giovedì 12 Dicembre 2024

L’Australia Occidentale ha abolito la legge di protezione del patrimonio aborigeno

A poche settimane dalla sua approvazione, il governo dell’Australia Occidentale ha cancellato la legge che prevedeva il controllo aborigeno sui progetti di sfruttamento ambientale e delle risorse all’interno dei territori appartenenti al loro patrimonio culturale. La marcia indietro del governo recepisce le proteste delle aziende dell’agrobusiness, preoccupate di veder delimitate le proprie attività produttive. Una notizia che certifica come, ancora una volta, il governo australiano abbia ritenuto sacrificabili i diritti indigeni sull’altare degli interessi economici. La legge, denominata Aboriginal Heritage Act, era stata approvata il primo luglio sull’onda delle proteste scatenate dalla demolizione di una grotta sacra agli aborigeni.

L’Aboriginal Heritage Act, richiedeva agli addetti ai lavori la conduzione di sofisticati rilievi, instaurando nei più piccoli proprietari terrieri, e non solo, la preoccupazione di commettere involontariamente reati a causa della poca dimestichezza e l’insostenibile costo delle indagini a loro carico. Di fronte alle rimostranze la scelta dell’esecutivo di Perth è stata quella di abrogare del tutto la legge entrata in atto e ripristinare l’Aboriginal Heritage Act 1972 attuando determinate modifiche che evitassero oneri improponibili ed includessero una fioca voce di sostenitori ed esponenti della comunità aborigena.

Ad annunciare la manovra è stato il Premier del Western Australia, Roger Cook, che in un comunicato stampa si è scusato in quanto «I regolamenti complicati, l’onere per i proprietari terrieri e la scarsa applicazione delle nuove leggi siano stati impraticabili per tutti i membri della nostra comunità» e che l’intento originale del cambiamento legislativo «era quello di impedire un altro Juukan Gorge». Il tragico evento infatti, vide nel 2020 l’esplosione deliberata – permessa all’azienda mineraria RioTinto – di due antichi rifugi rocciosi dove vi erano situate preziose testimonianze risalenti a 4000 anni prima, come il ritrovamento di alcuni capelli intrecciati con legami genetici riconducibili alle attuali comunità dei Puutu Kunti Kurrama e dei Pinikura (PKKP). Stando alle dichiarazioni del ministro degli affari aborigeni Tony Duti, l’incidente si era verificato in quanto «le nuove informazioni riguardanti le grotte non erano state divulgate», diffusione che, invece, sembra essere ora prioritaria con le nuove modifiche apportate alla legge del 1972. Con quest’ultima difatti – rinominata Aboriginal Heritage Legislation Amendment and Repeal Bill 2023 – un nuovo Consiglio del patrimonio culturale aborigeno avrebbe avuto il diritto di revisione sull’articolo 18, il quale prevede la concessione, da parte del ministro in carica, delle autorizzazioni di azioni intraprese sui terreni riconosciuti come patrimonio culturale aborigeno e che, sotto la legislazione precedente, era stato causa della catastrofe. Tuttavia, il ministero sarà ancora l’unico ente ad aver l’ultima voce in capitolo e, ad autorizzazione ottenuta, i proprietari terrieri avranno il solo dovere di notificare il governo nel caso in cui fuoriescano nuove informazioni riguardanti il sito sul quale si sta lavorando.

Pertanto, il Presidente della PKKP, nel fine settimana precedente alla pubblicazione del nuovo emendamento ha dichiarato che, seppur la legge entrata in vigore il primo luglio non fosse perfetta, si poteva comunque considerare un miglioramento di quella risalente a più di mezzo secolo fa. L’ultimo Aboriginal Heritage Act infatti, prevedeva un sistema di approvazione a tre livelli e istituiva organi amministrativi per fornire ai gruppi indigeni una maggiore influenza sulla protezione del patrimonio, oltre che ad aumentare le multe per eventuali danni dalla cifra di 20.000 fino a 10 milioni di dollari australiani. I proprietari tradizionali del Juukan Gorge, hanno inoltre affermato di aver ricevuto la notizia della manovra cinque minuti prima del suo annuncio ufficiale, tramite una chiamata telefonica. Infatti, nonostante il governo di Perth sostenga di aver «ascoltato le opinioni della comunità», il gestore del territorio e del patrimonio PKKP Dr Jordan Ralph denuncia che «ancora una volta, le persone delle popolazioni native sono state trattate come cittadini di seconda classe nel proprio Paese» e che, in tal modo si sta «tornando alla precedente legislazione che ha [sempre] beneficiato l’industria a discapito del patrimonio aborigeno e dei nativi stessi». Alcuni inoltre, sostengono – nonostante il governo neghi tale ipotesi – che la manovra in questione sia da collegare agli equilibri del prossimo referendum federale ‘Voice to Parliament’ per il quale gli elettori saranno chiamati a riconoscere gli indigeni nella Costituzione australiana e l’istituzione di un organo consultivo indipendente, che consigli il parlamento e il governo su questioni che riguardano gli aborigeni d’Australia e i cittadini delle isole dello Stretto di Torres.

[di Riccardo Ongaro]

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