martedì 28 Ottobre 2025
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Francia-Vietnam: firmati accordi di difesa

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Francia e Vietnam hanno firmato 14 accordi di cooperazione in diversi settori. L’annuncio arriva in occasione di una visita del presidente francese Emmanuel Macron a Hanoi, la prima di un presidente francese negli ultimi dieci anni. Gli accordi, di preciso, prevedono un rilancio della cooperazione in materia di energia nucleare, difesa, ferrovie, e vaccini, nonché l’acquisto di 20 aerei di linea della Airbus da parte di Hanoi. Il presidente vietnamita Luong Cuong ha affermato che il partenariato per la difesa prevede «la condivisione di informazioni su questioni strategiche» e una più forte cooperazione nell’industria della difesa, nella sicurezza informatica e nella lotta al terrorismo.

Allevamenti di salmoni in Scozia sotto accusa: mortalità altissima e sofferenze evitabili

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Free public domain CC0 photo.

Un’inchiesta giornalistica ha rivelato le gravi condizioni degli allevamenti di salmoni in Scozia. Le immagini mostrano pesci mangiati vivi dai pidocchi, con code amputate e occhi esplosi. Un pesce su quattro morirebbe prima del macello, a causa di malattie, riscaldamento delle acque e parassiti. L’indagine costituisce il prosieguo di una precedente inchiesta, che aveva già messo nel mirino la Food From the World, azienda di salmoni legata alla deputata animalista Michela Brambilla, già sanzionata dall’ATS Brianza perché priva della tracciabilità del prodotto.

L’inchiesta, oltre alle gravi condizioni in cui versano i salmoni allevati, ha infatti evidenziato un legame tra la Brambilla e l’azienda specializzata nel commercio di salmoni e gamberetti aperta nel 2022. La compagnia Food From the World avrebbe diverse collaborazioni molto vicine a Brambilla, tra cui una collaborazione con IoVeg, azienda di prodotti vegani di proprietà della deputata di Noi Moderati. Una possibilità che mette a nudo le contraddizioni tra etica proclamata e pratiche industriali, aprendo nuovi interrogativi su coerenza e responsabilità nel mondo dell’attivismo animalista. Ma le contraddizioni non finiscono qui. Mentre alcuni parlamentari scozzesi hanno definito gli impianti sotto inchiesta “tecnologicamente avanzati”, grazie a sistemi di sorveglianza per monitorare il comportamento dei pesci, le associazioni animaliste offrono un quadro ben diverso. Abigail Penny, direttrice esecutiva di Animal Equality UK, ha denunciato condizioni di vita incompatibili con ogni forma di benessere animale. Le ricadute poi non si limitano agli animali. Report ha segnalato ancora una volta l’impatto ambientale dell’industria del salmone. Le sostanze chimiche impiegate per combattere i parassiti e i residui di mangime si depositano sui fondali, danneggiando in modo irreversibile gli ecosistemi marini. La Scozia è oggi il terzo produttore mondiale di salmone atlantico da allevamento, con esportazioni in oltre 50 Paesi, tra cui l’Italia. Eppure, nonostante le ripetute denunce delle associazioni animaliste, le problematiche sembrano immutate nel tempo: pesci costretti a vivere per due anni in gabbie sottomarine sovraffollate, con tassi di mortalità che possono arrivare fino al 25%.

Un quadro critico che trova un analogo riscontro anche in Islanda, dove tra novembre 2024 e febbraio 2025 quasi 1,2 milioni di salmoni sono morti negli allevamenti a rete aperta di Kaldvík, trasformando una filiera in espansione in uno dei casi più gravi nella storia recente dell’acquacoltura europea. Le ispezioni condotte dall’Autorità islandese per la sicurezza alimentare e veterinaria hanno rilevato sovraffollamento estremo, condizioni di trasporto insostenibili e acque marine con livelli di ossigeno insufficienti, spingendo la polizia ad avviare un’indagine per negligenza e maltrattamento animale. La denuncia è partita da operatori e attivisti che hanno documentato reti colme e migliaia di cadaveri galleggianti, denunciando un sistema incapace di rispettare i minimi standard di benessere. Il disastro ha scatenato un’ondata di indignazione pubblica e una causa legale senza precedenti: i proprietari dei fiumi, sostenuti dall’Icelandic Wildlife Fund e finanziati anche dall’artista Björk, hanno chiesto di annullare le autorizzazioni per gli allevamenti nei fiordi islandesi, denunciando il rischio di contaminazione genetica del salmone selvatico a causa delle frequenti fughe dalle gabbie in mare aperto. Già nel 2023, migliaia di esemplari d’allevamento erano finiti nei fiumi islandesi, minacciando l’integrità genetica di popolazioni adattate da millenni. Il rischio è che l’acquacoltura intensiva, tra cambiamento climatico e inquinamento, trasformi una specie selvatica in un ibrido fragile. A questo si aggiunge una crescente opposizione sociale: secondo un sondaggio Gallup, oltre il 65% degli islandesi è contrario agli allevamenti in mare e quasi il 60% ne chiede il divieto assoluto. Nell’ultimo anno, più di quattro milioni di pesci sono morti in questi impianti, una cifra 72 volte superiore al numero totale di salmoni selvatici ancora presenti nel Paese. La pressione internazionale ha contribuito ad accendere il dibattito politico. Il Parlamento islandese discuterà entro fine anno una riforma della legge sull’acquacoltura, che punta a introdurre limiti più severi alla densità di carico, il monitoraggio continuo della qualità dell’acqua e il passaggio a impianti a terra o sistemi chiusi.

Gaza: Israele bombarda una scuola e si prepara all’assalto finale della Striscia

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L’esercito israeliano continua a intensificare gli attacchi sulla Striscia di Gaza, bombardando rifugi per sfollati e schierando sempre più militari. Nella notte, l’aviazione israeliana ha preso di mira l’istituto scolastico Fahmi Al-Jarjawi nella zona di Al-Sahaba, nel quartiere di Al-Daraj, a est di Gaza City, uccidendo almeno 30 persone. In seguito al bombardamento, nella struttura è scoppiato un vasto incendio, che ha bruciato vive alcune delle vittime. Il bombardamento nella capitale arriva in parallelo all’allargamento della campagna terrestre dell’esercito israeliano come conseguenza del lancio dell’operazione Carri di Gedeone, che prevede un allargamento delle operazioni militari su tutta la Striscia nell’ottica di una occupazione militare permanente. Secondo delle indiscrezioni apparse sui media israeliani, riprese da diversi quotidiani del Paese, con l’inizio della nuova settimana le IDF (Forze di Difesa Israeliane) avrebbero annunciato il dispiegamento di tutte le brigate di fanteria e delle unità corazzate dell’esercito permanente nella Striscia di Gaza.

Il bombardamento sulla scuola di Gaza City è avvenuto attorno all’1:33 di oggi, lunedì 26 maggio. La prima stima su danni e vittime è stata data assieme alla notizia del bombardamento, ma i numeri sono stati aggiornati nel corso di tutta la notte e della mattina; è dunque probabile che per ora si tratti di una stima solo parziale. In un aggiornamento notturno uscito circa alle 3, la protezione civile ha annunciato di essere riuscita a contenere le fiamme divampate nella struttura. L’attacco alla scuola è seguito a un altro bombardamento su Gaza City che ha preso di mira un campo con abitazioni e tende per sfollati nei pressi di Thawra Street. Nel frattempo, sono continuati gli attacchi anche a nord: attorno alle 7:40, l’aviazione israeliana ha colpito un edificio a Jabaliya, uccidendo almeno 19 persone.

I sempre più feroci bombardamenti sulla Striscia avvengono in concomitanza con l’intensificazione dell’invasione terrestre. Secondo un articolo uscito sul Times of Israel le IDF avrebbero annunciato il dispiegamento di tutte le truppe di fanteria e delle armate corazzate regolari, in una Striscia già piena di soldati permanenti e riservisti. Prima di questa notizia, riporta il ToI, nella Striscia sarebbero stati presenti «decine di migliaia di soldati» israeliani. La notizia del massiccio dispiegamento di forze israeliane non è verificabile, ma è stata ripresa da gran parte della stampa nazionale, tra cui il noto corrispondente di guerra di Kan News Itay Blumental. Da quanto comunicano le IDF, le operazioni si concentreranno in un primo momento sul Governatorato di Nord Gaza e su quello di Khan Younis, rispettivamente gli attuali confini settentrionale e meridionale delle operazioni militari.

Al presunto annuncio dell’esercito israeliano è oggi seguita un’altra indiscrezione, secondo la quale Israele punterebbe a prendere il controllo effettivo del 75% della Striscia di Gaza nell’arco dei prossimi due mesi. «Quando verrà lanciata la grande offensiva terrestre, la popolazione palestinese verrà spinta in tre piccole zone di Gaza», si legge in una articolo del ToI che avrebbe visto in anteprima il piano delle IDF. «Una nuova “zona sicura” nell’area di Mawasi, sulla costa meridionale della Striscia, dove Israele aveva precedentemente dichiarato una “zona umanitaria”; una striscia di terra a Deir al-Balah e Nuseirat, nella parte centrale di Gaza, dove le IDF non hanno operato con forze di terra; e il centro di Gaza City, dove molti palestinesi sono tornati durante il cessate il fuoco di inizio anno». Da quanto comunicano le IDF, in questo momento l’esercito controllerebbe circa il 40% del territorio. Numeri ben diversi da quelli forniti dalle autorità gazawi, secondo le quali Israele avrebbe ormai nelle sue mani il 77% della Striscia; i numeri forniti dalle autorità palestinesi rispecchierebbero le analisi indipendenti apparse su Associated Press lo scorso aprile, secondo cui Israele controllava circa il 50% della Striscia.

Dall’escalation del 7 ottobre, Israele ha distrutto o danneggiato il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento risale a prima del cessate il fuoco del 19 gennaio), l’82% delle terre coltivabili (i dati più recenti sono di ottobre 2024), l’88,5% delle scuole (dato del 25 febbraio 2025) e, in generale, il 69% di tutte le strutture della Striscia (1 dicembre 2024). Il 59% del territorio della Striscia risulta sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 53.939 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.

Elezioni comunali, affluenza in calo: si vota fino alle 15 di oggi

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La tornata elettorale per le amministrative in 123 Comuni italiani ha visto un calo della partecipazione popolare. A livello nazionale, infatti, alle 23:58 l’affluenza totale è stata del 43,86%, mentre nella precedente tornata si era registrato il 49,5%. A Genova, per esempio, è andato a votare solo il 39% degli elettori; a Ravenna si è raggiunto soltanto il 37%. Oggi, lunedì 26 maggio, si vota ancora dalle 7 alle 15, mentre gli eventuali ballottaggi andranno in scena l’8 e il 9 giugno, assieme ai referendum su lavoro e cittadinanza. Lo spoglio inizierà lunedì, subito dopo la chiusura dei seggi.

Venezuela, elezioni legislative: vittoria di Maduro

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Il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) del presidente Nicolás Maduro ha vinto le elezioni tenutesi ieri, domenica 25 maggio, nel Paese. In particolare, i cittadini venezuelani erano chiamati a rinnovare il Parlamento e i governatori locali. Il PSUV ha ottenuto circa l’83% delle preferenze e ha vinto le elezioni locali in tutti gli Stati tranne uno. L’affluenza si è attestata al 42,6%, e la principale leader dell’opposizione venezuelana, María Corina Machado, ha chiesto ai propri elettori di non andare a votare e di boicottare le elezioni.

La cannabis legale finanzia il reddito di base in New Mexico

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Nel Nuovo Messico, nel maggio di quest'anno, è stato dato il via a un programma pionieristico che, utilizzando in larga parte le entrate fiscali risultanti dalla vendita legale della cannabis, garantisce il reddito di base a 80 famiglie con figli nelle scuole pubbliche, residenti in zone a basso rendimento scolastico. Il programma, avviato nella città di Albuquerque (la più popolosa dello Stato), prevede che ogni nucleo riceva 750 dollari al mese per 18 mesi, accompagnati da consulenze finanziarie per favorire una gestione autonoma e sostenibile delle risorse.
Circa 2 milioni di dollari del bu...

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Gaza, 77% Striscia sotto controllo Israele

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L’ufficio stampa del governo di Gaza, citato da Al Jazeera, ha dichiarato che l’esercito israeliano controlla ormai il 77% del territorio della Striscia, attraverso un «continuo genocidio» e la «pulizia etnica» e ha lanciato un appello alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale affinchè fermino «la palese sfida a tutte le norme e leggi internazionali». Solamente nella giornata di oggi, Israele avrebbe ucciso 22 palestinesi, tra i quali anche un giornalista. Dall’inizio dell’aggressione militare sono ormai quasi 54 mila le vittime palestinesi accertate, anche se il sospetto è che il numero sia molto più elevato.

Russia-Ucraina: completato lo scambio di 1.000 prigionieri

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A tre giorni dal lancio dell’iniziativa, Russia e Ucraina hanno completato il maggiore scambio di prigionieri dall’inizio della guerra, che ha interessato un totale di 2.000 persone, 1.000 per parte. Oggi, domenica 25 maggio, sono infatti rientrati 303 soldati per parte; lo scambio di prigionieri è stato confermato da entrambi i Paesi. Esso rientrava in un più ampio schema concordato in occasione del vertice di Istanbul, che ha inaugurato la ripresa dei contatti diretti tra Russia e Ucraina. Venerdì, i Paesi hanno liberato 390 persone tra civili e militari, mentre ieri sono rientrati altri 307 militari per parte.

Uno dei poliziotti condannati per le violenze alla scuola Diaz sarà il nuovo questore di Monza

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A quasi ventiquattro anni da quella che è stata definita “macelleria messicana” dallo stesso vicequestore Fournier, uno dei responsabili dei fatti della scuola Diaz è stato nominato questore di Monza. Si tratta di Filippo Ferri, all’epoca capo del reparto mobile di La Spezia, condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per falso aggravato. Dopo la condanna, Ferri lavorò per un periodo come responsabile della sicurezza del Milan; reintegrato in polizia, ora ricopre il ruolo di dirigente della polizia ferroviaria di Milano. Prenderà servizio il prossimo 1° giugno. Nel non troppo lontano 2001, Ferri fu tra coloro che formularono false accuse nei confronti dei manifestanti, collaborando alla redazione dei verbali e alla costruzione di false prove volte a dimostrare la pericolosità delle persone che dormivano nell’istituto, come nel caso del finto ritrovamento di due molotov, in realtà sequestrate nel pomeriggio.

I fatti della scuola Diaz per i quali Ferri è stato condannato sono noti ai più. Risalgono alla notte del 21 luglio 2001, quando i reparti mobili della polizia di Stato fecero irruzione all’interno del complesso del liceo Pertini di Genova, ex scuola Diaz. L’istituto era adibito a centro stampa del Genova Social Forum, e quella notte dava un tetto a centinaia di cittadini che avevano appena preso parte alle manifestazioni contro il G8. Quella notte i manifestanti, a mani alzate, furono pestati dagli agenti. In 61 finirono in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Per coprire gli abusi e giustificare l’irruzione, la polizia si impegnò a produrre diverse prove false. Tra le più smaccate due bombe molotov che vennero introdotte nella scuola dagli stessi agenti per incolpare i manifestanti di essere armati, e la giacca auto-lacerata da un agente di polizia nel tentativo di inscenare un falso accoltellamento. La verità è che i manifestanti erano del tutto disarmati.

Ferri venne condannato proprio per la formulazione delle false accuse e delle false prove. I giudici ritengono che l’allora capo della squadra mobile di La Spezia, poi promosso a Firenze, «è coinvolto nei fatti dal principio», visto che quella sera si trovava tra i  «pattuglioni» che in teoria avrebbero dovuto trovare e arrestare i manifestanti accusati di essere responsabili degli scontri. Ferri, dicono i giudici, arrivò alla Diaz «addirittura in tempo per vedere il cancello prima che venisse chiuso dagli occupanti». Fu proprio lui a scrivere il verbale degli arresti: «È al dottor Ferri che vanno sostanzialmente riferiti il momento decisionale e l’elaborazione tecnico-giuridica relativi alla scelta di contestare agli occupanti il reato di associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio», scrivono infatti i giudici. Ferri fu così condannato «per l’odiosità del comportamento di chi, in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari, una volta preso atto che l’esito della perquisizione si era risolto nell’ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare e emarginare i violenti denunciandoli avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze».

Trovato colpevole per falso aggravato, venne condannato a tre anni e otto mesi e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. La formulazione del giudice, tuttavia, valse poco, visto che il reato venne coperto da un indulto di tre anni. Nel periodo di interdizione agli uffici pubblici perse la sua carica di capo della squadra mobile fiorentina, ma venne assunto come dirigente della sicurezza del Milan, e “tutor” personale del calciatore Mario Balotelli.

Colombia, incidente in un bus scolastico: 10 morti

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Ieri, sabato 24 maggio, in Colombia, un autobus che trasportava studenti e professori universitari è andato a schiantarsi, uccidendo almeno 10 persone e ferendone altre 11. Di preciso, il bus stava trasportando 26 passeggeri – di cui 22 alunni – da Tolima a Quindio, e sarebbe andato a sbattere contro la barriera di un ponte. L’ateneo – l’Università Humboldt nella città colombiana di Armenia – ha dichiarato due giorni di lutto.