venerdì 8 Novembre 2024

La resistenza palestinese ha lanciato un’offensiva senza precedenti contro Israele

Circa cinquemila razzi lanciati in poche ore all’interno del territorio israeliano e la contemporanea incursione via terra di un numero imprecisato di miliziani armati che hanno sfondato i confini israeliani e fatto irruzione negli insediamenti israeliani. Le notizie sono frammentate e difficili da verificare ma è certo che alcuni mezzi blindati dell’esercito israeliano sono stati conquistati dai palestinesi, mentre le immagini che circolano sui canali social palestinesi mostrano diversi soldati dell’esercito israeliano presi in ostaggio. Altre immagini mostrano miliziani armati palestinesi che entrano armi in pugno dentro una base militare israeliana vicino a Rafah, della quale avrebbero preso possesso. Di certo c’è che quella lanciata da Gaza nella notte è la più imponente offensiva della resistenza palestinese almeno dai tempi della seconda Intifada, tale da aver costretto il governo israeliano a dichiarare precipitosamente lo stato di guerra richiamando in servizio i soldati riservisti. «Questo è il giorno della più grande battaglia per porre fine all’ultima occupazione sulla terra», ha dichiarato il comandante militare di Hamas, Mohammad Deif. Mentre, sempre da parte di Hamas – gruppo politico-militare palestinese che governa la striscia di Gaza – è partita la «chiamata alle armi» per i palestinesi della Cisgiordania e per i «fratelli libanesi» oltreconfine.

Mentre scriviamo il bilancio certificato delle vittime dei razzi sarebbe di almeno 5 morti e una ventina di feriti, mentre niente di concreto si sa circa gli effetti delle incursioni via terra, verosimilmente molto più pesanti. Incursioni di miliziani palestinesi si sarebbero verificate in decine di città e kibbutz (villaggi rurali israeliani), e vi sarebbero decine di morti. Le incursioni sono certamente entrate in profondità dentro i confini israeliani: 4 morti si registrano ad esempio a Kuseife, città ad oltre 60km dal confine con la striscia di Gaza. Inoltre la resistenza palestinese sarebbe riuscita a sequestrare numerosi soldati israeliani e a requisire mezzi dell’esercito. “Abbiamo visto immagini e video di soldati israeliani uccisi e video di combattenti palestinesi che festeggiavano attorno a veicoli armati israeliani dati alle fiamme” scrivo i cronisti di Al Jazeera, unica grande testata giornalistica ad avere propri inviati sul territorio. Secondo quanto riportato dal giornalista israeliano Yoav Zitun, della testata Ynet: “L’intera linea di difesa israeliana è stata violata” e “l’esercito israeliano ha diviso la Divisione di Gaza in diverse sezioni di combattimento per cercare di controllare gli eventi nel territorio”, mentre vi sarebbero “centinaia di uomini armati all’interno degli insediamenti e delle basi” e almeno tre jeep dell’esercito di Tel Aviv sarebbero state conquistate e “dirottate a Gaza”.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza per le 13 (le 12 in Italia), mentre è stato dichiarato lo stato di emergenza in un raggio di 80km dalla Striscia di Gaza. Diversi attacchi aerei sarebbero già partiti per bombardare Gaza.

Civili palestinesi festeggiano sopra un carro militare sottratto all’esercito israeliano

Automatica, come sempre, la solidarietà nei confronti dell’occupante da parte dei governi occidentali e dei grandi media: uniti nel parlare di “attacco terroristico”, in una logica che riserva questo termine delegittimante esclusivamente alle azioni condotte contro i governi amici. Nessun accenno al fatto che l’attacco palestinese arrivi al culmine di un’occupazione che perdura dal lontano 1948 e che negli ultimi anni si è resa sempre più brutale. La condizione che i palestinesi subiscono ogni giorno è infatti una condizione di apartheid – non secondo chi scrive, ma secondo quanto certificato da diversi rapporti tra cui quello di Amnesty International – , che vede centinaia di civili palestinesi detenuti senza capi di accusa né processo nelle carceri israeliane e progetti di espulsione dei palestinesi da quelli che – secondo le risoluzioni ONU – sono i propri territori. Gli attacchi dell’esercito israeliano sono quotidiani e il 2023 è stato già definito l’anno più letale di sempre per i palestinesi, con centinaia di civili uccisi, tra i quali almeno 38 bambini. Mentre incursioni sistematiche da parte dell’esercito israeliano non risparmiano i luoghi di culto, le case dei palestinesi, e nemmeno le scuole elementari palestinesi. Sui crimini di guerra israeliani sta indagando anche la Corte Penale Internazionale.

Gli attacchi, come detto, sono partiti da Gaza: definita la città “prigione a cielo aperto”. Stretta in un blocco militare totale da parte di Israele dall’ormai lontano 2007. Oltre due milioni di persone chiuse in un’area di 365 km quadrati. Il blocco applicato da Israele su Gaza è ermetico, per via terrestre, marittima e aerea. L’aeroporto è chiuso, l’accesso al mare è negato anche per scopi di pesca, due dei tre valichi di frontiera sono controllati dall’esercito di Tel Aviv (l’altro dall’Egitto). Da Gaza i palestinesi non possono uscire, né commerciare. Ora si attende la risposta di Israele, ma per ora il dato di fatto è che la resistenza armata palestinese ha compiuto un salto di qualità inaspettato, capace di cogliere di sorpresa l’intelligence e le difese di uno degli eserciti meglio equipaggiati al mondo.

[di Andrea Legni]

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13 Commenti

  1. @carlocappa Esponenti del governo israeliano hanno gridato in passato che volevano vedere bruciati i villaggi palestinesi, aizzando i coloni, cosa che ha preso piede, anche grazie all’irresponsabilità di chi appoggia spudoratamente Israele, mentre l’esercito che lasciava fare le azioni coloniali violente oggi irrompe e bombarda. Insomma ragionano analogamente a te e queste illazioni sono armi di distrazione di massa, danneggiano il sacrosanto diritto del popolo palestinese a resistere e ad autodeterminarsi. Non abbiamo bisogno di tali esternazioni, bisogna interrogarsi lucidamente da dove nascono le escalation, parlando di ciò che sta sui report internazionali: occupazione, colonizzazione, apartheid, e ovviamente sionismo e altro ancora, tutte pratiche da condannare unilateralmente.

  2. Chissa’ che Netaniau non ci guadagni da tutto cio’…potra’ cosi’ spingere sull ‘acceleratore della sua politica liberticida, sia contro i palestinesi che nel governare Israele stessa…non mi stupirebbe un domani scoprire che se il miglior servizio segreto del mondo non si e’ accorto di nulla e’ perche’ tutto cio’ fa il gioco della destra israeliana, sostenuta da quei delinquenti profittatori che sono i coloni.

  3. Come sempre… Fa male soprattutto sentire i “nostri” portavoce europei non essere mai in grado di smarcarsi dallo zio Sam, condannare la violenza e agire in modo equilibrato ma deciso contro l’ usurpazione israeliana degli ultimi decenni. L’ Europa è proprio alla frutta.

  4. Comincio a chiedermi se questi di Hamas, con i suoi deliri di impossibili vittorie, non siano in realtà finanziati dall’estrema destra israeliana. Mi riesce difficile immaginare azioni più autolesioniste (o meglio lesioniste nei confronti del popolo palestinese) di queste. Ovviamente la controffensiva israeliana farà il doppio di morti e distruzioni e legittimerà agli occhi degli israeliani le peggiori posizioni estremiste dei sionisti e la prosecuzione dell’occupazione totale della Palestina.

    • E’ il primo pensiero che ho avuto anch’io… poi ho letto una parte dei rapporti disponibili sul sito di Amnesty, ho portato attenzione a quanto sia peggiorata la condizione dei palestinesi in seguito all’insediamento del governo di estrema destra (che, non dimentichiamolo, è così composto xché Netaniyau non trovava un altro alleato disposto a salvarlo dalla galera), e son giunto alla conclusione che quanto accaduto fosse sostanzialmente inevitabile.
      Poi è innegabile che fa il gioco della stessa estrema dx al governo in Israele e che senza una forte presa di posizione internazionale (e la vedo dura, stante le posizioni filo-israeliane di USA ed EU) questo attacco si ritorcerà contro i palestinesi stessi.
      Ma sono 75 anni che questi ingoiano rospi, sappiamo che alcuni stati un aiuto militare glielo danno, prima o poi un conflitto doveva esplodere.

  5. Sarebbe importante che anche gli Hezbollah entrassero nelle lotta contro Israele. In passato hanno dimostrato di essere in grado di sconfiggere Israele. Un grande fronte dei palestinesi di Gaza e del West Jordan con gli Hezbollah dal Libano sarebbe in grado possibilmente di sconfiggere Israele e cacciare i coloni dalle terre rubate.

  6. Israele è l’ultimo stato coloniale: basa la sua esistenza sulla violenza, sul razzismo, sulla discriminazione e sull’oppressione dei nativi palestinesi, nonostante la sudditanza e l’ipocrisia dei media mainstream e dei governi occidentali prima o poi il sionismo dovrà finire….

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