Fumio Kishida, il 64enne leader del Partito liberal democratico del Giappone nonché ex ministro degli Esteri, è il nuovo primo ministro del Paese. Grazie al controllo di entrambe le camere da parte del suo partito, egli è infatti riuscito ad ottenere la maggioranza dei voti in Parlamento. Kishida sostituirà l’ex premier Yoshihide Suga, dimessosi dopo solo un anno in carica. Nelle prossime ore è previsto l’annuncio da parte del capo del governo della sua lista di ministri.
È nata l’Amazzonia d’Europa: 10.000 km2 di biosfera nel cuore del vecchio continente
È nata la prima riserva della biosfera transnazionale dell’Unesco, la più grande area fluviale protetta d’Europa e modello internazionale per la conservazione della natura, la resilienza climatica e lo sviluppo sostenibile. Questa, di quasi un milione di ettari e comprendente i territori di Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Ungheria e 700 Km dei fiumi Mura, Drava e Danubio, viene chiamata “Amazzonia d’Europa” per via delle sue foreste, isole fluviali e distese verdi. Un paesaggio unico e prezioso, dimora di specie animali rare e, alcune, anche in via di estinzione, come il fraticello, la cicogna nera, la lontra, il castoro e lo storione; senza contare il suo essere importante punto di sosta annuale per oltre 250mila uccelli migratori. In più, mentre le pianure alluvionali intatte proteggono gli insediamenti dalle inondazioni e garantiscono acqua potabile pulita a quasi 900mila persone, i paesaggi mozzafiato aumentano il potenziale per lo sviluppo del turismo sostenibile. L’idea di istituire una biosfera transnazionale ha, alla base, l’obiettivo di rivitalizzare 250mila chilometri di fiumi proteggendo, al contempo, il 30% della superficie terrestre dell’UE entro il 2030 e promuovere il business sostenibile. A completare originalmente l’iniziativa è il progetto Amazon of Europe Bike Trail, una lunghissima pista ciclabile che, in 27 tappe, si inoltrerebbe nei territori incontaminati di Mura, Drava e Danubio per oltre 1250 Km.
La nascita di questo luogo pullulante di biodiversità risale agli anni Novanta, quando la fondazione tedesca EuroNatur ha iniziato a coordinare il progetto di una vasta area protetta nel bacino del Danubio. Dal 2000, l’iniziativa è stata portata avanti dal Wwf fino a quando, nel 2009, i ministri dell’ambiente di Croazia e Ungheria, hanno firmato una dichiarazione congiunta per istituire una riserva della biosfera transfrontaliera. Nel 2011, una dichiarazione congiunta in tal senso è stata firmata anche dai ministeri ambientali di Austria, Slovenia e Serbia. L’anno dopo, le aree fluviali del Danubio di Croazia e Ungheria hanno ottenuto lo status di riserva della biosfera, seguite poi da Serbia nel 2017, Slovenia nel 2018 e Austria nel 2019. Oggi, l’UNESCO, con la designazione della riserva della biosfera transfrontaliera Mura-Drava-Danubio (MDD), collega tutti e cinque i pezzi in un’unica area protetta.
[di Eugenia Greco]
Verso una società artificiale?
Perché ‘società artificiale’? Heinrich Popitz, sociologo tedesco, ha espresso una delle molte teorie sullo sviluppo storico e sociale attraverso tappe evolutive. Una teoria suggestiva sicuramente, che implicitamente individua il nostro mondo come un organismo vivente che passa attraverso varie età e conosce fasi alterne di sviluppo e recessione, di crescita e malattia.
Nei suoi studi raccolti in Verso una società artificiale (Editori Riuniti 1996) Popitz rintraccia le tappe dell’umanità in una fase di caccia e raccolta, contrassegnata dal nomadismo, a cui succede la sedentarietà dell’agricoltura, dove si circoscrivono gli spazi operativi del lavoro, si fondano e si perpetuano agglomerati familiari e si fissa l’idea di tempo ciclico, generatrice a sua volta di una speciale idea di pazienza e attesa. Poi il periodo del fuoco, del vapore, dell’industria, rappresentato soprattutto, a suo parere, dall’artigianato e dalla ceramica, vero emblema dell’avvento borghese, con conseguente divisione del lavoro e ripartizione delle competenze nella società, ad esempio tra contadini e artigiani. E poi l’epoca delle città, del potere organizzato, dei compiti istituzionali. In ultimo la società artificiale, più difficile da definire, pensata più come una potenziale eventualità che come una evoluzione, dove si avvertono altre immagini di altri studiosi, la società aperta di Popper, la società liquida di Bauman, la società dell’automazione di McLuhan.
Ma, a guardar bene, tutte queste epoche e tutte queste teorie, nella postmodernità, non sono più alternative o ordinate in qualche successione: esse si sono fuse in un solo dominio, reale e immaginario. Sono dimensioni della vita, esigenze e prospettive interagenti. Non sappiamo fino a quando, ma l’attività della pesca è ancora in gran parte del tipo caccia e raccolta, la fase agricola, alla base della costituzione della famiglia, è minacciata ma permane. Minacciata da che cosa, però? Da malsane teorie, no, semplicemente dalla macchina, dalla industrializzazione che può trasformare i contadini in nomadi, in migranti. “La sera, seduti intorno ai fuochi, i cento diventavano uno. Imparavano a diventare comunità da bivacco, comunità da sera e da notte. Qualcuno estraeva una chitarra dall’involto di una coperta e la accordava; e le canzoni che tutti conoscevano si levavano nella notte. Gli uomini cantavano le parole, le donne modulavano piano la melodia”. Questi sono i contadini disperati, assediati dai debiti bancari, dai trattori e dalle tempeste di polvere, che fuggono in America verso l’Ovest, negli anni della recessione. È John Steinbeck, in Furore (1939), che racconta la loro epopea. “Dapprima le famiglie erano titubanti ma gradualmente … emersero capi, si stabilirono leggi, presero forma codici. E man mano che si spostavano verso ponente, i mondi diventavano più completi e meglio attrezzati, poiché i loro costruttori avevano maturato esperienza nel costruirli” (trad.it. Bompiani 2013, p. 271-73). Adattamento e ripartenza, come nei miti antichi del diluvio e della fine.
In questa rifondazione, all’orizzonte, si fa strada l’idea di città, la penultima tappa secondo Popitz. La cosmologia che si rimodella continuamente – scrive Joseph Rykwert ne L’idea di città (trad. it. Einaudi)- è quella che riparte da noi stessi, dalla costituzione e struttura della persona. Le città che nei secoli abbiamo costruito sono simboli di memoria, in cui ogni abitante partecipa a una serie di eventi e si identifica con la propria città, coi suoi fondatori e col suo passato. Funzione della città moderna è però anche quella di mettere in moto gli individui e i beni, favorendone la circolazione. Utopia, certo, messa oggi a dura prova, che Italo Calvino così presentava in Gli dèi della città (1975): “Ogni città ha un suo programma implicito, un suo elemento di continuità che deve saper ritrovare ogni volta che lo perde di vista, pena l’estinzione… Una città può passare attraverso catastrofi e medioevi, vedere stirpi diverse succedersi nelle sue case, veder cambiare le sua case pietra per pietra, ma deve, al momento giusto, sotto forme diverse, ritrovare i suoi dèi” (pp. 349-50).
L’ultima rivoluzione tecnologica, dopo l’agricoltura, la lavorazione a fuoco, le grandi opere edili e, aggiungiamo, le tecnologie del movimento e della comunicazione, dalla ferrovia alla posta, dall’aereo alla radio, dalla tivù ai new media, è quella attuale, dove ancora una volta si misurano nuovi rapporti tra progresso tecnologico ed evoluzione delle strutture sociali. Per tappe accelerate, l’uomo è arrivato a vivere in un mondo di oggetti che si è creato da sé, ma ormai la produzione industriale è finita sull’orizzonte, gli oggetti sono sempre più incorporei, “le relazioni di scambio diventano sempre più astratte, le dipendenze dai bisogni di altri anonimi sempre più imperscrutabili” (Popitz, p. 99). Il potere è diventato una specifica autonoma struttura, l’offerta di servizi sproporzionata e assillante; dietro la velocità di prestazione si nascondono le forme di controllo. L’informatica ha favorito, sì, i processi di automazione ma presto è diventata l’alleata del potere amministrativo, cioè del potere in sé che non produce ma organizza, amministra e reprime occultandosi dietro lo schermo della razionalizzazione, efficienza, disponibilità di informazioni, innovazione tecnologica e di rete.
Il potere è il nuovo meccanismo di produzione, il consumo è rappresentato dall’adeguamento degli individui e delle masse, la customer satisfaction coincide con il godimento passivo dell’obbedienza, il piacere sembra estinto. Ma questo, per fortuna, rimane soltanto un distopico obiettivo, remoto, che nessuna pandemia riuscirà a raggiungere.
Uno dei miei autori preferiti, Jurij M.Lotman, utilizza varie metafore per parlare del concetto di ‘semiosfera’, cioè della complessità e interdipendenza dei sistemi di segni che nessun potere è in grado di ridurre a suo piacimento. La vita sociale e simbolica è come quella di una lingua, impensabile senza sinonimi, senza alternative nelle scelte espressive, senza fraintendimenti, senza errori. La metafora è quella del museo. Immaginiamo la sala di un museo nella quale siano esposti oggetti ed opere appartenenti a secoli diversi, iscrizioni in lingue note e ignote, testi redatti dagli organizzatori del museo, schemi di itinerari per la visita della mostra, vari allestimenti ecc. ecc. “Se vi collochiamo anche i visitatori con i loro mondi semiotici, avremo qualcosa che ricorda il quadro della semiosfera” (La semiosfera, Marsilio 1985, p. 64).
Diventare spettatori, tenere le distanze, azionare i nostri orizzonti simbolici. Considerare il mondo anche come un museo di cui siamo, noi e tutti insieme, visitatori. Altro ancora ci aspetta, altri ancora ci aspettano all’uscita da quelle sale.
[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]
Ancora gravi violenze sui vitelli scoperte in un allevamento del Grana Padano
Un nuovo caso di maltrattamenti di vitelli e mucche in un allevamento Grana Padano, ancora una volta in Lombardia, in provincia di Brescia. Anche in questo caso è una inchiesta dell’associazione ambientalista Essere Animali che porta i fatti all’attenzione del pubblico, testimoniando incuria, mancato rispetto delle prescrizioni sanitarie e gravi maltrattamenti a danno degli animali.
Le immagini raccolte nell’ambito della nuova inchiesta mostrano come gli animali vivano in “un grave stato di incuria“. “Gli animali sono completamente sporchi, così come i capezzoli delle mucche che vengono avviate alla mungitura, il tutto con un elevato rischio di contaminazione batterica. Il mancato rispetto delle prescrizioni sanitarie costituisce un potenziale pericolo per la salute dei consumatori, ma anche un danno per gli animali” afferma il report.

La struttura “contiene circa mille animali tra mucche e vitelli”. “A causa di difetti strutturali o mancanza di manutenzione, in occasione di piogge anche non particolarmente intense, si formano all’interno delle stalle estese pozze d’acqua che non vengono asciugate, costringendo gli animali a vivere con le zampe nell’acqua per giorni”. Ad aggravare la situazione vi sarebbero “recinti rotti o con parti arrugginite che possono ferire gli animali”. “Alcuni vitelli sono morti soffocati, con la testa incastrata nella mangiatoia del box, episodi per cui è possibile prefigurare il reato di uccisione di animali, in quanto nessun operatore è intervenuto per liberarli” riporta Essere Animali.

Alcune procedure controverse, come l’allontanamento dei vitelli appena nati dalle madri per avviarle al processo di mungitura del latte destinato al commercio, sono definite dalla legge italiana. Per tale motivo Essere Animali, insieme a 79 ONG provenienti da tutto il mondo, sta esercitando pressioni sulla Commissione Europea per richiedere un’urgente revisione della normativa sulla protezione degli animali da allevamento.

Si tratta della seconda testimonianza di questo tipo raccolta da Essere Animali nel giro di poche settimane: a luglio, infatti, l’associazione aveva realizzato una prima inchiesta in uno stabilimento lombardo, che documentava abusi simili a quelli riportati in questo nuovo documento. In quell’occasione, il Consorzio Tutela Grana Padano aveva sottolineato come si trattasse di un caso isolato, che non rappresentava gli standard generali previsti. Il Consorzio aveva inoltre bloccato le marchiature delle forme di Grana prodotte con il latte di quello stabilimento e dichiarato di star lavorando alla definizione di un nuovo sistema per la valutazione del benessere animale. Anche a seguito di questo nuovo caso il Consorzio ha già annunciato, in un comunicato riportato da Il Salvagente, di aver «sospeso (e poi bloccato) in via cautelativa i servizi di marchiatura delle forme prodotte con latte della stalla oggetto dell’ultima investigazione dell’associazione Essere Animali». Tuttavia il grave problema delle violenze sugli animali, pur non potendo escludere che riguardi solo una piccola parte degli allevamenti del Grana Padano, non appare ancora risolto.
Potete vedere il video completo dell’inchiesta a questo link.
[di Valeria Casolaro]
Ecuador, 2000 detenuti rilasciati per allentare la pressione nelle carceri
Le autorità ecuadoriane rilasceranno 2000 detenuti, con precedenza a donne e anziani, per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. La decisione giunge a seguito dei fatti del 28 settembre, definiti “il peggior massacro nella storia carceraria dell’America Latina”. Le cause scatenanti erano state dispute tra bande criminali per il controllo del Penitenziario Litoral. Il bilancio è di 118 morti (di cui 6 decapitati) e 86 feriti. Il 29 settembre il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha dichiarato lo stato di emergenza del sistema carcerario per 60 giorni.
Qatar, al via le prime elezioni parlamentari della storia del Paese
I cittadini qatarioti nativi, di pura discendenza tribale locale (circa il 10% della popolazione), voteranno oggi alle prime elezioni parlamentari della storia del Paese. Verranno eletti i due terzi dei seggi del Consiglio della Shura, organo preposto ad approvazione, rifiuto ed emanazione delle proposte di legge e delle politiche statali, nonché del controllo del bilancio dello Stato. Dei 284 candidati, solo 28 sono donne. Benché gli analisti ritengano che queste elezioni non comporteranno cambiamenti significativi nelle politiche del Paese, si tratta di un primo passo verso la costruzione di un sistema politico più rappresentativo.
Trieste, migliaia in piazza per protestare contro il Green Pass
Nel centro di Trieste hanno sfilato migliaia di persone (diecimila per la Questura, ventimila secondo gli organizzatori) per protestare contro il Green Pass. Dopo aver attraversato la città, il corteo si è raccolto di fronte alla sede della Rai regionale, urlando slogan e insulti contro i giornalisti. Tra di loro vi era anche una rappresentanza dei portuali, che minacciano di bloccare lo scalo il 15 ottobre. Presenti anche alcuni insegnanti e diversi candidati sindaci.
Anche il Portogallo riduce le restrizioni e l’utilizzo del Green Pass
Anche in Portogallo i cittadini non dovranno più sottostare a gran parte delle restrizioni anti Covid: come annunciato la settimana scorsa dal premier Antonio Costa, infatti, a partire da oggi si entra in «una fase che si basa essenzialmente sulla responsabilità individuale di ciascuno» dovuta appunto alla «scomparsa della maggior parte dei limiti imposti dalla legge». Nello specifico, con le nuove misure è stato innanzitutto ridotto l’uso del Green Pass, che non sarà più necessario per svolgere attività quali recarsi al ristorante o accedere a centri benessere, terme, palestre e casinò. Esso d’ora in poi dovrà essere utilizzato solo per effettuare viaggi in aereo o in nave, partecipare a grandi eventi culturali, sportivi o aziendali, visitare strutture sanitarie e case di cura o recarsi in bar e locali notturni, che sono stati riaperti proprio con le nuove misure. Oltre a ciò, poi, non vi è più alcun limite relativo al numero di persone autorizzate a sedersi al ristorante così come non vi sono più limiti di capienza per le attività commerciali, i matrimoni, i battesimi e gli spettacoli culturali. Resta invece obbligatoria la mascherina per svolgere alcune attività, come usufruire dei trasporti pubblici o accedere alle case di cura e agli ospedali.
Le riaperture, che come sottolineato dal premier sono state possibili soprattutto grazie alle tante vaccinazioni effettuate, non erano però inaspettate: esse infatti sono la diretta conseguenza dell’esecuzione dell’ultima fase del piano presentato dal Governo nel mese di luglio. Oggetto della strategia, in pratica, era quello di tornare gradualmente alla normalità passando per tre fasi, da attuarsi non appena raggiunta la percentuale di portoghesi vaccinati prestabilita per ciascuna di esse. Così, dopo aver dato esecuzione alle prime due fasi, adesso è divenuta realtà anche la terza, la cui attuazione era prevista proprio per i primi di ottobre, giorni in cui si puntava al raggiungimento dell’85% della popolazione completamente vaccinata. Dunque, siccome tale obiettivo è stato raggiunto (in Portogallo infatti attualmente l’85% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale), il governo non ha tardato ad effettuare le riaperture così come era stato stabilito.
Detto ciò, non si può non notare come la risposta alla pandemia da parte del Portogallo sia di gran lunga differente rispetto a quella italiana. Infatti, anche se nel nostro Paese quasi il 79% della popolazione over 12 ha completato il ciclo vaccinale, non sono stati predisposti programmi simili a quello del Portogallo, ovvero strategie volte a ridurre l’uso del Green Pass. Anzi, con i decreti sul lasciapassare sanitario che si sono succeduti nel tempo l’Italia si è invece affermata come lo Stato con il Green Pass più severo d’Europa insieme alla Grecia. Sono infatti diversi gli stati europei in cui non è stato introdotto tale strumento, mentre altri, come appunto il Portogallo, si stanno incamminando verso un graduale ritorno alla normalità pre-pandemica.
[di Raffaele De Luca]