martedì 11 Novembre 2025
Home Blog Pagina 1402

La Sicilia sfida il Governo: accesso ai traghetti senza super green pass

7

Anche ai passeggeri privi di super green pass, diretti verso la Penisola, dalle ore 14:00 della giornata di oggi possono attraversare lo Stretto di Messina con i traghetti: è quanto disposto da un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Il provvedimento è stato adottato «al fine di garantire e salvaguardare la continuità territoriale, l’accesso e l’utilizzo dei mezzi marittimi di trasporto pubblico per l’attraversamento dello Stretto di Messina nonché per i collegamenti da e per le Isole minori siciliane». A tal proposito la disposizione riconosce la stessa facoltà anche agli abitanti delle Isole minori siciliane e, inoltre, resterà vigente fino alla cessazione dello stato di emergenza.

Per l’accesso ai mezzi di trasporto marittimo per l’attraversamento dello Stretto di Messina e per il movimento dalle Isole minori, tuttavia, benché non sia necessario il possesso del super green pass, è consentito soltanto a chi può esibire il referto negativo di un tampone antigenico o molecolare. Inoltre, nell’ordinanza si legge che «ai soggetti che si avvalgono delle navi aperte per i collegamenti marittimi nello Stretto di Messina a bordo di autovetture o di altro mezzo di trasporto è fatto divieto di abbandonare il mezzo medesimo per tutto il tempo della traversata». Se, invece, si tratta di pedoni, questi ultimi «sono obbligati a permanere negli spazi comuni aperti delle imbarcazioni, restando al contrario inibito l’accesso ai locali chiusi». In ogni caso, viene poi precisato che «è fatto obbligo per tutti i passeggeri di mantenere indossata, per tutto il periodo di permanenza a bordo dei suddetti mezzi di trasporto marittimo, una mascherina Ffp2».

Tale ordinanza, con cui Musumeci si è schierato contro quanto disposto dal governo centrale, mette fine all’efficacia della norma dello stesso, che aveva stabilito recentemente l’estensione del super green pass ai mezzi di trasporto prevedendo – tramite un’ordinanza del Ministero della Salute – una deroga a tali regole solo per determinati spostamenti da e per le isole minori fino al 10 febbraio. «Poniamo fine così ad un’assurda ingiustizia ai danni soprattutto dei passeggeri siciliani. Una norma discriminatoria del governo centrale al quale abbiamo fatto appello già da due settimane, affinché si rimediasse» ha affermato Musumeci, il quale ha sottolineato di voler sperare che «anche il collega Occhiuto della Calabria – al quale ha preannunciato la sua iniziativa – intenda adottare lo stesso provvedimento».

[di Raffaele De Luca]

Un documento ufficiale della NATO lancia l’alleanza spaziale

0

La NATO parte all’assalto dello spazio avendo riconosciuto in esso un nuovo dominio operativo che si aggiunge ai precedenti, terra, aria, acqua e cyberspazio. Lo delinea il documento NATO’s overarching Space Policy, pubblicato ieri. La politica spaziale dell’alleanza atlantica mira a fornire sostegno alle operazioni e alle missioni dell’Alleanza in settori quali le comunicazioni, la navigazione e l’intelligence oltre che fornire una mole di dati gigantesca su molte cose che accadono sul nostro pianeta. Oggi, spiega il documento, l’accesso e l’uso del dominio spaziale non è più soltanto prerogativa di poche nazioni con grandi capacità economiche e tecniche. Oltre a Russia e Cina, con chiare capacità di agire nel dominio spaziale, anche paesi come Iran, Corea del Nord e India sarebbero in grado di accedere al dominio con tecnologie più semplici in grado di svolgere, quantomeno, attività contro-spaziali (in sostanza, difendersi dagli attacchi provenienti dal dominio spaziale).

«Lo spazio è sempre più importante per la sicurezza e la prosperità dell’Alleanza e degli Alleati. Lo spazio porta benefici in molteplici aree dal monitoraggio meteorologico, all’ambiente e all’agricoltura, ai trasporti, alla scienza, alle comunicazioni e alle banche (Sic!). L’uso dello spazio ha notevolmente migliorato la capacità degli alleati e della NATO di anticipare le minacce e rispondere alle crisi con maggiore velocità, efficacia e precisione. L’evoluzione negli usi dello spazio e i rapidi progressi nella tecnologia spaziale hanno creato nuove opportunità, ma anche nuovi rischi, vulnerabilità e potenzialmente minacce per la sicurezza e la difesa dell’Alleanza e degli Alleati», si legge nell’introduzione del documento, ove si chiarifica che «la maggior parte delle capacità spaziali sono a duplice uso, al servizio di scopi civili/commerciali e militari, spesso allo stesso tempo». Quest’ultimo passaggio conferma la commistione di interessi e la collaborazione tra il grande capitale privato e il settore militare, come confermato dalle decine di miliardi di dollari di commesse e appalti che i governi conferisco alle multinazionali ma anche da progetti di più ampia portata strategica, come il Progetto DIANA di cui vi abbiamo parlato nel novembre scorso, che legano in maniera interdipendente vari settori tecnologici con gli sviluppi del settore militare. Inoltre, nel documento si afferma: «Gli alleati dovrebbero anche esplorare le opportunità per promuovere la cooperazione con l’industria spaziale e il settore commerciale attraverso quadri prontamente disponibili (ad esempio il Gruppo consultivo industriale della NATO e il Forum dell’industria della NATO)»

Viene anche spiegato che il dominio spaziale è intrinsecamente legato agli altri domini militari. Inoltre, si fa riferimento al fatto che lo spazio è, e lo sarà sempre di più in futuro, di cruciale importanza per il funzionamento dei sistemi terrestri utilizzati quotidianamente su cui si sta strutturando la società ipertecnologica. Dunque, lo spazio rappresenta la nuova frontiera del dominio geostrategico sulla terra. La NATO ritiene quindi di dover prendere le contromisure necessarie ad assicurarsi un libero accesso (leggasi, supremazia) al nuovo dominio. «Un certo numero di nazioni sta sviluppando sistemi anti-spaziali e anti-satellite. I potenziali avversari, in particolare, stanno perseguendo lo sviluppo di una vasta gamma di capacità, da quelle non cinetiche (come l’abbagliamento, l’accecamento e l’inceppamento delle risorse spaziali) ai sistemi distruttivi cinetici (come i missili anti-satellite ad ascesa diretta, i sistemi anti-satellite in orbita e le capacità laser ed elettromagnetiche) [..] Alcune minacce, come il blocco dei segnali e gli attacchi informatici, possono potenzialmente essere causate anche da attori non statali, comprese le organizzazioni terroristiche. Molte minacce ai sistemi spaziali degli alleati hanno origine nel dominio cibernetico e sono destinate ad aumentare». La NATO non intende per il momento creare un attore spaziale autonomo bensì intende sfruttare tutte le conoscenze, le capacità, i dati, i prodotti e i servizi a disposizione dei paesi dell’Alleanza.

La NATO mette dunque un altro tassello nel percorso di costruzione di un ramo di azione spaziale congiunta tra i paesi dell’Alleanza, iniziato nel novembre 2019 con la dichiarazione dello spazio come «nuovo dominio operativo», e che ha visto l’istituzione del Centro spaziale NATO presso l’Allied Air Command di Ramstein, Germania, nell’ottobre 2020.

D’altronde, anche il World Economic Forum, nel suo The Global Risks Report 2022, ha dedicato una sezione all’affollamento della competizione spaziale in chiave commerciale e militare come uno dei punti cardine degli aspetti geopolitici mondiali. E non molto tempo fa, il Pentagono ha affermato di voler iniziare un programma di utilizzo dei satelliti commerciali per scopi militari, ovvero per ottenere maggiori informazioni e dati utili agli scopi dell’esercito, Space Force compresa, nelle innumerevoli missioni e operazioni militaresche.

[di Michele Manfrin]

Colombia: 145 attivisti uccisi nel 2021

0

Sono almeno 145 i leader sociali o difensori dei diritti umani che sono stati uccisi in Colombia nel 2021: lo ha reso noto tramite un comunicato stampa l’ente pubblico che vigila sul rispetto dei diritti umani nel Paese. Il bilancio delle vittime del 2021 è stato inferiore a quello del 2020, quando sono state registrate 182 uccisioni. Tuttavia, secondo l’ufficio del Difensore del popolo, si tratta di una cifra che conferma la recrudescenza della violenza nel Paese dall’accordo di pace con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) del 2016. «Condanniamo questi fatti, principalmente dovuti alle azioni criminali di gruppi armati illegali», ha comunicato il difensore Carlos Camargo, che però non ha fornito ulteriori dettagli riguardo gli autori degli attacchi.

Torino: la polizia carica la manifestazione contro il nuovo centro commerciale

0

Nella giornata di sabato 15 gennaio il comitato EsseNon, nato per opporsi alla costruzione di un supermercato Esselunga in un’area verde e di ritrovo culturale di Torino, ha organizzato una passeggiata informativa per i quartieri di San Paolo e Cenisia. Il corteo è stato immediatamente raggiunto dalla Digos, che non ha esitato a intervenire in modo violento cercando di disperdere i manifestanti e impedire loro di proseguire. La tensione è salita quando le forze di polizia sono arrivate a chiudere tutte le vie di fuga, creando una situazione di alto pericolo per i presenti. L’intervento delle Forze dell’Ordine è stato giustificato sostenendo che le norme vigenti in zona gialla non autorizzano cortei e manifestazioni, scusante secondo i manifestanti utilizzata ad arte e che non giustifica la militarizzazione del quartiere e l’uso indiscriminato della forza da parte degli agenti.

Cariche e manganellate: questa la risposta della polizia di Torino a una passeggiata pacifica, organizzata dal comitato EsseNon per sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche dovute alla decisione di costruire un nuovo supermercato Esselunga. Il centro commerciale sorgerà infatti nella zona del quartiere San Paolo dove ora si trova il Giardino Artiglieri da Montagna, una delle pochissime aree verdi esistenti nei dintorni. Il progetto prevede inoltre l’eliminazione del centro culturale Comala, importante punto di aggregazione cittadina nel quale ha sede un’ampia aula studio frequentata ogni giorno da decine di studenti, per far spazio a una colata di cemento che permetta l’accesso dei camion al nuovo supermercato.

Il corteo del comitato EsseNon, composto da circa 200 persone, principalmente studenti e cittadini, ha cercato di raggiungere il prato del Giardino, ma la polizia è immediatamente intervenuta con i manganelli per bloccare la marcia. Il corteo ha deviato così il proprio percorso passando dal cortile interno dell’associazione culturale Comala, adiacente al Giardino, ma la polizia ha nuovamente sbarrato la strada non esitando ad usare i manganelli.

In quest’occasione i poliziotti si sono schierati da entrambe i lati del corridoio, chiudendo tutte le vie di fuga e ponendo in una posizione di serio pericolo sia coloro che partecipavano al corteo sia i numerosi studenti che si trovavano nell’aula studio del Comala. Le immagini diffuse da coloro che erano presenti e dallo stesso centro culturale mostrano bene la dinamica della situazione. “Se qualcuno di noi creasse un imbottigliamento del genere si beccherebbe una denuncia penale, non un tweet di solidarietà da qualche esponente del Consiglio Comunale” si legge sulla pagina Facebook del Comala.

Sono stati numerosi gli scontri successivi tanto che i residenti degli edifici circostanti, che hanno assistito increduli ai fatti, hanno offerto ai manifestanti acqua, ghiaccio e disinfettante per medicare le contusioni. La situazione è poi ritornata lentamente alla normalità, ma intanto è dovuta intervenire un’ambulanza in soccorso dei feriti.

Nel Consiglio Comunale tenutosi il 17 gennaio numerose forze politiche presenti (Lega, Fratelli d’Italia, PD, M5S) hanno espresso sostegno alle Forze dell’Ordine insieme al sindaco Lo Russo. L’eccesso della forza, sostiene qualcuno, non c’è stato perché la manifestazione non era autorizzata: in pratica se la popolazione manifesta dissenso senza avvertire le Forze dell’Ordine, allora via libera a manganellate e cariche. Una visione dell’utilizzo della polizia come strumento per mantenere il controllo sul territorio tramite la militarizzazione e la giustificazione dell’uso della forza sempre e comunque che non può che lasciare basiti. Lo stesso Lo Russo ha ricordato poi l’importanza di rispettare le norme di sicurezza imposte dalla pandemia, una giustificazione utilizzata ad arte sempre più spesso per delegittimare le proteste (come è accaduto nel caso dei lavoratori cosentini). Sulla vicenda interviene anche il leader della Lega Salvini, che su Facebook definisce i manifestanti “perditempo” e “gentaglia”.

Sono stati diversi gli episodi recenti nei quali le Forze dell’Ordine sono state chiamate a intervenire nonostante i comportamenti non aggressivi dei manifestanti (come nel caso della militarizzazione del Politecnico di Torino, durata ore, in occasione della protesta contro gli accordi con Frontex). Giuseppe Catizone (Lega Nord) in sede di Consiglio Comunale, dichiarando il proprio sostegno alle Forze dell’Ordine ha ricordato che i violenti vanno sempre condannati: viene da chiedersi se mai questo principio sarà applicato a chi si fa scudo della divisa.

[di Valeria Casolaro]

Beppe Grillo indagato per contratti pubblicitari illeciti con Moby

0

La Procura di Milano sta indagando Beppe Grillo e Vincenzo Onorato di Moby Spa con l’accusa di traffico di influenze illecite. Nel biennio 2018-19 sarebbero infatti stati sottoscritti accordi che prevedevano il pagamento di 120 mila euro all’anno da parte di Moby al blog di Grillo, in cambio dell’inserimento di messaggi pubblicitari nel sito. Nel 2018 Moby avrebbe sottoscritto anche un accordo con la società di consulenza Casaleggio Associati per il triennio 2018-20 del valore di 600 mila euro. Gli inquirenti sospettano una possibile influenza dell’azienda di Onorato sulle attività politiche del M5S, motivo per il quale sono state disposte perquisizioni negli uffici della Beppe Grillo s.r.l. e nella sede legale della Casaleggio Associati.

Il Governo impone per l’ennesima volta il voto di fiducia sul super green pass

22

Inizierà oggi l’iter di approvazione alla Camera del cosiddetto “super green pass”. La misura, già approvata come decreto da parte del governo, per rimanere in vigore dovrà essere convertita in legge dal Parlamento entro il prossimo 25 gennaio. Tuttavia il governo non intende nemmeno concedere una settimana di tempo per dibattere, emendare e votare il testo ai rappresentanti dei cittadini. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha infatti già posto a nome del governo la questione di fiducia. Come se non bastasse, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto ai gruppi parlamentari l’impegno di effettuare il voto finale sul provvedimento entro mercoledì sera con la giustificazione che serve tempo «permettere la riorganizzazione degli spazi in vista della seduta comune del Parlamento il 24 gennaio per l’elezione del capo dello Stato».

Ancora una volta, come in occasione di ogni precedente che ha riguardato le restrizioni introdotte durante la pandemia, i parlamentari non potranno emendare nessuno dei punti stabiliti dal Governo, nemmeno per modificare gli aspetti del decreto che hanno creato una evidente disparità per gli abitanti delle isole, ai quali è di fatto impedito di poter accedere a servizi primari di base se privi di vaccinazione, con conseguenza anche gravissime come nel caso della donna sarda malata di tumore alla quale è stato impedito di imbarcarsi per Roma, dove avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico urgente all’ospedale Gemelli.

Il decreto sulla certificazione verde rafforzata è già stato approvato dal Senato, quella della Camera sarà quindi la conversione definitiva. Inoltre, al Senato sono stati introdotti emendamenti che hanno reso ancor più restrittivo il testo, introducendo ad esempio l’obbligo vaccinale anche per gli studenti dei corsi di laurea impegnati nello svolgimento dei tirocini pratico-valutativi per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio delle professioni sanitarie sono obbligati a vaccinarsi entro il 15 febbraio. Senza inoculazione, booster compreso, questi non potranno infatti accedere alle strutture dove si svolgono i tirocini. Il tutto in sfregio anche alle osservazione fatte direttamente da Amnesty International, la principale organizzazione non governativa al mondo in tema di diritti umani, che ha richiesto al governo italiano di “permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni”.

Roberta Metsola è la nuova presidente del Parlamento europeo

0

È Roberta Metsola la nuova presidente del Parlamento Europeo, eletta con l’assoluta maggioranza di 458 voti a favore su 690. È la terza donna a ricoprire l’incarico. Originaria di Malta e membro del partito di centro-destra Ppe, Metsola è deputata del Parlamento europeo dal 2013 e dal 2020 ricopriva la carica di vicepresidente. Nelle ultime settimane aveva spesso sostituito l’ex presidente David Sassoli, assente a causa della malattia che lo ha portato al decesso. Metsola è stata eletta grazie al sostegno delle forze politiche Ppe, S&D (Socialisti e Democratici) e Renew Europe (centrista e liberale), che si sono accordati su di un programma le cui priorità sono la lotta per l’uguaglianza di genere, la riforma sulla tassazione europea e la creazione di una direttiva sul salario minimo.

L’Europa torna a pretendere l’approvazione del MES: ecco cosa si rischia

0

La difficile situazione economica riporta l'Europa al tavolo: si è svolto ieri un nuovo Eurogruppo, composto dai ministri delle finanze dei 19 paesi aderenti all'euro, per discutere principalmente di caro energia, inflazione, Patto di Stabilità. Ma con particolare attenzione anche alla riforma bancaria e al Mes. Il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità, soprannominato Fondo Salva Stati, modificato a fine 2019, approvato definitivamente nel 2020 e ratificato dai vari parlamenti. Sorprendentemente, all'appello mancano ancora i tre paesi più importanti: Germania, Francia, Italia. Oltre al Po...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Milizie Houti rivendicano l’attacco ad Abu Dhabi

0

Le milizie ribelli Houti avrebbero rivendicato l’attacco che ha avuto luogo ieri 17 gennaio ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti (EAU), causando 3 morti e 6 feriti. Il portavoce militare dei ribelli, Yahya Sarea, ha comunicato che l’operazione “Uragano dello Yemen” sarebbe stata condotta con “5 missili balistici e alati e un gran numero di droni” e che non si esiterà a ripetere attacchi simili contro obiettivi più importanti. Gli EAU sono infatti alleati dell’Arabia Saudita, che sostiene l’esercito dello Yemen nella repressione contro i ribelli Houti. Gli EAU hanno chiesto che il gruppo sia reinserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, mentre le Nazioni Unite e numerosi altri Paesi hanno condannato l’attacco.

Scozia, dove le rinnovabili hanno già sconfitto il nucleare

1

La Scozia non ha più bisogno del nucleare, grazie all’energia rinnovabile. Dopo la recente chiusura dello storico impianto nucleare di Hunterston B (nella contea dello Ayrshire), il Paese più settentrionale del Regno Unito sarà presto privo di impianti nucleari. Dal 7 gennaio 2022, giorno che ha segnato ufficialmente la fine di Hunterston B, in tutto il territorio scozzese è rimasto in funzione un solo impianto nucleare, Torness, il quale chiuderà nel 2028. C’è da ringraziare l’enorme aumento della capacità di generazione di energia rinnovabile nel Paese: basti pensare che nel 2020, ben il 98.6% dell’energia elettrica usata in Scozia è stato ottenuto dalle rinnovabili. Un risultato sorprendentemente vicino all’obiettivo ambientale prestabilito, quello del 100% di elettricità derivante da fonti rinnovabili entro il 2020.

Se il dibattito sul possibile utilizzo del nucleare abbinato alle energie rinnovabili (così da mettere fine ai combustibili fossili) è ora molto acceso, specialmente in Europa, la Scozia sembra “parlare” di meno e “agire” di più. Non attraverso stime e discorsi ma nella pratica, il Paese sta dimostrando quanto sia possibile fare quasi del tutto affidamento sulle energie rinnovabili. E, questo, nonostante l’apporto fondamentale di energia da parte di impianti quali Hunterston B, che dal 1976 ha prodotto ben 297,4 terrawattora di elettricità. Per 45 anni e 11 mesi, la centrale dello Ayrshire è rimasta in vita, quasi il doppio della durata inizialmente prevista, quella di 25 anni. Certo, non senza problemi. Per quanto la manutenzione continua abbia permesso un aumento della durata operativa della centrale, le crepe nei mattoni di grafite nei nuclei dei reattori hanno rappresentato un rischio da non correre. Vero è che Hunterston B è stata definita la risorsa energetica “pulita” più produttiva nella storia scozzese, con un risparmio di circa 103 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra rispetto alle fonti di combustibili fossili, motivo per cui alcuni già piangono la chiusura dell’impianto.

Preoccupazioni per le future forniture di energia, nuovi disoccupati, costi alti per le rinnovabili…questi alcuni degli argomenti di chi non si trova d’accordo con la fine del nucleare. Ma vale la pena correre gli ormai risaputi rischi quando basterebbe porre reale attenzione e investire al meglio sul mondo delle energie rinnovabili, visti li studi volti a dimostrare la loro convenienza su più fronti? E per quanto anche in Scozia si siano generati pareri contrastanti, intanto una storica centrale nucleare è stata chiusa e ciò non sarebbe di certo mai accaduto, senza il successo di altre fonti di energia. E poi non solo in Scozia, ma anche nel resto del Regno Unito il nucleare ha sempre meno popolarità: entro il 2025, si prevede la fine delle centrali di Hinkley Point B, Hartlepool 1, e Heysham 1. L’esempio scozzese dovrebbe essere tenuto presente a livello europeo per un reale dibattito su quanto valga la pena investire nelle centrali nucleari cosiddette di quarta generazione o di terza generazione e terza generazione avanzata (III+), quando si hanno già esempi di Paesi che, attraverso pianificazione e investimenti, ottengono il proprio fabbisogno dalle rinnovabili.

[di Francesca Naima]