martedì 6 Maggio 2025
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Elezioni USA, il Texas fa ricorso alla Corte Suprema

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Il Texas ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti contro Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin per bloccare l’elezione del democratico Joe Biden. Secondo il procuratore generale del Texas, il repubblicano Ken Paxton, le modifiche alle procedure di voto nelle scorse elezioni – rese necessarie dalla pandemia – sarebbero incostituzionali. Inoltre, il voto per corrispondenza avrebbe favorito i brogli elettorali. Dunque, il Texas chiede che non siano contati i 62 voti dei quattro Stati e di rinviare la riunione del Collegio elettorale che eleggerà formalmente il prossimo presidente degli Stati Uniti, attualmente prevista per il 14 dicembre. I procuratori generali di Alabama e Tennessee sono intenzionati ad aderire alla causa.

Se i 62 grandi elettori non venissero contati nel collegio elettorale, Joe Biden – che ha totalizzato 306 voti – scenderebbe sotto la soglia dei 270 voti necessari alla vittoria. Tuttavia, finora i ricorsi di Trump e dei suoi sostenitori non sono stati accolti dalla Corte Suprema, nonostante sia composta da una maggioranza conservatrice. Inoltre, le accuse di votazioni illegali in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin nella causa intentata dal Texas non sono supportate da prove, tanto che l’avvocato generale del Texas Kyle Hawkins non ha firmato il ricorso.

 

Vivere tra la biodiversità rende l’uomo felice, lo spiega una ricerca scientifica

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Più specie ci sono nelle vicinanze delle abitazioni e più alto è il grado di soddisfazione degli europei. Lo ha dimostrato uno studio tedesco condotto dal Centro per la ricerca integrativa sulla biodiversità (iDiv). I ricercatori hanno confrontato il numero di specie di uccelli con i dati delle “indagini sulla qualità della vita del 2012” relative ad oltre 26.000 cittadini provenienti da 26 paesi europei. È risultato che il godimento individuale della vita è correlato al numero di specie di uccelli nell’ambiente circostante. E se le specie nelle vicinanze aumentano di un ulteriore 10%, allora la soddisfazione di vita degli europei cresce tanto quanto un aumento del reddito.

L’avifauna, qui misurata in base alla diversità delle specie secondo l’atlante europeo degli uccelli nidificanti, è particolarmente adatta come indicatore della diversità biologica. Nelle aree urbane, gli uccelli sono tra le specie più presenti e i loro canti possono essere ascoltati anche se non sono visibili. C’è poi un secondo aspetto: “un numero elevato di specie di uccelli – precisano i ricercatori – si può trovare in aree con un’elevata percentuale di paesaggi quasi naturali e diversificati che contengono numerosi spazi verdi e specchi d’acqua”. Gli studi sulle specie aviarie in Europa dimostrano però che la diversità biologica sta attualmente subendo un drastico declino. Con il rischio quindi che anche il benessere umano risenta di una natura impoverita.

Vaccini Covid, cosa dicono i primi studi sugli effetti collaterali

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Con l’inizio delle vaccinazioni emergono anche i primi dati su eventuali effetti collaterali che possono seguire la somministrazione. Oggi, ad esempio, il Regno Unito, attraverso l’Mhra, la sua agenzia del farmaco, ha raccomandato di non sottoporre a vaccinazione anti Covid pazienti particolarmente soggetti a reazioni allergiche. L’indicazione è arrivata dopo che due persone, fra le centinaia che hanno ricevuto il vaccino hanno avuto una forte allergia.

Secondo uno studio realizzato dall’FDA (ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici) sul vaccino Pfizer-BioNTech, la maggior parte dei soggetti avverte dolore attorno alla zona dell’iniezione (84,1%). Il 63%, invece, dice di aver provato affaticamento, il 55% mal di testa e il 38,3 % dolore muscolare. A questi si aggiungono gli individui che affermano di aver avuto brividi per tutto il corpo (quasi 32%), dolori articolari (23,6%) e febbre nel 14,2% dei casi.

Reazioni più gravi si sono verificate in percentuali quasi inconsistenti: tra lo 0,0% al 4,6% dei partecipanti, in particolare dopo la somministrazione della seconda dose e in partecipanti con età superiore ai 55 anni. Ad esempio un’infermiera ha dichiarato di aver avuto effetti minimi dopo la prima dose e febbre molto alta dopo la seconda, a cui si sono aggiunti brividi e mal di testa. I ricercatori sostengono che sia abbastanza raro che un solo individuo manifesti i sintomi tutti insieme.

Tuttavia gli effetti meno gravi pare si attenuino nel giro di pochi giorni.

Europa, tornano i treni notte tra le grandi capitali: “sono il futuro della mobilità”

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Austria, Francia, Germania e Svizzera hanno concordato di aumentare i treni notturni sulle loro reti ferroviarie. La decisione è stata presa ieri e una serie di servizi renderà possibile il collegamento tra le città di tutta Europa. Le tratte Vienna-Monaco-Parigi e Zurigo-Colonia-Amsterdam verranno lanciate a dicembre 2021, nella prima fase del “Trans-Europ Express 2.0“. Nel 2022, invece, Zurigo sarà collegata a Roma e nel 2023 Berlino, Bruxelles e Parigi avranno servizi di cuccette. Barcellona entrerà a far parte della rete nel 2024.

Le ferrovie austriache (ÖBB) gestiranno le nuove linee, insieme alle controparti francese, tedesca e svizzera. Gli svizzeri hanno affermato che, per costruire una rete di treni notturni, alcune città dovranno diventare hub (fulcro). Secondo la mappa del percorso rilasciata dalle quattro compagnie ferroviarie, queste saranno  Bruxelles, Vienna, Zurigo e Berlino.

Il prossimo anno è sulla buona strada per essere “l’Anno europeo delle ferrovie”. Il ministro dei trasporti austriaco, Leonore Gewessler, ha definito i treni notturni “il futuro della mobilità ecologica in Europa”. I negoziatori dell’UE hanno concordato 12 mesi di eventi orientati ai treni, sostenuti da un budget di 8 milioni di euro. Secondo una bozza della strategia per la mobilità sostenibile della Commissione, l’esecutivo dell’UE vuole che l’uso dei treni ad alta velocità raddoppi entro il 2030 e triplichi entro il 2050.

Mes, Il Parlamento ha approvato la risoluzione del Governo: ok alla revisione

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Via libera della Camera alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. I voti a favore sono stati 314, i contrari 239, 9 gli astenuti. Nel documento si dà mandato al Governo per il via libera alla revisione del Mes. Tra tutti gli appartenenti al Movimento 5 Stelle che avevano annunciato di votare a sfavore, alla fine hanno detto no solo in 6. Anche al Senato i voti contrari M5s non dovrebbero essere più di quattro.

L’ok non significa che l’Italia utilizzerà il Mes, ma solo che viene approvata la revisione delle sue regole concordata in Europa. La risoluzione della maggioranza specifica che “qualsiasi decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del Mes sarà assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un’analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell’utilizzo degli eventuali finanziamenti”.

Covid, prima i ricchi: i paesi poveri esclusi dalla distribuzione dei vaccini

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Il prossimo anno 9 persone su 10 rischiano di non potersi vaccinare contro il Covid-19, perché la maggior parte dei vaccini è stata acquistata dall’occidente. Lo denuncia People’s Vaccine Alliance, organizzazione formata da Amnesty International, Frontline Aids, Global Justice Now e Oxfam. Mentre le prime persone vengono vaccinate nel Regno Unito, gli attivisti avvertono che gli accordi conclusi dai governi dei paesi ricchi lasceranno i poveri in balia del virus. Il 14% della popolazione mondiale (ricca), si è assicurato il ​​53% dei vaccini più promettenti. Il dato peggiore è quello del Canada che ha acquistato 5 dosi per ogni suo cittadino…

People’s Vaccine Alliance, ha analizzato i dati della società Airfinity e gli accordi globali con 8 candidati ai vaccini: 67 Paesi a reddito medio e basso rischiano di essere lasciati indietro e 5 di questi (Kenya, Myanmar, Nigeria, Pakistan e Ucraina) hanno segnalato quasi 1,5 milioni di casi.

Le forniture di Pfizer/BioNTech, andranno per il 96% ai paesi ricchi, così come per il vaccino di Moderna, che si dice abbia un’efficacia del 95%. I prezzi di entrambi sono alti e l’accesso per i paesi a basso reddito sarà complicato. Al contrario, il vaccino dell’Università di Oxford/AstraZeneca, efficace al 70%, ha fissato un costo inferiore ed il 64% delle dosi andrà nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia questa società da sola non può rifornire la popolazione mondiale povera.

Un mercato che non conosce crisi: la vendita di armi continua a crescere nel mondo

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L’industria degli armamenti rappresenta un mercato di quasi 400 miliardi di dollari. Tra Stati Uniti da un lato e Russia dall’altro, si insinuano nuovi Stati agguerriti a conquistare fette sempre maggiori di mercato. Lo ha rivelato lo studio pubblicato dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), prendendo in considerazione i 25 principali produttori di armi del mondo. La vendita di armi ha generato 361 miliardi nel 2019 (8,5 % in più del 2018). Le aziende di armamenti statunitensi restano leader, con le prime 5 posizioni e rappresentano il 61% delle vendite globali. La Cina controlla il 16% del mercato e l’Europa il 18%. L’italiana Leonardo, presente in 21 Paesi nel mondo, è una delle aziende più internazionali del settore.

Il nostro Paese è uno dei meno trasparenti, quando si tratta di dichiarare in modo internazionale la vendita di armi. Lo si scopre sfogliando i report annuali (resoconto vendita/acquisto), che ogni Stato aderente al Trattato sul commercio delle armi deve inviare alle Nazioni Unite. Negli ultimi 4 anni, quando alla guida del governo c’era Paolo Gentiloni, Roma non ha mai specificato verso quali Paesi veniva effettuata l’esportazione, avvalendosi della clausola di riservatezza (articolo 13.3 del Trattato).

Sono i paesi dell’area mediorientale e dell’Africa settentrionale i maggiori acquirenti di armi italiane per un totale di 1,334 miliardi di euro, pari al 32,6% di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento).

Break dance: dalle strade del Bronx alle Olimpiadi 2024

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La break dance entra ufficialmente a far parte delle discipline olimpiche ed è stata inserita nei Giochi di Parigi 2024. Il comitato esecutivo del Cio ha confermato anche skateboard, arrampicata sportiva e surf, che debutteranno ai Giochi di Tokyo, rinviati di un anno a causa della pandemia da Covid-19. Tra le decisioni prese dal Comitato anche la sottrazione dai Giochi di Francia di baseball/softball e karate. I 4 sport aggiuntivi andranno ad affiancarsi ai 28 tradizionali. Rispetto ai futuri Giochi di Tokyo ci saranno però alcune novità: gli atleti saranno 10.500 (600 in meno), e i podi diventeranno 329, (10 in meno). Verrà introdotta la parità di genere tra atleti.

La break dance (breaking, b-boying o b-girling) è una danza di strada, sviluppata da teenager afro-americani e latino-americani nel Bronx di New York. Si tratta di un ballo individuale, originariamente svolto all’interno di un cerchio di persone, composto da una serie di movimenti alternati a stretto contatto con il pavimento e non. Diffusasi a livello globale a partire dalla prima metà degli anni ottanta, il ballo fa parte delle 4 arti Hip Hop con a MCing (rap), DJing, (beat-maker) e Writing (graffiti). L’esplosione mediatica che la break dance ebbe, offrì l’opportunità a migliaia di giovani di confrontarsi con questa nuova forma d’espressione.

L’Italia continua a finanziare per 35 miliardi l’anno le fonti fossili che devastano il clima

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A coal fired power plant on the Ohio River just West of Cincinnati

Ancora nessuno stop da parte del governo ai sussidi alle fonti fossili. A denunciarlo, Legambiente con un nuovo rapporto. I sussidi in questione rientrano nella categoria dei sussidi ambientalmente dannosi e – secondo i calcoli dell’associazione – sono stimabili in 35,7 miliardi di euro. Le agevolazioni, di cui buona parte, oltre 23 miliardi, è destinata alle imprese, comprendono: finanziamenti diretti a centrali che utilizzano fonti fossili e sconti su tasse per ampi utilizzi di benzina, gas e gasolio. Ma anche finanziamenti ad autostrade, a impianti per la fertilizzazione e fondi per la ricerca su carbone, gas e petrolio. La quota più rilevante dei sussidi diretti – evidenziano poi nel rapporto – riguarda il settore dei trasporti, seguono l’energia e l’agricoltura.

L’Italia, occupando la 27esima posizione, ha perso punti nel Climate Change Performance Index 2021, l’indice che valuta e confronta le politiche climatiche di 57 paesi. Secondo Legambiente, i miliardi di euro attualmente impiegati come sussidi ecologicamente dannosi, potrebbero essere invece investiti in innovazione ambientale. Nonostante sia stata istituita una Commissione apposita, gli impegni non sarebbero stati rispettati. Pertanto, l’associazione rinnova la richiesta di inserire nel Recovery Plan la cancellazione di tutti i sussidi alle fossili entro il 2030, maggiore trasparenza e lo stop immediato ai sussidi diretti alle fonti non rinnovabili e per lo sfruttamento dei beni ambientali.

18 pescatori italiani da 100 giorni si trovano agli arresti in Libia

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Sono trascorsi quasi 100 giorni da quando i 18 pescatori di Mazara del Vallo si trovano in stato di fermo in una caserma-carcere nei pressi di Bengasi, in Libia. 100 giorni senza novità e con pochissime dichiarazioni da parte delle autorità sia italiane sia libiche. Come sempre accade in questi casi la diplomazia si muove sottotraccia. Nel frattempo, per non far svanire l’attenzione pubblica le mogli dei pescatori hanno annunciato di voler passare il Natale sotto il Parlamento e il Capodanno fuori dal Quirinale. Mentre il vescovo di Mazara, Domenico Mogavero, sostiene la necessità di intervenire con corpi speciali affinché i pescatori possano essere liberati.

Gli equipaggi dei pescherecci Medinea e Antartide sono stati fermati lo scorso 1 settembre, a circa quaranta miglia dalle coste libiche. I pescatori si trovano attualmente nel carcere di El Kuefia, mentre le imbarcazioni sono trattenute nel porto di Bengasi. L’accusa è di ingresso e pesca in acque libiche senza previa autorizzazione. Il caso riporta alla luce la dibattuta questione delle acque internazionali. A fine settembre il generale Mohamed al Wershafani, funzionario delle milizie che combattono per il governo di Khalifa Haftar, aveva detto ad Agenzia Nova che i pescatori sarebbero stati processati secondo le leggi libiche. Tuttavia, ad oggi non si ha notizia di nessun processo imbastito contro di loro e non si sa se e quando si terrà.