mercoledì 17 Settembre 2025
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Asl Roma: il giudice reintegra l’infermiera non vaccinata con tanto di arretrati

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La Asl Roma 6 deve reintegrare un’infermiera precedentemente sospesa dal lavoro non essendosi sottoposta al vaccino anti Covid: è quanto stabilito da una recente sentenza del giudice del Lavoro del tribunale di Velletri, Giulio Cruciani. Essa nello specifico stabilisce che la dipendente debba riprendere a lavorare tramite modalità che le evitino di avere contatti con il pubblico, come ad esempio lo smart working, e prevede inoltre che quest’ultima debba percepire anche gli arretrati.

Come sottolineato dal quotidiano la Repubblica, che ha riportato il contenuto della sentenza, l’unica clausola imposta dal magistrato è infatti quella di garantire che vi siano «adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura». Si tratta di un’esigenza derivante dal bisogno di «tutelare la salute pubblica» che però in tal caso a quanto pare può essere soddisfatta, avendo a che fare con «una grande azienda che sicuramente avrà mediamente scoperture di organico e, comunque, assenze per malattia, aspettativa o ferie». Inoltre il giudice aggiunge che, ad esempio, un compito amministrativo da svolgere in smart working sarebbe il miglior modo «per assicurare il fine voluto dal legislatore», ossia quello di ridurre il rischio di contagiarsi.

Si tratta di un modus operandi che il legislatore ha già reso possibile per chi non può vaccinarsi, motivo per cui potrebbe palesarsi una discriminazione tra chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione e chi è impossibilitato a farlo. «Questa discriminazione è costituzionalmente facilmente superabile dall’interpretazione perché l’interesse che è costituzionalmente prevalente è quello della salute pubblica, la quale è messa a rischio ugualmente dal soggetto non vaccinato a prescindere dal fatto che non si sia voluto vaccinare o non si sia potuto vaccinare». Tutto ciò significa, dunque, che tutti gli operatori sanitari non vaccinati possono prestare la propria opera nel caso in cui possa essere evitato il rischio per la salute pubblica e possano essere garantite adeguate condizioni di sicurezza.

Un’altra discriminazione, secondo il giudice, vi potrebbe poi essere tra gli operatori di interesse sanitario e quelli di altri settori. Essa infatti si paleserebbe nel momento in cui le prestazioni di questi ultimi espongano in sostanza loro stessi o gli altri al «medesimo rischio per la salute». A tal proposito il giudice chiama in causa l’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

Insomma, si tratta senza dubbio di una sentenza rilevante e destinata a far discutere, in quanto sostanzialmente reinterpreta le norme che impongono l’obbligo vaccinale per i sanitari. La sua eventuale importanza, tra l’altro, era già stata confermata dal fatto che la vicenda era ampiamente circolata sui media quando a fine novembre il giudice aveva disposto la momentanea riammissione al lavoro dell’infermiera con un decreto cautelare, nel quale si ordinava alla Asl «l’immediata ricollocazione della ricorrente e l’erogazione dello stipendio» in virtù della rilevanza costituzionale dei diritti compromessi. Una decisione dunque confermata adesso tramite tale sentenza, che potrebbe suscitare nuovi interventi normativi.

Ad ogni modo, però, bisogna ricordare che il caso non può dirsi chiuso definitivamente: la Asl Roma 6 ha reso noto che farà ricorso contro la sentenza, chiedendo la sospensione all’Ordine professionale degli infermieri. L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, ha infatti affermato che «l’Asl ha applicato la legge e peraltro nel frattempo le misure sono state estese, non solo al personale sanitario, ma anche a quello amministrativo del servizio sanitario».

[di Raffaele De Luca]

Schedare, cioè spegnere il tempo

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Mai come oggi abbiamo sentito il bisogno di trasformare la realtà in racconto, di dare uno spessore al presente. Sentire il tempo, come hanno suggerito in varie epoche Marco Aurelio, Schopenhauer, Max Planck, Bergson. 

Non si può ipotecare il presente. Il presente è il tempo in cui cogliamo il significato, anche se non ancora il senso; il divenire, anche se non ancora la trasformazione. Immaginiamo di guardare un film: è vero che attendiamo come andrà a finire la storia ma questo ci può anche interessare poco per il momento. Intanto osserviamo le tecniche in opera, le voci, gli sguardi, le azioni, l’immaginario che prende forma, l’emozione che cerca una sua veste, la cronaca di una vita, di più vite che si progettano, intrecciano e scorrono. 

Aveva ragione il fisico Planck, noi facciamo parte dell’enigma che stiamo cercando di risolvere, noi senza accorgercene siamo dentro quel film che ci appare lontano da noi, dalla nostra esperienza. Ma il presente dilatato di quella storia che stiamo seguendo ci attrae e ci sottrae a ciò che davvero accade. Marco Aurelio, ricordava Borges, “afferma che qualunque lasso di tempo – un secolo, un anno, una sola notte, forse l’inafferrabile presente – contiene integralmente la storia… Chi ha visto il presente ha visto tutte le cose: quelle che avvennero nell’insondabile passato, quelle che accadranno nel futuro.” (Storia dell’eternità, Adelphi 1997, pp. 85-6).

Parlava così il perspicace Ulisse ai Feaci: “C’è l’ora dei lunghi racconti, e c’è l’ora del sonno:/ ma se ancora, Alcinoo potente, ti piace ascoltare, io non posso/ negarti questo; dirò altre pene più tristi,/ lo strazio dei miei compagni, che più tardi perirono…” (Odissea, XI, 379-81). E poi, finalmente giunto ad Itaca, grazie appunto ai Feaci, “navigatori gloriosi”, Ulisse viene riconosciuto dal figlio Telemaco che, “stretto al suo nobile padre, singhiozzava piangendo. A entrambi nacque dentro bisogno di pianto:/ piangevano forte, più fitto che uccelli, più che aquile/ marine o unghiuti avvoltoi, quando i piccoli/ ruban loro i villani…” (Odissea, XVI, 215-20). Anche un intero poema, come la vita di una persona, come il destino di un popolo o di un mondo, ha il suo palesarsi, il suo riconoscimento, la sua rivelazione: tappa determinante nella tragedia greca, ma indispensabile anche nelle vicende personali e in quelle storiche.

Il presente, dunque, tempo della gioia e delle lacrime, tempo sottratto al flusso puramente cronologico, è quella circostanza in cui non ci può essere che verità, constatazione, ma anche senso della relazione con qualcos’altro già accaduto. “Il futuro delle immagini, cioè degli oggetti che mi circondano– annotava Bergson in Materia e memoria – dovrà essere contenuto nel loro presente, e non aggiungervi niente di nuovo”. Ma è anche vero che la “percezione presente va sempre a cercare, in fondo alla memoria, il ricordo della percezione anteriore che le assomiglia: il sentimento del già visto…”. Quindi il presente è destinato a scorrere, a moltiplicarsi in presenti successivi, a creare somiglianze e differenze, a far immaginare un divenire.

Nel tempo attuale si moltiplica il senso di ansia. Esso, a mio parere, non deriva però dall’incertezza del futuro, dalla proiezione che i meno giovani di noi fanno sul destino dei più giovani, temendo che sia oscuro, negativo. 

Il vero furto non riguarda il futuro, non riguarda la speranza. Il vero furto che si sta minacciando è appunto la perdita del presente, è la sottrazione di un qualunque divenire, cioè di un qualunque, o di un determinato, possibile.  E come avviene tale frustrazione? Attraverso il controllo, attraverso il timore indotto che qualsiasi decisione si prenda, qualsiasi movimento si compia, essi verranno schedati, bloccati in una dimensione atemporale, come sentenze definitive che ci riguardano inesorabilmente. Le schedature non permettono gradi successivi di giudizio: le schedature, in sé, sono risolutive, incontrovertibili. Inoltre, la volontà del controllo rivela tristemente la scarsa o nulla fiducia negli altri e nei tempi a venire.

“La nostra organizzazione sta da molti anni preparando il più grande centro di documentazione che sia mai stato progettato, uno schedario che raccolga e ordini tutto quello che si sa d’ogni persona ed animale e cosa, in vista di un inventario generale…”. Con il pretesto della probabile fine del mondo, o di questo nostro mondo terrestre, nel ‘nobile’ sforzo di lasciare una memoria globale si procede a “un processo di riduzione all’essenziale, condensazione, miniaturizzazione, che non sappiamo ancora a che punto s’arresterà”. Ma in questo materiale che viene consegnato al nuovo Direttore, grazie a una ‘lieve’ manipolazione, “vi sono disseminati giudizi, reticenze, anche menzogne… Mi ascolti: la menzogna è la vera informazione che noi abbiamo da trasmettere”. Così scriveva profeticamente Italo Calvino, nella “cosmicomica” intitolata La memoria del mondo, 1968.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

Filippine: almeno 23 vittime a causa del tifone Rai

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Sono almeno 23 le persone che hanno perso la vita a causa del tifone Rai, che negli scorsi giorni ha colpito le Filippine. Il bilancio attuale è stato reso noto oggi dalle autorità, che parlano di distruzioni «allarmanti» sulle isole maggiormente colpite. Il tifone Rai, infatti, ha devastato intere aree nelle regioni meridionali e centrali del Paese ed inoltre più di 300mila persone sono dovute fuggire dalle loro case e dai resort sulla spiaggia.

Global Gateway: cos’è il piano europeo da 300 mld per la “connettività globale”

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Ecco che l’Europa presenta il suo piano per un futuro mondiale migliore: il Global Gateway. Il progetto, finanziato con 300 miliardi di euro e presentato con le solite parole ad effetto per la mediatizzazione pubblica, dovrebbe essere la risposta europea alle strategie globali cinesi, secondo alcuni analisti, mentre secondo altri sarebbe il piano di integrazione globale con la Via della Seta cinese presentata nel 2013. A distanza di sette anni dall’avvio del progetto della Belt and Road Initiative (BRI), e dopo che gli USA hanno presentato il loro Build Back Better World (B3W) e la Gran Bretagna il Clean Green Inititive (CGI), la Commissione europea da il via al programma che vorrebbe portare l’Europa non solo fuori dalla crisi economica, ma rifondarne l’industria sulla base delle nuove tecnologie e le infrastrutture necessarie per la Quarta rivoluzione industriale. La “Porta Globale” dell’Europa col mondo è ovviamente arredata nella retorica dai principi dei diritti umani, della democrazia e dell’uguaglianza che dovranno essere la guida delle relazioni economico-politiche internazionali.

La strategia europea mira a creare una connettività mondiale in ambito digitale, infrastrutturale, energetico, sanitario ed educativo. Dal 2021 al 2027 circa 300 miliardi di euro di denaro pubblico verranno investiti nei settori ritenuti fondamentali e strategici, nella speranza che questo attiri capitali privati per poter creare partnership pubblico-privato. «Il Global Gateway è sinonimo di connessioni sostenibili e affidabili che funzionano per le persone e il pianeta. Contribuirà ad affrontare le sfide globali più urgenti, dalla lotta ai cambiamenti climatici, al miglioramento dei sistemi sanitari e all’aumento della competitività e della sicurezza delle catene di approvvigionamento globali», si legge sul sito della Commissione europea.

«La pandemia di COVID-19 ha dimostrato quanto sia interconnesso il mondo in cui viviamo. Nel contesto della nostra ripresa globale vogliamo ridefinire il nostro modello di connessione mondiale, per poter plasmare più efficacemente il futuro. Il modello europeo prevede di investire sia nelle infrastrutture materiali che in quelle immateriali, di favorire investimenti sostenibili nei settori digitale, climatico ed energetico, nei trasporti, nella sanità, nell’istruzione e nella ricerca nonché in un quadro favorevole che garantisca condizioni di parità. Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, rispettando le più rigorose norme sociali e ambientali, in linea con i valori democratici dell’UE e con le norme e gli standard internazionali. La strategia “Gateway globale” fungerà per l’Europa da fonte d’ispirazione nella costruzione di connessioni più resilienti con il mondo», ha detto Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea.

«Le connessioni tra settori chiave contribuiscono a fare sorgere comunità di interesse condivise e a rendere più resilienti le nostre catene di approvvigionamento. Un’Europa più forte nel mondo comporta un fermo impegno con i nostri partner, impegno saldamente ancorato ai nostri principi fondamentali. Con la strategia “Gateway globale” riaffermiamo la nostra visione che prevede la promozione di una rete di connessioni, che deve essere fondata su standard, norme e regolamenti accettati a livello internazionale al fine di garantire condizioni di parità», sono state le parole di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Potenziando strumenti economici-finanziari già esistenti, l’Europa punta fermamente su Africa, Sud America e anche Asia, specificando che ogni progetto che costituirà la rete globale degli investimenti europei dovrà essere in linea con i principi ecologici e gli standard ambientali del Vecchio continente, oltre che essere condizionati dal rispetto dei diritti umani e dei principi democratici dei paesi con cui verranno perfezionati accordi. Difficile capire come ciò possa essere concluso con moltissimi paesi dei continenti citati, senza contare che spesso sono proprio i paesi europei a non rispettare tali principi, anche a casa propria.

Per il “nuovo” modello di sviluppo europeo e occidentale, la “crisi pandemica” è stata un acceleratore di movimenti già in atto; in altre parole, il Sars-Cov2 è stato un detonatore di cambiamenti economici, sociali e politici già in divenire da tempo. È la burrasca di Schumpeter, lo schöpferische Zerstörung, la distruzione creativa che Draghi ha apertamente previsto per l’Europa e per l’Italia nel dicembre dello scorso anno quando, l’ex banchiere centrale dell’Unione, parlava in qualità di membro senior del Gruppo dei 30, un circolo elitario globalista formato da economisti e intellettuali, che pubblicava in quel periodo il rapporto dal titolo Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions.

[di Michele Manfrin]

Arrestato Graziano Mesina, il più famoso esponente del banditismo sardo

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Graziano Mesina, il più famoso esponente del banditismo sardo, nel corso della notte è stato rintracciato ed arrestato dai carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva di quelli del Gis, del comando provinciale carabinieri di Nuoro e dello squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna. Mesina, latitante dal luglio 2020, dovrà scontare una condanna a 24 anni di reclusione, che gli era stata notificata dalla Procura generale della Corte d’appello di Cagliari.

 

La Camera dei deputati approva il divieto all’abbattimento dei pulcini maschi

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Nella giornata di ieri la Camera dei deputati ha approvato un emendamento alla «legge di delegazione europea 2021», presentato dalla relatrice Francesca Galizia (M5S), che introduce il divieto di abbattere i pulcini maschi negli allevamenti intensivi italiani. Esso, che dovrà divenire realtà entro il 31 dicembre 2026, ha ricevuto 359 voti favorevoli ed un voto contrario, mentre in 32 si sono astenuti. Adesso dunque il testo passa al Senato, che dovrebbe esprimersi a riguardo ad inizio 2022

Se l’emendamento dovesse andare in porto, inoltre, lo stato italiano dovrebbe conseguentemente anche favorire l’introduzione e lo sviluppo di tecnologie e strumenti in grado di «identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa, al fine di scartare le uova che contengano pulcini maschi». Un punto su cui ha posto l’attenzione anche l’organizzazione per la difesa dei diritti degli animali Animal Equality, che ha accolto con grande favore la notizia. Quest’ultima, che aveva lanciato una campagna a riguardo firmata da oltre 100mila persone, parla infatti di «grande vittoria per i pulcini», dato che in questo momento «in Italia muoiono dai 25 ai 40 milioni di pulcini all’anno solo perché considerati scarti dell’industria delle uova».

È proprio per tale motivo, infatti, che i pulcini maschi vengono uccisi appena nati tramite metodi estremamente crudeli: in seguito alla loro nascita, gli addetti delle linee produttive esaminano il loro sesso ed i maschi vengono gettati ancora vivi nei tritacarne o, in alternativa, vengono uccisi per soffocamento dentro dei sacchi o con l’anidride carbonica. Si tratta di pratiche comuni all’interno degli allevamenti intensivi, dove i pulcini vanno sempre incontro a questa triste fine. Adesso però, grazie all’approvazione di tale emendamento, l’Italia sembra essere finalmente vicina a mettere fine a questa barbarie: si tratterebbe del terzo Paese europeo, dopo Germania e Francia, a vietare tali pratiche.

[di Raffaele De Luca]

Covid: Oms approva per uso di emergenza vaccino indiano Covovax

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Il vaccino anti-Covid indiano Covovax è stato approvato per l’utilizzo in via di emergenza dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). A renderlo noto è stata proprio quest’ultima, spiegando che il vaccino «è prodotto dal Serum Institute of India su licenza di Novovax e rientra nel portafoglio di Covax», il sistema internazionale di distribuzione dei vaccini. In tal modo, aggiunge l’Oms, saranno rafforzarti gli «sforzi fatti per vaccinare più persone nei Paesi a basso reddito».

L’Università di Foggia impone il Super Green Pass per ottenere la laurea

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«La partecipazione agli esami di laurea e alle proclamazioni potrà essere consentita unicamente ai titolari del Super Green Pass», che «dovrà essere posseduto sia dai docenti componenti della commissione di laurea, sia dagli studenti laureandi che da eventuali loro accompagnatori/ospiti»: è quanto stabilito dall’Università di Foggia tramite un recente decreto del Rettore Pierpaolo Limone. Le nuove disposizioni, entrate in vigore il 6 dicembre 2021 e valide fino al prossimo 15 gennaio, sostanzialmente rendono possibile l’accesso alle sedute di laurea esclusivamente ai vaccinati o ai guariti dal Covid. Nel decreto infatti si legge che coloro i quali non riusciranno ad ottenere il Super Green Pass a causa del poco tempo a disposizione, potranno «usufruire della modalità on line/duale» ma solo per le sedute di laurea previste nel mese di dicembre 2021: non si tratta in pratica di una regola fissa, ma di una possibilità concessa «in via del tutto eccezionale e straordinaria».

A tutto ciò si aggiunga che «per i docenti, gli studenti laureandi e i relativi ospiti in possesso dei requisiti previsti dall’art. 1, comma 2, del D.L. 172/2021 sarà garantita la partecipazione allo svolgimento della seduta di laurea in modalità on line/duale». In sostanza, ciò significa che ad essere esclusi dalle classiche sedute di laurea saranno anche coloro che sono in possesso di regolare esenzione vaccinale, in quanto la disposizione a cui fa riferimento il decreto ha ad oggetto proprio la materia delle esenzioni.

A tal proposito tuttavia bisogna specificare che in realtà in Italia ad essere obbligato a sottoporsi alla vaccinazione è il personale scolastico, ma certamente non gli studenti né tantomeno i loro familiari. A quanto pare, quindi, tale decreto supera i limiti imposti dalla legge: il decreto legge del 6 agosto 2021 ha infatti introdotto l’obbligo del Green Pass, e non del Super Green Pass, per gli studenti universitari. Questo, come è noto, significa che anche tramite un tampone negativo gli studenti dovrebbero poter accedere ai servizi universitari.

Tramite il decreto, dunque, è stato arbitrariamente introdotto un obbligo vaccinale di fatto per gli studenti: a coloro che scelgono di non sottoporsi al vaccino anti Covid, viene sostanzialmente negato un diritto costituzionalmente garantito, quello all’istruzione. Il tutto in virtù di una non meglio specificata «evoluzione del quadro epidemiologico dell’infezione da Covid-19». Anche per questo, come riportato da alcuni quotidiani locali, oggi si terrà una manifestazione a Foggia alla quale parteciperanno medici e avvocati e con cui si protesterà non solo contro il prolungamento dello stato di emergenza ma anche contro il decreto del Rettore. Quest’ultimo, sottolineano gli organizzatori, impedisce di fatto ai non vaccinati di potersi laureare.

Ad ogni modo, bisogna ricordare che non si tratta della prima volta in cui un’università impone restrizioni maggiori agli studenti che scelgono di non sottoporsi al vaccino anti Covid. Basterà ricordare che l’Università di Milano “La Statale”, negli scorsi mesi ha deciso di rendere gli alloggi disponibili solo per gli studenti vaccinati, imponendo dunque un obbligo vaccinale di fatto per tutti i ragazzi desiderosi di accedere al diritto della richiesta di alloggio.

[di Raffaele De Luca]

Roma: studenti protestano contro lo stato attuale della scuola

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Migliaia di studenti oggi a Roma hanno aderito ad una protesta sullo stato attuale della scuola, sfilando in corteo dalla Piramide Cestia al Ministero della Pubblica Istruzione e chiedendo un cambiamento serio atto a risolvere le problematiche legate al mondo della scuola, come le condizioni in cui versano gli edifici e le classi pollaio. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa LaPresse, però, non sono mancati momenti di tensione: all’altezza di Porta Portese, infatti, uno spezzone si è staccato dal corteo ed attraverso le vie del centro storico ha tentato di raggiungere la zona dei Palazzi. C’è poi stato l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno bloccato i manifestanti riportandoli sul percorso. Dopodiché, il corteo è arrivato al ministero senza ulteriori incidenti.

Per la prima volta cellule staminali trapiantate su diabetici sono riuscite a produrre insulina

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Il trapianto di cellule staminali in pazienti affetti da diabete di tipo 1 ha dato i risultati sperati: per la prima volta hanno prodotto insulina. Grazie a un team di ricercatori della British Columbia University è stato accertato che le cellule endodermiche pancreatiche – derivate dalle PSC (staminali pluripotenti umane, cellule capaci di differenziarsi in tutti i tipi cellulari) sono in grado di produrre, anche negli umani, quell’ormone che, in natura, viene fornito all’organismo dal pancreas. In passato, infatti, questo tipo di esperimento è sempre stato effettuato sugli animali e i risultati non sono mai stati entusiasmanti.

La ricerca, divisa in due parti, ha coinvolto un piccolo gruppo di pazienti con diabete di tipo 1 a cui sono stati impiantate delle piccole capsule sottocute – di contenuto e dimensioni variabili dalla grandezza di una monetina a circa tre volte questa – con all’interno le staminali. Queste capsule sono state utilizzate per fare in modo che le cellule attecchissero nell’ospite e, permettendo la vascolarizzazione, sopravvivessero. Dopo 26 settimane dall’impianto, gli esperti hanno osservato i risultati, e questi sono molto incoraggianti. Difatti, le cellule trapiantate nei pazienti, riescono non solo sono sopravvissute fino a 59 settimane, ma hanno anche prodotto insulina in risposta ai pasti, e quindi ai livelli di glucosio. Questo è molto importante, poiché significa che sono capaci di “percepire” quando c’è bisogno di generare l’ormone. Inoltre, fino a un anno di distanza, i pazienti hanno avuto un fabbisogno di insulina ridotto del 20% .

Nel diabete di tipo 1, le cellule che producono insulina – le quali si trovano nelle isole pancreatiche dette isole di Langerhans –, sono distrutte e l’ormone mancante deve essere fornito dall’esterno, tramite iniezioni. Nonostante la medicina avanzata preveda dispositivi moderni automatizzati come il pancreas artificiale, – device che monitora i valori di glucosio nel sangue e rilascia in modo calcolato l’insulina -, si tratta di strumenti tecnologici ed esterni, i quali non liberano il paziente dalle iniezioni quotidiane. Anche il trapianto delle isole pancreatiche può essere una soluzione, ma consiste in un intervento complicato, delicato e non sempre fattibile, in primis, spesso, per la mancanza di donatori adeguati.

La produzione di insulina delle cellule staminali è, quindi, indubbiamente un passo molto importante nel campo ma, attualmente, anche in questo caso ci sono dei limiti. Gli autori della ricerca, infatti, hanno specificato che bisogna approfondire lo studio, in quanto i risultati osservati riguardano un gruppo ristretto di persone, i dati sono eterogenei, non è ancora stato individuato quale sia il modo migliore di somministrare le capsule e le dosi di cellule da impiantare. Inoltre non si conosce ancora l’impatto della terapia immunosopressiva, in quanto il processo di sostituzione delle isole pancreatiche basata sulle cellule staminali, ha richiesto agenti immunosoppressivi che, proteggono dal rigetto del trapianto, ma possono causare importanti effetti collaterali, come cancro e infezioni.

[di Eugenia Greco]