venerdì 19 Aprile 2024

Wanted!

Nell’ufficio dello sceriffo campeggia la foto segnaletica del bandido (giusto, in spagnolo, il tipo di solito è messicano, un mescalero), con gli occhi un po’ strabici e i denti malconci. Sotto c’è l’importo della taglia, vivo o morto, ovviamente il premio è lo stesso.

«Riconoscimento facciale», ha detto lo sceriffo aggiustandosi la stella sul petto, quando entri nel saloon, quando sali poi di sopra a gozzovigliare, quando vai in banca, quando sei dal barbiere ma anche quando ti accendi un fuoco vicino a un ranch, che altrettanto ovviamente non può essere il tuo, troverai un apparecchio fotografico, quelli a lampo di magnesio perché la tecnologia non è ancora arrivata. Ti farai una foto, tu la porterai di fretta all’ufficio dello sceriffo, di fretta perché la carne alla brace si potrebbe bruciare, ammazzerai il cavallo per la corsa ma così almeno tutti saranno contenti, e soprattutto tu che hai quegli zigomi da pellerossa, non si sa mai.

Lo sfondo cambia. Siamo in una città con lunghi viali, tutti eguali, tanti edifici enormi, tutti eguali, il tuo appartamento è individuato così: strada X, numero civico H, edificio Y, lato W, piano K, appartamento G. Sulla porta un cartellino con l’elenco delle persone che abitano in quei 25 metri quadri, se va bene, con la loro data di nascita, se hanno animali e quant’altro. In fondo alle scale, poi, c’è quel tipo incaricato dal partito di sorvegliare se, ad esempio, tu sali con qualcuno o con qualcuna a casa tua e di leggere la posta che ricevi. Lui ha un’apposita lampada di Wood che gli fa sbirciare nell’interno quanto basta.

Splendidi modelli di democrazia, di diritti della persona e di inviolabilità della ‘privacy’. Ah, si, giusto l’hanno chiamata così perché in un Paese dove il massimo ideale sociale è che ognuno si faccia i fatti (c…i) suoi, come potevano chiamarla diversamente? ‘Riservatezza’, ad esempio, no, sa di segreto, ‘privatezza’, no, noi siamo per il pubblico, ‘discrezione’, neanche, noi siamo per i metodi forti, ‘intimita’, non esageriamo. Va così bene ‘privacy’, si dice praivasi, tutti lo capiscono, l’inglese è universale.

Strano, da quando si parla di privacy, la privacy non c’è più: sarà avvenuta una qualche magia… Sarà, ma io del Far West e della Romania di Ceausescu ne farei volentieri a meno.

In conclusione, a chi governa consiglio di impararsi a memoria la Carta universale dei diritti dell’uomo e ogni sera di recitarne qualche articolo, prima di addormentarsi. Chissà, potrebbe evitare di avere un incubo.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

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