domenica 24 Agosto 2025
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La banca dell’Unione Europea ha finanziato progetti contro i diritti umani

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La Banca europea per gli investimenti, finanziata dall’UE, ha utilizzato il denaro dei contribuenti per sostenere progetti legati a presunte violazioni dei diritti umani, in Africa e in Asia. Il rapporto dell’organizzazione non governativa Counter Balance e della CEE Bankwatch Network, ha accusato la BEI di mancanza di trasparenza e di incapacità di valutare l’impatto dei suoi finanziamenti. L’inchiesta ha evidenziato che in Georgia alla diga di Nenskra, oltre alla biodiversità e alle minacce legate alla realizzazione dell’opera, la BEI non ha rispettato i diritti delle popolazioni indigene. Inoltre, ha finanziato la costruzione di una strada in Kenya, con conseguente sgombero forzato di oltre 100 persone da parte della polizia armata.

I primi due passeggeri hanno viaggiato sul treno supersonico a levitazione magnetica

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Virgin Hyperloop è stata la prima azienda ad aver condotto un test, su un tracciato privato di 500 metri nel deserto a nord di Las Vegas, con due uomini a bordo. Hyperloop è una tecnologia che permette il trasporto tramite levitazione magnetica, a velocità fino ad un massimo di circa 1200 chilometri orari. I due volontari si sono seduti all’interno di una capsula decompressa (ribattezzata Pegasus o XP-2) e hanno percorso il breve tragitto in 6,25 secondi, ad una velocità di 172,2 chilometri orari.

Sono diverse le aziende al lavoro sull’idea, nata nel 2012 dalla mente del patron di Tesla, Elon Musk. Se Hyperloop funzionasse come promesso, i tempi di spostamento potrebbero ridursi enormemente rispetto a quelli attuali. Andare da Los Angeles a San Francisco sarebbe possibile in meno di 30 minuti. Fantasticando, in Italia, si ipotizza che la tratta da Milano Cadorna a Malpensa possa essere percorsa in soli 10 minuti.

Joe Biden presidente Usa: ecco cosa cambia per il mondo e l’ambiente

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Gli Stati Uniti hanno un nuovo presidente e le sue scelte future, come sempre, avranno ripercussioni sull'Europa e il mondo intero. Dopo le elezioni più contestate della recente storia americana e dopo la fine della presidenza di Donald Trump è quindi tempo di chiedersi, cosa cambierà per il pianeta con Joe Biden presidente?
Una buona notizia dovrebbe riguardare la lotta contro il cambiamento climatico. Trump aveva ritirato gli Usa dagli accordi di Parigi (che impegnano le nazioni a ridurre le emissioni inquinanti), aveva rilanciato le attività di estrazione di petrolio, le centrali a carbone ...

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Covid, i piani globali per rilanciare l’economia peggioreranno la crisi climatica

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La prospettiva di una ripresa verde globale dalla pandemia di coronavirus è in bilico. Lo afferma l’inchiesta pubblicata dal Guardian. Almeno 18 delle più grandi economie del mondo, infatti, versano denaro nei combustibili fossili, per evitare una recessione peggiore di quella già in atto.

Solo 4 paesi (Francia, Spagna, Regno Unito e Germania) e l’UE stanno pompando fondi di salvataggio in sforzi a basse emissioni di carbonio. All’altro estremo della scala, la Cina e gli USA che stanno affrontando il problema con, rispettivamente, lo 0,3% e l’1% dei loro pacchetti previsti per progetti verdi. Entrambe fondamentali per il raggiungimento della ripresa. L’elezione di Joe Biden, tuttavia, ha il potenziale per poter trasformare la ripresa: gli USA potrebbero superare l’UE come investimenti a basse emissioni di carbonio.

I Paesi sono anche in ritardo rispetto agli accordi di Parigi sul clima. L’Agenzia internazionale dell’energia ha calcolato che si stanno pianificando tagli alle emissioni solo del 15% rispetto alle riduzioni necessarie per raggiungere gli obbiettivi previsti.

Iraq, attacco nella notte a Baghdad: almeno 11 morti

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In Iraq, 11 persone, tra cui membri delle forze di sicurezza, sono state uccise in un attacco ad una posizione militare, all’ingresso occidentale di Baghdad. Tra le vittime 5 militari e 6 civili ed altre 8 persone sono rimaste ferite. L’attacco è avvenuto nella tarda serata di ieri e non è stato rivendicato, ma secondo la polizia ne è responsabile una cellula dell’Isis.

L’Iraq ha dichiarato la vittoria sul gruppo dello Stato Islamico 3 anni fa, ma l’organizzazione jihadista ha ancora cellule clandestine, soprattutto nella grande cintura agricola di Baghdad, teatro dell’attacco.

L’Etiopia si trova sull’orlo della guerra civile

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Da 4 giorni si combatte nella regione del Tigrè, in Etiopia, dove il governo centrale sta attaccando le milizie autonomiste del Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrè. Dopo che il governo regionale ha dichiarato di non riconoscere più l’autorità del governo centrale di Addis Abeba, il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, ha inviato l’esercito e l’aviazione nella regione ribelle per distruggere tutte le infrastrutture militari a disposizione dei miliziani. Secondo un rapporto Onu, nonostante i bombardamenti dell’esercito etiope, le milizie del Tigrè stanno avanzando e avrebbero conquistato la base militare di Mekele, uno dei maggiori depositi di armi del Paese africano. Ipotesi rafforzata anche dal fatto che il premier etiope abbia destituito questa mattina il capo dell’esercito. Per ora si ha notizia certa di otto morti e un centinaio di feriti tra i soldati governativi, ma potrebbero essere numeri ampiamente sottostimati.

Il Tigrè ospita il 6% della popolazione di un Paese con oltre 110 milioni di abitanti ed è uno dei 10 stati federati, delimitati per base etnica, che costituiscono l’Etiopia. In base alla Costituzione del 1995 gli stati federali godono di ampia autonomia, potendo contare anche su un proprio esercito e, formalmente, del diritto alla secessione. Da quando, nel 2018, Abiy Ahmed è salito al potere è iniziato un tentativo di ridimensionare i poteri regionali. A far salire la tensione sono state prima le elezioni di settembre (il cui esito non è stato riconosciuto dal Fronte di Liberazione) poi la decisione del governo centrale di tagliare i fondi al Tigrè, che ha definito l’iniziativa “un atto di guerra” e ha annunciato di non riconoscere più l’autorità del governo centrale. il Tigrè può contare su 250 mila soldati e ingenti armamenti.

 

Hong Kong, medioevo digitale: una chat anonima per denunciare i dissidenti alla polizia

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La polizia di Hong Kong ha ricevuto più di 2.500 segnalazioni, dal lancio di una linea diretta per i residenti, per segnalare sospette violazioni della legge sulla sicurezza nazionale della città. Il sistema consente alle persone di inviare alla polizia, audio, immagini e video sospetti, con la garanzia che la loro identità rimarrà segreta. Già 27 le persone arrestate, anche se solo 2 sono state incriminate. Sebbene le autorità avessero affermato che sarebbe stata utilizzata solo contro un “piccolo gruppo” di criminali, la linea ha portato alla criminalizzazione di atti benigni che supportano l’indipendenza.

La legge sulla sicurezza nazionale, imposta a Hong Kong da Pechino a giugno, criminalizza un’ampia gamma di atti per motivi di sovversione, secessione, collusione straniera o terrorismo.

Senza cambiare modello alimentare sarà impossibile impedire il cambiamento climatico

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Le emissioni del sistema alimentare globale da sole, sarebbero sufficienti a mettere fuori portata gli obiettivi climatici di Parigi, anche se tutte le altre fonti fossero chiuse. Senza cambiare modello alimentare sarà impossibile impedire il cambiamento climatico. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato su Science. Attualmente l’agricoltura e il cibo rappresentano circa un terzo della produzione mondiale di gas serra. I sistemi in questione hanno prodotto circa 16 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno dal 2012 al 2017. Se le emissioni continueranno sulle tendenze attuali, raggiungeranno un totale di 1.356 gigatonnellate entro la fine del secolo.

In base all’accordo di Parigi, le nazioni sono tenute a mantenere gli aumenti di temperatura a non più di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’aspirazione a un limite di 1,5°C. Se l’obbiettivo non fosse raggiunto la crisi climatica toccherà la vita di ogni terrestre.

L’uragano Eta continua la sua marcia distruttiva ai Caraibi: quasi 200 morti e dispersi

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Circa 200 tra morti e dispersi: è questo il bilancio, ancora provvisorio, dell’uragano Eta che finora ha devastato 7 Paesi dell’America Centrale. Si continuano a contare le vittime in Guatemala, il Paese più colpito: il villaggio di Queja (nord) è stato quasi completamente travolto da una frana, con una stima di 150 tra morti e dispersi.

L’uragano ha toccato terra per la prima volta martedì in Nicaragua quando era di categoria 4, con venti che soffiavano fino a 140 km orari. La perturbazione poi, si è gradualmente indebolita ed è stata declassata a depressione tropicale. Secondo il centro di monitoraggio degli uragani statunitense (Nhc), Eta dovrebbe colpire Cuba in giornata per proseguire la sua marcia verso la Florida.

L’Italia non sa ancora dove mettere i rifiuti nucleari prodotti negli anni ’80

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Nonostante la lettera di costituzione in mora dell’Ue per la gestione dei rifiuti radioattivi, l’Italia non sa ancora come gestire 78.000 metri cubi di rifiuti nucleari. La Commissione europea ha concesso al Paese due mesi di tempo per rimediare, terminati i quali subirà delle sanzioni. Va precisato che avrebbe dovuto recepire le direttive entro agosto 2013 e notificare i piani nazionali entro il 2015 (direttiva 2011/70 Euratom).

Il 99% del combustibile esaurito, utilizzato nelle 4 centrali nucleari nazionali dismesse, non si trova più in Italia: nel corso degli anni è stato inviato all’estero e sottoposto a riprocessamento. Tuttavia, entro il 2025 ne è previsto il rientro e per allora dovrà essere completato il Deposito unico nazionale per la custodia. La Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito (Cnapi), ne ha individuate 100, ma di fatto nulla è mai stato concretizzato.