domenica 23 Novembre 2025
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Italia, i sindacati di polizia chiedono di ascoltare i manifestanti anti-lockdown

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Dopo la protesta anti lockdown che si è verificata martedì a Montecitorio, alla quale hanno aderito migliaia di lavoratori, vari sindacati di polizia si sono schierati a favore delle ragioni dei manifestanti. In tal senso il Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia), l’associazione sindacale più rappresentativa della polizia di Stato che conta 26.500 membri, ha emesso un comunicato in cui il governo viene invitato ad interessarsi delle motivazioni per cui la manifestazione è stata svolta. «Il Governo deve ascoltare le ragioni di questa protesta e prestare la massima attenzione possibile per trovare la necessaria ed urgente soluzione affinché questi cittadini possano ritrovare la tranquillità e le condizioni per riprendere le loro attività lavorative», ha affermato il segretario generale del Siulp Felice Romano, ed ha aggiunto che le difficoltà dei lavoratori, causate dalle misure di contenimento dei contagi, «non possono essere foriere di violenza e di aggressione poiché non è certo questa la strada per risolvere i loro problemi». Infatti, durante la protesta si sono verificati degli scontri ed un agente – a cui il Siulp ha espresso solidarietà – è rimasto ferito.

Inoltre il sindacato Fsp Polizia di Stato, che vanta 10.000 iscritti, ha criticato aspramente l’esecutivo e la gestione della pandemia. «Pensare di gestire questa situazione ormai non più emergenziale, dato che va avanti da oltre un anno, da una prospettiva scollata dalla realtà di chi invece non riesce più a tenere in piedi la propria esistenza costruita magari dopo una vita di lavoro, significa sottovalutare pericoli seri e reali per la sicurezza interna del paese», ha dichiarato il Segretario Generale del sindacato Valter Mazzetti. Inoltre, egli ha affermato che «questa esasperazione generalizzata sia comprensibile e ormai incontenibile» e che, però, «è indispensabile censurare senza se e senza ma ogni tipo di violenza».

Infine anche il responsabile nazionale del Consap (Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia, cui sono iscritti quasi 6.000 agenti), Gianluca Salvatori, ha esortato il governo: «occorre ascoltare le ragioni di chi manifesta per disinnescare il rischio di favorire l’estremismo, solo ascoltando la richiesta di aiuto che promana da questo pezzo importante della società civile, dando dignità e risposte a chi si sente con le spalle al muro si potrà evitare che i tafferugli di oggi possano diventare prove tecniche per una guerriglia urbana domani». In tal senso, il sindacato ha affermato che la tensione sociale è inevitabilmente destinata a crescere con il perdurare dell’incertezza lavorativa e con il conseguente aumento delle difficoltà economiche.

[di Raffaele De Luca]

Birmania: quasi 600 morti da inizio proteste anti golpe

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Quasi 600 persone hanno perso la vita dall’inizio delle proteste contro il colpo di stato militare attuato dalle forze armate in Birmania. Nello specifico sono 598 le vittime, lo ha affermato l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (Aapp), la quale ha aggiunto che nella giornata di mercoledì sono state uccise 12 persone, mentre altre 5 erano decedute nei giorni scorsi ma non erano state ancora conteggiate. Inoltre, sono 2847 gli individui arrestati.

Mafia: riciclaggio e frode fiscale, 70 misure cautelari

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I Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria, insieme ai finanzieri dello Scico ed ai carabinieri del Ros, coordinati dalle rispettive Dda e dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, in queste ore stanno eseguendo 70 provvedimenti cautelari a carico di altrettante persone. Queste ultime sono accusate di: associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi. Inoltre, si stanno anche sequestrando denaro, immobili e società il cui valore complessivo è di 1 miliardo di euro.

Vaccino AstraZeneca, Ema ribadisce: benefici superano i rischi

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L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha ribadito il via libera all’uso del vaccino AstraZeneca, affermando che i benefici superano i rischi. Pur consigliando di «cercare immediatamente assistenza medica se le persone si sviluppano sintomi di coaguli di sangue e piastrine basse» dopo la vaccinazione, ha specificato che «non ci sono rischi generalizzati nella somministrazione quindi non saranno raccomandate misure specifiche per ridurre il rischio». Nonostante questo in Europa molti paesi negli ultimi giorni hanno sospeso le somministrazioni per i soggetti più giovani, mentre la Gran Bretagna ha certificato 19 morti sospette dopo la vaccinazione.

Una nuova enorme diga sul Nilo mette a rischio la pace in Africa Orientale

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La costruzione della diga GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam), ovvero «Grande Diga della Rinascita Etiope», iniziata nel 2011 e costata fino ad oggi 4,5 miliardi di dollari, invece di diventare un mezzo di cooperazione rischia di diventare una fonte di conflitto, accrescendo la rivalità principalmente tra l’Egitto e l’Etiopia e una guerra transfrontaliera tra l’Etiopia e il vicino Sudan. Sul piatto c’è il futuro del 90% dell’acqua del Nilo, uno dei fiumi più lungi al mondo con i suoi 6.852 km di lunghezza, e che attraversa 11 paesi: Uganda, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Sudan, Egitto, Etiopia, Burundi, Ruanda e Kenya.

Il Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri, al consiglio di sicurezza dell’ONU ha dichiarato che la diga «potrebbe mettere in pericolo la sicurezza e la sopravvivenza stessa di un’intera nazione mettendo a repentaglio la sua fonte di sostentamento». Si stima che circa 100 milioni di egiziani, per la loro sopravvivenza dipendano dalle acque del Nilo. Il Sudan, inizialmente favorevole all’idea del GERD, come valido aiuto per controllare le inondazioni del Nilo, ora teme che in tempi di siccità e in mancanza di un accordo, l’Etiopia possa tagliare il flusso d’acqua verso le proprie dighe idroelettriche per mantenere il serbatoio del GERD pieno e chiede, coesa con L’Egitto, una mediazione più ampia che coinvolga sia l’Unione Africana che gli Stati Uniti e l’Unione Europea con il compito di elaborare una formula per decidere quanta acqua l’Etiopia deve rilasciare, soprattutto in condizioni di siccità. Nonostante gli accordi mancati e le continue tensioni geopolitiche tra i tre paesi, l’Etiopia, con una economia in crescita ma povera di risorse, interessata all’effettuazione del progetto, ha iniziato il lunghissimo processo di riempimento del gigantesco serbatoio della diga, che richiederà dai 5 i 15 anni a seconda delle condizioni idrologiche, e ha fatto sapere di volersi tenere un margine di libertà per gestire al massimo l’interesse per lo sviluppo del proprio paese. Una volta terminata, la costruzione prevista secondo fonti ufficiali  per il 2023, avrà una lunghezza di 18 chilometri e una profondità di 155 metri, con una capienza di circa 74 milioni di metri cubi d’acqua. Attualmente lo stato dei lavori è arrivato a circa l’80%.

Il primo Ministro etiope Abiy Ahmed Ali ha giustificato l’inizio di attivazione del progetto dichiarando che il suo Paese è il maggior investitore e ribadendo, non a caso in vista delle elezioni del prossimo 5 giugno, che non darà concessioni. Per gli etiopi, la diga è un simbolo della loro rinascita economica. Un progetto destinato ad essere il più grande impianto idroelettrico dell’Africa, con un potenziale a pieno regime di 6.45 gigawatt, capace di illuminare milioni di case la dove adesso solo il 25% della popolazione ha accesso, e portare anche grandi introiti dalla vendita di elettricità ai paesi vicini confermando l’Etiopia come una crescente potenza africana.

Egitto e Sudan, hanno fatto sapere che non possono accettare l’inizio dell’operatività della GERD senza un accordo su tutti i punti ancora aperti. L’iniziativa dell’Etiopia rappresenta una minaccia diretta per il funzionamento della diga di Rosseires, sul Nilo Azzurro ad Ad-Damazin, e di conseguenza per tutti i progetti di irrigazione mettendo a rischio la sopravvivenza di 20 milioni di persone in Sudan.

Visto le insanabili controversie e il rischio di un possibile conflitto armato, c’è grande attesa per le nuove mosse della Casa Bianca dove la passata amministrazione Trump aveva mediato senza ottenere successo congelando per conseguenza gli aiuti all’Etiopia. Il nuovo presidente Joe Biden pare disponibile a rinnovare l’impegno per un negoziato e lo stesso Putin ha recentemente provato ad organizzare un meeting incontrando però molte difficoltà. La ricerca di una soluzione pare venga anche dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi che si interessano della questione affermando che «la sicurezza idrica di Sudan ed Egitto riguarda l’intera famiglia araba».

[di Federico Mels Colloredo]

Covid, ancora proteste in tutta Italia: Firenze bloccata dagli ambulanti

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Ancora proteste in tutta Italia da parte di ristoratori, commercianti e altre categorie colpite da mesi di lockdown. A Firenze gli ambulanti dei mercati hanno letteralmente bloccato la città, marciando a passo d’uomo a bordo dei loro furgoni dietro allo striscione “Con Speranza non v’è certezza”, allusione evidente al ministro della Salute. Ne erano attesi 500 ma per le strade del capoluogo toscano si sono riversati oltre mille furgoni. Proteste ampiamente partecipate anche in altre città, tra le quali Pistoia, Taranto, Napoli e Torino.

Lottare per il clima significa lottare contro le banche: la nuova sfida di Extinction Rebellion

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London, UK. 18th Apr, 2019. Extinction Rebellion demonstrators at Oxford Circus, London UK. Credit: Vladimir Morozov/akxmedia

Al via la nuova battaglia di Extinction Rebellion. Il movimento socio-politico internazionale ha in programma di intensificare la campagna contro il sistema bancario. In particolare, attraverso una serie di scioperi e proteste, lo scopo sarà quello di evidenziare il ruolo del settore finanziario nella crisi climatica. Già prese di mira la sede della Barclays Bank a Londra e la Banca d’Inghilterra, nonché le filiali di High Street in tutto il Regno Unito. Per questa settimana, invece, sono state pianificate diverse proteste di azione diretta. Un gruppo di attivisti, ad esempio, ha contratto prestiti per un totale di 4.000 sterline da Barclays. Rifiutandosi di restituirla, la somma è stata invece donata a Survival International.

Entro la fine del mese, inoltre, è in programma uno sciopero fiscale. Gli attivisti tratterranno circa il 3,5% dall’imposta sul reddito, ovvero – spiegano – la percentuale che il governo spende per “danneggiare il pianeta”. La quota sarà trattenuta per un anno. Se il governo non sarà completamente trasparente riguardo l’emergenza climatica e se non annullerà i “progetti distruttivi” per l’ambiente – annuncia il gruppo – la somma trattenuta sarà donata a Wilderlands. La denuncia avanzata da un recente report è tra le principali motivazioni che ha spinto Extinction Rebellion ad agire. Il documento, redatto da Rainforest Action Network, ha infatti sottolineato come le grandi banche continuino a riversare miliardi su petrolio, gas e carbone.

 

Birmania: altri 7 morti durante proteste anti golpe

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In Birmania altre 7 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza del paese, lo hanno riportato i media locali, che hanno anche aggiunto che nella capitale commerciale di Yangon una fabbrica di proprietà cinese è stata incendiata. Ciò poiché i cittadini ritengono che la Cina sostenga la giunta militare, e in tal senso il mese scorso si sono verificati attacchi incendiari contro 32 fabbriche cinesi a Yangon. Dunque proseguono i disordini in Birmania, dove secondo l’Associazione dei prigionieri politici (AAPP) dall’inizio delle proteste sono state uccise 581 persone.

Miliardari in aumento: sono 2755 e detengono 13.100 miliardi

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Nel 2021 a livello mondiale vi sono 2755 miliardari, 660 in più rispetto all’anno scorso. Questi ultimi posseggono un totale di 13.100 miliardi, 8000 in più del 2020. Lo si apprende dalla classifica annuale degli uomini più ricchi al mondo pubblicata da Forbes, in cui si registrano 493 nuovi ingressi, dei quali 210 dalla Cina e da Hong. Inoltre, il primo posto è ancora detenuto dal fondatore di Amazon, Jeff Bezos, che possiede 177 miliardi di dollari mentre al secondo posto vi è l’imprenditore sudafricano Elon Musk, con un patrimonio da 151 miliardi.

Ex Ilva: operai sanzionati solo per aver condiviso su Facebook una serie tv sgradita

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Alcuni lavoratori dell’acciaieria ex Ilva (ora AncelorMittal) sono stati sanzionati dall’azienda solo per aver condiviso su Facebook uno screenshoot che invita a guardare Svegliati amore mio, una serie tv in onda su Canale 5 in cui si parla dei danni alla salute dovuti all’inquinamento prodotto da un’acciaieria. I provvedimenti disciplinari adottati nei confronti degli operai hanno determinato la sospensione immediata dall’attività lavorativa, l’interdizione ai luoghi di lavoro nonché la richiesta di giustificazioni entro 5 giorni e sono stati firmati dal Responsabile delle risorse umane della fabbrica Arturo Ferrucci.

Un fatto che dimostra in un colpo solo la negazione dei diritti d’espressione costituzionalmente garantiti e la sorveglianza sui social cui i lavoratori sono sottoposti. Il fatto è stato denunciato dal coordinatore della USB (Unione Sindacale di Base) di Taranto, Francesco Rizzo, in un comunicato molto duro nel quale si afferma che ad essere sanzionati dovrebbero essere i vertici dell’azienda «che continuano a provocare odio e disperazione sul territorio e nelle famiglie dei dipendenti» e si chiede al governo di intervenire e ad Invitalia (l’agenzia dello stato che è entrata nel capitale dell’acciaieria) di «battere finalmente un colpo».

La serie Svegliati amore mio non è ambientata a Taranto e non dice mai che la fabbrica in questione sia l’ex Ilva, tuttavia i vertici aziendali si sono sentiti tirati in causa. Nonostante sia ambientata non nel presente ma si riferisca a fatti relativi a circa 10 anni fa, quando la multinazionale AncelorMittal non aveva ancora rilevato l’azienda. I danni alla salute causati dall’acciaieria di Taranto sono ormai acclarati, non sorprende quindi che i lavoratori abbiano visto nella serie un film che interessa molto da vicino la loro situazione. Secondo uno studio del 2019 a Taranto «la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso» e, nello specifico, sono in eccesso le morti per tumore al polmone, mesotelioma della pleura e malattie dell’apparato respiratorio. Dallo studio è emerso anche che su un totale di quasi 26mila bambini nati tra il 2002 ed il 2015, in 600 hanno una malformazione congenita: si tratta di una cifra che supera del 9% la media regionale. Sempre in ambito salute, poi, il 24 gennaio 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dello Stato italiano per non aver tutelato il diritto alla salute dei cittadini.

Non è la prima volta che un’azienda, appellandosi al principio dell’infedeltà aziendale, decida di sanzionare i propri dipendenti per aver condiviso o essersi espressi su Facebook in una maniera poco gradita. Ad esempio nel 2012 una lavoratrice venne licenziata da un’azienda di Forlì a causa delle critiche alla dirigenza fatte sui social. C’è poi un più recente caso: un dipendente dello stabilimento «La Doria» di Acerra licenziato nel 2018 per un post su Facebook giudicato lesivo da parte dell’azienda, tuttavia la decisione fu ritenuta eccessiva dal giudice del lavoro del tribunale di Nocera Inferiore e, in quel caso, il lavoratore venne reintegrato.

[di Raffaele De Luca]