lunedì 9 Dicembre 2024

Sono stati pubblicati nuovi video inediti sugli attacchi dell’11 settembre 2001

È stato reso pubblico un nuovo video, risalente a 25 anni fa, che potrebbe far luce su alcuni punti ancora oscuri riguardo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel video appare un uomo, Omar al-Bayoumi, identificato dal FBI come un possibile agente dell’intelligence saudita. Al-Bayoumi filmò e si fece filmare in vari quartieri di Washington, sostando davanti alla Casa Bianca, al Campidoglio e al monumento a George Washington, luoghi iconici e turistici della capitale statunitense che le autorità ritengono potessero essere l’obiettivo dell’aereo che si è poi schiantato a terra nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania. Il filmato, girato nell’estate del 1999 e in possesso dell’FBI, è stato reso pubblico grazie ad un’azione legale di 9/11 Justice, associazione formata dai parenti delle vittime degli attentati, dai sopravvissuti e dai primi soccorritori, la quale sostiene che il governo saudita sia coinvolto negli attacchi che hanno sconvolto gli USA e il mondo.

Il video è stato reso pubblico da un giudice, su ordine del tribunale federale, che si occupa della causa che 9/11 Justice sta portando avanti da anni. Il filmato fu inizialmente trovato dagli investigatori britannici nell’appartamento di Bayoumi nei giorni successivi all’attacco del 2001, quando egli era ancora uno studente di dottorato alla Aston University di Birmingham. Nell’appartamento fu trovata anche una rubrica che, secondo gli avvocati delle famiglie, contiene i dettagli dei contatti dei funzionari del governo saudita dell’epoca. Scotland Yard consegnò poi tutto all’FBI. Nel corso di una conferenza stampa svoltasi lo scorso martedì, i membri di 9/11 Justice hanno dichiarato di essere delusi dal fatto che il presidente Joe Biden, l’ex presidente Donald Trump e i legislatori non abbiano affrontato quelle che il gruppo definisce «rivelazioni esplosive». «Non cerchiamo più di essere coccolati o confortati. Siamo arrabbiati. E il nostro governo non è riuscito a portarci responsabilità e giustizia» ha detto Brett Eagleson, presidente dell’associazione.

Questo avviene mentre si dovrà decidere se chiudere o meno la causa intentata contro l’Arabia Saudita, la quale ha fatto richiesta di archiviazione in quanto estranea ai fatti e in quanto Nazione sovrana straniera e aliena ai tribunali statunitensi. I querelanti affermano però di aver raccolto «prove schiaccianti» riguardanti i «funzionari e agenti del governo saudita», i quali costituivano una «rete di supporto essenziale per gli estremisti pro-jihadisti, compresi i primi dirottatori dell’11 settembre, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar». Queste sarebbero prove sufficienti ai sensi del Justice Against Sponsors of Terrorism Act (JASTA), la legge federale del 2016 che permette ai cittadini statunitensi di citare in giudizio Paesi stranieri che forniscono sostegno diretto o indiretto ai terroristi.

L’Arabia Saudita ha sempre negato che Bayoumi fosse un suo agente: secondo il Paese arabo, questi sarebbe stato a lungo oggetto di speculazioni a causa dei suoi legami con due uomini identificati come dirottatori dell’11 settembre, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar. Un rapporto dell’FBI, declassificato nel marzo 2022, sosteneva che esistesse una probabilità del 50% che Bayoumi fosse a conoscenza avanzata degli attacchi dell’11 settembre, proprio in virtù dalla sua relazione con Hazmi e Mihdhar. L’FBI sostiene che, quando Bayoumi stava girando il video, si trovava insieme a due diplomatici sauditi, i quali, secondo l’agenzia federale, avevano legami con al-Qaeda. Il rapporto ufficiale della Commissione sull’11 settembre, un documento di 585 pagine pubblicato nel 2004 dai risultati di un’inchiesta istituita dal governo degli Stati Uniti, riferendosi a Bayoumi, afferma: «Non abbiamo visto alcuna prova credibile che credesse nell’estremismo violento o aiutasse consapevolmente gruppi estremisti».

Perché questo filmato viene reso pubblico proprio adesso? Il documento mette nuovamente l’Arabia Saudita al centro del dibattito sui fatti dell’11 settembre, dopo anni di processi senza verità e senza nuove rivelazioni. In qualunque modo siano andate effettivamente i fatti (su cui rimangono una valanga di domande, buchi neri e omertà), è quantomai singolare che un video che potrebbe incriminare l’Arabia Saudita venga reso pubblico proprio in questo momento. Il regno saudita pare infatti volersi smarcare dalla presa occidentale, specie statunitense, e portare avanti una propria politica estera che non sia totalmente sottomessa a Washington. Dopo l’attacco israeliano a Gaza, il Paese arabo ha messo in stand-by gli Accordi di Abramo, i quali avrebbero portato alla normalizzazione dei rapporti del regno con Israele. Lo scorso anno è stato inoltre siglato lo storico accordo di pace e cooperazione firmato tra Arabia Saudita e Iran, per intermediazione della Cina, che ha cambiato gli equilibri della regione mediorientale. Inoltre, l’Arabia Saudita, dal primo gennaio di quest’anno, è ammessa al gruppo BRICS, sebbene ancora non vi abbia ancora aderito in maniera ufficiale – forse proprio per cercare di mantenere una certa equidistanza tra il blocco occidentale e quello delle nuove potenze. Da ultimo, nelle scorse settimane, l’Arabia Saudita avrebbe fatto intendere ai Paesi del G7 di essere pronta a liquidare le sue partecipazioni al debito di questi Stati qualora i 300 miliardi di euro sequestrati alla Russia fossero definitivamente confiscati. Insomma, nell’ultimo anno, l’Arabia Saudita ha cercato di ritagliarsi una propria posizione geopolitica sullo scacchiere internazionale, il che ha fatto certamente preoccupare gli apparati di Washington.

[di Michele Manfrin]

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