L’ong Ovd-Info ha dichiarato che almeno 174 persone sono state fermate in circa 20 città della Russia per le proteste contro l’arresto di Alexei Navalny, incarcerato al suo rientro dalla Germania dove si trovava da agosto per un avvelenamento. A Khabarovks, nell’estremo est, le forze dell’ordine hanno usato la forza per disperdere la folla. Gli attivisti condividono video che mostrano poliziotti che picchiano manifestanti, poi spinti su furgoni. Secondo MBKh al momento nelle diverse città sono scese in strada almeno 15.000 persone.
Scuola, in tutta Italia crescono le occupazioni contro la didattica a distanza
In diverse città d’Italia molti studenti si sono mobilitati per chiedere la riapertura delle scuole e il ritorno in presenza, in piena sicurezza. Una protesta che non si oppone soltanto alla didattica a distanza come metodo di insegnamento, ma che si basa su una visione globale: obiettivo il rientro a scuola e una revisione di come essa è stata concepita.
A Milano è andata in scena, due giorni fa, la decima occupazione degli ultimi giorni. Questa volta ad essere teatro della protesta degli studenti è il liceo Einstein, dove un gruppo di studenti e studentesse è entrato nell’istituto per seguire le lezioni. A Padova è stato preso di mira l’ex Provveditorato, occupato per la seconda volta in pochi giorni. A Vicenza, la chiusura delle scuole ha portato alla mobilitazione di un corpo eterogeneo composto da professori, genitori e studenti (sotto la guida del coordinamento studentesco Altovicentino). L’unione ha prodotto un comunicato, firmato da più di 300 persone, con le seguenti richieste: un servizio di trasporto pubblico degno, sorveglianza sanitaria efficiente all’interno delle scuole, riduzione del numero di studenti per classe, più spazi e più docenti.
È interessante notare come spesso gli studenti provino anche a fornire soluzioni. È il caso di Treviso dove i ragazzi hanno occupato l’ex Provveditorato, che è vuoto, per denunciare l’esistenza di tanti spazi inutilizzati che potrebbero garantire maggiore distanziamento.
Da oggi in vigore trattato ONU che vieta le armi nucleari: Italia e Nato non aderiscono

Oggi, 22 gennaio 2021, entra in vigore il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari. Il Trattato è stato adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, con 122 voti a favore. Perché entrasse in vigore, era necessaria la ratifica di 50 Stati: attualmente, è stato firmato da 86 Stati e ratificato da 51. Le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa a non essere soggette a un divieto categorico: l’accordo riempie un vuoto nella normativa internazionale. Il Trattato vieta agli Stati firmatari l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. A non prendere parte al Trattato sono state soprattutto le potenze nucleari e i loro alleati. Tuttavia, potrebbero ritrovarsi esposte a contraccolpi di immagine ed economici (gli istituti finanziari spesso scelgono di non investire in armi controverse).
L’Italia, sulla scia di Usa e Nato e come la maggior parte degli Stati europei, non ha aderito al Trattato. Nonostante sia un Paese formalmente non-nucleare e tra i firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare, sul territorio sono presenti circa 50 testate nucleari statunitensi. La Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica ritengono che «l’Italia dovrebbe liberarsi dalle pressioni ed indicazioni provenienti dalla Nato e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare».
Covid, l’isolamento aumenta i casi di suicidio e autolesionismo tra gli adolescenti
Aumentano gli episodi di autolesionismo o in alcuni casi di tentativi di suicidio tra bimbi ed adolescenti. A lanciare l’allarme è Stefano Vicari, primario dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del nosocomio pediatrico romano. “È anche a causa del Covid-19 e di questo periodo se sono aumentati atti autolesionistici e suicidari che hanno segnato una crescita di disturbi mentali sia nei ragazzi che nei bambini: irritabilità, ansia, sonno disturbato. Da ottobre ad oggi, quindi dopo la prima ondata Covid, abbiamo registrato un aumento dei ricoveri del 30% circa. Fino ad ottobre avevamo il 70% dei posti letto occupati (8 in tutto), oggi il 100%. Nel 2011 abbiamo avuto 12 ricoveri per attività autolesionistica, a scopo suicidario e non, mentre nel 2020 oltre 300, quindi quasi uno al giorno”.
Il fenomeno non è diffuso solo in Italia: in Europa le ultime statistiche ci dicono che almeno il 25% degli adolescenti pratica autolesionismo. A livello globale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d’età dai 15 ai 29 anni e lo stesso vale per i giovani italiani dai 15 ai 24. “È necessario avere un quadro chiaro dell’impatto che questo nuovo fattore di stress avrà sulla salute mentale e sul benessere, al fine di sviluppare e diffondere interventi appropriati per la popolazione e soprattutto per i gruppi più a rischio.
Siria, raid israeliano stermina una famiglia intera
Secondo l’agenzia governativa siriana Sana, raid israeliani avrebbero ucciso in Siria quattro civili, tra cui due bambini. Pare che la contraerea siriana abbia poi risposto all’attacco, compiuto da velivoli militari israeliani provenienti dallo spazio aereo libanese.
Le vittime, secondo la Sana, sono membri di una stessa famiglia: padre, madre e due figli, in una località non meglio precisata nella campagna occidentale di Hama, circa 150 km a nord di Damasco.
I lavoratori non sono robot: Parlamento UE chiede una legge sul diritto alla disconnessione
Il Parlamento europeo ha chiesto una legge che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale, senza incorrere in ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro. Una larga maggioranza ha sostenuto la proposta: con 472 voti favorevoli, 126 contrari e 83 astensioni. Nel testo, i deputati chiedono che la normativa stabilisca i requisiti minimi per il telelavoro e che faccia chiarezza su condizioni, orari e periodi di riposo. Nella risoluzione, l’Europarlamento chiede che ai lavoratori venga consentito di astenersi dallo svolgere mansioni lavorative, come telefonate, email e altre comunicazioni digitali, al di fuori dell’orario lavorativo.
Dallo scoppio della pandemia da Covid-19, scrive l’Europarlamento, il lavoro da casa è aumentato del 30%. Nonostante il telelavoro sia stato determinante per tutelare dipendenti e attività durante la crisi, la combinazione di orari prolungati e l’utilizzo sempre maggiore degli strumenti digitali, hanno comportato la nascita del “sempre online” che “influisce negativamente sull’equilibrio tra vita professionale e privata dei lavoratori”.
Secondo una ricerca condotta da Eurofound, chi lavora da casa ha più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali massime previste, rispetto a chi lavora nella sede del datore. Quasi il 30% dei telelavoratori, inoltre, dichiara di dover lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana; a fronte del 5% di chi lavora in ufficio.
Secondo uno studio internet 5G rischia di aumentare notevolmente le emissioni di CO2
Imperversa in Francia il dibattito sul 5G, accusato di aumentare notevolmente le emissioni di CO2. Secondo lo studio commissionato dal Senato francese per valutarne l’impatto causato su ambiente, economia e salute, la produzione di nuovi dispositivi compatibili al 5G, la relativa costruzione di nuove reti di telecomunicazione e i previsti picchi di consumi elettrici porteranno ad un forte incremento dei gas serra, quantificato nel prossimo decennio tra 2,7 e 6,7 milioni di tonnellate di CO2-equivalenti. Lo studio, intitolato “Maitriser l’impact carbone de la 5G” (Gestire l’impatto delle emissioni C02 della 5G) è stato condotto dall’Alto Consiglio sul clima, organizzazione indipendente di natura consultiva nata nel 2018. L’obiettivo dello studio è duplice: quantificare i potenziali danni della nuova generazione di tecnologie e avanzare proposte per minimizzarne l’impatto, tramite azioni da avviare su base industriale e politica. Se da un lato il report accusa lo Stato francese di leggerezza per non aver valutato in maniera adeguata gli effetti del 5G sul sistema globale prima di mettere all’asta delle bande pioniere, dall’altro richiede all’Europa una chiara regolamentazione in materia di consumo energetico e l’aggiunta di norme che possano limitare in maniera esplicita l’implementazione di nuove reti per ragioni ambientali.
5G è acronimo per 5th Generation, ovvero la quinta generazione della telefonia mobile che si distingue dalla precedente per significative evoluzioni tecnologiche. L’avvio della sua distribuzione a livello globale risale al 2019.
Italia, la pacchia delle multinazionali del delivery: 100 milioni di ricavi, 300 mila euro di tasse
Le tre più grandi società del food delivery che operano in Italia fatturano incassi per quasi 100 milioni di euro l’anno ma lasciano al fisco appena 300 mila euro di tasse, è quanto emerge da un’inchiesta pubblicata su Business Insider. L’Inglese Deliveroo nell’ultimo anno fiscale (2019) ha versato al fisco 113.945 euro a fronte di 50 milioni di ricavi, la statunitense Uber Eat 193.000 con 5,3 milioni di fatturato, mentre la spagnola Glovoè riuscita nell’impresa di versare zero euro a fronte di ricavi per 35,6 milioni di euro. Come è possibile? Le aziende hanno regolari divisioni italiane, ma riescono a non versare nulla per quanto riguarda l’imposta sugli utili (Ires) per il semplice motivo che di utili ufficialmente non ne fanno. Ad esempio Deliveroo Srl, che ha sede a Milano, ha un debito nei confronti di Roofods Ltd (la società inglese che la controlla) di 11.662.910 €, quindi tutti gli utili rientrano in patria sotto forma di rimborso del prestito. Glovo riesce a fare di “meglio”: operando ufficialmente in perdita per 12,8 milioni.
In Italia rimangono le briciole, anzi il saldo è negativo visto che le ingenti commissioni che i ristoratori pagano per il servizio di consegne a domicilio vengono detratte dalle imposte che i essi versano. Il tutto attraverso un sistema che si alimenta dello sfruttamento dei fattorini, inquadrati come collaboratori esterni, pagati a cottimo e senza tutele in caso di malattia ed infortunio.
Milano: ristoratori in corteo davanti a Palazzo Lombardia
Un centinaio di ristoratori, baristi e proprietari di locali hanno creato un corteo di macchine che dalla Brianza sono arrivati a Milano per manifestare sotto Palazzo della Regione. Suonando clacson e fischietti, sono entrati nel capoluogo lombardo scortati da alcune auto della polizia e, dopo aver parcheggiato le auto in viale Zara, hanno raggiunto a piedi Palazzo Lombardia “Abbiamo lasciato libera la corsia d’emergenza e quella di sorpasso – ha spiegato un imprenditore di Seregno – in modo che potessero passare i mezzi di soccorso e siamo andati a circa 40 km all’ora. Qualcuno arriverà al lavoro dieci minuti in ritardo, così capirà come ci sentiamo noi che non possiamo andare a lavorare (…) Siamo qua non per capriccio, ma perché non possiamo lavorare. Da ottobre i nostri dipendenti non hanno ricevuto la cassa integrazione”.









