martedì 23 Settembre 2025
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Scuola: protesta degli studenti davanti al Miur

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Questa mattina, nel primo giorno di rientro a scuola, un gruppo di studenti ha protestato davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione, a Roma. La manifestazione è stata organizzata dalla “Rete degli Studenti Medi” ed i ragazzi che vi hanno partecipato hanno urlato slogan come «la scuola è pubblica e non si tocca». A tal proposito Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, ha affermato: «Studentesse e studenti non sono più disposti a portare sulle proprie spalle il fallimento di una classe dirigente che, priva di un piano preciso per il sistema d’istruzione, si è limitata ad annunci e a chiusure senza affrontare i nodi centrali del problema, dall’edilizia scolastica al trasporto pubblico».

Svolta in Inghilterra: il governo annuncia lo stop al Green Pass

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In Inghilterra – la nazione più grande del Regno Unito – il governo di Boris Johnson ha preso la decisione di non introdurre l’NHS Covid Pass (sistema per attestare l’effettiva somministrazione della doppia dose, l’equivalente del Green Pass italiano). L’approvazione di tale misura anti-contagio era stata prevista entro la fine settembre: la disposizione detta il possesso obbligatorio del passaporto vaccinale – o, in alternativa, di un test negativo – per potere accedere a qualsivoglia evento di massa o per entrare nei locali notturni. Invece, come annunciato dal ministro della Sanità Sajid Javid, in Inghilterra il provvedimento non sarà approvato. «Non dovremmo fare le cose per il gusto di farle», ha detto Sajid Javid (Segretario di Stato per la salute) mentre alla BBC dava la notizia della decisione presa: nonostante i piani per introdurre i passaporti vaccinali saranno tenuti in considerazione come opzione – nel caso di un nuovo peggioramento della situazione sanitaria – Sajid Javid ha fatto sapere che il governo ha deciso di non andare avanti con i suddetti piani.

Javid ha inoltre negato che il Governo abbia fatto il brusco dietro front dopo le critiche ricevute, giustificando la scelta presa parlando del «Muro di difesa» creatosi, facendo riferimento all’alto assorbimento di vaccini, ai test, all’attenta sorveglianza e ai nuovi trattamenti. Però, solo una settimana prima, il ministro dei vaccini Nadhim Zahawi aveva chiarito come settembre fosse il momento migliore per avviare lo schema del passaporto vaccinale per tutti gli eventi di massa. I motivi del cambio di programma sembrano quindi essere principalmente due: uno sanitario e l’altro politico. Il primo è relativo a ciò che ha osservato Sajid Javid, il sopracitato “muro di difesa”: Javid ha fatto notare come in molti Paesi il Green pass sia stato effettivamente introdotto per incoraggiare i cittadini a vaccinarsi, obiettivo già in via di raggiungimento nel Regno Unito. Il secondo motivo fa invece capire che, probabilmente, la disposizione non sarebbe passata in Parlamento, considerando che gran parte dello stesso partito conservatore di Boris Johnson si è schierata contro, così come si sono vivamente opposti i liberal democratici. Anche il leader del Partito Laburista Keir Starmer si è opposto alla misura, definendola «Contraria allo spirito britannico».

Anche se le decisioni prese finora sembrano appoggiarsi su una situazione più rosea, solo qualche settimana fa è stato registrato il secondo tasso di contagio più alto in Inghilterra (il caso del boom di contagi al Boardmasters Festival, nonostante l’obbligo dell’NHS Covid Pass e svariate ferree restrizioni); inoltre, secondo i più recenti dati del Governo, nel Regno Unito sono stati registrati 29.173 nuovi casi di Coronavirus. Per quanto riguarda, invece, le altre nazioni che compongono il Regno Unito, solo la Scozia – dal primo ottobre – introdurrà un passaporto vaccinale per coloro che hanno dai diciotto anni in su. Per quanto riguarda il Galles, è necessario attendere una settimana purché i ministri decidano se dare il via o meno alla direttiva. Solo l’Irlanda del Nord rimane, per il momento, senza piani ufficiali.

[di Francesca Naima]

Gli Usa prima di lasciare l’Afghanistan hanno compiuto l’ennesima strage di civili

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Il New York Times ha pubblicato un video, proveniente da una telecamera di sicurezza, che testimonia l’attacco di un drone, a Kabul, che anziché colpire l’Isis-k stermina una famiglia di 10 persone. Come ha riportato la BBC, il Pentagono ha dichiarato di non essere nella posizione di smentire queste accuse. Il responsabile dei rapporti con la stampa, John Kirby, ha però provato a giocarsela con la rassicurazione morale: «non c’è esercito sulla faccia della terra che si impegni più di quello statunitense per evitare morti di civili». Sarà, fatto sta che l’ultimo atto dell’esercito Usa prima di abbandonare la terra afghana dopo una ventennale occupazione sarebbe stata l’ennesima strage di innocenti.

Il 29 agosto 2021, i militari statunitensi hanno lanciato un attacco con un drone perché sospettavano che nella vettura in questione ci fosse almeno un membero dell’Isis-k, gruppo che nei giorni precedenti aveva ucciso 13 soldati americani e 169 civili afghani in un attentato presso l’aeroporto di Kabul. Per ore i soldati hanno seguito la macchina, per poi farla attaccare. Secondo le fonti statunitensi, l’auto era sospetta perché aveva appena lasciato un edificio conosciuto come rifugio Isis.

Invece, nella vettura viaggiava una famiglia di civili afghani, che con l’Isis non avevano alcuna relazione. Anzi, si trattava di un operatore umanitario impiegato in una ONG americana, in compagnia dei figli che erano andati a trovarlo. Sono stati tutti uccisi in una serie di esplosioni consecutive, che hanno bruciato i loro corpi fino a renderli irriconoscibili anche ai parenti. Tra i deceduti, 7 bambini di cui uno di appena 2 anni.

La vittima principale, un uomo di 43 anni di nome Zemari Ahmadi, lavorava da 14 anni nella ONG Nutrition & Education International. Stava portando dei contenitori di acqua dall’ufficio, per aiutare il suo vicino di casa: questi contenitori erano stati subito considerati sospetti. Insieme alla famiglia, aveva recentemente fatto richiesta per ottenere un visto speciale per trasferirsi negli Stati Uniti.

Se il New York Times non avesse ottenuto le riprese fatte da una telecamera di sicurezza nei pressi dell’attacco e se non avesse aperto un’investigazione a riguardo, l’esercito USA avrebbe continuato a dichiarare di aver eliminato dei terroristi dell’Isis-k. Di fronte ai filmati, hanno comunque ridimensionato la gravità dell’evento, spostando l’attenzione su altri fatti, sottolineando di essere assolutamente votati alla protezione dei civili nelle zone di guerra, e giustificando la propria avventatezza dicendo di non aver visto né donne né bambini.

Secondo il Bureau of Investigative Journalism, gli attacchi di droni, strumento molto frequente e molto controverso della strategia antiterroristica USA, hanno ucciso almeno 4126 persone (ma le stime toccano le 10.000) dal 2004 ad oggi. Di queste, tra i 300 e i 900 sarebbero civili.

[di Anita Ishaq]

Cannabis, duecentomila firme in 48 ore per il referendum

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In sole quarantotto ore sono state raccolte duecentomila firme per la proposta di referendum che prevede di modificare alcuni punti della legislazione sulla cannabis per raggiungere una reale depenalizzazione del consumo. Per rispettare i termini il referendum dovrà riuscire a raccogliere 500.000 firme entro il 30 settembre prossimo, obiettivo decisamente ambizioso, ma che pare raggiungibile dopo la partenza oltre le aspettative. Una testimonianza della grande attenzione pubblica sul tema e della volontà crescente di spronare la politica ad adottare provvedimenti volti a modificare l’approccio proibizionista figlio dell’era della cosiddetta “War on Drugs“. Per aderire al referendum cannabis legale, iniziativa del Comitato promotore che raccoglie diverse associazioni (Antigone, Forum Droghe, +Europa…) è possibile raggiungere l’apposito sito così da firmare online – se in possesso di SPID o della Carta di Identità Elettronica.

Il quesito referendario si pone tre obiettivi fondamentali: l’eliminazione del reato di coltivazione (rimarrebbero comunque in vigore la condotte di detenzione, produzione e fabbricazione per tutto ciò che non riguarda l’uso personale), la rimozione delle pene detentive per qualsiasi condotta legata alla cannabis (con l’eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito) e l’annullamento della sanzione amministrativa che prevede il ritiro della patente per coloro in possesso della sostanza, ma la sanzione rimane comunque in vigore per chi guida in uno stato di alterazione psicofisica (dunque, sì ad averla con sé mentre si guida ma no, ovviamente, a guidare dopo averne fatto uso). Tre punti, quelli da rivedere, che fanno parte della legge 309/90 (il Testo Unico sulle sostanze stupefacenti e psicotrope). Le richieste mosse sono un esempio della necessità di superare un trentennio in cui è valso un approccio proibizionista e, com’è stato evidente, criminalizzante sulla cannabis. Basti pensare che le carceri pullulano di chi viene riconosciuto colpevole del reato di detenzione e spaccio, gran parte delle volte piccoli spacciatori o consumatori, seguendo un modello indifferenziato per qualsivoglia “droga”.

Con un tale approccio è stato riscontrato l’esistere di squilibri ma anche ingiustizie marcate da labili confini, mentre i tribunali si sono riempiti di chi ha violato l’articolo 73 della legge 309/90 (appunto, detenzione e spaccio) senza davvero ridurre il giro della criminalità organizzata, visto che i condannati per la violazione dell’articolo 74 della legge 309/90 (traffico) rappresentano solo una minima parte. Chi è, quindi, un consumatore abituale di cannabis – in Italia se ne contano più di sei milioni – si trova in un bivio: coltivare cannabis, rischiando il carcere, o finanziare lo spaccio illegale. Non solo, anche chi è autorizzato a usufruire della droga leggera per scopi terapeutici risente delle trafile burocratiche e problemi dettati da un forte proibizionismo di base. Allora, è giunto il momento per i cittadini di scegliere se appoggiare il quesito referendario per la depenalizzazione, che rappresenta, tra l’altro, un grande passo avanti verso una possibile, futura, legalizzazione della cannabis anche in Italia.

[di Francesca Naima]

In Francia la nuova candidata alle presidenziali è Anne Hidalgo

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Domenica 12 settembre Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha fatto sapere che si candiderà per le presidenziali, le quali avranno luogo il prossimo anno. Anne Hidalgo è figlia di immigrati spagnoli, tra coloro che fuggirono dalla dittatura di Francisco Franco. Anne Hidalgo, del partito socialista, è per ora la favorita e sfidante di Emmanuel Macron. La sindaca di Parigi dovrà espandersi sempre più a livello nazionale, ma sembrerebbe avere le carte in regola per potere diventare la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente della Francia.

Bill Gates punta il turismo di lusso con un investimento da 2,2 miliardi

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Il magnate Bill Gates, attraverso la Cascade Investment LLCholding statunitense che gestisce il suo enorme patrimonio – verserà 2,2 miliardi di dollari per acquistare azioni della catena alberghiera di lusso Four Season. L’accordo – interamente in contanti  – sarà finalizzato entro gennaio 2022 e consisterà nel rilevare il 23,75 per cento di Four Season, rilevandolo dal miliardario saudita Prince Alwaleed bin Talal.

Evidentemente il “filantropo e fondatore di Microsoft intende scommettere sulla fine delle restrizioni pandemiche, andando a investire in uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi, quello del turismo. Four Seasons ha inoltre un’impronta non solo turistica: con quasi due dozzine di hotel in Medio Oriente e in Africa, è un marchio molto popolare tra consulenti, banchieri e chi ha ruoli di spicco nell’imprenditoria e settori simili. Investirci significa quindi anche puntare su nuovo boom dei viaggi d’affari di alto livello. Nelle grandi città, tali spostamenti lavorativi hanno subito un grave stop durante la pandemia; per esempio, il Four Seasons che si trova al centro di Manhattan è attualmente chiuso. La grande catena di hotel di lusso, secondo quanto riportato dalla testata specializzata Forbes sta anche investendo molto sul mercato immobiliare, intendendo associare il proprio marchio ad appartamenti esclusivi in affitto nelle principali città del pianeta.

Quello del turismo non è di certo l’unico settore nel quale Gates – ritenuto il quinto uomo più ricco al mondo e parte interessata nella gestione pandemica attraverso la Bill e Melinda Gates Foundation e come ideatore e finanziatore di COVAX, l’agenzia globale che si occupa – finora con scarsi risultati – di rendere i vaccini disponibili per i paesi poveri – sta investendo. Nel frattempo, sempre attraverso la Cascade Investment LLC, il magnate è diventato anche il più grande proprietario privato di terreni agricoli coltivabili negli Stati Uniti. Un investimento che ha visto protagonista non solo Bill Gates, ma diversi miliardari del mondo. A dettarlo non un’improvvisa passione per la vita di campagna, ma la comprensione di alcune dinamiche finanziarie, prime tra tutte il mercato dei crediti di carbonio.

[di Francesca Naima]

Corea del Nord: test per un nuovo “missile a lungo raggio”

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Nel fine settimana, in Corea del Nord, è stato testato un nuovo “missile da crociera a lungo raggio”. L’agenzia di stampa ufficiale del Paese (KCNA) ha fatto sapere che le prove si sono concluse con successo. L’ultimo test di tiro da parte della Corea del Nord è stato effettuato a marzo nel Mar del Giappone, violando le scelte prese dall’ONU. Nonostante il Paese abbia ricevuto delle sanzioni per i propri programmi nucleari e balistici, la Corea del Nord continua a sviluppare arsenale, fatto che allarma la comunità internazionale.

Le scuole differenti: dall’istruzione parentale al metodo Montessori

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Quante volte abbiamo sentito dire “La scuola è un obbligo”? Nell’immaginario comune, la scuola intesa come l’edificio che quotidianamente ospita classi di studenti e insegnanti per otto ore al giorno, è considerata tappa scontata e obbligatoria per tutti. In realtà la scuola è più un concetto che vede differenti modalità d’attuazione. In Italia, infatti, esistendo l’obbligo di istruzione e non di scolarizzazione, ci sono modi differenti dalla comune realtà scolastica di cui genitori e tutori possono avvalersi per provvedere alla formazione dei propri figli.
Iniziamo con una modalità poco dibat...

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Francia: quasi 200 manifestazioni contro la “dittatura sanitaria”

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Sono quasi 200 le manifestazioni che stanno avendo luogo oggi in tutto il territorio francese. Il 15 settembre, in Francia, entrerà infatti in vigore l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario: chi non avrà ricevuto almeno una dose entro la data stabilita, non potrà più lavorare e non percepirà più alcun salario. Sono dunque circa 170 mila i manifestanti che stanno protestando contro l’obbligo vaccinale imposto al personale sanitario. «Ai piedi del Ministero della Salute a Parigi, un raduno di professionisti della salute e di pompieri contro la “dittatura della salute” e le “menzogne dello Stato e dei media”», come precisa Stéphane Mandard, giornalista de Le Monde.

Passi in avanti per un vaccino contro il cancro: al via la sperimentazione

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Un vaccino a due dosi ha mostrato risultati promettenti nel trattamento dei tumori. Gli studi preclinici condotti sui ratti hanno infatti evidenziato una marcata efficacia del trattamento, tanto da portare la sperimentazione alla fase I del trial clinico vero e proprio. Questa avrà inizio entro la fine dell’anno e coinvolgerà 80 pazienti oncologici con cancro ai polmoni. I ricercatori del team Oxford-AstraZeneca e del Ludwig Institute for Cancer Research hanno raggiunto questo importante traguardo nel campo dell’immunoterapia utilizzando la stessa tecnologia a vettore virale del vaccino anti-covid Vaxzevria. Perché questa scelta? Semplice, i vaccini virali ricombinanti – come hanno dimostrato diversi studi – riescono ad indurre una potente risposta immunitaria attivando i linfociti CD8+ T. Cellule che, in determinate condizioni – come vedremo – possono bloccare la proliferazione tumorale. Inoltre, la stessa accelerazione alla ricerca scientifica, data proprio dalla condizione pandemica, potrebbe aver giocato un ruolo chiave nell’ottenere questo risultato.

La formulazione è eterologa, ovvero costituita da due principi sensibilmente diversi tra loro. Da un lato, contiene un poxvirus attenuato (vaccino Ankara modificato, MVA), dall’altro, come nel caso di Vaxzevria, consiste in un adenovirus che funziona da vettore virale, modificato di modo da bloccarne la replicazione per renderlo innocuo (ChAdOx1). Nel vaccino contro la Covid-19 quest’ultimo è impiegato per il trasporto della proteina Spike, mentre qui è stato combinato con una terapia immunologica già nota al fine di potenziare l’efficacia della stessa. Stiamo parlando del Blocco del checkpoint immunologico (ICB), ovvero, una strategia che punta a togliere il freno alle cellule del sistema immunitario, concentrando il loro potenziale ‘distruttivo’ verso le cellule tumorali. In assenza di patogeni, infatti, le cellule immunitarie vengono naturalmente inibite per evitare infiammazioni interne. Ma gli stessi tumori, sfruttando l’interazione tra due molecole – la proteina PD-1 e il suo sito di legame PD-L1 – si difendono impedendo alle cellule del sistema immunitario – i linfociti T in particolare – di attaccarli. Il vaccino contro il cancro formulato dai ricercatori, per l’appunto, contiene anticorpi in grado di bloccare questo processo. Lo scopo è stato quindi rendere le cellule tumorali maggiormente vulnerabili ai linfociti CD8+ T stimolati dai vettori virali.

Ma come fa la terapia a colpire selettivamente il tumore? Questo è possibile grazie al riconoscimento di due antigeni di tipo MAGE presenti sulla superficie di molte tipologie di cellule tumorali. Si tratta di molecole in grado di riconoscere una famiglia di geni, codificanti per delle proteine omonime, scoperti per la prima volta nel tumore della pelle. Da qui, l’acronimo che sta per Melanoma-Associated Antigen. Il vantaggio di sfruttare queste proteine come bersagli del vaccino è la loro presenza su numerosi tessuti tumorali, combinata alla loro assenza su tessuti sani, riducendo quindi anche il rischio di possibili effetti collaterali. D’altra parte, un limite c’è. Laddove queste molecole vengono a mancare, infatti, non è stato registrato alcun beneficio clinico. Ad ogni modo – spiegano i ricercatori – il vaccino contro il cancro, denominato ChAdOx1/MVA, genera una forte risposta immunitaria da parte dei linfociti CD8+ che si infiltrano nei tumori determinando un netto miglioramento nell’efficacia della terapia ICB precedentemente citata. Certo è che la strada è ancora lunga e tortuosa: una volta terminata la fase I, prima di arrivare ad un’eventuale approvazione, l’iter prevede infatti altre due fasi cliniche che sicuramente dureranno anni. In questo caso, non è prevista nessuna autorizzazione emergenziale.

[la Redazione]