domenica 23 Novembre 2025
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Ex Ilva: operai sanzionati solo per aver condiviso su Facebook una serie tv sgradita

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Alcuni lavoratori dell’acciaieria ex Ilva (ora AncelorMittal) sono stati sanzionati dall’azienda solo per aver condiviso su Facebook uno screenshoot che invita a guardare Svegliati amore mio, una serie tv in onda su Canale 5 in cui si parla dei danni alla salute dovuti all’inquinamento prodotto da un’acciaieria. I provvedimenti disciplinari adottati nei confronti degli operai hanno determinato la sospensione immediata dall’attività lavorativa, l’interdizione ai luoghi di lavoro nonché la richiesta di giustificazioni entro 5 giorni e sono stati firmati dal Responsabile delle risorse umane della fabbrica Arturo Ferrucci.

Un fatto che dimostra in un colpo solo la negazione dei diritti d’espressione costituzionalmente garantiti e la sorveglianza sui social cui i lavoratori sono sottoposti. Il fatto è stato denunciato dal coordinatore della USB (Unione Sindacale di Base) di Taranto, Francesco Rizzo, in un comunicato molto duro nel quale si afferma che ad essere sanzionati dovrebbero essere i vertici dell’azienda «che continuano a provocare odio e disperazione sul territorio e nelle famiglie dei dipendenti» e si chiede al governo di intervenire e ad Invitalia (l’agenzia dello stato che è entrata nel capitale dell’acciaieria) di «battere finalmente un colpo».

La serie Svegliati amore mio non è ambientata a Taranto e non dice mai che la fabbrica in questione sia l’ex Ilva, tuttavia i vertici aziendali si sono sentiti tirati in causa. Nonostante sia ambientata non nel presente ma si riferisca a fatti relativi a circa 10 anni fa, quando la multinazionale AncelorMittal non aveva ancora rilevato l’azienda. I danni alla salute causati dall’acciaieria di Taranto sono ormai acclarati, non sorprende quindi che i lavoratori abbiano visto nella serie un film che interessa molto da vicino la loro situazione. Secondo uno studio del 2019 a Taranto «la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso» e, nello specifico, sono in eccesso le morti per tumore al polmone, mesotelioma della pleura e malattie dell’apparato respiratorio. Dallo studio è emerso anche che su un totale di quasi 26mila bambini nati tra il 2002 ed il 2015, in 600 hanno una malformazione congenita: si tratta di una cifra che supera del 9% la media regionale. Sempre in ambito salute, poi, il 24 gennaio 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dello Stato italiano per non aver tutelato il diritto alla salute dei cittadini.

Non è la prima volta che un’azienda, appellandosi al principio dell’infedeltà aziendale, decida di sanzionare i propri dipendenti per aver condiviso o essersi espressi su Facebook in una maniera poco gradita. Ad esempio nel 2012 una lavoratrice venne licenziata da un’azienda di Forlì a causa delle critiche alla dirigenza fatte sui social. C’è poi un più recente caso: un dipendente dello stabilimento «La Doria» di Acerra licenziato nel 2018 per un post su Facebook giudicato lesivo da parte dell’azienda, tuttavia la decisione fu ritenuta eccessiva dal giudice del lavoro del tribunale di Nocera Inferiore e, in quel caso, il lavoratore venne reintegrato.

[di Raffaele De Luca]

Silvio Berlusconi ricoverato in ospedale

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Silvio Berlusconi è stato ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano, lo confermano fonti interne al partito. Il presidente di Forza Italia si era recato in ospedale per una semplice visita di controllo, ma si è ritenuto fosse necessario sottoporlo ad ulteriori accertamenti. Egli era stato ricoverato anche il mese scorso per un adeguamento della terapia.

Esplosione in Mar Rosso: cargo iraniano danneggiato

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Un’esplosione verificatasi nel Mar Rosso ha danneggiato una nave cargo iraniana. Lo hanno comunicato le autorità iraniane, che hanno affermato che nella giornata di ieri una “nave commerciale iraniana è stata “leggermente danneggiata”. Non si conosce ancora la causa dell’esplosione, che è adesso al centro di un’inchiesta. Tuttavia, secondo il New York Times, dietro l’esplosione ci sarebbero gli israeliani.

Libano: proteste dei trasportatori contro il caro benzina

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Nel Libano oggi ci saranno proteste dei trasportatori e degli autisti dei mezzi pubblici contro l’impennata dei prezzi dei carburanti nonché contro la poca benzina disponibile presso le stazioni di servizio. Le strade di varie città saranno bloccate e, nonostante la Federazione nazionale dei trasportatori avesse dichiarato di non aderire alle manifestazioni, risultano essere molti i trasportatori intenzionati a protestare.

Roma: ristoratori davanti al Parlamento, alcuni fermi tra i manifestanti

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È in corso la protesta dei ristoratori davanti al Parlamento a Roma, centinaia i manifestanti che contestano le misure di lockdown. Alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine, ci sarebbero alcuni fermati e alcuni poliziotti contusi. Proteste anche in altre città: a Caserta i manifestanti hanno bloccato l’autostrada, a Milano i lavoratori del commercio ambulante hanno protestato in piazza Duca d’Aosta

Il lockdown non ha insegnato molto: consumi di petrolio al picco, Italia tra i peggiori

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La pandemia ha causato un notevole crollo dei consumi energetici. Tra i limiti alla libertà di spostamento e agli stili di vita, e le restrizioni imposte alle attività commerciali, i lunghi periodi di lockdown hanno portato una riduzione della domanda di petrolio. Nel 2019 sono stati consumati 99,7 milioni di barili al giorno e nel 2020 quasi 9 milioni in meno, soprattutto a causa della diminuzione dei viaggi aerei, i quali assorbono circa il 20% dei consumi di carburante. Nonostante questo, non siamo riusciti a fare tesoro della situazione e ad adottare un modello di sviluppo più sostenibile.

Secondo il nuovo rapporto dell’International energy agency non solo i livelli pre-crisi dovrebbero essere recuperati già l’anno prossimo, ma non avverrà nemmeno alcun rallentamento nel consumo di combustibili fossili nei prossimi cinque anni. Si stima infatti che nel 2023 verrà superata la soglia dei 100 milioni di barili consumati ogni giorno, per poi salire gradualmente a 104 milioni nel 2026. Di questo passo, gli obiettivi di riduzione delle emissioni da raggiungere entro il 2030 fissati dagli accordi di Parigi, non verranno realizzati. Tali accordi sono stati adottati nel dicembre del 2015 in occasione della Conferenza di Parigi sul Clima e si tratta del tentativo dei Paesi aderenti – 197 tra cui Cina, Stati Uniti e India – di rilanciare la questione ambientale all’interno dell’agenda politica ed economica. Tra gli obiettivi, il contenimento dell’aumento medio della temperatura globale nel lungo termine. In tal senso i Paesi firmatari hanno deciso di riunirsi ogni cinque anni per valutare periodicamente i progressi maturati, ma per raggiungere il traguardo indicato, le emissioni dovrebbero scendere dell’8% l’anno.

E anche se in tutto il mondo vengono fatti investimenti a favore dello sviluppo sostenibile, si è davanti ad uno specchietto per le allodole. Vivid Economics monitora costantemente come e dove vengono destinati gli stanziamenti pubblici per fronteggiare l’emergenza Covid, con particolare attenzione alle ricadute in termini di sostenibilità. La situazione è pessima. Solo il 12% dei fondi erogati è destinato a progetti finalizzati alla riduzione delle emissioni. A febbraio gli stanziamenti complessivi ammontavano a poco meno di 15mila miliardi di dollari (12.600 miliardi di euro), di cui 4,6mila miliardi erano destinati a settori rilevanti da un punto di vista ambientale come l’industria, l’agricoltura e la gestione dei rifiuti e dei trasporti. Di questi, solo 1.800 miliardi sono stati investiti in progetti in grado di ridurre l’inquinamento, mentre il restante 2.800, è andato ad attività che hanno incrementato le emissioni. In questo scenario spiacevole, l’Italia continua a fare peggio degli altri paesi, specialmente con i sussidi erogati all’industria e ai trasporti privi di alcuna condizionale di natura ambientale.

A inizio settimana è stato pubblicato anche l’annuale report Stop sussidi alle fonti fossili e ambientalmente dannosi, che mostra un’immagine italiana tutt’altro che verde. Inoltre nemmeno quest’anno nella legge di bilancio c’è traccia dei tagli ai sussidi alle fonti fossili che hanno raggiunto quota 35,7 miliardi di euro. Per questo motivo, il movimento Fridays for future ha scelto di lanciare la campagna Non fossilizziamoci con lo slogan «State scrivendo il Recovery Fund pensando agli anni Venti. Ma del Novecento» e chiede che i tagli vengano inseriti nel piano di recupero. Il Green Stimulus Index,indicatore sintetico che valuta l’impatto ambientale dei programmi di rilancio adottati dai diversi governi in risposta all’epidemia di coronavirus, rivela che i provvedimenti assunti dall’Italia hanno avuto un impatto negativo sull’ambiente e sono tra i peggiori in Europa dal punto di vista ecologico, e tra i quattro peggiori di tutto il G20 (insieme a USA, Giappone e Australia). Tre i motivi principali: il mancato finanziamento dei settori di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie sostenibili, il mancato investimento nelle Nature-based Climate Solutions e il salvataggio ad Alitalia senza condizionalità sulla decarbonizzazione.

La nuova legge europea contro il terrorismo è una minaccia per la libertà di espressione

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WCENTER 0XMKBCPMJM epa03430299 EU flags wave outside the EU Commission headquarters in Brussels, Belgium, 12 Ocotober 2012. The European Union was awarded the Nobel Peace Prize 2012 earlier the same day. The EU and its forerunners have for 'over six decades contributed to the advancement of peace and reconciliation, democracy and human rights in Europe,' the Norwegian Nobel Committee citation said 12 October. European Council President Herman van Rompuy said that the Nobel Peace Prize was a recognition of the EU's work as a peacemaker in Europe. EPA/OLIVIER HOSLET

Più di 60 gruppi di difesa dei diritti civili tra cui Amnesty International e Human Rights Watch hanno scritto una lettera di protesta contro la recente proposta di legge della Commissione Europea sui contenuti digitali di matrice terroristica. La legge, presentata il 16 marzo del 2021, impone alle piattaforme (Google, Facebook e Twitter) di rimuovere eventuali contenuti di natura terroristica nell’arco di un’ora dalla loro comparsa. Questa proposta, che verrà votata ad aprile al Parlamento Europeo, potrebbe mettere in pericolo alcune libertà fondamentali di ogni cittadino, quali le libertà di espressione e di opinione.

Dal 2013 è in corso una discussione, a livello europeo, sulla necessità di azioni forti e concertate contro il terrorismo. Gli attacchi del 2015 ne hanno acuito il senso di urgenza. Dietro la proposta di legge, maturata nel corso degli ultimi tre mesi ma esito di questa lunga discussione, c’è la consapevolezza che molta della radicalizzazione avviene oggigiorno su internet, tra piattaforme e social media. Istruzioni su come fabbricare esplosivi, streaming live di attacchi o altre attività terroristiche, ma anche localizzazione e targeting di soggetti suscettibili a tali messaggi: tutte queste attività si svolgono ormai quasi esclusivamente su internet. Per quanto riguarda i materiali di matrice terroristica, la Commissione Europea li definisce come materiali che incitano il terrorismo o mirano al reclutamento e preparazione di terroristi.

Le preoccupazioni dietro a questa proposta di legge si riferiscono principalmente al fatto che il processo di rimozione dei contenuti sospetti sarebbe completamente automatizzato, attraverso l’uso di applicazioni d’intelligenza artificiale, algoritmi e filtri. Secondo i gruppi di difesa dei diritti, tale moderazione automatizzata non è adeguata. Potrebbe penalizzare utenti innocenti, ma anche i contenuti ambigui, magari di satira. Un’altra fonte di preoccupazione riportata nella lettera è la totale assenza di controllo giudiziario sull’intero procedimento, necessario a garantire che i criteri di rimozione di contenuti siano oggettivi e non discriminatori. E ultimo ma non meno importante, i governi potrebbero approfittare del processo per fare propaganda e censura a seconda dei propri interessi.

Ancora una volta, in pratica, l’Europa sembra voler procedere al controllo di informazioni pericolose appaltando la censura a entità private e spogliando quindi il processo di ogni controllo pubblico e democratico. Un’accusa già mossa in passato al codice contro l’hate speech, che se da una parte mirava a responsabilizzare le piattaforme online – considerandole responsabili dei “contenuti d’odio” su di esse pubblicati – ha di fatto delegato ad esse il compito di valutare e rimuovere i contenuti, incamminandosi verso un privatizzazione sostanziale della censura.

Infine, si tratta di un «precedente pericoloso», come riporta la lettera, anche per altri paesi al di fuori dell’Europa, i quali potrebbero sentirsi giustificati a prendere iniziative anti-terroristiche, spesso, come sappiamo, motivate in realtà da intenti propagandistici o di repressione delle opposizioni interne.

[di Anita Ishaq]

L’Oms si schiera contro i passaporti vaccinali

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«L’Organizzazione Mondiale della Sanità non sostiene la richiesta di passaporti vaccinali per l’ingresso o l’uscita, a causa dell’incertezza sul fatto che l’inoculazione del vaccino prevenga effettivamente la trasmissione del virus, e per preoccupazioni sull’equità della misura» a dichiararlo è stato Margaret Harris, portavoce dell’Oms, in una conferenza stampa delle Nazioni Unite.

Israele: affidato incarico governo a Netanyahu

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Il presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin, ha affidato l’incarico di formare il governo al premier Benyamin Netanyahu. Quest’ultimo ha 52 seggi su 120 alla Knesset, il parlamento monocamerale di Israele, a differenza del leader dell’opposizione Yair Lapid, che ne ha 45. Occorre però avere una maggioranza di 61 seggi e Netanyahu ha 28 giorni a disposizione, più una possibile proroga di 2 settimane, per arrivare a tale cifra.

Olimpiadi di Tokyo: la Corea del Nord non parteciperà

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La Corea del Nord non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo, che inizieranno il 23 luglio, a causa della pandemia da Covid-19. Lo si apprende dal sito governativo Sports in the DPR Korea, nel quale viene comunicato che la decisione sia stata presa il 25 marzo durante una riunione del Comitato Olimpico nordcoreano «per proteggere gli atleti dalla crisi sanitaria mondiale causata dalla COVID-19».