martedì 14 Ottobre 2025
Home Blog Pagina 19

Caccia libera, il governo ci riprova: emendamenti per liberalizzare gli abbattimenti

0

Dopo le polemiche della scorsa primavera, il disegno di legge che punta a stravolgere la legge sulla caccia del 1992 torna al centro del dibattito parlamentare con una pioggia di emendamenti che ne accentuano i profili più controversi. Le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato sono infatti chiamate a esaminare ben 2.084 proposte di modifica al Ddl Malan, molte delle quali puntano a reintrodurre norme che il ministro Lollobrigida aveva dovuto inizialmente accantonare. Tra le proposte più radicali, la caccia in spiaggia, il declassamento dello status di protezione di lupi e sciacalli dorati, l’ampliamento delle specie cacciabili e un sostanziale depotenziamento del ruolo tecnico-scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Uno scenario che le associazioni ambientalisti definiscono «un ritorno al Medioevo» e «un attacco frontale alla biodiversità».

Gli emendamenti saranno presumibilmente esaminati nel mese di ottobre. Nel merito, come denunciato dalle associazioni ambientaliste, le proposte più critiche riguardano la caccia nei litorali. Ben otto senatori di maggioranza hanno firmato l’emendamento 6.29 che apre alla caccia nel demanio marittimo, ovvero su scogliere e spiagge libere. Altri emendamenti, come il 6.71 e il 6.77, propongono di sopprimere del tutto il divieto, mentre il 6.78 permetterebbe di sparare negli arenili a partire dal 1° ottobre di ogni anno. Si prospettano quindi scenari inimmaginabili: fucili spianati su spiagge frequentate, mentre al largo si potrebbe sparare addirittura da imbarcazioni in movimento, come consentito dagli emendamenti 14.21 e 14.22. Sul fronte delle specie protette, l’emendamento 11.8, a firma Lega, condanna a morte l’oca selvatica, il piccione selvatico e lo stambecco, e di fatto consente la caccia dodici mesi all’anno. Altri emendamenti, come il 3.29, 3.31 e 3.32, propongono il declassamento dello status di protezione del lupo e dello sciacallo dorato, aprendo la strada ai piani di abbattimento per specie che contano poche centinaia di esemplari in Italia.

Altro capitolo cruciale è il sistematico smantellamento dei controlli e dell’autorità scientifica. L’emendamento 16.27 renderebbe di fatto impossibile l’attività delle guardie venatorie, costringendole ad agire solo in presenza di agenti di polizia. Il ruolo dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, verrebbe fortemente ridimensionato: l’ente passerebbe sotto il controllo della Presidenza del Consiglio e il suo parere, non più vincolante, sarebbe affiancato da quello di nuovi Istituti Regionali per la Fauna Selvatica (IRFS) di nomina politica. Emendamenti come il 5.26 eliminano addirittura il parere dell’Ispra sull’allevamento dei richiami vivi, la cui cattura viene estesa a 47 specie.

Il percorso del provvedimento è stato fin dall’inizio accidentato. Dopo la fuoriuscita delle prime bozze a maggio, che avevano scatenato un polverone, il ministro Lollobrigida aveva accusato ambientalisti e personaggi pubblici di «diffondere fake news». Tuttavia, la pressione dell’opinione pubblica aveva costretto a un parziale ripensamento e all’abbandono della via preferenziale governativa, optando per un Ddl parlamentare. Il centrodestra ha però continuato a lavorare nella direzione degli interessi della lobby venatoria, inserendo misure favorevoli ai cacciatori in altri provvedimenti, come la legge sulla montagna per aggirare il divieto di caccia nei valichi montani, e la legge Calderoli per gli abbattimenti dei lupi. Ora, con gli emendamenti presentati in Commissione, si tenta di realizzare integralmente il programma originario. «Gli emendamenti presentati dalla maggioranza aggravano ulteriormente un testo già inaccettabile, confermando la fondatezza delle preoccupazioni espresse dalle associazioni ambientaliste e smentiscono clamorosamente chi, come il ministro Lollobrigida, ci accusava di diffondere fake news», ha affermato Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della natura per il WWF.

Se da un lato le associazioni venatorie premono, dall’altro la società civile si mobilita, come dimostrano anche le 53mila firme già depositate per una proposta di legge popolare che chiede l’abolizione della caccia. «Queste firme sono l’ulteriore dimostrazione che i cittadini vogliono che sia garantita protezione per gli animali e la natura – ha scritto la Lega Anti-Vivisezione (LAV) in un comunicato –. Ora spetta al Parlamento ascoltare questa voce diffusa e scegliere da che parte stare: con i cacciatori (e quindi con l’interesse di pochi) o con la Costituzione, l’Europa e la stragrande maggioranza degli italiani (76%) che, secondo un sondaggio Eurispes, si dichiarano contrari alla caccia».

Gaza, Israele colpisce ospedale Al Helou e ne blocca l’evacuazione

0

Almeno 90 persone, tra medici e pazienti, risultano bloccate all’interno dell’ospedale Al Helou di Gaza City dopo un bombardamento delle Forze di Difesa Israeliane, riferisce l’agenzia palestinese Wafa. La struttura ospita reparti delicati, tra cui oncologia e neonatologia, dove si trovano 12 neonati prematuri. Secondo Al Jazeera, l’ospedale è circondato da carri armati e mezzi militari israeliani, rendendo impossibile l’evacuazione. Secondo i dati del Ministero della Salute di Gaza, dallo scoppio del conflitto almeno 38 ospedali di Gaza sono stati distrutti o resi inagibili, 96 centri sanitari sono stati presi di mira e 197 ambulanze sono state distrutte o danneggiate dall’esercito israeliano.

È vero che l’Italia sta diventando un paradiso fiscale per ricchi?

1

«L'Italia sta facendo una politica di dumping fiscale»: è quanto dichiarato dall’ormai ex primo ministro francese Francois Bayrou circa una settimana prima del voto di fiducia che ha determinato la caduta del suo governo. Le parole di Bayrou hanno riacceso così lo scontro diplomatico tra Italia e Francia dopo le polemiche suscitate ad agosto dalle affermazioni del ministro dei trasporti Matteo Salvini dirette contro il presidente francese Emmanuel Macron. Il politico francese ha proseguito affermando «che ormai esiste una sorta di nomadismo fiscale» per cui ognuno sceglie di andare dove è fisc...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Scatta l’obbligo di polizze catastrofali per le medie imprese

0

Dal 1° ottobre 2025 le imprese italiane con 50-250 dipendenti dovranno stipulare una polizza contro calamità naturali (terremoti, alluvioni, esondazioni) sui beni aziendali: immobili, macchinari, impianti. Grandine, trombe d’aria e mareggiate richiedono, invece, garanzie accessorie specifiche. Nell’obbligo di polizza sono comprese le imprese individuali e le società di persone, mentre sono escluse le aziende agricole. Se non assolvono questo onere, non sono previste multe, ma saranno escluse da contributi, agevolazioni o sovvenzioni pubbliche. L’obbligo è stato introdotto dalla legge di Bilancio 2024; per le piccole e micro imprese entrerà in vigore il 1° gennaio 2026.

La Flotilla rifiuta la mediazione e sfida i droni: si prosegue verso Gaza

2

Le navi della Global Sumud Flotilla, la coalizione umanitaria che intende rompere l’assedio marittimo di Israele su Gaza, sono ripartite dalle coste greche, e ora puntano dritto verso Gaza. Gli attivisti hanno dunque rifiutato le proposte di mediazione avanzate dall’Italia, che prevedevano lo scarico degli aiuti a Cipro, dove sarebbero stati affidati alla chiesa latina di Gerusalemme passando dal porto israeliano di Ashdod. «Cambiare rotta significherebbe ammettere che si lascia operare un governo – quello israeliano – in modo illegale senza poter fare nulla», ha spiegato la portavoce italiana del gruppo Maria Elena Delia, ribadendo la piena legalità in cui si muove la missione umanitaria e l’illegittimità di eventuali azioni israeliane. La flotta si trova ora a circa quattro giorni di navigazione dalle coste di Gaza, e si sta avvicinando alle acque palestinesi, che il ministro Tajani insiste a definire “israeliane”, andando contro la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare.

La Global Sumud Flotilla è ripartita dalle coste greche ieri, domenica 28 settembre, dopo avere fatto una breve sosta sull’isola di Creta. Le navi della flotta, in questo momento 44, si trovano ora a 370 miglia nautiche dalle coste gazawi, che corrispondono a circa quattro giorni di navigazione; tra due giorni dovrebbero raggiungere quella che gli attivisti definiscono “zona arancione”, l’area in cui è più probabile che Israele le intercetti. Il rifiuto della mediazione italiana era nell’aria sin da quando la proposta è stata avanzata dal governo italiano – poi rilanciata dal presidente Mattarella – ed è stato anticipato in una conferenza stampa lo scorso venerdì; l’annuncio ufficiale è arrivato sabato, dalla portavoce italiana Maria Elena Delia, che ha spiegato che le ragioni del rifiuto sono «sostanziali», e non una semplice petizione di principio.

«Noi non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio d’essere attaccate. È come dire: se vi volete salvare, noi non possiamo chiedere a chi vi attaccherà di non attaccarvi, malgrado sia un reato, chiediamo a voi di scansarvi», ha detto l’attivista. Un «corto circuito», afferma Delia, che sta alla base di quello stesso meccanismo per cui oggi «Israele sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia avuto il coraggio di porre delle sanzioni, porre un embargo sulle armi, o chiudere almeno una parte dei rapporti commerciali». Se i governi adottassero una di queste soluzioni, la missione sarebbe pronta a valutare mediazioni, ha detto l’attivista, «ma non cambiando rotta».

Delia ha ribadito la piena legalità della missione: «Noi non stiamo facendo nulla di male. Perché non dobbiamo navigare in acque internazionali? Cosa succederebbe se invece delle nostre barche ci fossero le barche di turisti, aggredite da dei droni in acque internazionali in maniera violenta?». Le navi della Global Sumud Flotilla si trovano, effettivamente, in acque internazionali, dove Israele non ha giurisdizione. La rotta che stanno seguendo le porterebbe direttamente in acque palestinesi, e non “israeliane”, come Tajani continua a definirle: il territorio marittimo palestinese è infatti tracciato in una dichiarazione del 2019, che risponde alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, di cui la Palestina è firmataria dal 2015. L’Italia stessa ha ratificato la Convenzione, e, con essa, oltre 160 Paesi. In ogni caso, il ministro degli Esteri ha affermato che la nave italiana che sta accompagnando la Global Flotilla non entrerà in tali acque. La fregata italiana era stata inviata in seguito a un attacco con droni scagliato contro diverse imbarcazioni della flotta, colpite da bombe assordanti, oggetti non identificati e spray urticanti mentre si trovavano in prossimità di Creta.

La Danimarca vieta i droni civili

0

La Danimarca ha ordinato il divieto di voli civili con droni, da oggi fino a venerdì 4 ottobre, data in cui il Paese ospiterà diversi leader europei in quanto presidente di turno del Consiglio UE. Saranno vietati tutti i voli civili nel Paese; intanto, ieri è arrivata a Copenhagen una fregata tedesca per la difesa aerea, con lo scopo di fornire assistenza nella sorveglianza dello spazio aereo. La scelta di vietare i voli con droni arriva dopo diversi avvistamenti di velivoli non identificati da parte del Paese, l’ultimo dei quali avvenuto lo scorso sabato. La Danimarca accusa la Russia di violare il proprio spazio aereo, ma il Cremlino smentisce le accuse.

Presto entrerà in vigore il nuovo Trattato internazionale per la tutela dei mari

1

Il Trattato sull’alto mare, approvato nel 2023, ha raggiunto la soglia di almeno 60 adesioni necessaria per diventare legge. Entrerà in vigore il 17 gennaio 2026, fornendo un nuovo quadro normativo per proteggere le acque internazionali e le forme di vita che le abitano. Il testo, frutto di oltre vent’anni di negoziati, ha l’obiettivo di tutelare le aree oceaniche che si trovano al di fuori delle giurisdizioni nazionali: zone che coprono quasi due terzi degli oceani del mondo, eppure finora escluse da regole vincolanti. Ad oggi, meno dell’1% di queste acque è infatti sottoposto a forme di prot...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

La nazionale italiana maschile di volley è campione del mondo

0

La nazionale italiana maschile di pallavolo ha trionfato ai mondiali di volley battendo la Bulgaria in quattro set per 25-21, 25-17, 17-25 e 25-10. I ragazzi di Fefè De Giorgi mantengono dunque il titolo iridato, già conquistato nell’edizione del 2022, superando nelle Filippine la selezione allenata dall’italiano Gianlorenzo Blengini, concedendo solo un set agli avversari. Gli azzurri avevano vinto per 3 set a 0 in semifinale, dove avevano affrontato la Polonia. La squadra polacca è salita sul gradino più basso del podio battendo la Repubblica Ceca nella finale per il terzo posto. A sorridere lo scorso 7 settembre era stata anche la nazionale femminile di volley, vincitrice dei mondiali in finale contro la Turchia.

Marche, violento nubifragio: allagamenti a Porto San Giorgio

0

Un violento nubifragio ha colpito nella notte la costa fermana, provocando gravi allagamenti a Porto San Giorgio. Dalle prime ore del mattino i vigili del fuoco sono intervenuti per liberare sottopassi, garage e scantinati invasi dall’acqua, con situazioni critiche soprattutto in piazza Gaslini. Sul posto operano anche protezione civile, polizia locale e il sindaco Vesprini per coordinare gli interventi. Smottamenti hanno interessato la zona collinare, con strade e garage sommersi da fango e detriti. Disagi e danni si registrano anche in altre aree della provincia, sia costiere sia interne.

I 21 punti del piano Trump per Gaza

9

In quella che appare come una netta inversione di rotta in merito ai futuri equilibri nel Medio Oriente, diversi media statunitensi e israeliani hanno diffuso i presunti dettagli del piano elaborato dal presidente USA Donald Trump per porre fine al conflitto di Gaza. Il progetto, articolato in 21 punti e discusso con alcuni alleati arabi a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU, si fonderebbe su un approccio di realpolitik, combinando esigenze di sicurezza e pragmatismo con una cauta e sfumata apertura alla prospettiva di un futuro Stato palestinese. «Siamo molto vicini ad un accordo», ha annunciato Trump dopo aver illustrato il programma ai leader arabi (dal Qatar all’Arabia Saudita, dall’Egitto alla Turchia). Secondo i media ebraici, Hamas avrebbe dato un ok “di principio” agli Stati Uniti, ma non vi è ancora certezza che i suoi negoziatori abbiano già ricevuto i documenti da esaminare.

Il piano del presidente statunitense per Gaza prevede una serie di misure politiche, economiche e di sicurezza. Ecco la lista dei 21 punti diramata dagli organi di informazione americani e israeliani:

  • 1) Trasformare Gaza in un’area libera da “estremismo e terrorismo”
  • 2) Ricostruire completamente la Striscia.
  • 3) Terminare la guerra appena le due parti accettano, e fermare le operazioni militari israeliane con l’inizio del ritiro graduale da Gaza.
  • 4) Restituire tutti gli ostaggi vivi e i corpi dei morti entro 48 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele.
  • 5) Rilasciare centinaia di prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e oltre 1000 detenuti dall’inizio della guerra, e consegnare i corpi di centinaia di palestinesi.
  • 6) Concedere un’amnistia condizionata ai membri di Hamas che desiderano partire.
  • 7) Far affluire aiuti a Gaza a un ritmo di almeno 600 camion al giorno, con la riqualificazione delle infrastrutture e l’ingresso di attrezzature per la rimozione delle macerie.
  • 8) Distribuire gli aiuti attraverso le Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e organizzazioni internazionali neutrali senza l’interferenza di alcuna parte.
  • 9) Gestire Gaza da parte di un governo transitorio temporaneo di tecnocrati palestinesi sotto la supervisione di un’autorità internazionale guidata da Washington in collaborazione con partner arabi ed europei.
  • 10) Creare un piano economico per la ricostruzione di Gaza.
  • 11) Creare una zona economica con tasse e dazi ridotti.
  • 12) Impedire lo spostamento forzato dei palestinesi.
  • 13) Disarmare Hamas e impedirle di governare.
  • 14) Fornire garanzie di sicurezza da parte di stati regionali per garantire l’impegno di tutte le parti.
  • 15) Formare una forza di stabilità internazionale temporanea guidata da americani e arabi per supervisionare la sicurezza e addestrare la polizia locale.
  • 16) Ritiro graduale dell’esercito israeliano.
  • 17) Possibilità di attuare parzialmente il piano in caso di rifiuto di Hamas.
  • 18) Impegno di Israele a non effettuare attacchi in Qatar.
  • 19) Avviare programmi per smantellare il pensiero estremista.
  • 20) Preparare la strada per la creazione di uno Stato palestinese in futuro.
  • 21) Avviare un dialogo politico completo tra Israele e i palestinesi.

La proposta avanzata da Trump presenta, in maniera evidente, una contraddizione di fondo con alcuni diritti inalienabili del popolo palestinese sanciti dal diritto internazionale. Elementi come l’affidamento della Striscia a un governo di “tecnocrati palestinesi” sotto supervisione internazionale e l’esclusione categorica di Hamas da qualsiasi ruolo futuro, infatti, violerebbero il principio fondamentale di autodeterminazione. Questo diritto implica la libertà per un popolo di decidere autonomamente la forma del proprio governo e del proprio futuro politico. Il piano, di fatto, istituisce un’amministrazione transitoria che agirebbe per conto di potenze estere, in netto contrasto con i principi di sovranità e indipendenza che dovrebbero caratterizzare ogni Stato nazionale.

Tuttavia, il piano rappresenta anche un significativo “bagno di realtà” sia per Trump che per Netanyahu. Da un lato, Trump, per trovare una quadra con i paesi arabi – fondamentali per garantire la stabilità e l’efficacia di qualsiasi accordo – ha dovuto abbandonare l’idea, ventilata poche settimane fa, di una “Riviera di Gaza” e di uno spostamento forzato della popolazione, elaborando invece una proposta molto più strutturata. Dall’altro lato, anche Israele è chiamato a fare concessioni sostanziali: il piano prevede infatti il ritiro graduale dell’esercito, costringendo Netanyahu a rinunciare sia ai piani di una permanenza indefinita nella Striscia, sia alle mire estremiste di alcuni suoi ministri che prevedevano una conquista e una colonizzazione vera e propria di Gaza.