In Myanmar, un attacco aereo attribuito all’esercito avrebbe causato la morte di circa 40 persone e il ferimento di altre 20, tutte civili del villaggio di Kyauk Ni Maw, situato sull’isola di Ramree. La notizia è stata riportata da organizzazioni locali e confermata da un portavoce dell’Arakan Army. L’episodio ha attirato l’attenzione delle Nazioni Unite, che hanno emesso un comunicato stampa esortando il rispetto del diritto internazionale. «Tutti i morti erano civili. Tra le vittime e i feriti ci sono donne e bambini», ha dichiarato il portavoce dell’Arakan Army, specificando che l’attacco sarebbe avvenuto mercoledì scorso. I bombardamenti avrebbero inoltre distrutto oltre 500 abitazioni, aggravando ulteriormente la situazione umanitaria nella regione.
Milano, caos treni: cancellazioni e ritardi fino a 4 ore
Dalle prime ore della mattina è stata sospesa la circolazione ferroviaria sulle linee Milano – Genova, Milano – Venezia e Milano – Bologna a causa di verifiche tecniche alla linea elettrica nel nodo di Milano, tra Centrale e Lambrate. I treni hanno registrato nelle ultime ore ritardi fino a 4 ore e cancellazioni. Poco dopo le ore 11, FS ha reso noto che la circolazione ferroviaria è «in graduale ripresa» per quanto riguarda i collegamenti da e per Venezia e Genova, mentre sono «ancora in corso le verifiche tecniche alla linea elettrica» da e per Bologna.
“Sul piatto azzurro del cielo”, una poesia di Sergej A. Esenin (1920)
Sul piatto azzurro del cielo
C’è un fumo melato di nuvole gialle,
La notte sogna. Dormono gli uomini,
L’angoscia solo me tormenta.
Intersecato di nubi,
Il bosco respira un dolce fumo.
Dentro l’anello dei crepacci celesti
Il declivio tende le dita.
Dalla palude giunge il grido dell’airone,
Il chiaro gorgoglio dell’acqua,
E dalle nuvole occhieggia,
Come una goccia, una stella solitaria.
Potere con essa, in quel torbido fumo,
Appiccare un incendio nel bosco,
E insieme perirvi come un lampo nel cielo.
La poesia fotografa impressioni che dai dati di natura rimbalzano nell’influenza, illusoria e fantastica, che ne vive il poeta.
Dal Romanticismo in poi, per la persona che si fa artista, è diventata estetica una speciale solitudine, anche quella dunque cantata nei versi visionari di Esenin, il quale pensa, alla maniera distopica di Fahrenheit 451 (Ray Bradbury, 1953), di bruciare coi suoi versi, perché ardenti sono le sue parole e perché dopo di lui, senza di lui, tutto cambierà.
Nel romanzo di Bradbury si bruciano le case che illegalmente contengono libri, perché l’immaginario era ritenuto pericoloso, incontrollabile, incomprensibile, consegnato nelle mani di gente pericolosa.
È necessario dunque soffermarsi sul carattere aspro, provocatorio, rivoluzionario dei versi, come dopo sarà con Majakovskij e Marina Cvetaeva, la quale cantava: “Mondo, cerca di capire! Il poeta – nel sonno – scopre la legge della stella e la formula del fiore”.
In Anna Achmatova, poi, gli echi della rivoluzione sovietica, trasformandosi in poesia (Anno Domini XXI, 1923), avranno gli stessi accenti brucianti di Esenin, quasi si trattasse di fragorosi eventi naturali: “Quell’agosto, come una gialla vampata/ che si facesse breccia per entro al fumo,/ quell’agosto sopra di noi s’era levato/ come un serafino di fuoco./… Noi due, il soldato e la ragazza/ entrammo in un gelido mattino”.
La natura diventa alleata del poeta, si muta in linguaggio, secondo codici di cui al poeta spetta una speciale comprensione. Perché soltanto chi è poeta, come osservava Roman Jakobson, è capace di trasformare la realtà in simbolo e poi di viverla nuovamente sotto questa forma.
[di Gian Paolo Caprettini]
Hacker filorussi attaccano ancora siti istituzionali italiani
Una nuova ondata di attacchi degli hacker filorussi Noname057(16) ha colpito nella mattinata di oggi i siti di ministeri e istituzioni italiane. Si tratta di azioni Ddos (Distributed denial of service) che stanno causando alcuni disagi e interruzioni temporanee del servizio. Tra i portali attaccati ci sono, tra gli altri, quelli dei ministeri di Esteri, Infrastrutture e Trasporti, nonché di Consob, Carabinieri, Marina, Aeronautica e varie aziende del trasporto pubblico locale. Il collettivo filorusso ha rivendicato l’attacco su Telegram, collegandolo all’incontro avuto giovedì sera a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni con il presidente ucraino Zelensky.
La Camera USA approva sanzioni contro la Corte dell’Aja dopo la condanna a Netanyahu
Nel giugno dello scorso anno, la Camera dei Rappresentanti statunitense aveva votato a favore di un disegno di legge (l’Illegitimate Court Counteraction Act) che prevedeva l’applicazione di sanzioni e misure restrittive contro i giudici della Corte Penale Internazionale (CPI) che sono «impegnati in qualsiasi tentativo di indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi» politico statunitense o «persona protetta» dal Paese che come gli USA non riconosca la CPI. La decisione era giunta dopo che la Corte aveva annunciato l’intenzione di emettere mandati d’arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanuahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, concretizzata lo scorso 21 novembre. Il 9 gennaio, la proposta di legge è stata approvata dalla Camera in via definitiva, con una votazione di 243 (198 repubblicani, 45 democratici) a 140. Il tutto nonostante gli Stati Uniti non siano membri della CPI e non ne riconoscano la giurisdizione.
La Commissione per gli Affari Esteri ha spiegato che la decisione è stata presa in ragione della «ingiustificata presa di mira di Israele» da parte della Corte, alludendo al fatto che le sue azioni potrebbero «ostacolare il ritorno degli ostaggi americani detenuti da Hamas». Nel suo discorso, il presidente della Commissione ha duramente criticato gli attacchi al «grande alleato» dell’America, arrivando a riproporre la notizia (mai confermata da alcuna prova e con ogni probabilità del tutto falsa) dei bambini decapitati da Hamas. Dopo oltre 15 mesi di bombardamenti e uccisioni non stop, oltre 46 mila morti accertati (una cifra che secondo molte organizzazioni è molto inferiore alle uccisioni reali), dei quali oltre il 70% donne e bambini, il Commissario ha riferito che la risposta Israeliana all’attacco di Hamas è stata condotta «con la massima moderazione che la guerra può consentire». «Ciò che la CPI sta facendo, con i suoi mandati d’arresto, è legittimare le false accuse di crimini di guerra israeliani per fermare il successo schiacciante delle operazioni militari israeliane».
Sono numerosi gli organi internazionali che hanno reagito con preoccupazione al voto statunitense. Oltre 70 organizzazioni della società civile e religiose hanno inviato la scorsa settimana una lettera aperta alla Commissione e all’amministrazione Trump per chiedere di sospendere la votazione. Tre esperti del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU hanno invitato il Senato a non appoggiare la misura, commentando come sia «scioccante» che un Paese «che si considera un campione dello Stato di diritto» cerchi di ostacolare le attività di un tribunale indipendente, promuovendo una «cultura dell’impunità». In una dichiarazione inviata a Reuters, la CPI ha riferito di aver preso atto con preoccupazione della votazione, dichiarando di «condannare fermamente tutte le azioni volte a minacciare la Corte e i suoi funzionari, a minare la sua indipendenza giudiziaria e il suo mandato e a privare della giustizia e della speranza milioni di vittime di atrocità internazionali in tutto il mondo».
Non è la prima volta che gli Stati Uniti minacciano la CPI di sanzioni. Nel 2020, infatti, gli USA avevano già emesso sanzioni ad personam dopo l’apertura di indagini sui crimini di guerra commessi in Afghanistan. Tuttavia, il segretario di Stato Anthony Blinken non aveva esitato un momento ad esortare tutti gli Stati firmatari dello Statuto di Roma (ovvero quelli che riconoscono l’autorità della CPI) a concedere pieno appoggio alla Corte quando furono emessi i mandati di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin. La decisione statunitense non segna che un’ulteriore fallimento delle leggi internazionali e degli organi sovranazionali, messo più che mai a nudo dalla guerra in Medio Oriente. E rivela ancora una volta come, senza volontà politica, queste non siano altro che carta straccia.
[di Valeria Casolaro]
Israele sferra pesanti raid su Gaza, Yemen e Libano
L’esercito israeliano ha condotto raffiche di attacchi in tutto lo Yemen, prendendo di mira le infrastrutture degli Houthi, ufficialmente come rappresaglia per gli attacchi degli Houthi contro Israele. Contestualmente, proseguono i raid israeliani su tutta la Striscia di Gaza, che hanno provocato decine di morti e feriti da Nord a Sud. Secondo l’agenzia di stampa nazionale libanese NNA, inoltre, le forze israeliane hanno condotto un’operazione per «far saltare in aria diverse case nella città di Aita al-Shaab» nel distretto di Bint Jbeil in Libano, nonostante il 27 novembre sia stato firmato un accordo di cessate il fuoco.
Trump condannato nel caso Stormy Daniels, ma senza pena
Donald Trump è stato condannato dal giudice di New York per il caso riguardante i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, ma con rilascio incondizionato – ovvero non dovrà pagare multe ne’ andare in carcere. Il giudice ha spiegato di aver preso tale decisione proprio in ragione dell’imminente insediamento di Trump alla Casa Bianca. Il presidente era stato riconosciuto colpevole di 34 capi d’imputazione per falsificazione della contabilità aziendale, diventando così il primo presidente USA con una condanna penale.
Chi è Joseph Aoun, il neoeletto presidente libanese che piace a Israele e USA
Il parlamento libanese ha eletto il generale Joseph Aoun come nuovo Presidente del Libano, interrompendo oltre due anni di vuoto politico iniziato quando il presidente Michel Aoun ha lasciato l’incarico, nell’ottobre 2022. La nomina di Aoun è piaciuta agli Stati Uniti, che per questa carica lo sostengono dal dicembre 2022, con il Presidente Biden che si è subito congratulato per l’esito delle elezioni. Stessa cosa vale per Israele, che ha accolto calorosamente l’arrivo del generale alla presidenza. L’elezione di Aoun fa sorgere non pochi dubbi e domande in merito al futuro di Hezbollah, soprattutto a causa di alcune dichiarazioni rilasciate dal neo eletto presidente. Il Libano potrebbe infatti allontanarsi dalla sfera di influenza iraniana per avvicinarsi a quella saudita, più accomodante verso gli interessi di Washington e Tel Aviv.
«Invito tutte le parti a discutere una politica di difesa globale che consenta allo Stato di porre fine all’occupazione israeliana e respingere la sua aggressione», ha detto Aoun nel suo discorso inaugurale al parlamento. Nonostante il nuovo leader di Hezbollah abbia promesso di aiutare a stabilizzare il Libano e di eleggere un nuovo Presidente, i legislatori del blocco pro-Hezbollah hanno votato scheda bianca al primo turno. Il deputato di Hezbollah, Mohammed Raad, ha riferito che, ritardando il loro voto per Aoun, il gruppo ha «inviato il messaggio che siamo i guardiani del consenso nazionale». Durante il discorso, Aoun ha promesso di lavorare per garantire che lo Stato abbia il monopolio esclusivo sull’uso delle armi. Le dichiarazioni hanno suscitato forti applausi da parte del Parlamento tranne che da parte dei legislatori legati ad Hezbollah, i quali sono rimasti fermi e in silenzio. Queste potrebbero infatti far intendere che il nuovo Presidente non sarà incline a lasciare ad Hezbollah il suo ruolo di forza militare. Del resto Aoun, Comandante delle Forze Armate Libanesi dal 2017 e con una formazione anti-terrorismo negli Stati Uniti, ha subito ricevuto il sostegno da parte statunitense, con le congratulazioni da parte di Biden. Stessa cosa da parte israeliana, con il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, che su X ha scritto: «Mi congratulo con il Libano per aver eletto un nuovo presidente dopo una prolungata crisi politica. Spero che le elezioni contribuiscano a rafforzare la stabilità, un futuro migliore per il Libano, i suoi residenti e il buon vicinato».
Il generale Aoun era la prima scelta degli Stati Uniti, i quali lo appoggiano per la carica presidenziale fin dal dicembre 2022. In una riunione tenutasi in Qatar, a Doha, con delegati provenienti da Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita ed Egitto, Aoun era stato individuato come la giusta persona per riempire il posto vacante alla presidenza libanese. A confermare la concreta possibilità dello spostamento libanese dalle posizioni e le influenze iraniane a quelle saudite, durante il suo discorso, in termini di politica estera, Joseph Aoun ha sostenuto un’apertura internazionale basata sul rispetto reciproco, stabilendo che il Libano debba adottare una “neutralità positiva” nei confronti delle questioni regionali. Oltre che favorire gli interessi di Israele, queste posizioni rispondono ai desideri dell’Arabia Saudita e degli Stati del Golfo, che rimproveravano a Hezbollah la sua interferenza in Yemen, Iraq e Siria in conformità con gli interessi iraniani.
Insomma, il Libano potrebbe aver compiuto una virata importante per gli equilibri della regione mediorientale ora che Israele sta ridisegnando i rapporti di forza in proprio favore, dopo che gli ultimi anni avevano segnato il risorgere e il rafforzarsi dell’asse filo-iraniano.
[di Michele Manfrin]
Educazione sessuale, il governo dirotta i fondi sulla formazione sull’infertilità
I cinquecentomila euro che la legge di bilancio prevedeva fossero stanziati per incrementare i fondi a favore dell’insegnamento dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie verranno impiegati dal governo per la formazione dei docenti sull’infertilità. A confermarlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani, rispondendo a un’interrogazione parlamentare avanzata dalla Lega. La decisione, che ha scatenato il plauso della Lega e lo sdegno delle opposizioni, ha riportato l’attenzione sul dibattito tra la necessità dell’Italia di dotarsi di strumenti per impartire l’educazione affettiva (il nostro Paese è uno dei pochissimi in Europa a non disporre di una legislazione in tal senso) e il timore del diffondersi di quella che le destre definiscono «ideologia gender».
In particolare, i fondi saranno impiegati per fornire «moduli informativi rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado per aggiornare su contenuti su eventi educativi e corsi di informazione e prevenzione prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione della infertilità». Inoltre, ha aggiunto Ciriani, «la scelta di attribuirla al fondo per le Pari Opportunità non consente attività dirette nelle scuole e interventi nella organizzazione scolastica, di pertinenza del ministero dell’Istruzione e del Merito, alle quali la norma approvata non fa nessun riferimento». La notizia ha suscitato immediate reazioni nella politica: se, da un lato, si è sollevata la protesta delle opposizioni, con Riccardo Magi (Europa+, primo firmatario dell’emendamento) che ha accusato il governo di «prestare il fianco alle associazioni Pro-Vita», la Lega ha espresso soddisfazione ribadendo che nell’attuale governo non vi sarà alcuno spazio per la cosiddetta «ideologia gender». «L’ideologia gender esiste» ha dichiarato il deputato Sasso, «quando docenti politicizzati e cosiddetti esperti esterni vorrebbero impartire lezioni di educazione sessuale a bambini di prima elementare. Come si può pensare di parlare di argomenti come il coito, il piacere sessuale, la masturbazione a bambini di 5 anni?».
Al di là del fatto che il testo dell’emendamento prevedeva interventi nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (quindi non ai bambini di 5 anni), l’educazione sessuale e affettiva ha, nelle parole stesse del ministero della Salute, un’accezione alquanto diversa. Si tratta infatti di una materia «strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi». Essa va impartita in maniera appropriata all’età, tramite un «approccio olistico basato sul concetto di affettività e sessualità come area del potenziale umano, che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo». Uno degli obiettivi che si pone l’insegnamento dell’educazione sessuale è infatti proprio quello di facilitare la costruzione di relazioni basate sul rispetto reciproco, il cui apprendimento è fondamentale sin dalla tenera età. Ai bambini delle suole materne e primarie viene insegnato a gestire le proprie delusioni, esprimere emozioni, desideri e bisogni e mettere dei confini a situazioni spiacevoli, insieme alla capacità di riconoscere stereotipi di genere e comportamenti sessisti che possono alimentare, se non ben decodificati, comportamenti irrispettosi e violenti.
Nel panorama europeo, l’Italia è uno dei pochissimi Paesi a non disporre di una legge che disciplini l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole – insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. E proprio l’assenza di un quadro legislativo chiaro lascia ampio spazio di manovra a un dibattito puramente ideologico.
[di Valeria Casolaro]