «raddoppiamento dei precedenti fallimenti ed una mancata protezione degli anziani».
[di Raffaele De Luca]
Narcotraffico a Roma: 51 arresti in varie Regioni
I carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno effettuato questa mattina una maxi operazione anti-droga: è stata infatti eseguita, in varie regioni, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 51 persone, emessa dal gip di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. I soggetti in questione facevano parte di un’organizzazione criminale che gestiva il narcotraffico nella borgata romana di Tor Bella Monaca. Era di 600.000 euro mensili il giro di affari dell’organizzazione, alla quale viene contestata anche l’aggravante del metodo mafioso.
Gli Usa hanno stanziato oltre un miliardo per influenzare i media cinesi
Il 21 aprile scorso, la Commissione relazioni esterne del Senato statunitense ha approvato all’unanimità lo “Strategic Competition Act” che ha come obiettivo principale la Cina. Sostanzialmente, la nuova legge pone la Cina come nemico numero uno degli USA e fornisce un quadro complesso e globale della portata della sfida. Nel documento si può leggere come gli USA intendano contrastare, in tutti i campi, la crescita cinese: nell’economia e nella produzione, nelle questioni diplomatiche e politiche, nel campo tecnologico e della sicurezza come anche nell’info-sfera. Insomma, gli USA definiscono l’intero globo terrestre, fisico e digitale, come il terreno di scontro con la potenza cinese.
Tra le moltissime cose che si possono trovare nel documento, al sottotitolo “D” – “Countering Chinese Communist Party Influence” – si può leggere di una mastodontica operazione di propaganda anticinese finanziata al costo di 300 milioni di dollari l’anno per il periodo 2022-2026, definita di contrasto «alle attività e all’influenza maligna del Partito Comunista Cinese». Al riguardo, al punto “E” si può leggere cosa gli Stati Uniti intendano fare in tale ambito: promuovere trasparenza, responsabilità e ridurre la corruzione; sostenere la società civile e mezzi di comunicazione indipendenti sull’impatto negativo della Nuova via della Seta; contrastare l’influenza indebita della Repubblica popolare cinese esponendone la disinformazione e la propaganda.
Alla sezione 136 del documento si specifica come si intende raggiungere gli obiettivi sopra esposti. L’Agenzia degli Stati Uniti per i media globali (USAGM) e le entità federali e non federali affiliate dovranno formare giornalisti e fornire servizi di supporto tecnologico e tecnico. Ad esempio, si delinea l’espansione della copertura nazionale e dei servizi di Radio Free Asia, aumentandone i finanziamenti per servizi linguistici in mandarino, tibetano, uiguro e cantonese. L’Open Technology Fund deve invece continuare ad espandere il lavoro per aggirare la censura e la sorveglianza del Partito Comunista cinese, dentro e fuori la Cina, fornendo strumenti tecnici e tecnologici di supporto. Il Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor continuerà a supportare i programmi di libertà di Internet e di contrasto alla violazione dei diritti umani.
Non può mancare un riferimento anche alla Russia per cui «Voice of America istituisce uno strumento di tracciamento della disinformazione in tempo reale simile a Polygraph per la propaganda e la disinformazione in lingua russa», come scritto nel documento. Come fa notare William Jones, analista politico del Chongyang Institute for Financial Studies della Renmin University of China, il documento riporta anche l’esigenza di orientare l’opinione pubblica interna statunitense in funzione anti-cinese visto che questa non sembra essere così in linea con il sentimento dell’establishment USA, operando dunque anche all’interno del proprio territorio.
L’analista britannico di politica e relazioni internazionali, Tom Fowdy, sottolinea invece l’enorme ipocrisia del doppiopesismo americano: «Il giornalismo finanziato da Cina e Russia è “disinformazione”, ma quando Washington spende milioni in agenzie di stampa “indipendenti” e compra giornalisti per ottenere una copertura favorevole delle sue politiche, si chiama “diffusione di informazioni”».
Sentiamo spesso parlare di disinformazione e propaganda russa o cinese, o di qualsiasi altro paese scomodo all’Occidente, ma mai sentiamo parlare delle PSYOPS condotte dai paesi occidentali, Stati Uniti su tutti, portate avanti con l’impiego di think thank, media e social network, ONG e con tutto ciò che asserisce al cosiddetto “softpower”, che certamente non hanno niente da invidiare agli altri paesi e l’atteggiamento posto con tale legge ne è una fulgida dimostrazione. Come sempre, può essere interessante riflettere su una semplice domanda: come reagirebbero gli Usa se la Cina mettesse nero su bianco l’intenzione di influenzare l’opinione pubblica americana e i suoi media?
[di Michele Manfrin]
Vienna: riprendono i negoziati sul nucleare iraniano
A Vienna va in scena una nuova tornata dei negoziati dell’accordo sul nucleare iraniano. I colloqui, avviati a inizio aprile, si svolgeranno in presenza tra la Repubblica islamica e i 4+1 (Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Cina). Gli Stati Uniti continueranno invece a seguire gli sviluppi in un tavolo separato, dopo il ritiro unilaterale deciso da Donald Trump nel 2018
Gli ambientalisti hanno salvato parte della foresta Maya, acquistandola
Le foreste sono vitali per il nostro pianeta. Oltre a contribuire alla tutela della biodiversità ospitando tantissime specie di animali, riducono gli effetti dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. Queste immense distese verdi forniscono materie prime, cibo e mezzi di sussistenza per tantissime popolazioni indigene, e fungono anche da polmoni della Terra, perché in grado di stoccare ingenti quantità di anidride carbonica. Purtroppo però, l’avidità dell’uomo le distrugge e le brucia, contribuendo a un danno ambientale irreversibile.
Danno, che in Belize alcune organizzazioni ambientaliste locali hanno voluto esorcizzare, comprando una parte della Selva Maya. Situata tra Belize, Guatemala e Messico, è la più grande foresta tropicale del Mesoamerica. Si parla di oltre 4 milioni di ettari di aree protette, le quali ospitano circa venti ecosistemi diversi e 600 mila individui di vari gruppi indigeni. In questo paradiso di biodiversità c’è un ulteriore punto preziosissimo, ma allo stesso tempo “tallone di Achille”: il Maya Forest Corridor. Si tratta di un collegamento tra le aree montuose e quelle forestali, il quale garantisce la sopravvivenza di molte specie di fauna selvatica, tra cui alcune a rischio estinzione. Questo “corridoio” però, negli ultimi dieci anni è stato ridotto del 65% a causa della deforestazione, il cui tasso è quadruplicato rispetto alla media del Belize, principalmente per fare spazio alle coltivazioni intensive.
Per questo motivo, gli ambientalisti hanno deciso di comprare 95 mila ettari di foresta, inizialmente appartenente a una società statunitense privata. Quando l’area è stata messa in vendita, una quindicina di organizzazioni, tra cui Global Wildlife Conservation, ha deciso di acquistarla per preservarla. L’annuncio è stato diramato proprio il 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra. La nuova area protetta si aggiunge a quella della riserva del Rio Bravo, sotto la protezione di The Nature Conservancy.
[di Eugenia Greco]
Birmania: gruppo ribelle assalta base militare
Il gruppo ribelle Karen National Union (KNU) ha assaltato e dato alle fiamme una base militare nell’est del paese, vicino al confine con la Thailandia. Il gruppo ha più volte condannato il colpo di stato che il 1 febbraio ha destituito Aung San Suu Kyi








