martedì 25 Novembre 2025
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Sulle Alpi cuneesi sono state scoperte le impronte di enormi rettili preistorici

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Una scoperta casuale sulle Alpi cuneesi ha rilevato delle orme di enormi rettili preistorici prima sconosciuti. Lunghe oltre trenta centimetri, sono state ritrovate dopo analoghe scoperte dal geologo Enrico Collo sulle Alpi occidentali, a circa 2200 metri di quota in provincia di Cuneo. Ad occhi profani non erano niente più che semplici fossette impresse nella roccia, eppure bastava scostare un ciuffo d’erba perché i paleontologi vi riconoscessero la testimonianza di “grandi rettili vagamente simili a coccodrilli di circa 250 milioni di anni fa“, come racconta Edoardo Martinetto, tra gli scopritori delle nuove tracce. Si tratta di un ritrovamento unico in Europa, poiché il loro eccezionale stato di preservazione e la peculiarità della morfologia ha consentito la definizione di una nuova specie, riconducibile dalla grandezza delle impronte ed altri caratteri anatomici ad un rettile arcosauriforme di almeno 4 metri.

La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale Peer J, ha visto la collaborazione di numerosi geologi e paleontologi riuniti in un team di ricercatori italiani e svizzeri. Si ipotizza che le orme siano state impresse pochi milioni dopo la più severa estinzione di massa della storia, il che apporterebbe nuove testimonianze a riprova del fatto che l’area del ritrovamento (attuale zona dell’Altopiano della Gardetta nell’Alta Val Maira) fosse tutt’altro che inospitale, a dispetto di un paesaggio analogo alle coste del mar Rosso con spiagge desertiche lambite dal mare caldo e basso.

Italia, in un anno persi 444mila posti di lavoro

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Rispetto a dicembre 2019 in Italia l’occupazione è calata dell’1,9% con un totale di 444.000 posti di lavoro persi, ben 101mila nell’ultimo mese, è quanto rilevato dai dati Ista. Il calo colpisce soprattutto le donne e gli autonomi. La disoccupazione è arrivata al 9% complessivo, mentre quella giovanile schizza al 29,7% (+ 0,3%). I disoccupati sono complessivamente 2 milioni 257 mila.

Colpo di stato in Myanmar: cosa è successo?

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Lunedì 1 febbraio in Myanmar è avvenuto un colpo di Stato, proprio quando il parlamento avrebbe dovuto riunirsi per la prima volta dopo le elezioni. L’esercito ha arrestato Aung San Suu Kyi – leader del partito che ha la maggioranza in parlamento e capo de facto del governo – assieme ad altri esponenti del partito, e ha dichiarato lo stato di emergenza per un anno. I poteri legislativi, esecutivi e giudiziari sono stati trasferiti al capo delle forze armate, Min Aung Hlaing. L’ex generale Myint Swe ricoprirà la carica di presidente ad interim. Le linee telefoniche nella capitale Naypyitaw e nella città di Yangon sono state interrotte, così come le trasmissioni della televisione di Stato. La ragione del colpo di Stato è che l’esercito sostiene che ci siano stati brogli elettorali a favore del partito di Aung San Suu Kyi.

Le elezioni si erano tenute lo scorso 8 novembre. La Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, aveva vinto con ampio margine (368 seggi su 434). La leader è molto apprezzata dalla popolazione, ma criticata a livello internazionale per aver negato l’esistenza del genocidio della minoranza musulmana dei Rohingya. Il principale partito di opposizione, il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP), sostenuto dai militari, aveva ottenuto solo 24 seggi. L’esercito aveva contestato fin da subito la regolarità delle elezioni.

Il cambiamento climatico è destinato a spostare le aree tropicali del pianeta

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I cambiamenti climatici minacciano di modificare totalmente la vita in molte aree del pianeta: desertificando alcune zone, sommergendone altre e spingendo flora e fauna verso nuove latitudini. Lo stesso equatore climatico, sembra destinato a spostarsi entro la fine del secolo, mettendo a rischio la biodiversità e causando effetti imprevedibili sulle risorse idriche e alimentari di tutto il pianeta. È quanto emerge da un nuovo studio di un team di ricercatori della University of California di Irvine,  pubblicato su Nature Climate Change.

Lo studio ha utilizzato 27 modelli climatici per prevedere come il riscaldamento globale influenzerà gli spostamenti della zona di convergenza intertropicale (situata in prossimità dell’equatore, in cui confluiscono venti australi e boreali, determinando abbondanti precipitazioni). Anche oggi questo equatore climatico non è fisso, ma si sposta periodicamente determinando l’alternarsi delle stagioni delle piogge. Il suo slittamento però, potrebbe modificare l’equilibrio di quest’alternanza e gli ambienti circostanti. 

Stando all’analisi dei ricercatori californiani, entro la fine del secolo, la zona di convergenza intertropicale è destinata a spostarsi in modo marcato e frastagliato. L’equatore climatico salirà verso nord in alcune aree dell’emisfero orientale (dove sono situati Africa, Asia ed Europa). Questa situazione aumenterà il rischio di desertificazione nelle aree sud orientali del continente africano e di quello americano. Mentre nel sub continente indiano si verificherà un aumento delle alluvioni. Le ripercussioni che si affronteranno, non saranno limitate esclusivamente alle aree tropicali direttamente interessate.

Somalia, attacco di Al Shabaab ad un vertice dell’opposizione: morti e feriti

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Questa notte almeno 9 persone sono morte nell’attentato all’Hotel Afrik di Mogadiscio, una decina i feriti. È un grave colpo alla fragile democrazia somala. L’albergo, attaccato da 5 militanti di Al Shabaab, stava ospitando un’assemblea dell’opposizione, in vista delle elezioni dell’8 febbraio.

Prima è esplosa un’autobomba all’esterno dell’albergo. Poi i 5 terroristi hanno ingaggiato un conflitto a fuoco finendo per farsi esplodere. Tra le vittime, 4 agenti delle forze speciali e un generale in pensione, Mohammed Nur Galaal, ex ministro della Difesa.

Colpo di stato in Myanmar, arrestata la leader Aung San Suu Kyi

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Il capo del governo birmano Aung San Suu Kyi è stato “arrestato” dai militari questa notte. Lo ha annunciato Myo Nyunt, la portavoce del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (LND).

È ufficiale il colpo di stato: tutti i poteri in Myanmar sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate. La decisione è stata comunicata dall’esercito poco dopo l’annuncio dello stato di emergenza e della presidenza ad interim affidata al generale Myint Swe, uno dei due vicepresidenti in carica.

Nessun ritiro americano dall’Afghanistan, fonti Nato confermano la svolta di Biden

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L’amministrazione di Joe Biden ha avviato una revisione dell’accordo di pace del suo predecessore. “Le truppe internazionali prevedono di rimanere in Afghanistan oltre la scadenza di maggio prevista dall’accordo dei ribelli talebani con gli Stati Uniti” hanno dichiarato gli alti funzionari della Nato. Questa mossa potrebbe intensificare le tensioni con i talebani che chiedono il ritiro completo di esse. I piani su ciò che accadrà dopo aprile sono ora in corso di valutazione e probabilmente saranno una questione centrale in una riunione chiave dei ministri della difesa della Nato a febbraio. La Nato e Washington dovranno affrontare una sfida per convincere i talebani ad accettare una proroga oltre maggio. Se la situazione dovesse rimanere poco chiara però, i talebani potrebbero aumentare gli attacchi.

“Nessun alleato della Nato vuole rimanere in Afghanistan più a lungo del necessario, ma è chiaro che la nostra presenza rimane basata sulle condizioni”, ha dichiarato la portavoce della Nato Oana Lungescu. “La Nato sostiene pienamente il processo di pace al fine di garantire che l’Afghanistan non sia più un rifugio sicuro per i terroristi che attaccano le nostre terre d’origine”, ha concluso Lungescu. L’allora presidente Donald Trump aveva firmato un accordo con i talebani all’inizio dello scorso anno chiedendo il ritiro di tutte le truppe straniere entro maggio in cambio di determinate garanzie di sicurezza. Fino ad ora, aveva ridotto le truppe statunitensi a 2.500, minor numero dal 2001.

Nuove proteste in Russia: gli Usa si intromettono e attaccano Mosca

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Nuove proteste guidate dalla opposizione che si raccoglie attorno ad Alexey Navalny stanno riguardano varie città russe da questa mattina. Fonti non confermate e impossibili da verificare riferiscono 3.500 arresti. Prontamente arriva l’intervento a gamba tesa della nuova amministrazione americana da parte del segretario di Stato Antony Blinken che ha dichiarato su Twitter: “Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva. Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Aleksey Navalny”.

Cos’è il Land grabbing e perché senza giustizia sociale non salveremo il pianeta

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Women wheel their food rations, that have been donated by the Australian Governemnt, at a food distirbution point in Harare, Zimbabwe on the 23rd April, 2009.

80 milioni di ettari di terra concessi ed oltre 2mila contratti stipulati. Sono questi i recenti numeri del land grabbing emersi con l’ultimo rapporto “I padroni della Terra. Il Rapporto sull’accaparramento della terra 2020: conseguenze su diritti umani, ambiente e migrazioni".
Il documento - redatto di consueto dalla Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (FOCSIV) - per il terzo anno ha fatto luce su un fenomeno complesso e dalle molteplici ripercussioni. Stiamo parlando per l’appunto del land grabbing, o accaparramento delle terre, il processo per cui Stati terzi ...

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No, il contratto sul vaccino AstraZeneca non è stato realmente reso pubblico

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Venerdì mattina la Commissione Europea ha reso pubblico il contratto stipulato ad agosto con l’azienda farmaceutica AstraZeneca, per la prenotazione del vaccino contro il coronavirus. Nella foto di copertina si possono leggere con chiarezza i prezzi dei vaccini, i quantitativi che l’azienda si impegna a consegnare e su che base mensile. Questa non è trasparenza. Il contratto non è Stato realmente reso pubblico.

La decisione è stata presa dopo la controversia sulla fornitura delle dosi di settimana scorsaAstraZeneca aveva annunciato che ci sarebbero stati alcuni ritardi nei propri siti produttivi, che avrebbero comportato una riduzione del 75% sulle dosi (80 milioni circa), che l’azienda si era impegnata a distribuire entro la fine di marzo. Nei giorni seguenti AstraZeneca si era difesa sostenendo che il contratto non la obbligasse a fornire il numero di dosi stabilite, ma solo ad applicare il «massimo sforzo» nel rispettare gli impegni. Come già smentito dalla commissione europea, però, nella clausola 5.4 viene citato sì il «massimo sforzo», ma solo nel contesto della produzione del vaccino all’interno dell’Unione Europea. In altre parole, la formula sopracitata non può essere una scappatoia per violare il contratto.

Come già sottolineato, moltissime informazioni sensibili contenute nel contratto sono state oscurate. Nacho Alarcón, corrispondente del quotidiano spagnolo El Confidencial, ha spiegato su Twitter che il 95% degli oscuramenti è stato richiesto da AstraZeneca.