giovedì 28 Marzo 2024

Italia, arrestata cellula neonazista collegata al battaglione Azov: “progettava attentati”

Ordine di Hagal, è il nome dell’organizzazione neonazista finita al centro dell’attenzione mediatica dopo l’arresto, il 15 novembre, di quattro suoi membri da parte della polizia italiana. L’indagine ha preso avvio nel 2019 quando le autorità sospettavano che gruppi neonazisti stessero pianificando atti di terrorismo in Italia. Oggi, i membri arrestati dell’Ordine di Hagal sono stati messi sotto accusa per la pianificazione di attacchi terroristici contro obiettivi civili e di polizia. Le autorità hanno raccolto numerose prove a carico dell’organizzazione, e dei suoi membri, come materiali di propaganda nazista, armi, abbigliamento tattico, ma anche intercettazioni telefonica tra i componenti del gruppo. La polizia ha appurato che l’Ordine di Hagal ha stretto rapporti con il battaglione Azov, come con altre componenti estremiste e neonaziste, e uno degli accusati si trova attualmente in Ucraina a combattere proprio a fianco di Azov.

Maurizio Ammendola, Michele Rinaldi, Giampiero Testa e Massimiliano Mariano, sono i quattro cittadini italiani arrestati nelle città di Napoli, Caserta e Avellino; Anton Radomosky, ventisettenne ucraino originario di Ternopil, ma domiciliato in Italia, a Marigliano, è l’uomo sotto accusa ma che attualmente si trova in Ucraina a combattere insieme al battaglione Azov. Inoltre, le autorità hanno eseguito anche 26 perquisizioni personali, domiciliari e informatiche nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza e Crotone, a carico di altrettante persone facenti parte della rete dei contatti dell’organizzazione neonazista. Come ricorda la polizia attraverso il suo comunicato, gli arresti e le perquisizioni di oggi fanno seguito alle 30 già eseguite tra maggio e ottobre del 2021.

Gli arrestati sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico. Avrebbero “costituito, organizzato, promosso e finanziato un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’associazione Ordine di Hagal e l’utilizzazione di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”. L’accusa riguarda anche la “propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.

Secondo le intercettazioni, nel 2021, Giampiero Testa e Anton Radomsky avevano pianificando un attacco armato a una stazione di polizia a Marigliano, a Napoli, oltre che, sempre nella stessa città, al centro commerciale “Volcano Buono”. “Protocollo 4” era il nome di un canale Telegram che l’organizzazione utilizzava per diffondere propaganda neonazista e antiebraica e attraverso cui faceva opera di proselitismo. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione neonazista praticava addestramenti paramilitari nelle province di Napoli e Caserta. Inoltre, i membri dell’Ordine di Hagal avevano eseguito, in Israele e in Ucraina, corsi di addestramento nel krav maga e nell’utilizzo di armi bianche e armi da fuoco. In merio a questo, i contatti in Ucraina erano stati intrapresi con il battaglione Azov, Pravyj Sektor (Settore Destro), Misantrophic Division e Centuria.

Dunque, l’organizzazione neonazista Ordine di Hagal non è che un altro tassello, un piccolo nodo che si aggiunge a quella rete che noi de L’Indipendente, in un’approfondita inchiesta del maggio scorso, abbiamo definito Internazionale Nera. La rete neonazista mondiale, che da alcuni anni trova il suo epicentro in Ucraina, combatte contro la Russia ma si considera alternativa anche all’Occidente, alla NATO e all’Unione Europea. Secondo gli ideologi e i membri di tali gruppi, la loro rivoluzione, quella che chiamano Terza Via, “si sta muovendo verso il nuovo ordine mondiale, nuovi valori e nuova metafisica dell’Occidente”.

Questo fenomeno, come si evidenzia con l’inchiesta da noi condotta pone, tra gli altri, due problemi: il ritorno nel proprio Paese dei combattenti stranieri in Ucraina e afferenti a gruppi neonazisti; la quantità e la qualità delle armi ricevute dall’Occidente per combattere contro la Russia. The Intercept ha definito la prima questione come una “bomba ad orologeria” mentre per il secondo fatto, Juergen Stock, segretario generale dell’Interpol, nel giugno scorso, ha affermato: “L’elevata disponibilità di armi durante l’attuale conflitto comporterà la proliferazione di armi illecite nella fase post-conflitto”.

[di Michele Manfrin]

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