L’Unione Europea introdurrà un passaporto digitale per tutti i viaggiatori che transiteranno o soggiorneranno nel territorio dell’intera area Schengen, ovvero in tutti gli Stati Europei (a eccezione di Cipro e dell’Irlanda) e nei Paesi extra-UE Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Il sistema, che si chiamerà Entry-Exit System (EES), verrà inaugurato nel novembre del 2024 e riguarderà tutti coloro che vivono fuori dall’area economica europea, mentre non coinvolgerà in alcun modo i viaggiatori interni. La notizia è stata annunciata dalla Commissaria Europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson, che ha dichiarato che la data di lancio sarà il 10 novembre, e poi confermata da un comunicato emesso recentemente dal Regno Unito. L’EES è parte di un imponente lavoro svolto dall’Unione Europea per «rafforzare la sicurezza dei propri confini» e sostituirà l’attuale sistema di timbratura manuale dei passaporti. I viaggiatori extra-europei dovranno in prima battuta passare alla dogana per farsi identificare dagli agenti, che raccoglieranno le impronte digitali e scatteranno una fotografia, inserendo poi il materiale in un fascicolo digitale.
In base ai dati relativi al turismo in Europa del 2023, si stima che a dover usufruire del nuovo passaporto digitale saranno circa 700 milioni di persone all’anno che intendano fermarsi in uno degli Stati dell’Unione per un «soggiorno breve», ovvero un periodo di 90 giorni distribuiti in non più di sei mesi. Gli unici Paesi a fare eccezione saranno Cipro e l’Irlanda, dove i passaporti continueranno a essere timbrati manualmente. In questo modo, il sistema «modernizza il controllo delle frontiere esterne dell’UE», «identifica chi si ferma più a lungo del previsto» (i cosiddetti overstayers), «combatterà le frodi di identità raccogliendo dati biometrici» e permetterà uno scambio di informazioni tra gli agenti di controllo alle frontiere «in tempo reale». Per tutti i turisti che vorranno recarsi per un breve periodo in uno Stato UE (salvo alcune eccezioni), il sistema archivierà, per un periodo compreso tra 1 e 5 anni, i dati personali (nome, data di nascita e così via), data e luogo di ingresso e uscita dall’UE, dati biometrici quali immagini del viso e impronte digitali e, nel caso in cui fosse rifiutato l’ingresso, il motivo del diniego. Le sanzioni previste per gli overstayers dipenderanno dal regolamento interno dello Stato nel quale si trovano una volta scaduto il tempo massimo per il soggiorno nell’UE.
L’Unione Europea è costantemente al lavoro per trovare il modo di blindare le proprie frontiere, giustificando misure sempre più stringenti di controllo del movimento e dell’identità delle persone con la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini. «450 milioni di europei dormiranno più tranquilli» grazie a questo sistema, ha dichiarato Johansson. In effetti, l’obiettivo primario del nuovo sistema EES è «migliorare il controllo delle frontiere esterne, per ridurre la migrazione irregolare affrontando il fenomeno degli overstayers e facilitando il controllo dei flussi migratori», oltre a «contribuire alla lotta contro il terrorismo e i reati gravi e ad assicurare un alto livello di sicurezza interna». Questo, insieme ad altri strumenti come l’ETIAS (un’autorizzazione a viaggiare nell’UE per le persone provenienti da 60 Paesi fino ad ora esenti da visto, che dovrebbe essere introdotta nella prima metà del 2025 e interessare un totale di 1,4 miliardi di persone) dovrebbe aiutare l’Europa a raggiungere gli obiettivi fissati nell’Agenda per la Sicurezza e sulla Migrazione. Rendendo così, nelle speranze dei legislatori, ancora più solide le mura della “Fortezza Europa”.
[di Valeria Casolaro]
Tutti entusiasti siamo. È strano che nessuna organizzazione protesti o proponga un mondo analogico ( normale ) insieme alla possibilità digitale. La digitalizzazione è l’unico mondo da accettare con le buone o con le cattive. Per il nostro bene e la nostra sicurezza naturalmente.
Non credo farà alcuna differenza per quanti arrivano privi di documenti usando barconi al posto degli aerei.