In Messico l’organizzazione indigena Maya Kana’an Ts’onot (o Guardiani dei Cenotes) sta conducendo da tempo una lotta per proteggere una vasta area naturale ricca di acqua nella penisola dello Yucatan, messa in pericolo dalla crescente urbanizzazione e dalle industrie che vi si sono insediate. L’obiettivo della comunità Maya è far riconoscere i cenotes (dal termine Maya “dz’onot”, doline naturali colme di acqua dolce) come soggetti di diritto, proprio come avvenuto con il fiume Whanganui in Nuova Zelanda o il fiume Komi Memem nell’Amazzonia brasiliana. Le minacce ai cenotes si sono moltiplicate negli ultimi anni per via di fattori quali lo sviluppo urbano incontrollato, la costruzione del Treno Maya, la mancanza di drenaggio nelle città, l’aumento delle birrerie e dei massicci campi di soia e, soprattutto, le centinaia di allevamenti di maiali presenti nell’area adiacente, che sfruttano l’acqua e inquinano il territorio mettendo a rischio le stesse falde acquifere.
L’Anello dei Cenotes è un fragile ecosistema formato da circa 10.000 caverne sotterranee con fiumi e laghi che si snoda sotto la penisola meridionale dello Yucatan, in Messico. I cenotes forniscono un’importante fonte d’acqua per la comunità di Homun. Nella cultura Maya, i cenotes erano considerati portali verso il mondo sotterraneo, chiamato Xibalba, e rivestivano un’importanza vitale. Questi siti sono visti come luoghi sacri ove si svolgevano, e si svolgono tutt’ora, rituali e cerimonie. Da diversi anni i cenotes sono in pericolo, sotto la minaccia dell’espansionismo urbano e delle industrie, specie quella zootecnica. La costruzione del Treno Maya ha incastonato migliaia di pilastri d’acciaio in questo paradiso sotterraneo. Per circa 1.460 chilometri il treno ad alta velocità si snoderà intorno alla penisola meridionale dello Yucatan. Quando sarà completato collegherà hub turistici come Cancun e Playa del Carmen alla fitta giungla, alle comunità remote e ai siti archeologici, attirando turismo e denaro in aree rurali. Il treno, dal costo di oltre 30 miliardi di dollari, è tra i progetti chiave dell’ormai ex presidente López Obrador. Ma ciò che più preoccupa i Guardiani dei Cenotes sono gli allevamenti di maiali, che sono oltre 500 nelle sole vicinanze dell’Anello dei Cenotes. Questi allevamenti, oltre ad attingere in gran quantità alla falda acquifera per la produzione, riversano migliaia di litri d’acqua pieni di escrementi e urina di maiale nel territorio circostante.
In moltissimi casi, l’acqua piena di sostanze inquinanti che gli allevamenti sversano nel territorio penetra nella falda acquifera. L’area è particolarmente vulnerabile perché il terreno è carsico, costituito da calcare molto sottile e poroso, ricco di condotti e cavità che permettono a tutto ciò che viene scaricato in superficie di filtrare nel sottosuolo. Dopo anni di cause contro gli allevamenti intensivi, nel 2023, i Guardiani dei Cenotes hanno deciso di intentarne una affinché quest’area acquisisca lo status di soggetto di diritto. Questo non solo proteggerebbe Homun, ma anche le altre 52 comunità situate all’interno dell’Anello dei Cenotes. L’ingiunzione depositata al tribunale federale mira a far riconoscere i corpi idrici noti come Riserva Geoidrologica dell’Anello dei Cenotes come soggetti di diritto e i membri della comunità maya come loro guardiani. Nel marzo 2023, il Quarto Tribunale Distrettuale del Quattordicesimo Circuito ha accolto il ricorso per la protezione e il 29 maggio 2023 un giudice federale ha stabilito che le autorità dello Yucatan hanno commesso omissioni e violato i diritti autorizzando la Dichiarazione di Impatto Ambientale per il mega allevamento di suini di Homún e ha annunciato una sospensione definitiva dei megaprogetti. Anche se questo non significa che la petizione legale sia stata vinta dai Guardiani dei Cenotes, impedisce la continuazione dell’attuazione del megaprogetto nel territorio Maya di Homun a causa dei rischi irreparabili che potrebbero rappresentare per l’ambiente e i diritti culturali.
Nel corso di quest’anno altre decisioni dei tribunali federali hanno dato ragione alle comunità maya rispetto alle autorizzazioni ai progetti di allevamenti intensivi. Queste comunità chiedono adesso non solo di essere ascoltate e di poter partecipare ai dibattiti riguardanti i progetti di sviluppo, ma anche di riottenere la propria sovranità politica locale. Nel corso del prossimo anno si attende un verdetto definitivo sulla designazione dell’Anello dei Cenotes come soggetto di diritto. Le comunità maya sono comunque determinate a continuare le proprie battaglie, in nome delle proprie tradizioni e della propria cultura e in difesa di un ecosistema complesso e fragile al contempo.
[di Michele Manfrin]