martedì 15 Ottobre 2024

Un college inglese sperimenta la prima classe dove a insegnare è l’intelligenza artificiale

Almeno per una parte dei giovani studenti del David Game College di Londra, sono finiti i tempi in cui un professore in carne e ossa sedeva in cattedra. A partire dal 23 settembre prossimo, infatti, alcuni studenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni saranno i primi a studiare esclusivamente attraverso piattaforme di apprendimento basate sull’intelligenza artificiale. Gli alunni iscritti al programma, denominato Sabrewing, non avranno insegnanti, né avranno bisogno di rallentare o accelerare il loro apprendimento per tenere il passo con le lezioni tradizionali. La prima classe sarà composta da 20 studenti e le loro famiglie non baderanno a spese per consentire loro di fare parte di questa avanguardia, pagando la retta prevista di 27 mila sterline per ogni anno scolastico. Al loro fianco, gli unici umani presenti saranno i tutor, mentre ogni aspetto dell’insegnamento e della valutazione sarà affidato all’intelligenza artificiale.

Sul sito del college viene così spiegata la scelta di adottare il nome di Sabrewing, una specie di colibrì: «I colibrì sono celebrati per la loro eccezionale agilità, resilienza e adattabilità. Eccellono anche nel navigare nei loro ambienti in modo indipendente e tendono a volare da soli, anche quando migrano su grandi distanze, invece di viaggiare in stormo. Il programma Sabrewing intende sviluppare la stessa indipendenza, autosufficienza, resilienza e adattabilità in tutti i suoi studenti, mentre progrediscono nei loro percorsi di apprendimento personalizzati». Come precisato sul sito del David Game College, tutte le materie principali saranno insegnate interamente da piattaforme di apprendimento adattivo basate sull’intelligenza artificiale.

Il programma scolastico sarà suddiviso in sessioni mattutine incentrate sulle materie principali e sessioni pomeridiane dedicate a un programma di «competenze di vita». Tra le materie obbligatorie figurano la matematica, l’inglese, la biologia, la chimica e la fisica, mentre altre, come informatica, geografia e storia, saranno a scelta per consentire agli studenti di adattare il percorso scolastico ai propri interessi. Per quanto riguarda invece le “competenze di vita”, ci si concentrerà sulla formazione all’uso del pensiero critico, al dibattito, all’imprenditorialità, all’intelligenza artificiale e all’alfabetizzazione finanziaria: materie in cui gli strumenti digitali saranno affiancati da «coach» umani. Da quanto si evince, questi coach non saranno insegnanti tradizionali, ma facilitatori che avranno la funzione di motivare e coinvolgere gli studenti e colmare il divario tra tecnologia e interazione umana.

In Inghilterra, l’introduzione di aule guidate dall’intelligenza artificiale ha scatenato un acceso dibattito sul futuro dell’istruzione. I sostenitori di questa svolta ritengono che l’IA abbia la capacità di rivoluzionare l’apprendimento e facilitare il pieno sviluppo di ogni individuo, fornendo un’istruzione personalizzata altrimenti impossibile. Ad esempio, l’intelligenza artificiale può analizzare grandi quantità di dati per identificare i modelli di apprendimento di uno studente, consentendo interventi mirati che possono aiutarlo a superare le sfide più rapidamente, come pubblicizzato ampiamente dal David Game College.

I critici, invece, sostengono che il traguardo di questo processo sarà la disumanizzazione del processo di apprendimento, privando i giovani in formazione delle competenze interpersonali sviluppate attraverso l’interazione con gli insegnanti. Chi critica l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno della scuola teme che gli studenti possano perdere la dimensione dello scambio interpersonale, finendo non per aumentare (come promesso dalla brochure scolastica), ma per ridurre la loro capacità di pensare in modo critico e creativo. Inoltre, riguardo al trattamento dei dati personali, vi sono preoccupazioni su come questi dati vengano archiviati e utilizzati.

Di certo, per ora, è evidente che vizi e virtù dell’educazione virtuale andranno ad acuire una differenza di classe sempre più marcata nei percorsi di formazione delle società occidentali. Dato il costo esorbitante della scuola basata sull’IA, solo i più ricchi potranno permettersi una formazione guidata dalle nuove tecnologie.

[di Michele Manfrin]

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6 Commenti

  1. Come non è tutto oro quel che luccica, non è tutta merda quella che puzza.

    Nell’utopia di un software sviluppato davvero come suggerito dall’articolo, sarebbe quasi sicuramente un’insegnante migliore della media degli insegnanti che ho avuto in ogni mio percorso scolastico.

    Rimango un po’ scettico, ma anche curioso. Come sempre, all’inizio le novità sono destinate ai privilegiati, anche se non è detto che verranno per forza avvantaggiati da questo cambiamento.

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