lunedì 2 Dicembre 2024

Migranti, l’Unione europea vola in Tunisia per farne la nuova Libia

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier olandese Mark Rutte e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sono volati a Tunisi per incontrare Kaïs Saïed, sempre più guida solitaria del Paese. Al termine della visita istituzionale, Unione europea e Tunisia hanno firmato un memorandum d’intesa. Se l’accordo verrà approvato da tutti i Paesi membri dell’UE, Bruxelles stanzierà 150 milioni di euro per il sostegno del bilancio tunisino e 105 milioni come supporto al controllo delle frontiere. Un’intesa fortemente voluta da Giorgia Meloni che ricalca il memorandum firmato nel 2017 da Italia e Libia: soldi in cambio del “controllo” dei flussi migratori verso l’Europa. L’autorità libica per le migrazioni conta ufficialmente 14 campi di internamento, per un totale di 20 mila persone detenute in condizioni che numerose inchieste e rapporti hanno certificato essere disumane. La Tunisia del futuro potrebbe somigliarci.

Assistenza macrofinanziaria dell’Unione europea, appetibilità sui mercati, cooperazione sull’energia verde, migrazione e creazione di opportunità, soprattutto per i giovani. Questi i cinque “pilastri” su cui si fonda il memorandum appena firmato tra UE e Tunisia. Per una “cooperazione più efficace in materia di migrazione”, Bruxelles intende finanziare il regime di Saïed, scivolato ormai verso l’autoritarismo, il quale si impegna a gestire e dunque limitare il flusso di “migranti irregolari” verso l’Europa. Un modello collaudato dall’UE con le esperienze di Turchia, lungo il confine greco, e Libia, diventata ormai un lager a cielo aperto. Qui i migranti rinchiusi nei campi di detenzione hanno scarso accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche e sono sottoposti a trattamenti brutali, sfociando nella tortura e nella violenza sessuale. Spesso i migranti sono costretti ai lavori forzati per la costruzione di opere pubbliche, come nel caso delle 225 persone rilasciate qualche giorno fa dal campo di Ain-Zara dopo una detenzione di un anno e mezzo.

«L’intesa anti migrazioni irregolari e criminali sancisce vicinanza tra i nostri popoli», ha dichiarato il presidente Saïed. Con l’accordo, Bruxelles spera di pressare il Fondo monetario internazionale (FMI) per l’erogazione degli aiuti economici alla Tunisia. Come emerso durante i viaggi diplomatici degli ultimi mesi, il primo obiettivo dell’UE è non avere un Paese finanziariamente instabile al confine, il che si tradurrebbe in sbarchi più frequenti e numerosi. Per raggiungere il suo scopo, Bruxelles è scesa a patti con un dittatore che in due anni si è auto-assegnato gli incarichi di governo, limitato il potere della magistratura e sciolto il Parlamento. Lo scorso anno, a seguito di un controverso referendum, Saïed ha approvato una Costituzione che ha cancellato la struttura parlamentare del Paese a favore di un regime in cui il presidente gode di poteri pressoché illimitati. Nemmeno i recenti fatti di cronaca, che hanno visto la popolazione tunisina impegnata in una “caccia all’uomo nero”, hanno fatto desistere l’Unione europea dal trasformare la Tunisia in un nuovo hub di migranti.

Di fronte al problema migratorio la politica di Bruxelles sarà ancora una volta quella di esternalizzare il problema e chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani, nella speranza che questo basti a fermare il flusso dei migranti. Una cosa che, fino ad ora, in verità, non è mai successa.

[di Salvatore Toscano]

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