Lo Sri Lanka ha chiesto aiuto all’India per proteggere le sue coste dalla potenziale marea nera creata dal naufragio di una nave cargo nell’Oceano Indiano, la MV X-Press Pearl, dovuto ad un incendio durato 13 giorni. La guardia costiera indiana aveva già partecipato alle operazioni per domare le fiamme divampate a bordo della nave lo scorso 20 maggio.
Gli Usa hanno intascato milioni rivendendo il petrolio sequestrato all’Iran
Secondo quanto riportato dall’Associated Press, il governo degli Stati Uniti avrebbe recentemente guadagnato circa 110 milioni di dollari rivendendo 2 milioni di barili di petrolio greggio che aveva sequestrato insieme a una nave cisterna al largo delle coste degli Emirati Arabi Uniti, dopo aver affermato che il prodotto era iraniano e stava violando l’embargo. Teheran ha bollato il sequestro come un atto di pirateria internazionale.
Il petrolio in questione proveniva dalla MT Achilleas, una nave che gli Stati Uniti avevano sequestrato a febbraio del 2021 nelle vicinanze della città portuale di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti. Secondo gli USA, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (dall’amministrazione Trump in poi considerato un’organizzazione terroristica) stava usando la MT Achilleas per vendere petrolio greggio alla Cina. Secondo quanto riportato da Washington, la MT Achilleas era quindi in aperta violazione delle sanzioni imposte sull’Iran nonché della legge anti-terrorismo. L’imbarcazione, dichiarata pericolosa per la sicurezza nazionale, era stata quindi portata in Texas. Qualche mese dopo, il petrolio protagonista della vicenda è stato venduto a buon prezzo.
È dalla fine degli anni ‘80, sotto la presidenza di George Bush, che gli Stati Uniti hanno sospeso ogni importazione di petrolio dall’Iran, allo stesso tempo imponendo al paese severe sanzioni. La situazione si era parzialmente distesa nel 2015, con gli accordi sul nucleare, ma si era poi nuovamente guastata durante il mandato di Trump. Mentre le negoziazioni sul nucleare continuano, gli Stati Uniti non hanno fatto che imporre nuove sanzioni, sia contro il petrolio (in particolare, contro il Ministero del Petrolio, la National Iranian Oil Company e la National Iranian Tanker Company) che contro le banche. In teoria, il senso di queste sanzioni è mettere il regime iraniano alle strette (anche se poi a pagarne le conseguenze sono per lo più i civili). Il settore petrolifero iraniano, secondo Washington, avrebbe sostenuto le guardie della rivoluzione islamica, finanziando attività che gli USA considerano “destabilizzanti.” Tra queste gli americano annoverano anche rapporti commerciali con il Venezuela.
C’è da dire che ottenere petrolio con la scusa delle sanzioni e della lotta al terrorismo per poi rivenderlo è qualcosa che gli Stati Uniti sembrano aver già fatto in precedenza. Nell’estate del 2020, la Siria, in particolar modo, aveva accusato il paese di aver rubato il suo petrolio. Gli USA, apparentemente, avevano messo le mani su delle riserve di petrolio siriane per “difenderle” da presunte minacce terroristiche. Il petrolio in questione non era stato consegnato al governo siriano. Oltretutto, era emerso che gli Stati Uniti avevano stretto accordi in proposito con dei ribelli curdi. In passato, il presidente Trump aveva descritto l’intera presenza militare americana in Siria come motivata dal petrolio.
[di Anita Ishaq]
Iran: violento incendio in una raffineria a sud di Teheran
Un violento incendio è divampato in una raffineria a sud di Teheran a causa di un esplosione dovuta a una fuoriuscita di gas liquido. L’impianto è in funzione dal 1968 ed appartiene alla Teheran Oil Refining Company e ha una capacità di 250.000 barili al giorno. Le autorità escludono un sabotaggio.
Croazia, le amministrative segnano un nuovo passo politico
In Croazia sembra soffiare un nuovo vento politico. Dopo le elezioni svoltesi domenica, sembra avviarsi a conclusione l’era dei partiti tradizionali, l’Unione democratica croata (HDZ) e il Partito socialdemocratico (SDP), in favore di nuovi volti e movimenti civico-politici. Le elezioni amministrative croate hanno dato un’importante scrostata alla sedimentazione politica registrata negli ultimi vent’anni.
Nella capitale Zagabria è risultato vittorioso Tomislav Tomašević, 40 anni, politologo e militante ecologista, che al ballottaggio ha ottenuto il 65% dei consensi rispetto al 35% racimolato dal suo avversario, Miroslav Škoro, il candidato dell’estrema destra che aveva cercato di formare un blocco contro la sinistra unendo a sé i conservatori. Tomašević andrà quindi a sostituire l’ex Sindaco Milan Bandić, al potere dal 2000 e morto nel febbraio di quest’anno, dominatore indiscusso della scena politica della capitale e con una storia torbida fatta di scandali e corruzione.
Tomašević rappresenta la rottura degli vecchi schemi. Non si è formato in alcun partito o gruppo politico ma viene dalle lotte sociali della strada (spesso contro lo stesso Bandić), megafono alla mano. Undici anni fa, durante una delle tante manifestazioni a cui ha preso parte da quando ha iniziato il suo attivismo all’età di 16 anni, Tomašević è stato persino arrestato.
Il progetto più importante annunciato da Tomašević è sicuramente la costruzione di appartamenti sociali urbani al fine di fornire alloggi a prezzi accessibili a Zagabria, dove i prezzi degli appartamenti in affitto so molto alti. Tomasevic cita Vienna come modello, dove circa il 60% degli appartamenti in affitto sono di proprietà della città o di fondazioni senza scopo di lucro. Tomašević crede nell’idea del bene pubblico e del governo nell’interesse generale. Allo stesso tempo vuole riformare o smantellare i carrozzoni pubblici utilizzati solamente come parcheggio per amici, paranti ed ex politici, come la Zagrebački Holding fondata nel 2006 da Bandić.
E quello di Tomašević non è l’unico risultato rilevante. In Istria, nei paesi di Pola e Pisino, vincono rispettivamente Filip Zoričić, indipendente, e Suzana Jašić, appartenete al movimento Možemo! – lo stesso di Tomašević. A Spalato, seconda città del paese, ha vinto un altro nuovo volto della politica croata, Ivica Puljak: fisico, ricercatore e politico liberale, leader di una lista civica centrista. L’ HDZ è riuscito ad ottenere una vittoria regionale, di qualche contea e della piccola città di Osijek. L’SDP è riuscito invece a conservare Fiume e la regione litoraneo-montana, vincendo anche in piccoli centri come Sisak e Varaždin.
Insomma, il bipolarismo croato che dura da vent’anni ha ricevuto un brutto colpo e potrebbe bastar poco per farlo crollare definitivamente. E il risultato croato potrebbe adesso influenzare anche i paesi vicini, in un crescendo di movimenti civici e politici popolari slegati dalle vecchie strutture partitiche che, nel corso degli ultimi decenni, hanno gestito e si sono spartite il potere.
[di Michele Manfrin]
Nave della marina iraniana affonda dopo incendio
Una delle più grandi navi della marina iraniana, la nave da addestramento Kharg, è affondata dopo aver preso fuoco in circostanze poco chiare vicino allo stretto di Hormuz. L’incendio si è sviluppato nelle prime ore della giornata ed è affondata a distanza di 20 ore. Tutto l’equipaggio è stato evacuato in tempo senza che si siano registrate vittime.
Zaki: altri 45 giorni di custodia cautelare
Patrick Zaki dovrà affrontare altri 45 giorni in carcere di custodia cautelare; lo ha deciso la Procura egiziana alla conclusione dell’udienza. La notizia arriva per bocca del legale di Zaki, Hoda Nasrallah, la quale ha affermato: “Altri 45 giorni, come ogni volta.”
Spostamenti tra regioni: ora sono liberi e senza tampone, anche in aereo
Gli spostamenti per turismo possono essere effettuati liberamente tra le regioni italiane: attualmente all’interno di tutto il territorio nazionale non è prevista alcuna restrizione per poter viaggiare (anche in aereo) e non c’è bisogno di sottoporsi al tampone né è necessaria l’autocertificazione. Al momento, infatti, in Italia tre regioni sono di colore bianco (Sardegna, Molise e Friuli-Venezia Giulia) mentre tutte le altre si sono tinte di giallo, e le regole stabilite per i territori di questi colori non prevedono tali limitazioni per ciò che concerne gli spostamenti. Differente invece la normativa che riguarda le eventuali regioni rosse ed arancioni: per queste ultime infatti c’è bisogno del green pass nazionale per i viaggi fatti per motivi di turismo. Si tratta di un certificato che può essere ottenuto solo dai vaccinati o da chi dimostri di essere guarito dal Covid oppure si sia sottoposto ad un test molecolare o rapido con esito negativo entro le 48 ore precedenti allo spostamento. Attualmente in forma cartacea, esso sarà probabilmente disponibile in forma digitale entro fine giugno in attesa di quello europeo, il cosiddetto certificato “Eu Covid-19”, il quale entrerà in vigore il 1° luglio e permetterà di spostarsi liberamente in tutti i Paesi dell’Unione europea.
Ci si chiede, però, per quale motivo le informazioni sugli spostamenti tra le regioni non siano di dominio pubblico: esse infatti si possono reperire quasi esclusivamente tramite i siti e le pagine social degli aeroporti. Per questo, sebbene stia per iniziare la stagione turistica, gran parte dei cittadini non è assolutamente a conoscenza del fatto che in Italia si possa viaggiare in maniera totalmente libera. Eppure il governo dovrebbe essere interessato a rilanciare il settore del turismo e conseguentemente cercare di promuovere i viaggi all’interno del territorio nazionale.
[di Raffaele De Luca]
Israele: Isaac Herzog eletto nuovo presidente
Isaac Herzog è il nuovo presidente di Israele. La Knesset, il Parlamento israeliano, lo ha eletto in seduta plenaria con 87 voti a favore su 120, determinando così la sua vittoria nei confronti dell’altra candidata Miriam Peretz, che ne ha ottenuti 26. Gli astenuti invece sono stati 7. Si tratta dell’undicesimo presidente di Israele: egli succederà a Reuven Rivlin, il cui mandato scadrà il 9 luglio. Herzog, inoltre, è attualmente anche presidente dell’Agenzia ebraica, un’organizzazione israeliana che sostiene l’ebraicità di Israele, mentre tra il 2013 ed il 2017 lo è stato del Partito Laburista Israeliano.
Unione Africana sospende Mali dopo secondo golpe in 9 mesi
In seguito al secondo colpo di Stato effettuato in Mali in nove mesi, l’Unione Africana ha annunciato la sospensione, con effetto immediato, del Paese quale suo membro. La Repubblica del Mali non potrà partecipare a «tutte le attività dell’Unione Africana, i suoi organi e le sue istituzioni, fino a quando il normale ordine costituzionale non sarà ristabilito», si legge all’interno di una nota del Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana. Tale decisione fa seguito a quella dell’Ecowas (la comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), che a sua volta nei giorni scorsi ha sospeso il Mali.
Autostrade: i Benetton incassano 2,4 mld dallo Stato e festeggiano in borsa
A quasi tre anni dalla tragedia del ponte Morandi la “revoca” delle concessioni autostradali – che secondo il governo dell’epoca, il Conte I con M5S e Lega, sarebbe dovuta essere rapida e senza indennizzi – si conclude con un assegno da due miliardi e quattrocento milioni di euro staccato alla famiglia Benetton. Un incasso di oltre 55 milioni di euro per ogni vittima del crollo. Un acquisto a prezzi di mercato, che la società di famiglia che controllava Autostrade per l’Italia, Atlantia, ha accettato dopo una lunga trattativa. Un negoziato evidentemente fruttuoso, tanto che dopo l’annuncio la società dei Benetton ha fatto un bel balzo in borsa chiudendo la giornata con un + 2,84%.
Il prezzo che complessivamente la cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti (ovvero il Ministero del Tesoro) pagherà ad Atlantia per rilevare le sue quote di Autostrade per l’Italia (l’88,06%) è di 7,9 miliardi. Una bella plusvalenza a spese della collettività per il consorzio privato dei Benetton che avrebbe dovuto fare la manutenzione del ponte Morandi di Genova, crollato come una struttura di sabbia il 14 agosto 2018, mentre era attraversato da autotrasportatori e vacanzieri. Nel crollo morirono in 43. Samuele, il più piccolo tra loro, aveva appena 7 anni e mezzo. Il processo per stabilire le responsabilità durerà ancora a lungo, ma i PM nelle quasi 2 mila pagine complessive di accuse, che vanno dal disastro e omicidio colposo all’attentato alla sicurezza dei trasporti alla rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, non hanno usato mezzi termini per descrivere le mancanze e la gravità dei fatti contestati. Parlando di «incoscienza», di «negligenza», di «immobilismo», di «comunicazioni incomplete, equivoche, fuorvianti», oltreché di «manutenzioni inadeguate».
Sconcerto per la conclusione della trattativa hanno espresso i parenti delle vittime. Avevano chiesto fino all’ultimo che l’accordo non fosse siglato e ora la loro portavoce, Egle Possetti, afferma: «Siamo molto amareggiati. Non sono sorpresa dell’ok degli azionisti di Atlantia, sarebbe stato come rifiutare un terno al lotto. Io auspico che, visto che Cassa depositi e prestiti avrà l’ultima parola, ci sia un ripensamento e che la contrattazione non vada avanti».
L’alternativa della nazionalizzazione senza indennizzo tramite la revoca della concessione sarebbe stata possibile. Invocando la violazione del comma B dell’articolo 3 della concessione, che prevede tra gli obblighi del concessionario “il mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse”, si sarebbe potuto procedere alla revoca. Atlantia avrebbe certamente fatto causa: se i giudici avessero dato ragione allo Stato, certificando la mancata manutenzione, la revoca sarebbe stata senza indennizzo e i Benetton non avrebbero incassato nemmeno un euro. Se invece i giudici avessero dato ragione ad Atlantia lo Stato avrebbe dovuto sborsare un indennizzo pari ai mancati introiti fino alla scadenza naturale della concessione che era fissata al 2038. Secondo le stime sarebbero stati circa 10 miliardi. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, si sarebbe dovuto versare poco più di quanto si è scelto liberamente di pagare. Non per niente la società dei Benetton festeggia in borsa.