lunedì 29 Aprile 2024

Anche in Francia esplode la lotta NO TAV: migliaia in corteo, la polizia fa oltre 50 feriti

Ieri, nella valle della Maurienne, nella Savoia francese, migliaia di militanti No-Tav si sono riuniti in un corteo per protestare contro il progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino. Questo appuntamento ha segnato il debutto su grande scala del movimento No-Tav anche in Francia. Le proteste sono state segnate da forti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, che non hanno lesinato lanci di lacrimogeni e cariche violente contro la folla. Il bilancio finale è di una cinquantina di feriti fra i dimostranti, di cui sei ricoverati in ospedale. Due di loro sarebbero in condizioni definite gravi. Il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha dichiarato che anche 12 membri della polizia risultano feriti. Alla manifestazione hanno partecipato anche centinaia di attivisti contro l’alta velocità Torino-Lione giunti dalla Valle di Susa.

A indire la mobilitazione internazionale in Val Maurienne, che si protrarrà fino a stasera, sono stati il giovane movimento ecologista francese Soulèvements de la Terre e numerose organizzazioni ambientaliste che si battono da tempo contro il progetto, alcune delle quali provenienti dalla Val di Susa. Gli organizzatori affermano che a sfilare per la protesta contro il “cantiere faraonico nefasto per l’ambiente” siano state 5mila persone. La Prefettura aveva vietato la manifestazione, decisione successivamente confermata dal Tar locale, a cui gli organizzatori avevano presentato ricorso, nonostante tra i promotori ci fossero il sindaco di Grenoble e vari parlamentari e gli organizzatori avessero fatto ampie concessioni sul percorso. Per contenere i manifestanti, la Prefettura ha schierato in totale 2mila agenti.

I tafferugli hanno riguardato il lancio di pietre di alcuni dimostranti e l’utilizzo di lacrimogeni da parte degli agenti, che hanno anche effettuato pesanti cariche sugli attivisti. Questi ultimi hanno poi invaso i binari e bloccato la circolazione ferroviaria. 300 di loro hanno poi affollato l’autostrada A43, interrompendo la circolazione dei mezzi fino all’intervento delle forze dell’ordine.

Una cinquantina di persone giunte dall’Italia per partecipare alla protesta, fermate per ore al valico di confine del Frejus, sono state respinte con foglio di via, poiché erano state precedentemente segnalate e raggiunte dal divieto di oltrepassare il confine. Queste si sono dunque dirette al cantiere dell’autoporto di San Didero, solidarizzando attraverso la “battitura” con la protesta che, nel frattempo, si stava tenendo sul versante francese. Immediata la reazione delle forze dell’ordine, che hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato gli idranti sui manifestanti.

L’appuntamento, che ha fatto registrare un’ampia rappresentanza del movimento No-Tav italiano, ha costituito una vera e propria saldatura progettuale tra associazioni e attivisti dello stivale e transalpini. In Francia, il movimento No-Tav non è ancora sviluppato come sul fronte italiano: se, dalla fase del governo Draghi in avanti, l’Italia ha ridato impulso ai lavori, lo stesso non si può dire della Francia, dove sembra regnare una condizione di impasse. Inoltre, a fronte di un’unitarietà di fondo sul sì all’opera da parte italiana, le istituzioni transalpine paiono sul punto molto più fredde. A tal proposito, emblematica è stata – nonostante le successive rassicurazioni da parte dell’Esecutivo, che ha affermato che non tradirà gli impegni presi – l’apertura a uno slittamento in calendario dell’opera da parte del Conseil d’orientation des infrastructures francese.

In un comunicato congiunto pubblicato su Facebook e firmato da tutte le sigle che si oppongono al Tav Torino-Lione, tra cui il movimento No-Tav italiano, Fédération SUD Rail, la Confédération Paysanne e Les Soulèvements de la Terre, si legge: “Denunciamo ancora una volta la folle risposta del governo a una gioiosa e determinata giornata di protesta, che si inserisce nei 30 anni di lotta contro un progetto costoso e distruttivo. La volontà della Prefettura e del Ministero dell’Interno di impedire questa mobilitazione, organizzata all’unisono da molte organizzazioni, conferma l’impatto politico e mediatico di questa giornata. Ancora una volta lo Stato si é messo al servizio di un pugno di padroni e di eletti che, di fronte al potere popolare di una protesta gioiosa e determinata, non hanno altro che armi e paura per adempiere al saccheggio di TELT, promotore del progetto”. Il coordinamento degli oppositori evidenzia che “oltre i confini, la lotta contro TELT e il suo mondo si sta reinventando di fronte alla repressione e cresce ogni giorno. Oggi, da una valle all’altra, gli abitanti hanno rafforzato i loro legami di solidarietà e la loro determinazione per difendere insieme le montagne”. La nota si chiude con queste parole: “Dalla dissoluzione dei Soulevements de la Terre, che sarà probabilmente pronunciata dal Consiglio dei Ministri questo mercoledì, alla militarizzazione della Val Susa, lo Stato cerca ovunque di impedire i moti popolari. Ma in Italia come in Francia il fallimento è inevitabile: non si dissolve ciò che ricresce ovunque”.
[di Stefano Baudino]

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