domenica 21 Dicembre 2025
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Monthly Report n.9: Guerra in Ucraina, farsi luce nel risiko globale

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Ma voi de L’Indipendente con chi state nella guerra in Ucraina? Ce lo hanno chiesto in tanti in queste settimane e la domanda stessa è sintomo della distorsione del nostro sistema mediatico, che tende a dividere sempre in tifoserie. Questa nuova guerra è in realtà un conflitto tra Russia e Stati Uniti, uno scontro che Mosca combatte direttamente mentre Washington ingaggia per procura, riempiendo di armi gli ucraini e lasciando che siano loro a morire. A questo punto, almeno per quanto ci riguarda, la scelta è semplice. Non si può stare con la Russia, non questa volta: l’invasione di uno stato sovrano è sempre da condannare e le bombe stanno colpendo anche civili incolpevoli come in ogni guerra. Ma il discorso non si può interrompere qui. Sarebbe troppo semplice, utile solo a dividere falsamente il mondo in buoni e cattivi come amano fare i governi e i media a loro asserviti. Perché dall’altra parte appunto c’è la NATO, ovvero gli Usa e gli altri 29 stati loro vassalli, Italia inclusa. Le guerre hanno sempre delle cause e la politica imperiale degli Usa, che da sempre cercano di mettere Mosca all’angolo e di circondarla, è la ragione primaria di quella in corso in Ucraina. Biden accusa i russi di genocidio, ma i presidenti americani criminali di guerra lo sono per professione, da Hiroshima ad Abu Ghraib, dal 1945 ad oggi. Nemmeno con gli Stati Uniti si può stare, visto che con i propri disegni di dominio costituisce una minaccia costante alla pace globale e alla sovranità delle nazioni che scelgono di non volersi allineare al suo volere.

Non si può stare neanche con l’Unione Europea, che da questa guerra sta emergendo nettamente per quello che è: un’istituzione utile solamente come cinghia di trasmissione dei desideri economici e politici del capitalismo nordamericano. Kiev e Mosca sono città europee, questa è una guerra europea che mette a repentaglio la sicurezza di tutto il continente. Eppure non un paese del vecchio continente sta cercando di facilitare le trattative. Tutti i governi dell’Unione, Italia in testa, stanno approvando piani per colossali aumenti delle spese militari. Serviranno a proteggere la pace, dicono, ma quella secondo cui la pace si ottiene preparando la guerra è una delle più grandi bugie della storia.

Quindi, in definitiva, con chi sta L’Indipendente? «Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti che poi ci mandano a morire i figli dei poveri» ebbe a dire uno che i disastri provocati da ogni conflitto li conosceva bene, Gino Strada. Ecco, qui troviamo una delle poche certezze. Anche se la guerra dovesse diventare mondiale sotto le bombe non moriranno né Putin, né Biden, né i loro figli, né ogni altro leader politico e non moriranno nemmeno gli imprenditori di armi che si stanno arricchendo come in ogni conflitto. Per questi soggetti la guerra è un gioco di potere e ricchezza. Può sembrare banale ma in guerra bisogna stare con chi rischia di morire: con i civili ucraini, così come con quelli siriani e afghani. E bisogna stare dalla parte della verità, la prima vittima di ogni conflitto.

Indice:

  • Siamo di fronte a una guerra per procura tra Russia e USA: intervista al generale Fabio Mini
  • Le parole giuste, cioè la cultura come arma di pace
  • Il disegno degli Usa di fronte al conflitto in Ucraina: intervista all’analista geopolitico Federico Petroni
  • Allargare la prospettiva: il conflitto in Ucraina visto dalla Cina
  • L’inutilità dell’Europa di fronte a una guerra europea
  • Gli effetti della guerra e delle sanzioni economiche in Russia
  • Alle origini del conflitto russo-ucraino: intervista allo storico Franco Cardini
  • Sui laboratori biologici in Ucraina ci sono troppe domande senza risposta
  • Denazificare l’Ucraina? Il reale potere dei gruppi neonazisti sul governo Zelensky
  • Le bufale di guerra confezionate dai media mainstream
  • 11 ex corrispondenti di guerra italiani scrivono contro l’informazione sull’Ucraina
  • I droni sono sempre più protagonisti della guerra in Ucraina
  • Donbass, il documentario sulla guerra ucraina prima che il mondo se ne accorgesse

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/

È morto lo scrittore Valerio Evangelisti

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Si è spento nella serata di lunedì lo scrittore Valerio Evangelisti, autore dirompente e innovativo nel panorama italiano. La passione per la narrativa lo ha portato a essere estremamente prolifico nel genere horror e fantasy, e molti dei suoi romanzi gli sono valsi premi e riconoscimenti internazionali. Tra i più celebri, la saga di Nicolas Eymerich e quella di Nostradamus sono divenuti dei veri e propri best seller. Parallelamente, Evangelisti nutriva una pulsante passione per la politica, che lo ha portato a scrivere numerosi saggi di carattere storico-politico degni di nota, in particolare riguardo i movimenti operai dell’800 e del ‘900. Accorato antifascista e pacifista, nel 2004 fonda la rivista online Carmilla, che tratta di critica letteraria e politica e della quale è stato direttore editoriale sino alla fine.

Catalogna, leader indipendentisti spiati con spyware Pegasus

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Oltre 60 persone legate al movimento indipendentista catalano sarebbero state spiate attraverso lo spyware Pegasus, prodotto dal NSO Group di Israele. Secondo il leader regionale della Catalogna vi sarebbe il governo spagnolo dietro le operazioni di spionaggio.  Reuters riferisce che il governo si sia rifiutato di commentare quando interprellato sulla vicenda. Secondo l’associazione per i diritti digitali Citizen Lab, le operazioni sarebbero avvenute tra il 2017 e il 2020, quando il tentativo di indipendenza catalano fece sprofondare la Spagna nella peggiore crisi politica della storia recente. Le prove contro Pegasus, riferisce Citizen Lab, sono tuttavia ancora “circostanziali”.

L’Unione Europea destina un miliardo di euro alla protezione degli oceani

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Ieri in occasione della conferenza Our Ocean (OOC) di Palau l’Unione Europea ha deciso di destinare un miliardo di euro per la protezione e il ripristino degli oceani. In quel che Bruxelles ha definito come l’impegno finanziario più cospicuo per l’economia blu, il piano dell’Unione Europea prevede 44 impegni per il periodo 2020-2022, dalla lotta all’inquinamento marino alla promozione di agricoltura e pesca sostenibili, l’introduzione di nuove aree marine protette e la salvaguardia di quelle esistenti, fino alla creazione di economie blu sostenibili, cosicché l’oceano diventi sempre più “Sicuro, giusto e protetto”. Non solo, ma centrali saranno gli stessi cittadini europei, i quali potranno rimanere costantemente aggiornati grazie all’apposito strumento di monitoraggio Copernicus.

La prima conferenza Our Ocean ha avuto luogo negli Stati Uniti nel 2014. Dall’anno di partenza è stato possibile proteggere circa cinque milioni di miglia quadrate di oceano, attraverso più di 1.400 impegni per un valore di circa 85 miliardi di euro. L’edizione del 2022 Our Ocean, Our People, Pur Prosperity (il nostro oceano, il nostro popolo, la nostra prosperità) si congiunge a un’attenzione crescente per la salvaguardia dell’ambiente, che vede una cooperazione internazionale sempre maggiore per la salvaguardia del Pianeta, dov’è chiaro quanto la preservazione degli oceani sia fondamentale (si ricorda il vertice One Ocean, a cui anche l’UE ha preso parte). In attesa della prossima conferenza delle Nazioni Unite sull’oceano prevista per giugno o luglio a Lisbona, l’Unione Europea ha messo a punto un piano per focalizzandosi sulla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione nei finanziamenti per avviare un’impresa (i cosiddetti “seed”) destinando 500 milioni di euro tra il 2021-2023 alla missione Horizon Restore our Ocean and Waters.

Centrale nella missione è considerare l’oceano e le acque come un tutt’uno e raggiungere gli obiettivi dell’UE di proteggere il 30 percento dell’area marina degli Stati membri, ripristinando gli ecosistemi marini, prevenendo ed eliminando l’inquinamento, riducendo i rifiuti di plastica in mare, le perdite di nutrienti e l’uso di pesticidi chimici. Ci sarà inoltre un’ottimizzazione del monitoraggio satellitare (Copernicus) per cui l’UE ha investito 55 milioni di euro. Sempre col fine di controllare le transizioni dell’ambiente marino e dei cambiamenti climatici, verrà perfezionato WEkEO, strumento a servizio della comunità di ricerca internazionale che permette di avere accesso a una dettagliata raccolta di dati ambientali mentre offre strumenti online per le scienze ambientali su strutture di cloud computing.

[di Francesca Naima]

Una grande marcia No Tav ha attraversato la Val di Susa

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Sabato 16 aprile 5000 persone hanno preso parte alla marcia organizzata dal movimento No Tav partita dal Comune di Bussoleno e giunta sino al Presidio di San Didero. Oltre a rimarcare un fermo “no” alla realizzazione dell’Alta Velocità, che intende collegare le città di Torino e Lione attraversando la Val di Susa, l’iniziativa ha costituito anche un’occasione di contestazione contro la guerra e le devastazioni ambientali. “Il cambiamento per la giustizia climatica e per la libertà dei popoli può partire solo da noi” afferma con forza il movimento tramite la propria pagina.

Il movimento No Tav è stato caratterizzato sempre più, col passare degli anni, da un impegno attivo in questioni sociali che non riguardano esclusivamente la costruzione della grande opera in Val di Susa, quali per esempio la questione migranti o la tutela dell’ambiente e la lotta alle devastazioni ambientali. Complice di ciò anche la fortissima partecipazione giovanile, che ha fatto della lotta al cambiamento climatico uno dei punti chiave delle contestazioni di questa generazione. In quest’ottica si è svolta, sabato 16 aprile, una marcia che ha percorso la statale 25 dirigendosi dal Comune di Bussoleno al Presidio di San Didero, situato di fronte all’autoporto. All’iniziativa hanno aderito all’incirca 5000 persone tra attivisti e sostenitori, per protestare contro l’insensatezza della guerra in Ucraina, le devastazioni ambientali e il riarmo delle nazioni.

A essere duramente contestata è stata infatti la decisione del Governo Draghi di portare al 2% del PIL la spesa militare in seguito allo scoppio del conflitto. Scelta che, secondo il movimento, non porterà altro se non ulteriore distruzione e morte, mentre il Paese sarà costretto ad affrontare le conseguenze economiche che il conflitto porta con sé. Il contesto di economia di guerra che ne emerge di conseguenza favorisce in maniera esclusiva “le aziende che producono armi, rimpolpando le già ricche tasche delle società energetiche (come ad esempio l’Eni)”.

Ad essere contestate sono state poi le decisioni del Governo di proseguire nella realizzazione di “grandi opere inutili e dannose” come la Tav, che ha permesso la militarizzazione di un’intera valle con spese immense per il controllo poliziesco e le barriere a protezione di cantieri che per lunghissimo tempo sono rimasti inattivi. La vicesindaca di Bussoleno, Cinzia Richetto, ha anche ricordato come Telt (la società costruttrice francese) abbia appaltato la direzione dei lavori di due grandi cantieri direttamente collegati alla costruzione della Tav senza darne alcuna comunicazione ufficiale al Comune di Bussoleno.

Una volta giunta al Presidio No Tav di San Didero, sito di fronte all’autoporto (opera collaterale alla realizzazione dell’Alta Velocità), i manifestanti hanno cominciato a battere contro le recinzioni che circondano la struttura, in segno di protesta.

[di Valeria Casolaro]

 

USA, 3 sparatorie di massa durante il weekend Pasqua

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Negli USA il week end di Pasqua è stato segnato da tre sparatorie di massa, che hanno portato alla morte di 2 minorenni e decine di feriti. Due di queste sono avvenute nella Carolina del Sud, in un nightclub e all’interno di un centro commerciale, causando rispettivamente il ferimento di 9 e 14 persone. A Pittsburgh, nel corso di una festa organizzata all’interno di un Airbnb, due minori sono stati uccisi e almeno altre 8 persone ferite: la polizia dichiara di aver trovato almeno 100 bossoli e ritiene che la scena sia stata presa di mira da più punti.

Palermo: i renziani sul carro di Dell’Utri, già condannato per associazione mafiosa

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Le trame della politica siciliana in vista delle elezioni amministrative di Palermo (tra due mesi) e delle Regionali (previste per il prossimo autunno), non smettono di riservare sorprese. In Sicilia è andato in scena un nuovo episodio chiave: il “renziano di ferro” Davide Faraone, lanciato in pompa magna dal leader di Italia Viva come candidato sindaco del suo partito a Palermo già alla Leopolda dello scorso novembre, ha dichiarato di voler «fare un passo di lato», annunciando che appoggerà  il candidato “civico” in quota Udc Roberto Lagalla. Colui che, soltanto pochi giorni fa, ha ricevuto l’appoggio ufficiale dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, sul cui protagonismo politico nemmeno la condanna definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa rimediata nel 2014 sembra riuscire a esercitare un freno.

Ma facciamo un passo indietro. In queste settimane, sul fronte elettorale, il centro-destra siciliano è apparso lacerato dalle divisioni: il Presidente dell’Ars e dirigente di Forza Italia Gianfranco Miccichè ha preso le distanze da Musumeci e da una sua eventuale riconferma come governatore, mentre per la poltrona da primo cittadino di Palermo punta tutto sul medico Francesco Cascio. Su questo nome ha raggiunto un accordo con la Lega, che aveva precedentemente candidato Francesco Scoma, poi sfilatosi dopo essere stato “sacrificato” sull’altare dell’intesa (che pure, in occasione di un’eventuale vittoria, gli avrebbe garantito la carica di vice-sindaco). Fratelli d’Italia ha presentato in solitaria la candidata Carolina Varchi; dall’altra parte, invece, scalpita Totò Lentini, uomo degli autonomisti di Raffaele Lombardo. Sul confronto-scontro in atto aleggia inoltre il severo giudizio dell’ex Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, altro condannato definitivo per mafia (nel suo caso, favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra): il politico agrigentino, che nel 2020 ha ricostituito la Democrazia Cristiana in Sicilia, ha più volte messo in guardia il centro-destra sul concreto rischio che la frammentarietà che tiene in scacco le ambizioni della coalizione possa spianare la strada al candidato del fronte progressista Franco Miceli, appoggiato da Pd e M5S.

Lo scorso 7 Aprile, in un’intervista rilasciata all’AdnKronos, era arrivata la stoccata di Marcello Dell’Utri all’indirizzo del suo ex pupillo Miccichè: «La candidatura di Francesco Cascio è un errore, gli diano un altro incarico. La persona giusta per fare il sindaco di Palermo è Roberto Lagalla», aveva detto il cofondatore di Forza Italia, asserendo che «Gianfranco sbaglia: lui ha la sua testa e ragiona con la sua testa. E io ho detto quello che penso, al di là di ogni contrapposizione». Non contento, lo storico braccio destro di Silvio Berlusconi aveva dichiarato che la scelta migliore per le Regionali fosse «la riconferma di Nello Musumeci», il quale sarà appoggiato da Fratelli d’Italia ma che è, appunto, assolutamente inviso a Miccichè.

In un post pubblicato su Facebook, poi, Davide Faraone ha ufficializzato il suo ritiro dalla corsa a sindaco: «Nei giorni passati, più si moltiplicavano i candidati, più trovavo spiacevole trovarmi in quella situazione, c’ero anch’io tra i protagonisti di questa imbarazzante fiera delle vanità, che ci ha allontanato in maniera siderale dai palermitani – ha scritto il senatore di Italia Viva – Ho deciso quindi di essere coerente, da un lato togliendomi dall’imbarazzo, dall’altro lato scegliendo un candidato in campo, semplificando e sforzandomi di dare un segnale di unità innanzitutto ai miei concittadini. Non faccio un passo indietro, sosterrò il mio amico Roberto Lagalla, l’ho conosciuto da Rettore, poi da vicepresidente del CNR, quando ho avuto l’onore di ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Scuola, all’Università e alla Ricerca scientifica. Lo reputo il più adatto a svolgere il ruolo di Sindaco e il più affine alle mie idee, non me ne vogliano tutti gli altri candidati, che stimo ed apprezzo. Darò il mio contributo da Senatore della Repubblica, come ho sempre fatto e continuerò a fare».

Lo scorso novembre vi avevamo raccontato come in Sicilia si stesse concretizzando quel processo di “approdo al centro” da parte di Italia Viva, che aveva addirittura costituito un intergruppo all’Ars assieme a Forza Italia con la “benedizione” di Marcello Dell’Utri. I cui giudizi e le cui “larghe vedute”, evidentemente, continuano a trovare importanti sponde nelle scelte politiche dei renziani.

[di Stefano Baudino]

Turchia, lanciata nuova offensiva contro ribelli curdi

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Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha annunciato il lancio di una nuova operazione turca di aria e di terra che ha come obiettivo i combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che si trovano nel nord dell’Iraq. Non ha tuttavia specificato quante truppe sono coinvolte nell’operazione. Secondo il governo turco, il PKK stava programmando un attacco su larga scala contro la Turchia. Questa conduce abitualmente attacchi contro le basi e i campi di addestramento del PKK, designato dal governo turco e dai suoi alleati occidentali come gruppo “terrorista”.

L’affannosa corsa italiana per sostituire il gas russo

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Lo scorso 11 aprile, il premier italiano Mario Draghi si è recato in Algeria per firmare una dichiarazione d’intenti con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, riguardante la cooperazione bilaterale tra i due Paesi nel settore dell’energia. L’obiettivo è quello di aumentare l’esportazione di gas verso l’Italia dal Paese nordafricano per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Quello di Algeri è solo il primo di una serie di accordi che il governo italiano ha intenzione di firmare con altre Nazioni al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico: a fine mese, inf...

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Tunisia, la petroliera affondata non sta perdendo petrolio

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La petroliera affondata sabato scorso al largo delle coste tunisine è stata controllata dai sommozzatori, che hanno constatato l’assenza di perdite. La nave trasportava 750 tonnellate di carburante, motivo per il quale si temeva una catastrofe ambientale imminente. Nella serata di ieri sono iniziate le operazioni di messa in sicurezza della nave.