venerdì 7 Novembre 2025
Home Blog Pagina 1363

Caro bollette, Cgia: rincaro da 33,8 miliardi per famiglie e imprese nonostante aiuti

0

Nel primo semestre di quest’anno le famiglie e le imprese dovranno “farsi carico di un rincaro da 33,8 miliardi di euro”. È quanto comunica la Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre), la quale – sulla base delle stime relative all’aumento del costo delle bollette di luce e gas nel primo semestre del 2022 rispetto al 2019 – ritiene che precisamente 8,9 miliardi in più graveranno sulle spalle delle famiglie e 24,9 su quelle delle aziende. Tutto ciò nonostante in questo primo semestre siano stati erogati “ben 11 miliardi di euro per raffreddare i rincari energetici” dal governo Draghi, al quale la Cgia chiede di essere più incisivo. “Spagna e Francia, ad esempio, hanno imposto dei tetti agli aumenti delle bollette per un periodo temporaneo”, afferma a tal proposito la Cgia.

Soldi, riti e tratta: cos’è realmente la mafia nigeriana

0

Il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo per avere partorito le organizzazioni mafiose più celebri e potenti, cullandone lo sviluppo per decenni. Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta hanno rivoluzionato il crimine globale, incamerato miliardi, mietuto vittime civili e istituzionali, entrando in contatto con alti organi dello Stato e procedendo a una progressiva espansione in vaste aree di Paesi esteri. Eppure, nel pressoché totale silenzio mediatico, negli ultimi decenni sta parallelamente imperversando nelle regioni dello stivale una organizzazione criminale potente, estremamente ramifica...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Etiopia: da oggi produzione energia da controversa maxi-diga sul Nilo

0

L’Etiopia inizierà da oggi a produrre energia elettrica dalla maxi-diga sul Nilo denominata “Diga del Grande Rinascimento Etiope”, inaugurata questa mattina dal premier Abiy Ahmed. Si tratta del più grande progetto idroelettrico in Africa, che però è stato al centro di un attrito regionale da quando l’Etiopia ha aperto i cantieri nel 2011. Egitto e Sudan infatti considerano la diga una minaccia a causa della loro dipendenza dalle acque del Nilo, mentre l’Etiopia la ritiene essenziale per la propria elettrificazione e sviluppo economico.

Milano: protesta studenti contro green pass

0

Oggi pomeriggio, a Milano, vi è stata una manifestazione studentesca contro il green pass. In origine si sarebbe dovuto tenere un presidio in piazza Leonardo da Vinci, in zona Città studi, contro le politiche del governo per contrastare l’emergenza sanitaria, tuttavia i manifestanti hanno deciso di improvvisare un corteo che è stato però bloccato dalle forze dell’ordine in via Giovanni Pascoli. Alcune linee di tram e autobus sono state deviate o rallentate, ma non vi sono stati momenti di particolare tensione.

La battaglia della Scozia per salvare i salmoni selvatici

1

Con lo scopo di proteggere i salmoni selvatici che popolano i fiumi dagli effetti nocivi del surriscaldamento delle acque, in Scozia si cercheranno di piantare entro il 2035 un milione di alberi nel bacino idrografico del “Dee”, uno dei principali corsi d’acqua del Paese in cui viene pescato il salmone, situato nella regione dell’Aberdeenshire. A prefiggersi tale obbiettivo è stata l’organizzazione che si occupa di salvaguardare il fiume in questione River Dee Trust, che insieme al Dee District Salmon Fishery Board – organismo incaricato di proteggere e valorizzare gli stock di salmone e trota di mare – a partire dal 2013 ha già piantato oltre 200.000 alberi lungo le rive del Dee e dei suoi affluenti.

La volontà di arrivare a piantare un milione di alberi – tra cui betulla, pino silvestre, biancospino e pioppo tremulo – deriva dal fatto che “molti affluenti montani raggiungeranno temperature dell’acque estive che renderanno i corsi d’acqua inabitabili per i salmoni“. A tal proposito infatti il Marine Scotland – l’ente del governo che si occupa della gestione dei mari scozzesi e della pesca d’acqua dolce – comunica che secondo le stime “durante l’estate del 2018 circa il 70% dei fiumi scozzesi ha avuto temperature superiori ai 23°C” e che “estati come queste potrebbero verificarsi ogni due anni entro il 2050, aumentando le preoccupazioni per il futuro del salmone in Scozia”. Ciò in quanto temperature dell’acqua superiori ai 23°C possono “causare stress termico e cambiamenti comportamentali nei salmoni, mentre a 33°C i pesci non possono sopravvivere nemmeno per pochi minuti”.

Per questo, dunque, c’è assoluto bisogno di porre un argine ai danni causati dai cambiamenti climatici, proteggendo e migliorando gli habitat dei salmoni così da renderli anche economicamente produttivi. Bisogna infatti ricordare che “la pesca d’acqua dolce e le spese associate valgono quasi 80 milioni di sterline all’anno per l’economia scozzese” ma che tuttavia “il numero di salmoni adulti che si recano in Scozia è in calo”. Il 2018, come detto caratterizzato dalle temperature elevate, è stato in tal senso l’anno in cui la pesca dei salmoni tramite le canne da pesca è stata particolarmente poco proficua, con il numero di salmoni catturati “più basso dal 1952”.

Uno dei modi migliori per limitare i danni è appunto quello di piantare alberi: grazie all’ombra fornita dalla loro chioma, infatti, la quantità di luce solare che raggiunge la superfice dell’acqua diminuisce e di conseguenza le temperature estive dei fiumi vengono ridotte, offrendo così un habitat migliore ai salmoni. Questi ultimi, che con un numero maggiore di alberi hanno più insetti di cui nutrirsi, riescono altresì a deporre meglio le uova grazie ai rami che cadono nei corsi d’acqua. È sulla base di tali ragioni dunque che il River Dee Trust si è prefisso l’obiettivo di piantare un milione di alberi nel bacino idrografico del fiume Dee, al quale però dovranno ovviamente aggiungersi anche gli altri corsi d’acqua scozzesi. La Scozia ha infatti circa 108.000 km di fiumi, di cui solo il 35% è al momento protetto da una consistente copertura arborea. Il governo scozzese tuttavia non è di certo fermo sul tema, avendo predisposto un piano per proteggere il salmone selvatico con cui si punta a migliorare la qualità delle acque, controllare e prevenire la diffusione di specie invasive e lavorare con partner internazionali per salvaguardare il salmone atlantico ed altre specie marine.

[di Raffaele De Luca]

Hollywood e il Pentagono: il complesso militare-culturale della supremazia USA

2

Nel prossimo marzo uscirà nelle sale cinematografiche The Batman, con la regia di Matt Reeves e con Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne. In questo 2022, sempre prodotti da DC Entertainment, usciranno anche The Flash e Batgirl. Oltre che essere film prodotti dalla controllata di Warner Bros, cosa possono avere in comune i film dei supereroi statunitensi? La risposta è: il Pentagono. L’esercito statunitense è infatti attivo produttore di una lista lunghissima di film, e non solo: serie tv, programmi e show televisivi sono attentamente visionati e modificati secondo le esigenze del Dipartimento della Difesa (DoD).

Nel 2013, grazie ad una richiesta inerente il Freedom of Information Act (FOIA) prodotta da Stephen Underhill, venne rilasciata una lunghissima lista di prodotti mediatici in cui il DoD ha avuto un ruolo da protagonista. Se nella lista non sorprende trovare film di guerra, ove la consulenza da parte del settore militare è comprensibile, risulta curioso trovare film, programmi e show di ogni genere: King Kong, Hawaii Five-O, America’s Got Talent, Oprah, Jay Leno, Cupcake Wars, Iron Man, Hulk, Transformers, Jurassic Park III sono solo alcuni delle produzioni in cui il Pentagono è stato attore. I documenti vagliati da Tom Secker e Matthew Alford, autori del libro National Security Cinema, raccontano di come il DoD abbia lavorato alla produzione di circa 800 film e più di 1.000 programmi televisivi. Il pubblico nei paesi autoritari è spesso consapevole di guardare la propaganda del governo. Tuttavia, il pubblico occidentale generalmente non si rende conto che quando sta guardando è una versione modificata dello stesso fenomeno, ha spiegato Tom Secker.

I due autori spiegano che scrittori e produttori si avvicinano al Pentagono chiedendo l’accesso alle risorse militari per la realizzazione del loro prodotto, dovendo poi presentare la loro sceneggiatura agli uffici di collegamento per il controllo dell’intrattenimento. Se ci sono personaggi, azioni o dialoghi che il DoD non approva, il regista deve apportare modifiche per soddisfare le richieste dei militari. Se si rifiutano, il Pentagono impacchetta i suoi giocattoli (vedi: basi, navi, aerei, elicotteri, personale addestrato e tecnologia varia) e torna a casa. Per ottenere la piena cooperazione i produttori devono firmare contratti – accordi di assistenza alla produzione – che li bloccano nel caso in cui una sceneggiatura non sia approvata dai militari.

Phil Strub è stato l’ufficiale di collegamento del Pentagono per Hollywood per più di 25 anni. In altre parole, è stato colui che aveva l’ultima parola sulle produzioni cinematografiche e televisive. Il suo nome è apparso alla fine di molti film, nella lista delle persone che i produttori desiderano ringraziare, tra cui Transformers: Revenge of the Fallen, Lone Survivor, Iron Man, The Perfect Storm, The Day the Earth Stood Still, così come in spettacoli televisivi come Bones e 24. Strub ha raccontato come Transformers, e il suo sequel Revenge of the Fallen, abbia utilizzato tutti i rami del servizio militare: innumerevoli basi, poligoni missilistici, squadroni da combattimento e portaerei.

Roger Stahl, regista di Theaters of War (2018), ha coinvolto una serie di ricercatori, veterani, addetti alle pubbliche relazioni e produttori del settore disposti a parlare. In dettagli inquietanti, Theaters of War narra di come il Dipartimento della Difesa, con le sue varie agenzie, ha spinto le narrazioni ufficiali dei fatti mentre sistematicamente puliva dai copioni i crimini di guerra, la corruzione, il razzismo, la violenza sessuale, i colpi di stato, gli omicidi e le torture.

Todd Breasseale, un ufficiale dell’esercito in pensione ha affermato: «L’esercito è lì da quando Hollywood è stata costruita per la prima volta dai canyon e dal deserto di Los Angeles». La relazione risale ai primi anni del ‘900, fin dagli inizi, ma si rafforza nel 1927 – anno della creazione degli Academy Awards – con la produzione del film muto Wings, con protagonista Clara Bow: presentava oltre 3.000 fanti come comparse, oltre a piloti militari e aerei della US Air Force; ha vinto il primo Oscar per il miglior film.

Lawrence Suid, autore di The Making of the American Military Image in Film, ha spiegato come la seconda guerra mondiale abbia creato ancor più commistione tra l’industria cinematografica statunitense e il settore militare. I Aim at the Stars, uscito nel 1960, è stato voluto fortemente dal Pentagono: il film racconta la storia Wernher von Braun, l’ingegnere che ha sviluppato il programma missilistico della Germania nazista e che, con la fine della guerra, diventerà capo della NASA; doveva essere rappresentato come eroe americano.

Appare chiaro il controllo del governo degli Stati Uniti su Hollywood, compresa la capacità di manipolare le sceneggiature o addirittura impedire che vengano realizzati film troppo critici nei confronti del Pentagono – per non parlare dell’influenza su alcuni dei franchise cinematografici più popolari degli ultimi anni. Ciò solleva nuove domande non solo sul modo in cui funziona la censura nella moderna industria dell’intrattenimento, ma anche sul ruolo poco conosciuto di Hollywood come macchina di propaganda per l’apparato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

[di Michele Manfrin]

Tempesta Eunice: 13 morti in Europa

0

La tempesta Eunice, abbattutasi nella giornata di ieri sull’Europa occidentale e caratterizzata da venti fino a 190km all’ora, ha provocato la morte di 13 persone. Nello specifico, le vittime sono state segnalate in Irlanda, Olanda, Belgio, Germania, Polonia e Gran Bretagna, dove i servizi di emergenza sono al lavoro da diverse ore per ripristinare la corrente elettrica alle oltre 400mila persone rimaste al buio. Le autorità hanno inoltre invitato i cittadini a non viaggiare per evitare una situazione di caos totale nei trasporti dopo che alcune tratte ferroviarie sono state chiuse a causa della tempesta, in Gran Bretagna così come in Olanda. Infine, anche in Francia Eunice ha generato danni, dato che 75mila persone sono rimaste senza elettricità.

Tassonomia, gas e nucleare: il coro stonato dei giornali italiani

1
ExxonMobil operation near Chicago, IL, summer of 2014

Nucleare e gas non entrano nella tassonomia”. “Gli esperti UE bocciano nucleare e gas”. A sfogliare la rassegna stampa dei giornali italiani nelle scorse settimane, sembrava chiaro e assodato a tutti che l’Unione Europea avesse bannato l’energia nucleare (e il gas) dal proprio futuro energetico e dal dizionario delle fonti rinnovabili. Una decisione presa grazie all’autorevole parere della scienza, si evinceva leggendo i resoconti che parlavano della “Eu Platform for Sustainable Finance”. Per gli ambientalisti e per chi ritiene che il referendum sul nucleare sia una pietra miliare nelle scelte di politica energetica, certamente un giorno di sollievo e un motivo per guardare al futuro con più ottimismo.

Peccato, però. Peccato perché non era vero nulla. Una notizia totalmente infondata, come si diceva una volta. O una fake, come va di moda adesso. Anche in questo caso, in occasione della discussione in merito all’inserimento nella tassonomia europea di queste fonti, è successo quello che accade sempre più spesso nella stampa italiana: qualcuno ha preso – male, praticamente al contrario – la notizia da qualcun altro, e tutti gli altri gli sono andati dietro. 

Il coro che ne è uscito, senza distinzioni tra Repubblica, Corriere, Il Fatto, l’Ansa stessa, e via via tutti gli altri, ha preso quindi una stecca clamorosa. A conferma del fatto che nelle redazioni è sempre più difficile trovare qualcuno che abbia voglia di leggere bene le notizie che arrivano, di verificarle e magari di porsi anche qualche domanda. 

Il punto di partenza, intanto, è che non c’è stata nessuna Commissione di esperti. O meglio, che la Commissione citata da tutti non è affatto un consesso di scienziati. Si tratta della “Eu Platform for Sustainable Finance” ed è una Commissione variegata come la macedonia. Al suo interno, rappresentanti di gruppi industriali, finanziari, banche, associazioni ambientaliste e di consumatori. Un organismo consultivo, tra l’altro, i cui pareri quindi non sono assolutamente vincolanti: sono appunto pareri di persone che rappresentano altre persone, più in generale gli investimenti di chi finanzia l’economia rinnovabile. Siamo molto lontani, quindi, da quello che si poteva immaginare leggendo i resoconti della stampa italiana all’indomani dell’opinione espressa dalla Commissione. Che al suo interno, per capirci, ha rappresentanti di Airbus, BNP Paribas, Bloomberg, Cassa Depositi e Prestiti, iberdrola e tante altre sigle del mondo economico e finanziario, oltre a diverse del mondo ambientalista e green. Molte voci, molti interessi, ma nessuno di loro che parla da esperto.

Soprattutto, non è nemmeno vero che si sono espressi contro l’energia nucleare e il gas come riportato per i lettori italiani. O almeno, solo in parte. I giornali italiani infatti hanno preso in massa spunto da un articolo del Financial Times, attribuendo a quello la paternità della fonte e la notizia. Ma evidentemente, o i giornalisti italiani non hanno letto l’articolo del FT, oppure l’hanno letto e ci hanno capito il giusto: più probabile che si siano fermati al titolo. Il FT infatti riporta che la Commissione si è dilungata soprattutto sul gas, proponendo limiti più stringenti alle emissioni (100 grammi per KwH invece degli attuali 270), e affermando in modo analogo per il nucleare che nella costruzione degli impianti è necessario assumere criteri più severe in ordine allo smaltimento e nell’ottica della decarbonizzazione del pianeta.

La notizia era talmente fake che, come riporta il Financial Times, non c’è stata nessuna bocciatura. Anzi, si legge, il testo della bozza sottoposto alla Commissione sarebbe stato quasi sicuramente approvato per come era stato redatto. E infatti, come noto, alla fine nella tassonomia UE sono entrati sia l’energia nucleare che il gas. Ossia tutto il contrario di quello che si era letto e capito dai giornali italiani in corso d’opera, mentre la vera Commissione scientifica UE, che si chiama JRC (Joint Research Centre) e fornisce pareri indipendenti in cinque paesi dell’Unione (tra cui l’Italia), un anno fa in un dossier di 387 pagine aveva già espresso il suo parere in materia di nucleare, concludendo che non ha un impatto ambientale peggiore (non ce ne sono le evidenze scientifiche, secondo gli scienziati JRC) di quello delle altre tecnologie esistenti per produrre energia rinnovabile. Hanno parlato di “danno non significativo”, per la precisione.

Questo, ovviamente, è un altro discorso e comunque la si pensi in materia, di certo non ha aiutato leggere i resoconti dei giornali italiani che poi, come se nulla fosse, hanno pubblicato l’inserimento nella tassonomia di nucleare e gas: come se l’avessero sempre scritto e previsto. 

[di Salvatore Maria Righi]

Giustizia climatica significa giustizia del debito

0

Se da un lato sono le politiche indiscriminate di sfruttamento delle risorse e di industrializzazione dei Paesi sviluppati che hanno contribuito in maniera determinante alla crisi climatica, a farne le spese sono i Paesi in via di sviluppo, i quali subiscono maggiormente gli effetti di eventi meteorologici devastanti causati proprio dal cambiamento climatico. Gli Stati del nord del mondo hanno di fatto contratto un debito climatico nei confronti di questi Paesi il quale, per essere saldato, richiede che vengano messe in campo misure concrete e immediate per rimediare alla crisi ambientale e fa...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Aifa, approvata quarta dose di vaccino per immunodepressi

0

La Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) si è riunita nella giornata di venerdì 18 febbraio e ha approvato la somministrazione di una quarta dose di vaccino contro il Covid ai soggetti immunodepressi. La dose verrà somministrata con vaccini mRna, quindi Pfizer o Moderna, con gli stessi tempi di somministrazione della dose booster, quindi all’incirca quattro mesi.