Antonio Guterres, il diplomatico portoghese 72enne, è stato confermato come segretario generale delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale dell’Onu lo ha infatti eletto per acclamazione: si tratta del secondo mandato, esso ha una durata di cinque anni ed inizierà il primo gennaio 2022. «Sono profondamente onorato e grato per la fiducia che avete riposto in me, servire le Nazioni Unite è un privilegio immenso e un dovere nobilissimo», ha affermato Guterres in seguito alla conferma.
I contagi salgono nonostante i vaccini? L’Inghilterra cambia il modo di contarli
In Inghilterra, il Servizio sanitario nazionale (Nhs) ha inviato una lettera agli ospedali in cui viene indicato loro di cambiare il modo in cui vengono contati i casi di Covid-19: l’ordine è quello di registrare separatamente i pazienti effettivamente malati, ossia i sintomatici, da quelli ricoverati per altri motivi che risultano positivi solo accidentalmente, ovvero gli asintomatici. È quanto si apprende dal quotidiano britannico The Indipendent, il quale ha riportato il contenuto della lettera ed ha sottolineato che essa sia datata 7 giugno e che, da quel giorno in poi, sia stato attuato questo differente modus operandi. Finora, infatti, erano stati registrati come contagiati indistintamente sia i positivi malati che quelli sani, ed a tal proposito la motivazione di questo cambio di rotta fornita dal Servizio sanitario nazionale è la seguente: esso è stato eseguito per «aiutare ad analizzare l’effetto del programma vaccinale e per verificare se quest’ultimo stia riducendo con successo la malattia dovuta al Covid-19». Tuttavia, tale obiettivo non sembra realmente perseguibile in quanto il nuovo metodo di conteggio dei malati non sarà retroattivo: esso sarà applicato solo ai nuovi pazienti e non varrà per il periodo precedente al 7 giugno.
In pratica, ci si chiede come sia possibile mettere a confronto in maniera realistica i dati dei mesi precedenti con quelli attuali se il modo di riportarli è stato modificato solo per i più recenti. Appare ovvio, infatti, che ciò provocherà una riduzione del numero di pazienti Covid che, però, non sarà veritiera. Per questo, vi è il rischio che il migliore andamento dei contagi dovuto al diverso modo di contarli possa essere erroneamente attribuito all’efficacia dei vaccini somministrati, sovrastimandone i benefici.
Il Regno Unito, infatti, è il paese europeo dove si è vaccinato maggiormente: in totale sono state somministrate 72,9 milioni di dosi ed il 46% della popolazione ha completato il ciclo di vaccinazione. Ma nei confronti della campagna vaccinale ultimamente sono emersi non pochi punti critici: delle 42 persone morte finora a causa della variante Delta (ex variante indiana) del Covid-19, 12 avevano ricevuto la doppia dose di vaccino da almeno 14 giorni e 7 si erano sottoposte alla prima iniezione da almeno 21 giorni. Inoltre, il numero dei contagi è costantemente in crescita ed attualmente la media settimanale è di oltre 8000 casi al giorno. Dunque, ci si chiede se in Inghilterra tale scelta sia stata in realtà presa per far sì che l’opinione della massa sulla campagna di vaccinazione torni ad essere positiva, dato che ciò che è stato recentemente registrato sta producendo un aumento dei dubbi a riguardo.
Detto ciò, a prescindere da quella che sia la vera motivazione di questa decisione, essa è ad ogni modo una scelta di notevole importanza. Infatti, dall’inizio della pandemia non solo in Inghilterra ma anche in molti altri Paesi (compresa l’Italia) sono stati riportati tra i contagiati tutti gli individui risultati positivi al covid test, compresi appunto quelli privi di sintomi. Si tratta in pratica di una totale inversione del metodo scientifico, che dovrebbe occupare le prime pagine di tutti i quotidiani. Ma nonostante ciò i media mainstream italiani non hanno dedicato nemmeno una riga alla questione.
[di Raffaele De Luca]
Migranti: naufragio alle Canarie, almeno 3 morti e 5 dispersi
Sono almeno tre i migranti che hanno perso la vita a causa del naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano per tentare di raggiungere le isole Canarie. Nello specifico, l’incidente si è verificato nella tarda serata di ieri vicino alla costa di Lanzarote, una delle isole delle Canarie. Lo hanno riferito i servizi d’emergenza dell’arcipelago. Inoltre, vi sono anche dei dispersi e le ricerche sono riprese questa mattina. Precisamente, secondo l’agenzia di stampa Efe, essi sono almeno 5. Ad essere state tratte in salvo, invece, 41 persone: 12 di loro, però, sono state ricoverate in ospedale per diversi problemi di salute.
Come le mafie stanno aumentando il loro potere nella pandemia
Tra i soggetti che più profitto stanno traendo dalla crisi economica e sociale legata all’emergenza sanitaria certamente possiamo annoverare le organizzazione mafiose.
Se i traffici criminali, in particolare quello degli stupefacenti, rimangono il fondamento dell’impero economico mafioso, usura, riciclaggio, settore agroalimentare, appalti pubblici e sanità sono le attività dei clan che più stanno lievitando nell’epoca Covid. Le enormi difficoltà delle aziende in alcuni settori chiave come ristorazione, turismo e commercio spalancano la strada ai capitali mafiosi che possono così facilmente essere prestati o ripuliti.
Riferendosi all’ambito romano – ma il discorso si può allargare all’intero contesto nazionale – l’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) specifica come “alla carenza di liquidità in cui molte imprese si verranno a trovare in conseguenza della c.d. “emergenza covid”, vengono pianificate, organizzate e sviluppate autonome attività criminali originatrici di nuove ricchezze illecite da riciclare. Uno shock improvviso e imprevedibile che ha visto corrispondere, al blocco di molte attività economiche sul territorio, il conseguente crollo della domanda di beni e servizi, nazionali ed esteri. Ed è proprio in questo contesto di sostanziale stagnazione, quando i consumi entrano in una spirale di crisi, che le organizzazioni criminali riescono meglio a mimetizzarsi poiché, movimentando il proprio denaro più velocemente, si pongono quali “efficaci” alternative allo Stato nel sussidio ai più bisognosi cercando all’occorrenza di fare “proselitismo criminale” ovvero utilizzando la propria liquidità per inserirsi nei circuiti produttivi legali, inizialmente quale sostegno alle attività”.
Inoltre si sottolinea come “sul complesso e redditizio ambito degli appalti pubblici dovrà quindi concentrarsi l’attenzione delle Istituzioni per fronteggiare il prevedibile rischio di inquinamento criminale”. In particolare il fiuto e l’opportunismo delle organizzazioni criminali si sta focalizzando sul settore sanitario. Sono prevedibili “importanti investimenti criminali nelle società operanti nel ‘ciclo della sanità’, siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (mascherine, respiratori, ecc.) nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza. Non va, infine, trascurato il fenomeno della contraffazione dei prodotti sanitari e dei farmaci.
Le mafie – la ‘ndrangheta e i clan della camorra in testa – lucrano e si muovono con fluidità all’ombra dell’emergenza Covid, appena sfiorate dall’informazione mainstream che da oltre un anno è quasi interamente assorbita dall’emergenza sanitaria. Inoltre il disorientamento e l’isolamento di parte della popolazione pone le condizioni per un consolidamento del prestigio sociale – fondamento del potere mafioso insieme alla paura – e del controllo del territorio. La clamorosa scarcerazione tra marzo e aprile 2020 di 223 condannati per mafia, tra cui alcuni importanti boss, che avevano beneficiato delle misure di tutela contro il Covid per passare dal carcere agli arresti domiciliari, aveva trasmesso un senso di impunità e strapotere mafioso alla popolazione scossa dal primo lockdown. Il successivo ravvedimento da parte del Ministero della Giustizia, col rientro carcere di 111 uomini dei clan, solo in parte aveva rimediato al danno arrecato.
Molto significativa è stata inoltre la notizia uscita nella primavera dello scorso anno in riferimento alla distribuzione di generi alimentari di prima necessità nel quartiere popolare palermitano dello Zen – da tempo sottoposto ad un rigido controllo mafioso – promossa da Giuseppe Cusimano, fratello del boss Nicolò. L’iniziativa aveva permesso ai Cusimano di presentarsi come benefattori agli occhi degli strati più deboli della società, in gran parte esclusi dagli ammortizzatori messi in campo dallo Stato.
E ora l’attenzione si sposta sul grande affare dei vaccini. Lo dice il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione antimafia. «Sappiamo da tempo che le mafie hanno manifestato grande attenzione al business della sanità. I vaccini potrebbero essere utilizzati al fine di conquistare consenso. Le organizzazioni mafiose mirano a conquistare consenso, vogliono dimostrare di essere più efficaci e credibili dello Stato». I rischi sono ribaditi anche dal Ministero dell’interno che sul proprio sito avvisa: “vaccini anti-covid. Possibili infiltrazioni mafiose nella catena di distribuzione”.
[di Massimo Venieri]
In Nigeria le bottiglie di plastica abbandonate diventano abitazioni sostenibili
In Nigeria l’inquinamento da plastica rappresenta un problema di difficile gestione, come in molti paesi del sud del mondo la raccolta differenziata è largamente deficitaria e mancano centri di smaltimento e riciclaggio. La plastica abbandonata riempie le strade e spesso termina nel mare, tanto che il Paese africano è classificato al nono posto al mondo per l’inquinamento degli ambienti marini. Ma ora la situazione sta iniziando a cambiare grazie a un progetto partito nella provincia di Kaduna, dove le bottiglie sono diventate la materia prima per costruire abitazioni confortevoli e a basso costo, con caratteristiche strutturali migliori rispetto a quelle in muratura.
Per fare una casa servono circa 14.000 bottiglie, raccolte per strada e nelle discariche. Il progetto di Kaduna impiega studenti e disoccupati, che riempiono le bottiglie di sabbia prima di collocarle in soluzione di colla naturale e fango. Le bottiglie vengono quindi utilizzate come mattoni per la costruzione della casa e l’esterno viene fissato con una rete e poi ricoperto. Il risultato (ammirabile in questo servizio pubblicato qualche tempo fa dall’emittente araba Al Jazeera) è una casa che costa un terzo in meno delle abitazioni tradizionali e che secondo i test risulta fino a diciotto volte più resistente di quelle in muratura e perfettamente antisismica. Il progetto è stato lanciato da un’associazione locale, la Development Association for Renewable Energies, che ora spera di ottenere fondi per poter proseguire in un’opera che può rappresentare una soluzione sia per le esigenze abitative della popolazione, sia per l’ambiente.
Cina: allo studio rimozione limite nascite entro 2025
Dopo il recente annuncio sull’innalzamento del limite da 2 a 3 figli per coppia, la Cina vuole togliere ogni limitazione entro il 2025. L’invecchiamento della popolazione dovuto ad una natalità bassa ha preoccupato la leadership comunista cinese che ora studia il sostegno esplicito alla natalità. La misura è strettamente collegata ai piani di crescita economica che vengono studiati a Pechino.
Regno Unito e Germania stanno valutando il potenziamento genetico dei soldati
Alla fine di maggio, la Difesa e il Governo britannici hanno accolto e pubblicato una ricerca portata avanti dalla think tank dell’esercito UK – la Development, Concepts and Doctrine Centre (DCDC) – in collaborazione con la Bundeswehr Office for Defence Planning tedesca. Il tema? Il potenziamento tecnico e genetico dell’essere umano, soprattutto nell’ottica del garantire migliori prestazioni militari.
Regno Unito e Germania ci tengono a rimarcare che i contenuti del documento non rappresentino necessariamente le loro strategie future, tuttavia è difficile non leggere tra le righe quello che potrebbe essere un futuro papabile, soprattutto considerando che molte potenze internazionali stanno spingendo per promuovere la progettazione delle armi del domani.
Facendo leva sul classico discorso del “dobbiamo farlo, perché altrimenti gli altri lo faranno prima di noi”, la DCDC prospetta un panorama d’ampio respiro in cui vengono prese in considerazione potenziali strategie con cui rendere più competitivi gli eserciti nazionali, strategie che sono quasi tutte caratterizzate da un tono drammaticamente sopra le righe.
L’indagine parte affrontando l’argomento in maniera molto larga, partendo dallo spiegare il cosa voglia dire “migliorare” o ”ottimizzare” le potenzialità umane, argomenti che suonano già di per sé grotteschi, almeno fintanto che non ci si rende conto che fanno già parte della vita di ogni giorno, dall’indossare degli occhiali da vista all’adottare una dieta sana ed equilibrata.
Da qui in poi, l’analisi prende una piega radicale, passando senza troppe cerimonie alla modificazione genetica dei feti e all’applicazione di impianti neurali che si insinuano direttamente nel cervello dei combattenti. Ambo gli argomenti vengono perlopiù presentati in un’asettica lettura clinica, tuttavia il focus bellico trapela senza troppe ambiguità.
«Le interfacce cerebrali, la farmaceutica e la terapia genica possono giocare una parte significativa nell’ottimizzare e migliorare il comando e le competenze di controllo», specificano dal DCDC, sottolineando come gli impianti potrebbero in futuro anche essere in grado di creare menti alveare facilmente coordinabili o di permettere di “scaricare” dati logistici direttamente nei combattenti.
Il report prende dunque in considerazione, seppur in maniera più superficiale, gli esoscheletri, i sistemi di realtà aumentata, le intelligenze artificiali, la nanotecnologia e persino le stampanti biologiche in 3D, stampanti capaci di creare tessuti organici potenzialmente utili ai fini del trapianto. Tutti argomenti che sono degni di nota, ma che gli autori considerano evidentemente meno interessanti al fine di perseguire il loro scopo finale: sollevare osservazioni che siano in grado di rimettere in discussione i giusti dubbi etici che si legano agli interventi tecnici più invasivi.
«Le implicazioni etiche sono significative, ma non insormontabili». Anzi, in alcuni casi l’ingegneria genetica potrebbe rappresentare addirittura un «obbligo morale», si scrive nel documento. D’altro canto, l’analisi portata avanti da Regno Unito e Germania si adagia più sul piano intellettuale che su quello tecnico.
Tute di potenziamento con visori in realtà aumentata sono, per esempio, già state prodotte in passato, tuttavia i loro alti costi le hanno mandate in pensione ancor prima che venissero effettivamente messe in circolazione. Nella realtà concreta si punta più che altro a esoscheletri meccanici dotati di molle o sistemi idraulici che permettono una ridistribuzione ottimale del peso trasportato. Un genere di tecnologia che, seppur non particolarmente visibile, è utilizzata normalmente per fini virtuosi.
Come prendere dunque il documento del DCDC? Come una sfida etica, uno stimolo al confronto e alla necessità delle comunità di far sentire la propria voce. I confini morali di una società sono plastici e richiedono un’analisi che sia costantemente attenta ai valori ideologici delle popolazioni. È lecito prendere in considerazione – con le cautele del caso – i vantaggi del cosiddetto “transumanesimo”, nonché il promuovere l’avanzamento tecnico della medicina, ma è altrettanto importante il valutare le conseguenze deontologiche delle loro applicazioni e impostare dei limiti che non devono essere superati. Soprattutto se questi limiti hanno a che vedere con l’uccidere sul campo di battaglia.
[di Walter Ferri]
Sindacalista muore travolto da camion durante presidio
Questa mattina, davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, Novara, un sindacalista è morto travolto da un camion durante un presidio. Secondo le prime ricostruzioni, la vittima sarebbe un 37enne di origine marocchina appartenente ai Cobas. L’uomo sarebbe stato travolto e trascinato da un camion che ha tentato di forzare il blocco della manifestazione. L’autista è fuggito e successivamente è stato bloccato in autostrada dai Carabinieri.
USA: schiavitù infantile, Nestlé e Cargill non possono essere giudicati
Nestlé e Cargill non possono essere citati in giudizio per la schiavitù infantile utilizzata nelle piantagioni africane del cacao che utilizzano per i loro prodotti. La decisione è della Corte Suprema degli Stati Uniti che invece non si è espressa sulla possibilità di utilizzare l’Alien Tort Statute, una legge del XVIII secolo che prevede la responsabilità di aziende USA su abusi sul lavoro commessi nelle loro filiere di approvvigionamento all’estero.
Grecia, la storia corre all’indietro: votata la giornata lavorativa di 10 ore
In Grecia, il Parlamento ha approvato con 158 voti a favore e 142 contrari un controverso provvedimento: si tratta di una legge che introdurrà orari di lavoro flessibili consentendo così giornate lavorative di 10 ore. Essa, determinando un aumento del numero di ore, contrasta con i passi in avanti che nel corso della storia sono stati fatti in Europa per ciò che concerne l’orario settimanale lavorativo, che è stato progressivamente diminuito. Inoltre, secondo i lavoratori negherà loro il diritto di scioperare in quanto prevede che sia assicurata la presenza dei servizi pubblici in caso di proteste e che siano responsabilizzati penalmente i sindacati grazie all’introduzione di sanzioni per l’eventuale interruzione della prestazione lavorativa a causa di uno sciopero.
Per questo, migliaia di cittadini sono scesi in piazza nella giornata di ieri per protestare contro tale provvedimento. Nello specifico, non solo le persone si sono riversate nelle strade, ma vi è stato anche il disagio creato dal personale del trasporto pubblico, in quanto il trasporto urbano ad Atene è stato interrotto. In più, i servizi di traghetto per le isole greche sono stati bloccati per 24 ore. Si tratta della seconda volta in una settimana che si verificano delle proteste contro questa legge ma, nonostante ciò, essa è stata appunto approvata ugualmente.
Detto questo, tale decisione sembra anche essere priva di fondamento dato che un quantitativo maggiore di ore di lavoro non pare essere connesso ad una maggiore produttività. A tal proposito basterà ricordare l’esperienza della Spagna, dove negli scorsi mesi è stato lanciato un progetto volto a testare la settimana lavorativa di 4 giorni. Ciò è stato fatto proprio perché essa è una delle nazioni europee dove si lavora più duramente, il che ha però pochi effetti sulla produttività. Anzi, un maggior numero di ore lavorative sembra essere collegato ad assenteismo, stress e burnout.
[di Raffaele De Luca]








