martedì 15 Ottobre 2024

Verona, 18 agenti indagati per le torture dentro la Questura

La Procura di Verona ha concluso le indagini nei confronti degli agenti coinvolti nei pestaggi avvenuti nella Questura di Verona tra luglio 2022 e marzo 2023, per i quali, nel giugno dello scorso anno, erano stati arrestati cinque poliziotti. Altre 17 persone risultavano indagate in quanto sarebbero state a conoscenza dei fatti, ma avrebbero deciso di non intervenire e segnalare le violenze. Al momento sono 18 gli agenti accusati a vario titolo di tortura, lesioni, falso in atto pubblico e abuso di ruolo. Le vittime sarebbero state per lo più tossicodipendenti, stranieri senza fissa dimora o soggetti trattenuti in custodia. Le violenze, nascoste da verbali truccati e generale accondiscendenza, comprendevano pestaggi e umiliazioni di vario genere, come costringere alcuni soggetti a urinare nella stanza degli interrogatori e poi a pulire il pavimento strisciando per terra.

Chiedendo il processo per 18 agenti, la Procura ha invece stralciato le posizioni di altri sette soggetti originariamente coinvolti dall’indagine. Il reato più grave, quello di tortura, è contestato agli agenti Filippo Failla Rifici e Roberto Da Rold. Del medesimo reato erano già stati accusati gli agenti Loris Colpini e Alessandro Migliore, che si trovano già a processo davanti ad un altro collegio, dal momento che la Procura aveva chiesto per loro il giudizio immediato a novembre. Secondo i magistrati, le persone fermate e poi condotte in Questura dagli agenti avrebbero subito comportamenti degradanti come botte e umiliazioni, oltre all’uso non giustificato della forza. All’interno dell’ordinanza si fa esplicito riferimento a vari episodi di pestaggi, raccontando di individui condotti in questura e segregati in una stanza, costretti a patire numerosi abusi. Secondo quanto emerge dalle carte, un ragazzo tossicodipendente sarebbe stato picchiato e trascinato sul pavimento dai poliziotti, che lo avrebbero preso a calci e schiaffi, rompendogli il labbro. In altri casi, si parla dell’utilizzo eccessivo da parte degli agenti di spray e spintoni, con il conseguente mancato intervento di altri poliziotti, che non avrebbero segnalato le violenze e avrebbero falsificato i verbali, celando quanto accaduto. Per molte delle persone sotto inchiesta era stata chiesta la sospensione dal servizio, misura accolta per alcuni e, per altri, annullata o ridotta in appello dal Riesame. Come evidenziato dal procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, era stata condotta da ufficiali e agenti di Polizia.

Il reato di tortura, ufficialmente introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017, è sottoposto al fuoco di fila dei principali azionisti della maggioranza di governo. Fratelli d’Italia, partito di Giorgia Meloni, ha presentato un progetto di legge alla Camera per abrogare il reato di tortura e istigazione alla tortura, proponendo invece l’introduzione di una nuova aggravante comune per adempiere agli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione contro la tortura (CAT). I firmatari della proposta di legge hanno affermato che «l’incertezza applicativa in cui è lasciato l’interprete» con le norme in questione «potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all’applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l’esercizio delle proprie funzioni è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica». Il leader della Lega Matteo Salvini ha a più riprese promesso ai poliziotti del Sap l’abrogazione del reato, lamentando che molte denunce di violenza o tortura da parte dei detenuti fossero infondate. Lo scorso dicembre, il Consiglio d’Europa ha lanciato un monito all’Italia, invitando «caldamente» il governo Meloni a «garantire che qualsiasi eventuale modifica al reato di tortura sia conforme ai requisiti della Convenzione europea dei diritti umani e alla giurisprudenza della Cedu».

[di Stefano Baudino]

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